Peyk-i Zafer (1841)
Peyk-i Zafer | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Vascello |
Ordine | 1840 |
Cantiere | Tersâne-i Âmire, (Sinope) |
Impostazione | 1841 |
Varo | 1841 |
Entrata in servizio | 1842 |
Radiazione | 1878 |
Destino finale | venduta per demolizione nel 1894 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 3.125 btm |
Lunghezza | 66,6 m m |
Larghezza | 17,0 m m |
Pescaggio | 8,8 m |
Velocità | 9,5 nodi (17,59 km/h) |
Equipaggio | 750 marinai |
Armamento | |
Armamento | 86 cannoni |
dati tratti da The Ottoman Steam Navy 1828–1923[1] | |
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Il vascello ottomano Peyk-i Zafer, costruito dal Tersâne-i Âmire di Sinope, prese parte alla guerra di Crimea, alla Crisi di Creta del 1866 e alla guerra russo-turca (1877-1878).
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il vascello di linea Peyk-i Zafer, ordinato nel 1840, fu impostato presso il Tersâne-i Âmire di Sinope nel 1841, venendo varato nel corso dello stesso anno. Entrato in servizio nel 1842, prese parte alla guerra di Crimea (1854-1856).
Nell'ottobre 1856 arrivò presso il cantiere navale Keyham Yard di Portsmouth, Gran Bretagna, per ricevere importanti modifiche all'apparato propulsivo.[1] Furono installate 2 caldaie tubolari e una macchina alternativa a vapore bicilindrica R. Napier erogante la potenza di 2.500 ihp su un solo asse. La capacità di carbone era pari a 315 tonnellate. Nel 1860 l'armamento era costituito da 32 cannoni da 62 lb, 30 da 45 lb, e 16 da 33 lb.[1]
Nel 1866, poco prima dello lo scoppio della terza guerra d'indipendenza italiana, la Sublime porta, preoccupata che la Regia Marina potesse intervenire in forze nel Mare Adriatico, bloccando di fatto tutta la navigazione, e delle mire serbe e rumene sui territori meridionali dell'Impero austro-ungarico, e di riflesso su quelli dell'Impero ottomano, offrì all'arciduca Alberto d'Asburgo-Teschen il proprio aiuto.[2] Il sultano inviò navi e soldati a presidiare i confini meridionali dell'impero. Il 28 maggio il console austriaco a Mostar informò il governatore militare della Dalmazia che uno squadra navale turca sarebbe ben presto entrata nell'Adriatico per proteggere le enclavi costiere di Klek[N 1] e Sutorina, rispettivamente sulla costa adriatica a nord e sud di Ragusa.[2] La prima nave da guerra turca, la corvetta Mansour, arrivò il giorno successivo, seguito dal vascello di linea a propulsione (kalyon) Kosova.[2] Nelle tre settimane successive arrivò il viceammiraglio Ethem Pasha che alzava la sua insegna sulla fregata Hüdavendigar, con il vascello di linea a vapore Peyk-i-Zafer, la corvetta Sinop, la cannoniera Beyrut e una nave da trasporto disarmata.[2] Gli austriaci si aspettavano che il vascello Peyk-i-Zafer sostituisse il similare Kosova, che invece rimase lì a stazionare. Poco dopo il suo arrivo il Peyk-i-Zafer lasciò la squadra per eseguire una missione di pattugliamento lungo la costa albanese.[2] Numerose navi da rifornimento turche continuarono ad arrivare sbarcando rifornimenti, mentre il brigantino Genuz-Dundja consegnò centinaia di casse di munizioni a Salonicco, Antivari e Klek tra il 15 e il 16 giugno.[2] Il 25 dello stesso mese, due giorni dopo la dichiarazione di guerra italiana all'Impero austro-ungarico, il comandante turco in Bosnia, Farouk Pasha ordinò la mobilitazione generale richiamando in servizio 60.000 riservisti.[2] Il temuto sbarco italiano in Dalmazia non avvenne mai, e la squadra navale turca, così come le truppe mobilitate non entrarono mai in azione.[2]
Il Peyk-i Zafer prese successivamente parte alla guerra russo-turca (1877-1878),[3] venendo radiato dal servizio nel 1878, quando fu adibita a nave deposito prodotti petroliferi presso Istanbul-Kasimpașa. Svolse tale ruolo fino al 1894 quando fu venduto per demolizione.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sebbene Klek fosse un porto turco, le disposizioni risalenti al 1718 imponevano ai turchi di ottenere l'autorizzazione austriaca perché le proprie navi da guerra potessero entrarvi.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) John C. K. Daly, Russian Seapower and ‘the Eastern Question’ 1827–41, Annapolis, Naval Institute Press, 1991, ISBN 1-55750-726-0.
- (EN) Robert Gardiner, Steam, Steel and Shellfire The Steam Warship, 1815-1905, London, Conway Maritime Press, 1995.
- (EN) Bernd Langensiepen e Ahmet Güleryüz, The Ottoman Steam Navy 1828–1923, London, Conway Maritime Press, 1995, ISBN 978-0-85177-610-1.
- (EN) Piotr Olender, Russo-Turkish Naval War 1877-1878, Petersfield, Hampshire, MMP Books, 2017.
- (EN) Lawrence Sondhaus, Naval Warfare, 1815–1914, London, Routledge, 2001, ISBN 978-0-415-21478-0.
- (EN) Letitia W. Ufford, The Pasha: How Mehemet Ali Defied the West, 1839–1841, Jefferson, McFarland, 2007, ISBN 0-78642-893-7.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Mike Bennighof, Turkish Intervention, 1866, su Avalanche Press, http://www.avalanchepress.com. URL consultato il 1º luglio 2020.