Chiesa di San Pietro ai Prati
Chiesa di San Pietro ai Prati | |
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Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Località | San Pietro ai Prati (Genova) |
Indirizzo | Via San Pietro ai Prati, 14 |
Coordinate | 44°26′32.86″N 8°50′52.48″E |
Religione | cattolica |
Arcidiocesi | Genova |
Inizio costruzione | XVII secolo |
La chiesa di San Pietro ai Prati è un edificio religioso situato nella alta Val Chiaravagna, a Genova. Dal 2007 è sottoposta a vincolo dalla soprintendenza ai beni architettonici per le sue caratteristiche storiche e artistiche.[1][2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La data precisa di edificazione della chiesa non è certa, fu costruita come cappella rurale in epoca rinascimentale da maestranze liguri, o nel 1639 o nel 1735.[2][3] Nel 1746, durante l'assedio di Genova, fu semidistrutta dai soldati austriaci, ma fu completamente ristrutturata nell'arco di circa quarant'anni: nel 1790 secondo l'arciprete Egidio De Leopardi e nel 1786 secondo lo storico ottocentesco Goffredo Casalis.[2][3] In questo periodo, l'area sotto la gestione della chiesa acquisì anche le funzioni di ospitale e stazione di posta, precedentemente svolte nella non lontana abbazia di Cassinelle, che nel frattempo aveva diminuito la sua rilevanza.[4]
Nel 1820 fu promossa a chiesa succursale di Santo Stefano di Borzoli.[2][5][4] Nella prima metà dell'Ottocento Casalis la descrisse così:
«Evvi [vi è] un oratorio di s. Pietro, statovi edificato nel 1786, con abitazione per un cappellano, che celebra in esso i divini misteri a pro di 26 famiglie della borgata; e di 14 altre, che molto difficilmente si recherebbero alla parrocchia, cui sono soggette.»
All'inizio del XX secolo, nel 1903, cominciarono i lavori di ampliamento, che furono sospesi per l'individuazione di una cavità sotto le fondamenta, e furono poi terminati dopo il riempimento per mezzo di massi, soluzione che causò la comparsa di una crepa sull'edificio.[3] Nel 1926, nell'ambito del progetto urbanistico di creazione della Grande Genova, passò dal comune di Borzoli al comune di Genova.[7] Nel 1938 fu eretta vicaria curata autonoma,[8] e nel 1947 fu eretta parrocchia.[9]
La chiesa fu nuovamente ristrutturata nel 2007, con impianto di tre campane e motorizzazione di quella centrale, finanziati dalla Fondazione Carige, oltre al consolidamento, all'intonacatura e al restauro dell'edificio, finanziati coi fondi dell'otto per mille della Conferenza Episcopale Italiana. Dal 2007 è sottoposta con decreto a vincolo dalla Soprintendenza ai beni architettonici per le sue caratteristiche storiche e artistiche.[2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa presenta una facciata a capanna con ingresso centrale coperto da una tettoia in legno e tegole, sopra il quale si apre una finestra circolare. La facciata e i prospetti esterni sono tinteggiati in giallo arancio. Sopra al portone principale vi è un rosone con vetrata policroma. La pianta rettangolare misura 7 metri di larghezza per 12 di lunghezza.[2] Ha una navata con volta a botte. Le pareti sono decorate con mattonelle dipinte raffiguranti le quattordici tappe della Via Crucis.[2] La pavimentazione è a lastre in marmo bianco e grigio alternate, con motivo a scacchiera. I soffitti sono decorati con sei grandi lampadari a candelabro con pendenti di cristallo.[5]
L'antico altare maggiore bicromo, collocato nel presbitero separato con una balaustra di colonnine in marmo, presenta gambe in ardesia decorate e mensa in marmo bianco. È sovrastato, alle spalle, da un grande crocifisso ligneo.[5] Il crocefisso, esposto dal 2010, è in legno policromo e risale al XVII secolo, attribuito alla bottega dei Gaggini da Bissone e restaurato a cura dell'Accademia ligustica di belle arti fra il 2007 e il 2010. L'opera era originariamente collocata nella Cappella del Santo Cristo in via Multedo di Pegli, struttura in grave degrado. Sono presenti inoltre un piccolo ambone in marmo e un organo.[10]
Fra gli arredi sono presenti due quadri, uno raffigurante San Pietro e l'altro la Nostra Signora della Salute. Vi è inoltre una targa marmorea dedicata ai caduti della borgata nella Prima guerra mondiale (Antonio Caneva di 21 anni, Salvatore Pareto di 21 anni e Carlo Parodi di 22 anni), posta il 12 novembre 1922.[10]
La chiesa ha un alto campanile dotato di quattro campane.[2][5][4] In una piccola edicola esterna, sotto al campanile, è presente una piccola statua della Madonna della Salute, il cui omaggio viene festeggiato ogni prima domenica di agosto. Sotto di essa vi è una lastra marmorea dedicata ai restauri del 2007.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Vincolo Architettonico, su Liguria Vincoli, Regione Liguria.
- ^ a b c d e f g h Decreto di vincolo della chiesa di San Pietro ai Prati (PDF), su sigecweb.beniculturali.it.
- ^ a b c d Alberto Lupi e Daniela Scotto, La Val Chiaravagna, Genova, DPS Edizioni, 2007.
- ^ a b c Corinna Praga, Genova fuori le mura, Frilli, 2016, ISBN 9788875631970.
- ^ a b c d Chiesa di San Pietro ai Prati, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana.
- ^ Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. 2, G. Maspero librajo, 1849, p. 523.
- ^ Elenco dei fascicoli del Comune di Apparizione (PDF), su Musei di Genova.
- ^ Regio Decreto, 28 marzo 1938, registrato alla Corte dei conti il 18 maggio 1938, registro n. 397 Interno, foglio n.98
- ^ Decreto del Capo provvisorio dello Stato 22 luglio 1947, n. 915, in materia di "Riconoscimento, agli effetti civili, della erezione a parrocchia della Vicaria curata di San Pietro ai Prati, in frazione Borzoli di Genova"
- ^ a b Bruno Cherin e Lina La Guardia, San Pietro ai Prati, su YouTube, 4 luglio 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alberto Lupi e Daniela Scotto, La Val Chiaravagna, Genova, DPS Edizioni, 2007.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Pietro ai Prati
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Bruno Cherin e Lina La Guardia, San Pietro ai Prati, su YouTube, 4 luglio 2023.