Guido Rampini

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Guido Rampini (Pinerolo, 16 maggio 1898Bergamo, 8 marzo 1945) è stato un militare e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

Lapide in memoria di Rampini e altri partigiani a Rovereto

Tenente colonnello d'artiglieria in servizio di Stato Maggiore. All'età di diciannove anni aveva partecipato alla prima guerra mondiale e si era quindi dato alla carriera militare. Dopo tre anni di servizio in Somalia, tra il 1923 e il 1926, aveva fatto l'insegnante nella scuola allievi ufficiali dell'esercito albanese. La guerra di Spagna lo vede capitano, addetto al Comando della Divisione fascista "Frecce azzurre".

Tra il 1939 e il 1941, l'ufficiale fa parte del Servizio informazioni presso lo Stato Maggiore dell'Esercito e nel 1942, col grado di tenente colonnello, è in Russia, sempre al Servizio informazioni. Anche quando, nel 1943, rientra in Italia gli è assegnata la direzione dell'Ufficio informazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore. Al momento dell'armistizio, Rampini si trova a Padova e nel marasma generale decide di utilizzare le sue conoscenze di intelligence a sostegno della Resistenza.

Si sposta a Torino e qui organizza un'efficiente rete informativa in collegamento con gli Alleati. Ma l'ufficiale viene tradito. Arrestato, Rampini è prima deportato in Germania, poi incarcerato in Italia e sottoposto a stringenti interrogatori, ma non rivela nulla dell'organizzazione. È fucilato nella caserma "Seriate" di Bergamo, un mese e mezzo prima della Liberazione.

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, capo del servizio informazioni d'armata, nell'imminenza dell'arrivo di soverchianti forze corazzate tedesche si offre di organizzare una rete occulta in collegamento con gli Alleati. Autorizzato e fornito di mezzi, si butta febbrilmente al lavoro ideato, organizzandolo fra rischi, sofferenze, pericoli, disagi, sempre con animo lieto, viva intelligenza, indomabile volontà, guidato dall'entusiasmo di offrirsi, dalla fede nel sano patriottismo, sua religione, fino all'offerta di sé, fa del sacrificio un dovere, del pericolo una gioia pur di riuscire, e riesce. Tradito, assume con generosità leggendaria la responsabilità di tutte le imputazioni dei compagni. E li salva, offrendosi solo purissimo martire al piombo nemico che affronta con freddezza che intimidisce i carnefici. Simbolo puro del dovere, fulgido eroe dell'idea, martire generoso delle barbarie. L'anima è in cielo, la memoria nel cuore degli Italiani degni del nome della Patria.»
— Bergamo, 8 marzo 1945[2].

Una lapide a Rovereto lo ricorda insieme a Francesco Besso, Otello Pighin, Bruno Pasino, Teresio Olivelli, Bernardo Castagneri, Bruno Bocconi e Francesco Zaltron.

  1. ^ Fontana Gabriele, Guido Rampini. L'altra Resistenza, Il filo di Arianna, Bergamo 2017..
  2. ^ Guido Rampini, su Quirinale.it. URL consultato il 20 novembre 2018.

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