Indice
Via Appia. Regina Viarum
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Via Appia. Regina Viarum | |
Patrimonio dell'umanità | |
Parco regionale dell'Appia antica a Roma | |
Tipo | Culturale |
Criterio | (iii) (iv) (vi) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2024 |
Scheda UNESCO | (EN) Via Appia. Regina Viarum (FR) Scheda |
Via Appia. Regina Viarum è un sito in Italia riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2024. Si estende su 4639,92 ha (cui si aggiunge una zona tampone di 40205,79 ha) nelle regioni Lazio, Campania, Basilicata e Puglia.
Include numerosi tratti e varie pertinenze di due strade romane: l'antica Via Appia (che collegava Roma a Capua e in seguito a Benevento e Brindisi) e la Via Traiana di epoca imperiale; quest'ultima, nota anche come Via Appia Traiana, costituiva una variante dell'Appia con medesimo punto d'arrivo, dipartendosene presso Benevento.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione del primo tratto della Via Appia ebbe inizio nel 312 a.C. per volontà del censore Appio Claudio Cieco, ma i lavori per la realizzazione dell'intera opera stradale si protrassero per oltre un secolo, avanzando per lotti successivi.[1]
In epoca imperiale l'apertura al transito della Via Traiana, fatta costruire dall'imperatore Marco Ulpio Traiano mediante opere infrastrutturali di prim'ordine, avrebbe poi significativamente contribuito a velocizzare i collegamenti tra Roma e l'Oriente, tanto da essere preferita alla stessa Via Appia antica nel tratto terminale Benevento-Brindisi.[2]
Il secondo nome regina viarum (= "regina delle strade") è tratto da un verso[3] del poeta latino Publio Papinio Stazio, il quale nel I secolo d.C. – allorquando la Via Appia era ormai interamente percorribile, mentre la Via Traiana ancora non esisteva – scrisse: Appia longarum teritur regina viarum (= "si percorre l'Appia, regina delle lunghe strade").[4]
Il sito UNESCO
[modifica | modifica wikitesto]Iter
[modifica | modifica wikitesto]L' iter per la candidatura del sito fu avviato dal Ministero della cultura italiano nel 2022.[5]
Il suo riconoscimento si ebbe nel corso della 46ª sessione del Comitato UNESCO, tenutasi dal 21 al 31 luglio 2024 a Nuova Delhi.[6]
Motivazione
[modifica | modifica wikitesto]La motivazione per l'iscrizione del sito nella lista dei patrimoni dell'umanità è la seguente:[7]
«More than 800 kilometres long, the Via Appia is the oldest and most important of the great roads built by the Ancient Romans. Constructed and developed from 312 BCE to the 4th century CE, it was originally conceived as a strategic road for military conquest, advancing towards the East and Asia Minor. The Via Appia later enabled the cities it connected to grow and new settlements emerged, facilitating agricultural production and trade. This property, composed of 19 component parts, is a fully developed ensemble of engineering works, illustrating the advanced technical skill of Roman engineers in the construction of roads, civil engineering projects, infrastructure and sweeping land reclamation works, as well as a vast series of monumental structures including, for example, triumphal arches, baths, amphitheatres and basilicas, aqueducts, canals, bridges, and public fountains.»
«Lunga più di 800 chilometri, la Via Appia è la più antica e importante tra le grandi strade costruite dagli antichi romani. Costruita e manutenuta dal 312 a.C. al IV secolo d.C., in origine fu concepita come una strada strategica per la conquista militare, puntando verso l'Oriente e l'Asia Minore. In seguito, l'Appia offrì possibilità di sviluppo alle città attraversate; emersero nuovi insediamenti, agevolando la produzione agricola e il commercio. Il sito, costituito da 19 tratti, è un insieme pienamente sviluppato di opere ingegneristiche che illustrano l'avanzata abilità tecnica degli ingegneri romani nella costruzione di strade e infrastrutture e in vasti progetti di ingegneria civile e di valorizzazione territoriale, oltre a un'ampia serie di strutture monumentali, tra cui archi trionfali, terme, anfiteatri, basiliche, acquedotti, canali, ponti e fontane.»
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il sito UNESCO si articola nei seguenti 19 tratti della vie Appia e Appia Traiana.[8]
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-001 | L'Appia a Roma dal I al XIII miglio | Roma, Ciampino, Marino | Roma | 381,48 | 2641,96 | 41°50′47″N 12°31′50″E |
1708-002 | L'Appia ai Colli Albani | Albano Laziale, Ariccia | 20,34 | 39,19 | 41°43′20″N 12°39′54″E | |
1708-003 | Tarracina e il superamento del passo di Lautulae | Terracina, Monte San Biagio | Latina | 755,25 | 834,96 | 41°17′33″N 13°15′45″E |
1708-004 | L'Appia a Fundi | Fondi | 14,54 | 18,68 | 41°21′31″N 13°25′37″E | |
1708-005 | L'Appia al valico di Itri | Fondi, Itri | 32,82 | 158,21 | 41°19′08″N 13°28′53″E | |
1708-006 | L'Appia dal miglio LXXXIII a Formiae | Itri, Formia | 19,58 | 246,33 | 41°15′11″N 13°35′40″E | |
1708-007 | Minturnae e il superamento del Garigliano | Minturno | 64,11 | 730,39 | 41°14′25″N 13°46′02″E |
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-008 | L'Appia da Sinuessa al Pagus Larclanus | Sessa Aurunca, Mondragone | Caserta | 85,16 | 383,87 | 41°08′16″N 13°51′30″E |
1708-009 | L'antica Capua | Santa Maria Capua Vetere | 25,24 | 242,57 | 41°04′59″N 14°15′17″E | |
1708-010 | Beneventum e l'arco di Traiano | Benevento | Benevento | 58,35 | 207,54 | 41°07′52″N 14°46′28″E |
1708-011 | L'Appia sul percorso da Beneventum ad Aeclanum | Benevento, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, Calvi, Apice, Bonito, Mirabella Eclano | Benevento, Avellino | 169,97 | 1286,08 | 41°04′28″N 14°55′56″E |
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-016 | L'Appia Traiana da Beneventum a Aequum Tuticum | Benevento, Paduli, Sant'Arcangelo Trimonte, Buonalbergo, Casalbore, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino | Benevento, Avellino | 200,43 | 1171,66 | 41°12′10″N 14°57′54″E |
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-012 | L'Appia nell'alta valle del Bradano | Melfi, Rapolla, Venosa, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania | Potenza | 351,45 | 6772,51 | 40°56′54″N 15°54′35″E |
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-013 | Tarentum | Taranto | Taranto | 6,41 | 108,77 | 40°28′16″N 17°14′31″E |
1708-014 | L'Appia da Mesochorum a Scamnum | Grottaglie, Francavilla Fontana, Oria, Mesagne | Taranto, Brindisi | 262,25 | 1384,93 | 40°30′52″N 17°37′11″E |
1708-015 | Brundisium | Brindisi | Brindisi | 69,4 | 121,1 | 40°38′13″N 17°56′37″E |
Codice UNESCO | Denominazione tratto | Comuni | Province | Superficie dell'area protetta (ha) | Superficie della zona tampone (ha) | Coordinate |
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1708-017 | L'Appia Traiana da Aecae a Herdonia | Troia, Foggia, Castelluccio dei Sauri, Ascoli Satriano, Ordona | Foggia | 246,86 | 8322,03 | 41°20′45″N 15°28′59″E |
1708-018 | L'Appia Traiana a Canusium e il percorso dell'Ofanto | Canosa di Puglia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Barletta, Margherita di Savoia | Barletta-Andria-Trani | 520,22 | 4000,8 | 41°17′55″N 16°07′47″E |
1708-019 | L'Appia Traiana lungo la costa adriatica, passando per Egnatia | Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi | Bari, Brindisi | 1356,06 | 11527,01 | 40°45′18″N 17°40′35″E |
Sono quindi risultati esclusi 3 dei 22 tratti candidati dal Ministero della cultura,[9] ossia: "L'Appia dal XIX al XXIV miglio con diramazione per Lanuvium", "L'Appia nella Pianura pontina con diramazione per Norba", "La Via Appia sul percorso del tratturo tarantino."[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Appia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ Traiana, Via, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ Silvae II, 2, 12.
- ^ Antonella Prenner, Caesar, Rizzoli, 2020, p. 134, ISBN 9788831802284.
- ^ appiaunesco, su Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo. URL consultato il 31 luglio 2024.
- ^ L'Appia Antica è Patrimonio dell'Umanità: è il 60esimo sito Unesco italiano. Il ministro Sangiuliano: "Un orgoglio", su Il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2024. URL consultato il 27 luglio 2024.
- ^ La descrizione UNESCO è resa disponibile con licenza CC-BY-SA IGO 3.0.
- ^ Via Appia. Regina Viarum, su whc.unesco.org. URL consultato il 29 luglio 2024.
- ^ Appia Unesco, su appiaunesco.cultura.gov.it.
- ^ Appia Antica, tre tratti esclusi dall’Unesco, su la Repubblica, 29 luglio 2024. URL consultato il 29 luglio 2024.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Appia Unesco, su appiaunesco.cultura.gov.it.