Pinus bhutanica

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Pino del Bhutan
Pinus bhutanica con esemplare di Buteo burmanicus
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisionePinophyta
ClassePinopsida
OrdinePinales
FamigliaPinaceae
GenerePinus
SpecieP. bhutanica
Nomenclatura binomiale
Pinus bhutanica
Grierson, D.G.Long & C.N.Page, 1980
Sinonimi
Nomi comuni

(IT) Pino del Bhutan
(EN) Bhutan Pine

Il Pino del Bhutan (Pinus bhutanica Grierson, D.G.Long & C.N.Page, 1980) è un pino nativo del Bhutan, della Cina (Yunnan e Regione Autonoma del Tibet) e dell'India (Arunachal Pradesh).[1]

Il nome generico Pinus, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare dall'antica radice indo-europea *pīt = resina.[2] Il nome specifico bhutanica fa riferimento al Bhutan, dove questa specie venne scoperta e descritta per la prima volta.[3]

Albero alto più di 25 m con tronco diritto e colonnare, che può raggiungere 80 cm di diametro, a chioma aperta; i rami sono disposti a spirale, sinuosi, quelli degli ordini superiori pendenti ma con parti terminali assurgenti. I nuovi virgulti sono pubescenti, ricoperti di peluria biancastra, di colore verde pallido e in seguito grigio. I catafilli sono grigi con riflessi arancioni o marroni-rossastri.[3]

Le foglie sono aghiformi, fascicolate in gruppi di 5, molto snelle, pendule e ricurve, lunghe 15-24 cm, di sezione triangolare, con margini finemente seghettati e di colore verde lucido nella faccia abassiale, bianco glauco in quelle adiassiali; persistono fino a 2 anni. Gli stomi sono distribuiti su 4-7 linee sottili nelle due superfici adiassiali, con 3 (4) canali resiniferi. Le gemme sono ovoidali-coniche, leggermente resinose, rosso-marroni, quelle terminali lunghe 10-15 mm, quelle laterali più piccole e più ovoidali.[3][4]

Sono strobili maschili cilindrici, raggruppati in piccoli clusters alla base dei nuovi germogli, arrangiati a spirale, con 8-12 perule basali che li ricoprono, di colore giallo.[3]

Le pigne, solitarie o in gruppi spiraleggianti di 2-6, inizialmente erette su peduncoli lunghi 4-6 cm, poi pendenti. Lunghe 12-20 cm e larghe 3-4 cm da immature, sono lievemente ricurve, cilindriche, usualmente resinose e cadono dopo aver rilasciato i semi; i macrosporofilli sono cuneati-oblunghi, leggermente legnosi e flessibili, con due cavità per i semi vicino alla base adassiale, di colore rosso-marrone. Le apofisi sono rombiche, leggermente rialzate, di colore marrone chiaro con gli umboni terminali più scuri. I semi sono obovoidali, lunghi 6-8 mm, larghi 4-5 mm, lievemente appiattiti, marroni, con parte alata persistente, lunga fino a 22 mm e larga 10 mm, grigia-marrone.[4][3]

La corteccia è liscia negli esemplari giovani, mentre negli esemplari adulti diventa solcata sfogliandosi in piccole placche, di colore grigio scuro-marrone.[3]

Distribuzione e habitat

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Cresce in una zona temperata calda ad altitudini generalmente comprese tra i 1000 e i 2300 m, con il limite inferiore a 750 m e limite superiore a 2750 m. Le specie più comunemente associate sono P. wallichiana, P. roxburghii e diverse specie di caducifoglie.[1]

Questo taxon fino al 1980 veniva considerato dalla maggior parte degli autori come varietà o sottospecie di P. wallichiana, pino dalle caratteristiche morfologiche e areale simili. Attualmente prevale il riconoscimento del rango di specie distinta.[3][4]

Sono stati riportati i seguenti sinonimi:[5]

  • Pinus bhutanica subsp. ludlowii (Silba) Silba
  • Pinus bhutanica var. ludlowii Silba
  • Pinus wallichiana subsp. bhutanica (Grierson, D.G.Long & C.N.Page) Businský

L'importanza economica del suo legno non è nota; in orticoltura, è stato introdotto con successo in Gran Bretagna nel 1979, rimanendo confinato tuttavia agli arboreti di orti e giardini botanici, nonostante il suo gradevole aspetto a livello ornamentale.[1]

Conservazione

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Non essendoci segnali di declino in popolazione e di riduzione dell'areale, questa specie è classificata come specie a rischio minimo nella lista rossa IUCN.[1]

  1. ^ a b c d e (EN) Zhang, D, Katsuki, T. & Rushforth, K. 2013, Pinus bhutanica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 3 novembre 2020.
  2. ^ Pinus, su American Conifer Society. URL consultato il 3 novembre 2020.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.): Revised and Updated Edition, Brill, 2017, pp. 659-660. URL consultato il 3 novembre 2020.
  4. ^ a b c Pinus bhutanica Grierson et al. 1980, su The Gymnosperm Database. URL consultato il 3 novembre 2020.
  5. ^ Pinus bhutanica Grierson, D.G.Long & C.N.Page, in Plants of the world. URL consultato il 3 novembre 2020.

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