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Casa dell'Albergo
La casa dell'Albergo è una casa di epoca romana, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano: tra tutte le abitazioni esplorate, è la più grande della città[1].
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione della casa dell'Albergo risale al periodo augusteo, tra il 27 ed il 14 a.C.[2]: a seguito del terremoto di Pompei del 62, furono effettuati importanti lavori di restauro, sia nelle decorazioni, che nella struttura, con la trasformazione di alcuni ambienti in attività commerciali[3]. Sepolta sotto una coltre di fango, poi solidificatosi in tufo, a causa delle colate piroclastiche durante l'eruzione del Vesuvio del 79, fu esplorata per la prima volta a partire dal 1852 da Carlo Bonucci, per poi essere definitivamente indagata durante degli anni trenta del XX secolo da Amedeo Maiuri[2].
La casa dell'Albergo è posta sul ciglio della collina, in posizione panoramica, su quella che prima dell'eruzione era la spiaggia, con veduta sul mare: il cattivo stato di conservazione è dovuto non tanto agli effetti provocati dall'eruzione, quanto ai danni delle prime esplorazioni; con i suoi duemilacentocinquanta metri quadrati è l'abitazione più grande di Ercolano finora scoperta ed è anche l'unica della città a possedere un quartiere termale[1]: fu per questi motivi ritenuta in un primo momento essere un albergo[3]. L'ingresso principale è posto sul cardo IV, da cui si accede all'atrio dove sono visibili i resti dell'impluvium; sul lato destro si apre il quartiere termale che conserva pitture in secondo stile ed è composto da un apodyterium, decorato con pannelli verdi, nei quali si riconoscono figure volanti, e bardature in rosa pallido, da un tepidarium, con pannelli in rosso scuro separati tra loro da fasce verdi e blu con all'interno motivi floreali e da un calidarium, con poche pitture rimaste, se non sulla parete est ed un pavimento a mosaico con tessere bianche e nere, che realizzano in alcuni punti dei delfini: l'ambiente presenta inoltre una piscina e nella parte absidata era posto un labrum[3]. Dall'atrio si accede poi al peristilio, con colonne in opera vittata, realizzate con mattoni e blocchi di tufo: al centro è un orto, nel quale fu rinvenuto il tronco carbonizzato di un albero di pere ed è per questo motivo che sono stati ripiantati alberi della stessa famiglia[3]; intorno al peristilio, con pavimento a mosaico bianco con bordo nero, si aprono, eccetto lungo il lato che corre parallelo alla strada, diversi ambienti, tra cui quelli sul lato ovest nei quali si conserva la pavimentazione a mosaico, in particolare una soglia, che contiene la raffigurazione di un gallo ed una colomba[1]. Proprio questi ambienti separano il peristilio da un cortile porticato con pilastri in opus listatum, sostenuto da sostruzioni a volta, sotto le quali si aprono altri ambienti, a cui si accede tramite un passaggio illuminato da piccole finestre rettangolari, che hanno un pavimento in cocciopesto ed in opus sectile[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Arnold De Vos e Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982, ISBN non esistente.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (IT, EN) Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei - Sito ufficiale, su pompeiisites.org.