Coordinate: 41°54′13″N 12°27′23″E

Stufetta del cardinal Bibbiena

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Stufetta del cardinal Bibbiena
Stufetta del cardinal Bibbiena
AutoreScuola di Raffaello
Data1516
Tecnicaaffresco
UbicazionePalazzo Apostolico, Città del Vaticano
Coordinate41°54′13″N 12°27′23″E
Putto trainato da chiocciole

La Stufetta del cardinal Bibbiena è un piccolo ambiente al terzo piano del Palazzo Apostolico, nella Città del Vaticano, confinante con la Loggetta del cardinal Bibbiena. È celebre per un ciclo di affreschi della scuola di Raffaello riproducenti decorazioni in stile antiquario.

La "stufetta", cioè stanzino da bagno privato, faceva parte dell'appartamento del cardinal Bibbiena. Due lettere indirizzate dal Bibbiena a Pietro Bembo chiariscono gli estremi cronologici dell'impresa all'anno 1516: nella prima (19 aprile) si chiede un consiglio per nuovi motivi mitologici da rappresentare; nella seconda (20 giugno) si annuncia il compimento dei lavori.

Nel XIX secolo, a causa di un'errata interpretazione, veniva anche chiamata "ritiro di Giulio II". Nel Settecento Vincenzo Camuccini la trasformò in cappellina ricoprendo le pareti con tavole e la volta con una tela; una volta liberata tornò ad essere studiata. Nel 1890 Dollmayr riconobbe i motivi mitologici in Ovidio e Servio Mario Onorato.

Per quanto riguarda l'attribuzione, le opere sono quasi concordemente riferite agli aiuti del Sanzio su disegno del maestro, soprattutto Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e altri.

Si tratta di un ambiente a pianta quadrata (2,52 m per lato) coperta da volta a crociera, decorata a fresco e a stucco su modello della Domus Aurea. Sulla parete orientale si apre la porta e su quella opposta una finestra; le altre due hanno al centro una nicchia sopra una lastra di marmo e un riquadro con mascherone.

La volta e le lunette sono decorate da esili grottesche su sfondo bianco e rosso, mentre ai lati della porta, della finestra e delle nicchie si trovano otto riquadri (circa 66x30 cm ciascuno) con "storiette" mitologiche: a settentrione Venere e Adone e uno scomparto illeggibile; a oriente la Nascita di Erittonio e la Nascita di Venere; a sud Venere e Amore condotti dai delfini e Venere ferita da Amore; a ovest Pan e Siringa e uno scomparto distrutto, probabilmente già decorato con Venere che si cava una spina, come si evince da un'incisione del Dente.

Sotto ciascuno di queste scene si trovano riquadri minori a fondo nero, con puttini alati su piccoli carrelli trainati da tartarughe, chiocciole, draghi e farfalle.

La capacità straordinaria di ricreare l'antica decorazione si inquadra negli interessi archeologici del Sanzio e della corte pontificia di quegli anni: non a caso l'artista si era imbarcato nell'impresa di ricreare una pianta della Roma imperiale.

  • Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975.
  • Heikki Malme, "La stufetta del Cardinal Bibbiena e l'iconografia dei suoi affreschi principali". Quando gli dei si spogliano. Catalogo della mostra, Castel Sant'Angelo, Roma. 1984
  • AA.VV., Roma, Touring Editore, Milano 2008. ISBN 978-88-365-4134-8

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