Lepanto (poesia)
Lepanto è un poemetto dello scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton, pubblicato nel 1911, che tratta della battaglia di Lepanto. Il protagonista è don Giovanni d'Austria, comandante degli eserciti cristiani.
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]La poesia, che conta 143 versi, è suddivisa in strofe diseguali di versi lunghi, in rima baciata. Alcune strofe sono chiuse da quattro versi più brevi, che si collegano ai due precedenti con uno schema rimico AAbbba.
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]Ogni strofa della poesia si focalizza su uno o più personaggi e situazioni, anche lontani dal contesto della battaglia, mentre l'andare avanti dell'esercito guidato da don Giovanni d'Austria è sempre presente, come un sottofondo, tramite versi tra parentesi che interrompono la narrazione e ricordano la lontana ma centrale avanzata delle truppe cristiane.
Prima strofa
[modifica | modifica wikitesto]«White founts falling in the courts of the sun,
And the Soldan of Byzantium is smiling as they run,
There is laughter like the fountains in that face of all men feared,
It stirs the forest darkness, the darkness of his beard [...]»
«Bianche fonti che ricadon nelle corti soleggiate,
e il sultano di Bisanzio mentre scorrono sorride;
sgorga il riso qual fontana nella faccia ch’ognun teme,
desta il buio di foreste, della barba sua la tenebra [...]»
Selim II, il sultano ottomano, da Costantinopoli si compiace dei trionfi della sua marina che domina il Mediterraneo, minaccia le repubbliche italiane e sfida Venezia. Il papa, Pio V, invoca angosciato l'aiuto militare dei re cristiani; ma non giunge risposta né da Elisabetta I d'Inghilterra né da Carlo IX di Francia, mentre l'Impero spagnolo è impegnato nella conquista dell'America.
Seconda strofa
[modifica | modifica wikitesto]Si ode in lontananza un pulsare di tamburi, un tenue e remoto levarsi di rumori di guerra. Don Giovanni d'Austria, «ultimo cavaliere dell'Europa», si innalza dal suo rango incerto e prende le armi. La sua figura ridente e animosa risalta sullo sfondo notturno, e parte cavalcando verso il mare.
Terza strofa
[modifica | modifica wikitesto]Maometto, nel paradiso islamico, si intrattiene con un'urì; poi si leva, figura gigantesca nel giardino paradisiaco, e invoca le forze infernali.
Quarta strofa
[modifica | modifica wikitesto]In un caleidoscopio di colori, da ogni angolo della terra i demonî accorrono al richiamo di Maometto, si radunano e lo adorano; egli li arringa e li invita a perseguitare i cristiani senza pietà, perché sente tornare da occidente il nemico antico, che scosse i loro palazzi nei giorni delle crociate.
Quinta strofa
[modifica | modifica wikitesto]San Michele, sul «suo monte»[2] nelle acque del nord, rumoreggia; ma il settentrione, preso dalla riforma protestante, è straziato da cavilli teologici, guerre fratricide tra cristiani e terrore di Dio, giudice spietato; ed è insensibile al suo richiamo. Don Giovanni però avanza e grida «tra gli scoppi e l'eclisse».
Sesta strofa
[modifica | modifica wikitesto]Filippo II di Spagna sta chiuso nelle sue camere foderate di «velluto nero e molle»; in un'atmosfera malsana e allucinata, agita una letale fiala cristallina dai colori di luna. Don Giovanni apre il fuoco contro i turchi.
Settima strofa
[modifica | modifica wikitesto]Il papa è nella sua cappella, dove ha pregato da prima ancora che sorgesse il sole. Qui vede in visione lo spettacolo tremendo delle grandi navi musulmane, torreggianti sul mare, cariche di schiavi cristiani che vivono e ammattiscono nell'oscurità sottocoperta. Ma la liberazione sta per arrivare; è il momento del trionfo dei cristiani:
«Don John pounding from the slaughter-painted poop,
Purpling all the ocean like a bloody pirate's sloop,
Scarlet running over on the silvers and the golds,
Breaking of the hatches up and bursting of the holds,
Thronging of the thousands up that labour under sea
White for bliss and blind for sun and stunned for liberty.»
«Don Giovanni mena colpi dalla poppa insanguinata,
rende il pelago purpureo qual la nave d'un pirata,
sta fluendo lo scarlatto sugli argenti, sopra gli ori,
sono infranti i boccaporti, stan saltando le catene,
ed emergon le migliaia che patiron sotto il mare,
per la gioia bianche e cieche per il sole e libertà.»
Ottava strofa
[modifica | modifica wikitesto]Il poemetto si chiude con Cervantes che, sulla sua galea, immagina la figura di don Chisciotte e sorride, «ma non come sorridono i sultani, e rinfodera la spada...»; e don Giovanni, coronato d'alloro, «cavalca a casa dalla crociata».
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Lepanto è tra le poesie più famose di Chesterton, e godette di fama e successo già durante la vita dell'autore.
John Buchan, futuro governatore generale del Canada, durante la prima guerra mondiale scrisse a Chesterton dal fronte: «L'altro giorno nelle trincee gridavamo la tua Lepanto»[4].
In un'occasione in cui Chesterton non voleva recitare delle sue poesie (non avendo grande stima del proprio lavoro), il poeta inglese Alfred Noyes si alzò in piedi e recitò Lepanto pubblicamente, mostrando di conoscerla tutta a memoria[5].
Jorge Luis Borges, in occasione della morte di Chesterton, scrisse[6]:
«Creo [...] que Lepanto es una de las páginas de hoy que las generaciones del futuro no dejarán morir. Una parte de vanidad suele incomodar en las odas heroicas; esta celebración inglesa de una victoria de los tercios de España y de la artillería de Italia no corre ese peligro. Su música, su felicidad, su mitología, son admirables. Es una página que conmueve físicamente, como la cercanía del mar.»
«Credo [...] che Lepanto sia una delle pagine attuali che le generazioni del futuro non lasceranno morire. Una parte di vanità è solita mettere a disagio nelle odi eroiche; questa celebrazione inglese di una vittoria dei terzi di Spagna e dell'artiglieria italiana non corre questo rischio. La sua musica, la sua felicità, la sua mitologia, sono ammirevoli. È una pagina che commuove fisicamente, come la vicinanza del mare.»
Hilaire Belloc scrisse[7]:
«Quello viene da Lepanto, ed è un suono di tromba! Ma in effetti tutta quella poesia, Lepanto, non è solo il culmine del successo di Chesterton in versi, ma il culmine dei versi retorici più alti di tutta la nostra generazione. L'ho detto così spesso che sono quasi stanco di ripeterlo, ma devo continuare a dirlo. Coloro che non vedono il valore di Lepanto sono mezzi morti. Che rimangano così.»
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]In italiano
[modifica | modifica wikitesto]- G. K. Chesterton, Lepanto, traduzione e note di G. Mainardi, prefazione di M. Sermarini, Torino, Pathos, 2021, ISBN 979-12-80201-38-6.
In altre lingue
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) G. K. Chesterton, Lepanto, note di D. Ahlquist e P. Floriani, San Francisco, Ignatius Press, 2004, ISBN 978-1-58617-030-1.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Chesterton, p. 23.
- ^ Presumibilmente, l'isolotto mareale di Mont Saint-Michel, in Francia, o quello di St Michael's Mount, in Cornovaglia, dall'altro lato della Manica.
Chesterton, pp. 74–75 (note di G. Mainardi). - ^ Chesterton, p. 47.
- ^ Chesterton, p. 12 (prefazione di M. Sermarini).
- ^ Chesterton, p. 13 (prefazione di M. Sermarini).
- ^ Borges in morte di Chesterton, su Uomovivo - Blog ufficiale della Società chestertoniana italiana, 14 giugno 2015. URL consultato il 17 giugno 2016.
- ^ Chesterton, p. 17 (prefazione di M. Sermarini).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene il testo completo in lingua originale di Lepanto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Traduzione italiana di Rodolfo Caroselli, in doppi settenari.
- Traduzione italiana di Gianandrea de Antonellis Archiviato il 13 agosto 2016 in Internet Archive., in versi liberi.
- (EN) Lezione di Dale Ahlquist, presidente della Società Chestertoniana Statunitense, su Lepanto e altre poesie.