Indice
Bastione San Remy
Bastione San Remy | |
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Il bastione visto da piazza Costituzione | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Località | Cagliari |
Indirizzo | piazza Costituzione, 09121 Cagliari CA |
Coordinate | 39°12′58″N 9°07′00″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1896 |
Inaugurazione | 1902 |
Distruzione | 1943 |
Ricostruzione | 1958 |
Stile | neoclassicismo |
Uso | civile, mostre |
Altezza |
|
Realizzazione | |
Costo | 400 milioni di L. |
Committente | Ottone Bacaredda |
Il bastione San Remy[1] è un monumentale baluardo facente parte della fortificazione alla moderna a protezione del Castello di Cagliari, città murata italiana.
Situtato tra via Mario De Candia e piazza Costituzione[1] al confine con il quartiere di Villanova,[2][3] è intitolato a Filippo Guglielmo Pallavicino delle Frabose, barone di Saint-Rhémy-en-Bosses,[4] primo viceré sabaudo del Regno di Sardegna. È considerato uno dei simboli di Cagliari.[5][6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Sorge in sede delle fortificazioni spagnole cinquecentesche a protezione del lato sud della città fortificata, appartenenti al regio demanio fino all'abolizione delle piazzeforti avvenuta nel 1866:[7] i bastioni di Santa Caterina, dello Sperone e della Zecca.[8][5][2] Il terrapieno ai piedi dei baluardi era conosciuto in sardo come muntonàrgiu, "mondezzaio", poiché veniva utilizzato come discarica.[9]
Bastione di Santa Caterina
[modifica | modifica wikitesto]In precedenza chiamato baluarte de la Ciudad o del Trabuc, o ancora terraple de la Fontana bona in lingua spagnola medievale, fu costruito tra il 1530 e il 1532 durante la dominazione aragonese, rivolto in direzione sud-est verso l'odierna piazza della Costituzione. Nel corso del tempo è stato soggetto a dei cedimenti strutturali a causa della presenza di una sorgente detta appunto Fontana bona.[10]
Oggi dalla terrazza Umberto I si accede, attraverso una breve gradinata, al bastione di Santa Caterina, già presente nell'assetto difensivo cinquecentesco ma uniformato nel XIX secolo al resto dei terrazzamenti. Prese il suo nome attuale da un adiacente convento non più esistente risalente al XVII secolo.
Nell'area del bastione insistono resti archeologici di epoca romana e medievale, con finalità cultuali, cimiteriali e militari.
Bastione dello Sperone
[modifica | modifica wikitesto]Anticamente noto come baluarte de la Leona, de la porta de la Leona o de la porta de la Ciutat y Castel, i lavori per la sua realizzazione furono avviati all'inizio del XVI secolo su ordine del viceré di Sardegna Juan Dusay.[10]
Controverso a causa della sua scarsa protezione, furono presentate in due occasioni delle proposte per incrementare la sua efficacia estendendo la fortificazione dal lato di Villanova verso l'attuale viale Regina Margherita. Nel 1549 fu pertanto dotato di un parapetto e venne armato di cannoni. L'intervento tuttavia si rivelò inadeguato a causa delle sue dimensioni insufficienti, il genio militare si occupò pertanto della sistemazione dei bastioni e della fondazione di una galleria che collegasse la contrada del Balice (via Università) con l'allora in costruzione bastione della Zecca, passando sotto quello di Santa Caterina, dal 1573 al 1578.[10]
Bastione della Zecca
[modifica | modifica wikitesto]Un tempo baluarte de Porta Villanueva o anche de los Caldereros, nel XVII secolo fu sede della zecca che ne determinò poi l'attuale denominazione.[11] Era dotato di una casamatta con annessa cannoniera.[12]
Costruzione e restauri
[modifica | modifica wikitesto]Fu costruito, come ricordato dalla targa presente sul medesimo, tra il 1899 e il 1903 a opera dell'impresa Giuseppe Picchi e su progetto di Giuseppe Costa già pronto dal 1876, ispirato da Gaetano Cima[8] e commissionato dalla giunta comunale guidata da Ottone Bacaredda.[12] I costi per la sua realizzazione ammontarono a quasi 400 milioni di L.. Fu criticato da Dionigi Scano a causa dell'abbattimento delle mura.[13]
Immediatamente dopo la sua costruzione l'amministrazione comunale indì un bando per dotarlo di una fontana, rifiutando però tutti i progetti presentati. Ne fu installata una soltanto il 1º ottobre 1927, raffigurante un'aquila romana nel rispetto della simbologia fascista. La stessa però si danneggiò subito a causa della pressione dell'acqua, allagando piazza Costituzione. Venne infatti rimossa il giorno successivo, e sostituita con un banano tutt'oggi presente.[13]
Vittima dei bombardamenti di Cagliari del 1943, il 17 febbraio dello stesso anno fu colpito da tre bombe sganciate dai Boeing B-17 Flying Fortress[14] che ne distrussero l'arco e parte della scalinata.[15] Fu adoperato come rifugio agli sfollati le cui case vennero distrutte dalle bombe.[3] Fu ricostruito nel dopoguerra, i lavori iniziarono nel 1955 e nuovamente inaugurato nel 1958.[16] La terrazza è stata poi sottoposta ad un restauro iniziato nell'ottobre 2003[17] e concluso ad aprile 2017.[18]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio è alto 24 m[5] con una facciata larga 40 m, ed è realizzato in pietraforte estratta dalle cave del colle di Bonaria. È composto da due scale da 170 gradini[3] sormontate da un arco trionfale, sulla sommità si trova un'ampia terrazza. Realizzato in stile neoclassico, con colonne dell'ordine corinzio, nella parte inferiore centrale presenta una nicchia del diametro di 6 m dove nel 1927 ha trovato sede la fontana.[13]
La galleria e la terrazza sono intitolate a Umberto I di Savoia.[16]
Galleria Umberto I
[modifica | modifica wikitesto]Nota anche come passeggiata coperta, è scavata nella struttura del bastione della Zecca[19] ed costituita da tre navate ed è dotata di undici finestre, dispone di un solaio piano. La passeggiata coperta è stata variamente utilizzata. All'inizio fu utilizzata come sala dei banchetti, poi durante la prima guerra mondiale si utilizzò come infermeria. Negli anni trenta, nel periodo delle sanzioni, venne allestita la mostra dell'autarchia.[12] Nel secondo dopoguerra fu sede del Ministero del tesoro, e nel 1948 ospitò la prima Fiera campionaria della Sardegna.[16] Dopo molti anni di abbandono, la passeggiata subì un restauro nel 2004[20] ed è stata rivalutata come spazio culturale riservato in particolare a mostre artistiche.
Dalla galleria Umberto I è ancora possibile accedere alla galleria dello Sperone, dove sono presenti parte delle strutture murarie cinquecentesche realizzate da Rocco Cappellino.
Terrazza Umberto I
[modifica | modifica wikitesto]La terrazza sovrastante, estesa per 4600 m²[13] e situata a 56,54 m.s.l.m.,[21] offre un'ottima visuale sugli altri quartieri del centro storico (Villanova, Stampace e la Marina) e consente di apprezzare lo skyline del capoluogo con particolare riferimento, da est a ovest: allo stagno di Cagliari e al parco naturale regionale Molentargius-Saline, al Poetto e alla Sella del Diavolo, e a Monte Urpinu.[3] Sullo sfondo sono apprezzabili, partendo da Capo Carbonara a est: il massiccio dei Sette Fratelli, i monti Serpeddì e Linas e quelli del Sulcis, arrivando fino a Sarroch a ovest.[22] Incorpora i resti del bastione di Santa Caterina.[8][2]
Piazzetta David Herbert Lawrence
[modifica | modifica wikitesto]Il 3 aprile 2003 è stata intitolata allo scrittore britannico David Herbert Lawrence una parte della terrazza del bastione.[23]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Bastione San Remy, su comune.cagliari.it. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ a b c Touring Club Italiano.
- ^ a b c d Pietro Picciau, Il bastione e i suoi segreti, su L'Unione Sarda (a cura di), comunecagliarinews.it, 12 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ Vistanet (a cura di), La curiosità. Ecco perché il Bastione di Cagliari si chiama "Saint Remy", su comunecagliarinews.it, 11 marzo 2022. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ a b c Bastione di Saint Remy, storia del monumento simbolo di Cagliari, in L'Unione Sarda, 29 maggio 2023. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ Bastione di Saint Remy, storia di uno dei simboli di Cagliari, su cagliarimag.com, 7 settembre 2020. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ Regio decreto 30 dicembre 1866, n. 3467
- ^ a b c sardegnaturismo.it.
- ^ Sergio Azteni, Cagliari: Bastione di Saint Remy, il custode della città, su sergioatzeni.net, 7 giugno 2019. URL consultato il 15 gennaio 2024.
- ^ a b c Cisci, p. 119.
- ^ Cisci, pp. 118-119.
- ^ a b c Cisci, p. 121.
- ^ a b c d Proposta di completamento della facciata del bastione di Saint Remy - Arredo nicchia, su comune.cagliari.it, 7 dicembre 2022. URL consultato il 15 gennaio 2024.
- ^ Francesco Fuggetta, Bombe su Cagliari: cronologia di una strage, su comunecagliarinews.it, 4 marzo 2009. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ Le cicatrici dei bombardamenti alleati sulla città di Cagliari, su micromegakaralis.it. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ a b c Monumenti aperti.
- ^ Cisci, p. 117.
- ^ Cagliari, riapre terrazza del Bastione, in ANSA, 28 aprile 2017. URL consultato il 10 gennaio 2024.
- ^ idese.cultura.gov.it.
- ^ Raffaele Cattedra, Marcello Tanca, Silvia Aru, Florence Troin (a cura di), Cagliari. Geografie e visioni di una città, FrancoAngeli, 2021, p. 150.
- ^ Isgas Energit Multiutilities, Terminal GNL nel Porto Canale di Cagliari - Progetto autorizzativo - Profili visivi dai punti maggiormente panoramici di Cagliari (PDF), su Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, novembre 2018. URL consultato il 16 gennaio 2024.
- ^ Cagliari, Bastione di Saint Remy, su fotosardegna.it. URL consultato l'11 gennaio 2024.
- ^ Piazzetta Lawrence David Herbert, su comune.cagliari.it. URL consultato l'11 gennaio 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gian Paolo Caredda, Il bastione di Saint Remy. La storia sulle pietre, Aipsa, 24 gennaio 2002, ISBN 978-8887636208.
- Sabrina Cisci, Cagliari, bastione di San Rémy. Indagini archeologiche presso il complesso monumentale passeggiata coperta-porta dei Due Leoni, in Università degli Studi di Cagliari (a cura di), Archeoarte, vol. 1, 16 dicembre 2010, ISSN 2039-4543 . URL consultato l'11 gennaio 2024.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul bastione San Remy
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Bastione Saint Remy Comune di Cagliari, su comune.cagliari.it. URL consultato il 20 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2009).
- Bastione Saint Remy, su sardegnaturismo.it. URL consultato il 1º novembre 2022.
- Bastione di Saint Remy, passeggiata coperta e galleria dello Sperone, su Monumenti aperti. URL consultato il 1º novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2022).
- Bastione di Saint Remy, su FAI - Fondo per l'Ambiente italiano. URL consultato il 28 agosto 2023.
- Bastione di Saint Remy, su Touring Club Italiano. URL consultato il 28 agosto 2023.
- Bastione di Saint Remy, su idese.cultura.gov.it. URL consultato il 28 agosto 2023.