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Kitazono Katsue

Katsue Kitazono, nato Hashimoto Kenkichi (橋本 健吉) (北園克衛?, Kitazono Katsue; Asama, 29 ottobre 1902Tokyo, 6 giugno 1978) è stato un poeta e fotografo giapponese, una delle figure più rappresentative della poesia d'avanguardia modernista fiorita tra la fine del periodo Taisho e l'inizio del periodo Showa, dopo il Grande Terremoto del Kanto.

Primi anni e formazione

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Hashimoto Kenkichi nacque il 29 ottobre 1902, terzogenito di cinque figli, nel villaggio di Asama, vicino ad Ise nella prefettura di Mie, il principale luogo di pellegrinaggio shintoista. Il padre, Hashimoto Yasukichi, uno degli uomini più istruiti di Asama, dopo essersi laureato all'Università di Kogakukan aveva preso in gestione dalla famiglia della moglie un'attività commerciale di vendita di sakè, beni di prima necessità e tessuti. Nel tempo libero, appassionato nella progettazione di innovazioni tecnologiche, si dilettava a fare l'inventore; allestì una camera oscura per sviluppare le foto scattate con la sua macchina fotografica e avviò la realizzazione di un telefono.[1]

La madre, Hashimoto Ei, di famiglia benestante, studiava inglese e matematica e sovraintendeva le attività domestiche.[2] I figli della coppia vennero incoraggiati a sviluppare le loro predisposizioni artistiche; Kenkichi ricevette una piccola indennità dalla famiglia anche anni dopo che se ne fu andato di casa e il fratello maggiore di Kenkichi, Heihachi, divenne uno scultore affermato e fu membro della Nihon Bijutsuin (Accademia di belle arti giapponese).[3]

Kenkichi non eccelse in alcuna materia durante la sua frequenza alla scuola tecnica triennale di Uji-Yamada, ottenendo un risultato medio solo in lettura e composizione. All'età di quindici anni, dopo essersi diplomato, andò a lavorare a Osaka per un'azienda che vendeva macchinari ospedalieri, resistendo solo pochi mesi.[4]

Nel 1919 si trasferì a Tokyo, dove si iscrisse all'università alla facoltà di economia con il proposito di diventare un giornalista, ma non risulta si sia mai laureato.[5] Durante questo periodo cambiò residenza numerose volte, iniziò a interessarsi di poesia e a comporre versi; frequentò diversi poeti, come Hara Sekitei che scriveva haiku e il poeta Ikuta Shungetsu dallo stile sentimentale, ma non ebbe mai un mentore (sensei) nel senso tradizionale giapponese.[5]

Le prime poesie inviate a Koyu, una rivista studentesca, seguivano uno stile convenzionale. Venuto a contatto con i circoli poetici che, su ispirazione dei movimenti letterari e artistici occidentali, promovevano un distacco dalla tradizione, cambiò stile.[6]

Debutto letterario

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Nel settembre 1924, quando aveva ventuno anni, venne pubblicata nella prestigiosa rivista Bunsho kurabu (Club di scrittura) una sua poesia, La ragazza del bar, che segnò il suo debutto letterario.[7] Definita dalla studioso John Solt "uno stereotipo bohémien della nuova donna nei ruggenti anni Venti del Giappone", presentava numerosi termini inglesi e riferimenti "esotici", come "curaçao", "menta piperita", "stufa" e "registratore di cassa", oggetti allora poco conosciuti in Giappone; la disposizione del testo, caratterizzata da dodici parole in caratteri katakana inserite all'interno di diciotto righe, generava un particolare effetto ottico, un design accattivante generato dalla fusione di elementi di scritture diverse.[8]

In quello stesso anno pubblicò altre sue poesie nel primo numero della rivista Ge.Gjmgjgam.Prrr.Gjmgem (GGPG) di Nogawa Ryu, il cui nonsense dell'impronunciabile titolo, una sperimentazione in linea con le scelte poetiche dei dadaisti europei basate su fonemi privi di significato, rappresentava una rottura con la tradizione.[9]

Nel secondo numero, uscito nel gennaio 1925, Hashimoto Kenkichi (Katue) comparve come curatore editoriale della rivista, e tale rimase fino alla sua chiusura per mancanza di fondi, avvenuta con il decimo numero il giorno di Capodanno del 1926.[10]

Le sue poesie nella seconda metà degli anni venti risultano influenzate dal dadaismo e dal suo interesse per la poesia sonora astrattaː cancellano il significato e la connessione logica tra le parole, l'idea che debbano veicolare un significato, si presentano come un campo di suggestioni visive e uditive, un assemblaggio di scritture e segni - kanji, hiragana, katakana, lettere romane, numeri arabi, frecce, punti e linee dritte e ondulate - non intendono trasmettere sentimenti, ma scuotere il lettore, rompere con la tradizione.[11]

Ne è un esempio l'inizio della poesia Enunciazione elettrica pubblicata nel terzo numero della rivista GGPGː

«JAG-JOT
JAG-JOT
ora·----in cima al kuppelhorizont
Raggi di luce rossa di frequenza V e
Raggi viola di frequenza X e
Raggi gialli di frequenza Q e
Luce argentata di frequenza P:---guidata da un volante
TORONTO
TORONTE
TORONTA
---qual è la velocità della luce? (a)
---certo che è 186.000 miglia al secondo (b)
---è davvero una situazione eccellente (a)
---stai zitto (b)»

Pur rivendicando l'assoluta libertà creativa, Nogawa Ryu e Kitasono Katsue dimostrarono tuttavia una certa ostilità nei confronti del movimento dadaista e cercarono nei loro editoriali di respingere l'etichetta "dada" attribuita dai lettori alla loro rivista, arrivando a criticare apertamente alcuni artisti rappresentativi, come Wassily Kandinsky.[12]

Le riviste letterarie che pubblicò negli anni successivi includevano Madame Blanche e, dal 1935, VOU. Nel 1929 pubblicò Album in White (白のアルバム, Shiro no arubamu ), il primo di oltre venti volumi di poesie, considerato la sua opera più importante. Nel 1927 lanciò "Rose, magia e teoria". Nel 1928 pubblicò per la prima volta "Costumes no Taiyo".

I surrealisti giapponesi includevano alcune donne; quelli francesi ne proibivano virtualmente la partecipazione come qualsiasi cosa che non fosse un giocattolo erotico. La famosa mappa surrealista del mondo non include il Giappone; diversi scrittori tendevano a liquidare il surrealismo giapponese come un'imitazione inferiore[13]

Alla fine degli anni '20 Kitazono entrò in contatto con i circoli poetici d'avanguardia raccolti intorno a poeti come Nishiwaki Junzaburō e Takiguchi Shūzō, dove conobbe la letteratura dadaista e surrealista europea.

Dedicò la sua Opera Poetica (1934), scritta in inglese, a Paul Éluard. Nel 1935 fondò il VOU Club e curò il primo numero di VOU. Nel 1937 lanciò "Furyujin". Dal 1936 divenne amico di penna di Ezra Pound, che lo chiamò confidenzialmente "Kit Kat"; corrispose con lui fino al 1959. Entrambi si influenzarono e si sostennero a vicenda nel loro lavoro. La Seconda Guerra Mondiale segnò una profonda svolta nella sua vita. Nel 1944 fondò Mugi no Kai e pubblicò "Mugi Tsushin".

Nel 1946, "VOU" fu ripubblicato. La sua prima pubblicazione significativa dopo la guerra fu il volume di poesie Black Fire (黒い火Kuroi hi ) del 1951. Sotto l'influenza del lavoro del suo amico, il fotografo Yamamoto Kansuke, creò una combinazione di poesia e fotografia, che denominò “poesia plastica” (プラスティック・ポエム, poesia plastica ).

Il suo capolavoro "Monotonic Space" (1959) è la cristallizzazione del suo senso estetico, ed è una delle poche poesie verbali in Giappone che può essere associata alla poesia concreta che stava investendo il mondo in quel momento. "La teoria delle figure" inclusa nella sua prima raccolta di poesie "L'album bianco" (1929), è un gruppo di opere pittoriche disegnate utilizzando solo caratteri, e gli viene data una posizione preistorica nel concreto La poesia è spesso paragonata a "Per la voce" del Costruttivismo russo (Mayakovsky/Lissitzky).

Pubblica lavori fotografici dagli anni '50 e può essere visto come un introdottore della tendenza della fotografia soggettivista .

Dagli anni '60 in poi, il suo stile passò alla fotografia di natura morta in interni in ambienti scultorei, per arrivare infine al " poema plastico " che definiva la fotografia come "poesia stessa". Il manifesto , scritto nel 1966 e pubblicato prima in inglese e poi in giapponese, aveva lo scopo di staccarsi dalle tendenze in rapida evoluzione della poesia concreta e visiva e di garantire una posizione indipendente.

Oltre a scrivere poesie, Katsue Kitazono è stato anche grafico, illustratore ed editore. Dotato di talento nella pittura, disegnò dipinti ad olio che furono selezionati per la mostra Nika; durante il periodo Showa fu coinvolto in numerose riviste letterarie come disegnatore e illustratore di libri (i suoi lavori come i libri della serie Ellery Queen nell'Hayakawa Mystery Bunko sono popolari). Anche se si impegnò in un'ampia varietà di attività, si definì sempre un "poeta".

Poiché la poesia giapponese del dopoguerra iniziò superando il modernismo prebellico, il nome di Katsue Kitazono apparve raramente in prima linea nella critica dopo gli anni '50. Le poesie di questo poeta, che detestava particolarmente i temi della vita e della società, non potevano essere paragonate al pensiero realista del dopoguerra, e non ci fu possibilità di una giusta valutazione delle sue poesie fino alla sua morte. Inoltre, poiché ha scritto le cosiddette poesie di guerra, ci sono state discussioni sulla responsabilità delle figure letterarie per la guerra, ma a questo proposito, il tipo di flessibilità che sta alla base del modernismo è diventato un varco attraverso il quale il nazionalismo può facilmente penetrare È necessario prestare attenzione alla comprensione generale del meccanismo della poesia di guerra, che è quella Le poesie che Katsue Kitazono scriveva più spesso sotto il controllo delle autorità erano poesie locali con temi relativi al clima e ai luoghi d'interesse del Giappone.

Dopo la guerra intraprese una carriera nel design, pur continuando a produrre importanti opere di poesia e in generale continuò ad essere attivo in molti campi.

Morì di cancro ai polmoni il 6 giugno 1978. Fu sepolto a Shounji, nel quartiere di Shibuya. All'interno della Biblioteca della Tama Art University è stato istituito il Kitazono Katsue Bunko, che contiene principalmente oggetti personali.

Per molto tempo la letteratura d’avanguardia asiatica è stata considerata un'imitazione di quella occidentale e le barriere linguistiche ne rendevano difficile la pubblicazione nel mondo occidentale. Il suo lavoro ha guadagnato maggiore fama grazie alla pubblicazione di John Solt Shredding the Tapestry of Meaning . Una selezione delle sue poesie è apparsa sotto il titolo Oceani oltre lo spazio monotono .

Kitozono è stato spesso considerato un poeta surrealista perché - insieme a Toshio Ueda e Tamotsu Ueda - pubblicò il primo Manifesto surrealista in Giappone, ma si staccò dal Surrealismo dopo un breve periodo di tempo, e solo un piccolo numero di opere rientra in questa categoria. Venne in gran parte influenzato dal godimento visivo della filosofia di modellazione del Bauhaus.

Kitazono spiega che la sua poesia può essere classificata in tre categorie: lirica, in stile giapponese e sperimentale, le sue tendenze poetiche sono di ampio respiro. Di queste, poesie che rientrano nella categoria degli "esperimenti" enfatizzano la forma delle lettere piuttosto che il significato delle parole, poesie con una parola per riga, poesie in cui le "strofe" formano forme e altre poesie che si concentrano su forme e modelli in un modo unico. Ciò ha portato ad alcuni risultati interessanti.

  1. ^ Solt, pp. 9-10
  2. ^ Solt, p. 10
  3. ^ Young
  4. ^ Solt, p. 14
  5. ^ a b Solt, p. 16
  6. ^ Solt, p. 19
  7. ^ Solt, p. 19
  8. ^ Solt, pp. 21-22
  9. ^ Solt, pp. 27-28
  10. ^ Solt, p. 30
  11. ^ Solt, pp. 31-36
  12. ^ Solt, p. 38
  13. ^ Young
  • (EN) John Solt, Shredding the Tapestry of Meaning. The Poetry and Poetics of Kitasono Katue (1902–1978), Harvard University Asia Center, 1999, ISBN 9781684173266.
  • (EN) Karl Young e Kitasono Katsuo, Introduction, in John Solt, Karl Young (a cura di), Oceans beyond monotonous space selected poems of Kitasono Katue (1902 - 1978), Hollywood, Highmoonoon Books, 2007, OCLC 845155578.



Shōko Ema (江間章子?, Ema Shōko; Takada, 13 marzo 1913Tokyo, 12 marzo 2005) è stata una poetessa e paroliera giapponese.

Con le sue poesie prese parte negli anni trenta del Novecento alla sperimentazione modernista; acquistò fama nel secondo dopoguerra come autrice del testo della canzone Natsu no omoide (夏の思い出, Ricordi d'estate), inclusa nei testi scolastici e nei libri di musica e diventata una delle più iconiche canzoni giapponesi.[1]

Ema Shōko nacque nel 1913 a Takada, nella prefettura di Niigata. All'età di due anni, in seguito alla morte del padre Akira Nakata, conosciuto come il compositore di Sayashunfu, si trasferì a vivere con la madre nella casa dei nonni materni nel villaggio di Tairadate (oggi Hachimantai) nella prefettura di Iwate, dove trascorse la sua infanzia.[2]

Fin da giovane nutrì un forte interesse per la poesia, e dopo essersi diplomata alla scuola superiore femminile a Shizuoka, si trasferì a Tokyo ed entrò in contatto con i circoli letterari modernisti.[3]

Debutto e partecipazione al movimento modernista

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Iniziò la sua carriera letteraria nella rivista Shiinoki (Castagno) della cerchia del poeta Momota Soji.[4]

La sagra della primavera in un dipinto di Nikolaj Rerich, ca 1911

Nel 1936 pubblicò la sua prima raccolta di poesie Haru e no shotai (春への招待, Invito alla primavera); scritta pochi mesi dopo la prematura morte dell'amica poetessa Chika Sagawa, le riservò una dedica nella pagina iniziale.[5][6]

Le sue poesie, come Haru (Primavera), che contiene un'allusione alla composizione di Igor Stravinsky, Budō hata (vigneto), Sunahama no jōo (L'imperatrice delle dune) o Nezumi (Topo), innestano metafore, immagini oniriche e fantastiche su paesaggi e descrizioni ordinarie, allontanandosi dallo stile della poesia classica.[7][8]

Fu una delle poche donne che parteciparono attivamente ai movimenti poetici d'avanguardia associati al surrealismo giapponese nel periodo prebellico.[4][8]

Di questo periodo scrisseː "Il Giappone si stava dirigendo verso la seconda guerra mondiale. Anche se sentivo una strana presenza, chi avrebbe potuto immaginare che si stesse andando dritti verso la guerra? [...] La poesia che scrivevamo era cosmopolita e si chiamava "modernismo". Era un periodo in cui le persone erano sensibili alle idee e alla poesia dei poeti stranieri."[6]

La poetessa Sagawa Chika

Ema prese parte a diversi gruppi e riviste associati al surrealismo e alla poetica d'avanguardia post-surrealista. Contribuì ad alcuni numeri di Shi to shiron (Poesia e poetica), Shinryodo (Nuovi territori), Shiho (Prosodia), Shīnoki (Castagno), Madame Blanche e la successiva VOU curata da Kitasono Katsue, autore del primo manifesto del surrealismo in Giappone.[4]

In quest'ultima rivista, nel numero di novembre 1936, tradusse il primo capitolo di ABC of Reading del poeta statunitense Ezra Pound (1934), con il quale Kitasono fu in corrispondenza dal 1936 al 1959.[9][10][11]

Fu tra i membri di Arcueil Club, una cerchia letteraria di Tokyo fondata da Kitasono Katue e influenzata dall'avanguardia occidentale, cui presero parte importanti esponenti del modernismo prebellico, come Nishiwaki Junzaburo e Sagawa Chika; con quest'ultima strinse una profonda amicizia durata fino alla sua precoce morte.[12]

Riferendosi alla sua amica, Sagawa annotò in un suo scrittoː "Una volta che avremo un po' di soldi, Ema Shōko ed io vogliamo aprire dei negozi a Ginza: lei avrà un negozio di cappelli e uno di fotografia, io vorrei possedere una libreria come quella di Sylvia Beach".[13]

Nel 1940 diverse sue poesie vennero pubblicate nell'antologia di poesia femminile Gendai joryū shijinshū (現代女流詩人集, Raccolta di poetesse contemporanee), forse la prima antologia di poesie in stile libero prodotte da donne;[14][15] dieci anni prima, nel 1930, a pochi mesi di distanza una dall'altra, erano uscite due antologie di poetesse, la prima dedicata al genere tanka e shi, Gendai shinsen joryū shiika-shū (現代新選女流詩歌集, Raccolta di poesie femminili contemporanee recentemente selezionate, 1930) e Nihon josei shijinshū ( 日本女性詩人集 : 詞華集, Antologia di poetesse giapponesi, 1930).[16][17]

Carri armati sovietici nella battaglia di Khalkhin Gol

Le poesie di Ema comprese in questa raccolta rivelano ancora l'influsso del modernismo per la loro struttura e la presenza di parole straniere, com'era di moda nella poesia modernista degli anni venti e trenta.[14][18]

Tra di esse vi sono anche poesie a tema bellico, come Aki no hanako (秋の花籠 Cesto di fiori autunnale), un'elegia per il giornalista corrispondente di guerra che perse la vita nella battaglia di Khalkhin Gol, svoltasi lungo il confine tra Mongolia e Manciuria da maggio a settembre 1939, nella quale i soldati giapponesi furono duramente sconfitti dagli eserciti mongoli e sovietici.[19]

Secondo quanto sostenuto dalla studiosa Rina Kikuchi, a differenza di altri poeti modernisti degli anni venti e trenta del Novecento che fecero ritorno allo stile poetico tradizionale giapponese quando scrissero poesie di guerra, Ema avrebbe continuato ad applicare le tecniche sperimentate in precedenza e ad esprimere, anche se in modo pacato, il dolore generato dalla guerra in corso, senza incedere nella retorica nazionalistica della vittoria da conseguire.[20] La poesia Il serpente del '37 (一九三七年の蛇) si apre ad esempio con questi versiː "La guerra ruba gli uomini alle donne, si dice / Ma a me ha tolto gli occhi / Mi sento come se fossi innamorata di una scultura senza figura / Mi sento come se tutte le parole e le voci provenissero da un grammofono".[19]

Nel 1943 si diplomò alla Scuola di Musica di Tokyo e iniziò a comporre numerose opere, tra cui canti e musiche corali.[2]

Nel primo dopoguerra Ema si dedicò soprattutto alla scrittura di canzoni. Uno dei suoi primi testi fu Hana no Machi (花の街, Città dei fiori), in cui descrisse una ridente città in cui sbocciavano i fiori della pace tra le macerie del dopoguerra. Musicata da Ikuma Dan, divenne molto popolare come canzone radiofonica.[3]

Ricordi d'estate (Natsu no omoide, 夏の思い出)

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(JA)

«夏がくれば 思い出す
はるかな尾瀬 遠い空
霧のなかに うかびくる
やさしい影 野の小径
水芭蕉の花が 咲いている
夢見て咲いている水のほとり
石楠花色に たそがれる
はるかな尾瀬 遠い空»

(IT)

«Quando arriva l'estate, ricordo
Oze e il cielo lontano
Lo vedo nella nebbia
Le ombre delicate sui sentieri dei campi
il cavolo in fiore
La riva dell'acqua fiorisce nei miei sogni
Il colore dei rododendri, il crepuscolo sta calando
Oze e il cielo lontano»

Il cavolo puzzola, o Lysichiton camtschatcensis, che cresce nelle paludi asiatiche, è il fiore evocato nella canzone di Ema Shoko Ricordi d'estate, ritenuta una delle più iconiche canzoni giapponesi

Nel 1947, al culmine della ricostruzione postbellica, il direttore della radio NHK le chiese di scrivere una canzone che ispirasse "sogni e speranze”. Ema ricordò un paesaggio di fiori di cavoli selvatici in cui si era imbattuta qualche anno prima, quando con alcuni sfollati si era addentrata alla ricerca di cibo nel villaggio di Katashina. Da questo ricordo nacque Natsu no Omoide (夏の思い出, Ricordi d'estate), che evocava la fioritura di questa pianta nelle paludi di Oze.[1][21]

Il testo, messo in musica da Nakata Akira, quando venne trasmesso alla radio NHK, cantato da Yoshiko Ishii, divenne un successo, attirando molti visitatori nella zona, divenuta oggi parte del Parco Nazionale di Oze.[22][23] Nel 1954 la canzone venne pubblicata su un 45 giri dal compositore e cantante Ichiro Fujiyama che la reinterpretò con il Columbia Women's Chorus Group. Particolarmente adatta ad essere cantata da gruppi corali, venne successivamente inclusa nei libri di testo scolastici, libri di musica e nelle linee guida del curriculum della scuola media.[24]

Nel 2006 l' Agenzia per gli affari culturali del Giappone la selezionò tra le "100 migliori canzoni giapponesi".[25]

Nel 1950 Ema fondò con altre poetesse la rivista Joseishi (Poesia femminile) dell'associazione Donne poetesse giapponesi, con direttrice Chio Nakamura, con la quale aveva collaborato fin dagli anni trenta nella rivista VOU fondata da Kitasono Katue.[26] Pubblicò anche diversi saggi, come quello sulla scrittura poetica[27] e biografie, come quella dedicata ad Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, Premio Nobel per la pace nel 1901 e alla poetessa statunitense Emily Dickinson.[28][29][5]

Nel 1972 si recò in Unione Sovietica e visitò la Corea del Nord, traendone un'impressione positiva; elogiò il primo ministro coreano Kim Il-sung definendolo "una luce sulla terra" (金日成首相は地球の上のともしび).[30][3]

Monumento a Ema Shoko con il testo della sua poesia Ricordi estivi, nel villaggio di Katashina,

Nel 1983 pubblicò la raccolta di poesie Iraku kikō ta (イラク紀行タ, Diario di viaggio in Iraq), un paese da lei visitato circa dieci anni prima e negli anni successivi continuò a produrre volumi di poesie, libri di educazione musicale e racconti per bambini.[31]

Nel 1992 venne insignita della cittadinanza onoraria di Setagaya e in seguito di Nishine. In quest'ultima città, in cui trascorse la sua infanzia, venne istituito un premio in suo onore per le migliori poesie scritte dagli studenti delle scuole elementari e medie della prefettura.[3] Anche il villaggio di Katashina la nominò cittadina onoraria.[32]

Nel 1999 venne pubblicata la raccolta completa delle sue poesie.[33]

Ema Shōko morì nel 2005 all'età di 91 anni a causa di un'emorragia cerebrale in un ospedale di Setagaya, Tokyo.

Nel villaggio di Hinoemata, prefettura di Fukushima, le è stato dedicato un monumento con il testo della sua poesia Ricordi estivi.[3]

Opere (selezione)

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  • (JA) Ema Shōko, 黄色のリボンのお姬樣 / Kiiroi ribon no ohimesama [La ragazza dal nastro giallo], Tokyo, Futaba Sekaisha, 1949, OCLC 37277267.
  • (JA) Ema Shōko, イラク紀行―江間章子詩集 / Iraku kikō [Viaggio in Iraq - Una raccolta di poesie di Ema Shoko], Tokyo, Okisakusha, 1983, OCLC 674033925.
  • (JA) Ema Shōko, 埋もれ詩の焰ら / Umore shi no homura [La fiamma delle poesie sepolte], Tokyo, Kodansha, 1985, OCLC 15427535.
  • (JA) Ema Shōko, <夏の思い出>その想いのゆくえ / Natsu no omoide sono omoi no yukue [Ricordi estivi. Il futuro di quei sentimenti], Tokyo, Hobunkan, 1987, OCLC 673444261.
  • (JA) Ema Shōko, タンポポの呪咀 / Tanpopo no juso [La maledizione del dente di leone], Tokyo, 1990, OCLC 23832503.
  • (JA) Ema Shōko, 江間章子全詩集 / Ema Shōko zenshishū [Raccolta completa di poesie di Ema Shōko], Tokyo, Hōbunkan Shuppan, 1999, OCLC 46906829.

Saggi, biografie, romanzi

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  • (JA) Ema Shōko, アンリ・デュナン / Anri dyunan [Henry Dunant], Tokyo, Dowaya, 2004, OCLC 674865382.[34]
  • (JA) Ema Shōko, 乙女のよろこび : 少女小說 / Otome no yorokobi [La gioia della fanciullaː romanzo per ragazze], Tokyo, Komadori Shoen, 1950, OCLC 672873670.
  • (JA) Ema Shōko, 詩へのいざない : 現代詩の理解と作法 / Shi eno izanai : Gendaishi no rikai to sakuhō [Invito alla poesiaː comprendere e scrivere poesia moderna], Tokyo, Shibata Shoten, 1957, OCLC 672497412.
  • (JA) Ema Shōko, エミリー・ディッキンソンの生涯 / Emirī Dikkinson no shōgai [La vita di Emily Dickinson], Tokyo, 1969.

Testi di canzoni[35]

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  • Natsu no omoide (夏の思い出, Ricordi dell'estate) musicato da Nakada Yoshinao
  • Okāsan (おかあさん) musicato da Nakada Yoshinao
  • Hana no machi (花の街, Città dei fiori) musicato da Dan Ikuma
  • Hana no mawari de (花のまわりで) musicato da Ōtsu Saburō
  • Gogatsu no yoru (Notte di maggio (stagione del gufo blu), musicato da Satoshi Oishi/Mariko Hattori[36]
  • Oyasuminasai utsukushī yume o mite (おやすみなさい 美しい夢を見て, Buonanotte, fai un bel sogno), musicato da Nakada Yoshinao/Yuki Kuramoto[37]
  • Akarui Hitomi (明るいひとみ , Occhi brillanti), musicato da Ikuma Dan[38]
  • Hana no machi (Città dei fiori)
  1. ^ a b (JA) 名曲誕生の地へ [Alle origini delle canzoni famose], su bs-asahi.co.jp. URL consultato il 28 ottobre 2024.
  2. ^ a b (JA) 令和2年5月 第1学年臨時休業中の課題 中田喜直「夏の思い出」鑑賞プリント [Maggio 2020 Compiti durante la chiusura temporanea della scuola di 1a elementare Yoshinao Nakata Ricordi estivi] (PDF), su chuo-tky.ed.jp. URL consultato il 28 ottobre 2024.
  3. ^ a b c d e (JA) 夏の思い出 - 江間章子 [Ricordi d'estate - Akiko Ema] (PDF), su lib.kunitachi.ac.jp, 23 maggio 2005. URL consultato il 28 ottobre 2024.
  4. ^ a b c Sas, p. 149
  5. ^ a b Sas, p. 150
  6. ^ a b (JA) 「夏の思い出」の詩人、江間章子 [Akiko Ema, la poetessa di “Ricordi d'estate”], su note.com, 6 marzo 2023. URL consultato il 28 ottobre 2024.
  7. ^ Sas, pp. 149-158
  8. ^ a b Arai
  9. ^ Solt, pp. 97-98, 113
  10. ^ Pierantonio Zanotti, Introduzione alla storia della poesia giapponese. Dall’Ottocento al Duemila, Venezia, Marsilio, 2012, p. 84, ISBN 978-8831711104.
  11. ^ (EN) Andrew Houwen, “Tokio Takes Over, Where Paris Stopped”: Kitasono Katué’s VOU, su modernismmodernity.org, 19 dicembre 2023. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  12. ^ (JA) Shimada Ryu, Sagawa Chika honyakukō : 1930 nendai ni okeru shijin no honyaku to sōsaku no aida – Itō Sei, H. Crosby, J. Joyce, V. Woolf, H. Read, Mina Loy wo chūshin ni / 左川ちか翻訳考:1930年代における詩人の翻訳と創作のあいだ―伊藤整、H・クロスビー、J・ジョイス、V・ウルフ、H・リード、ミナ・ロイを中心に / [Riflessioni sulle traduzioni di Chika Sakawa: Tra opere originali e traduzioni di una poetessa degli anni '30 - Focus su Itō Sei, H. Crosby, J. Joyce, V. Woolf, H. Reid e Mina Loy], in Ritsumeikan bungaku, n. 677, marzo 2022, pp. 788.
  13. ^ Patricia Callan, Chika Sagawa, su mezzocammin.com. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  14. ^ a b (JA) Nagata Suketarō, Yamada Iwasaburō (a cura di), 現代女流詩人集 / Gendai joryū shijinshū, Tokyo, Sangabō, 1940, OCLC 672763866.
  15. ^ (JA) 現代新選女流詩歌集 [Raccolta di poesie femminili contemporanee], su kosho.or.jp. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  16. ^ Kikuchi, p. 31
  17. ^ (JA) 日本女性詩人集 : 詞華集 / Nihon josei shijinshū : Shikashū [Raccolta di poetesse giapponesi], Tokyo, Shishūsha, 1930, OCLC 673972595.
  18. ^ Kikuchi, pp. 32, 40-42
  19. ^ a b Kikuchi, p. 41
  20. ^ Kikuchi, pp. 41-42
  21. ^ Il cavolo puzzola (mizubashō, ミズバショウ) è compreso come kigo (季語, parola della stagione) nel saijiki (歳時記, lett. "cronaca degli eventi annuali") utilizzato nell'haiku per indicare l'estate.
  22. ^ (EN) VOX POPULI: Don’t go to Oze National Park without bringing 100-yen coins, su asahi.com, 26 luglio 2022.
  23. ^ (JA) 夏の思い出(江間 章子 作詞/中田 喜直 作曲) [Ricordi d'estate (testi di Akiko Ema / composizione di Yoshinao Nakata)], su www2.nhk.or.jp. URL consultato il 28 ottobre 2024.
  24. ^ (EN) Ichiro Fujiwara/Chieko Baisho -- Natsu no Omoide (夏の思い出), su kayokyokuplus.blogspot.com, 30 agosto 2017. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  25. ^ (JA) 日本の歌百選 / [Le cento migliori canzoni giapponesi] (PDF), su bunka.go.jp. URL consultato il 28 ottobre 2024.
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  29. ^ (JA) Ema Shōko, エミリー・ディッキンソンの生涯 / Emirī Dikkinson no shōgai [La vita di Emily Dickinson], Tokyo, 1969.
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Voci correlate

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Chika Sakawa, nata Ai Kawasaki (左川ちか?, Sakawa Chika; Yoichi, 14 febbraio 1911Tokyo, 7 gennaio 1936), è stata una poetessa e traduttrice giapponese del primo periodo Shōwa.

Definita la prima poetessa modernista giapponese, con le sue numerose traduzioni ha contribuito a diffondere in Giappone la conoscenza degli scrittori europei e statunitensi e con le sue poesie innovative ha rappresentato una voce importante nella scena poetica d'avanguardia di Tokyo.[1][2][3]

Trasferitasi nella capitale dalla provincia a diciassette anni, già l'anno successivo ha iniziato a pubblicare le sue traduzioni e successivamente le sue poesie nelle principali riviste letterarie del tempo, ottenendo l'apprezzamento e la stima dei suoi contemporanei.[4] Le sue poesie in prosa e i suoi versi liberi frammentati di stile surrealista, fondono influenze occidentali con le sperimentazione del movimento modernista emerso a Tokyo dopo il grande terremoto del Kantō del 1923.[5]

Attiva tra il 1930 e il 1935, la sua morte a soli ventiquattro anni, avvenuta nel 1936, ha contribuito nel dopoguerra a costruirne il mito e la difficoltà di reperimento delle sue opere - la prima edizione delle sue poesie, curata da Ito Sei, è stata pubblicata nel 1936, qualche mese dopo la sua scomparsa - a definirla una "poetessa fantasma".[6]

La ripubblicazione delle sue opere complete nel XXI secolo e la loro traduzione in inglese e in spagnolo hanno contribuito alla sua riscoperta e a farla conoscere ad un pubblico sempre più ampio, avviando nuovi studi sulla sua poetica e sulla sua importanza nell'ambiente letterario del tempo.[7][8][3]

Prefettura di Hokkaido
Yoichi

Ai Kawasaki nacque nel 1911 nel villaggio di Oaza Kurokawa, città di Yoichi, Hokkaido, in una famiglia benestante di proprietari terrieri in progressivo declino dopo la morte del nonno materno. Non conobbe mai il padre, crebbe con la madre, il fratellastro maggiore Noboru e la sorellastra minore Kiku.[9]

Fin dalla prima infanzia ebbe problemi di salute, a causa dei postumi di una polmonite, ed ebbe difficoltà a camminare fino ai quattro anni; in seguito avrebbe sofferto di disturbi alla vista.[10] Nel 1923, nonostante l'opposizione dei suoi parenti, grazie alla retta pagata dal fratellastro frequentò la scuola secondaria femminile della città portuale di Otaru (attuale Otaru Sakurayo High School), dove si diplomò e ottenne la licenza di insegnamento.[11]

Dall'agosto 1928 si trasferì a vivere a Tokyo, dove risiedeva il fratellastro Noboru, e attraverso questi e il suo amico Sei Itō, che già conosceva dai tempi della scuola superiore, venne introdotta nell'ambiente letterario della capitale.[11]

Durante la sua breve carriera letteraria, durata dal 1930 al 1935, Sagawa pubblicò circa novanta poesie in versi liberi e in prosa, traduzioni e articoli in varie riviste letterarie.[12]

Shimada Ryū, autore di diversi studi su Sagawa Chika e curatore dell'edizione delle sue opere complete pubblicata nel 2022, ne ha suddiviso la carriera letteraria in quattro periodiː[13] il primo, di "preparazione", è collocato tra l'aprile del 1929 e la primavera del 1930 e la vede impegnata esclusivamente come traduttrice, una sorta di periodo di apprendistato, sotto la tutela di Sei Itō, che le servì per sviluppare il suo stile personale; nel secondo, di "debutto", che va dall'estate del 1930 all'inizio dell'estate 1932, Sagawa affianca alla traduzione la critica modernista e la produzione di poesia in prosa; il terzo, di "consolidamento", compreso tra l'estate del 1932 e l'inizio dell'estate del 1933, la vede sospendere temporaneamente la traduzione per dedicarsi alla creazione poetica, pubblicata nelle principali riviste di poesia modernista, tra cui Hakushi (白紙. trad.ː Pagina bianca), Bungei rebyū (文芸レビュー, Rassegna letteraria), Esupuri nūvuō ( レスプリ・ヌウボオ Esprit nouveau); nell'ultimo periodo, di "svolta", da giugno 1933 a gennaio 1935, l'autrice ritorna all'attività di traduzione, esercitata in maniera indipendente, diversamente dal passato, e condotta di pari passo alla produzione di poesie, connotate da un originale stile poetico.[14]

Inizio attività di traduttrice

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Dall'aprile 1929, diciottenne, Ai Kawasaki iniziò a pubblicare traduzioni di opere in inglese, lingua in cui eccelleva, su Bungei rebyū (文芸レビュー, trad.ː Rassegna letteraria), la rivista fondata da Itō Sei, Noboru Kawasaki e Kawara Naoichirō.[11]

La libreria Shakespeare and Company di Parigi

Fin dai suoi primi lavori la giovane traduttrice cambiò il suo nome in Sagawa Chika. I due caratteri kanji di Sagawa, 左川 , significano "sinistra" e "fiume", e intendevano riferirsi alla Rive Gauche della Senna, quartier generale parigino di artisti e scrittori che lei amava. In quel luogo, inoltre, sorgeva la libreria Shakespeare and Company di Sylvia Beach e uno dei sogni di Sagawa era quello di aprire un simile punto di ritrovo a Ginza. Il kanji del suo vero nome, Kawasaki 愛, che può essere pronunciato sia Ai che Chika, andò a comporre il resto del suo nom de plume.[15]

Lo scrittore Itō Sei, amico e mentore di Sagawa Chika

Gli autori delle sue prime traduzioni furono Ferenc Molnár (Kami no kuroi otoko no hanashi, La storia dell’uomo dai capelli neri), Aldous Huxley e Sherwood Anderson, i cui racconti, molto probabilmente selezionati da Itō Sei con lo scopo di introdurla alla scrittura degli autori modernisti per sviluppare in seguito il proprio stile, erano tratti dalla rivista statunitense Vanity Fair, fondata nel 1913, che funzionò da importante strumento di divulgazione in Giappone delle opere delle avanguardie letterarie statunitensi, tra cui T. S. Eliot e Gertrude Stein.[16]

In totale nel 1929 Sagawa pubblicò nella rivista Bungei rebyū, sotto la supervisione di Itō Sei, sei traduzioni e un primo saggio, Mosukō geijutsuza shōwa (モスコオ芸術座小話, Aneddoto sul teatro d’arte di Mosca).[17]

Il rapporto che la legava a Itō Sei non era improntato alla semplice amicizia; il fratello della giovane, preoccupato di garantirle un buon futuro - era lui che aveva pagato la retta per garantirle l'istruzione superiore e l'aveva poi invitata a condividere il suo appartamento a Tokyo - nel gennaio 1929 propose all'amico scrittore di prenderla in moglie, ricevendone un rifiuto.[18] Quando Itō, nel settembre 1930, si sposò con Ogawa Sadako, questo matrimonio inaspettato colpì profondamente Sagawa, anche se il suo rapporto con lo scrittore non ne fu seriamente compromesso; entrambi stavano lavorando su traduzioni di Joyce e continuarono a vedersi e a collaborare.[12]

Secondo lo studioso Shimada Ryū, nel racconto pubblicato da Itō nel luglio del 1931, Umi no shōzō (海の肖像, Ritratto del mare), successivamente comparso nella raccolta Il festival delle creature (1932), il personaggio di Fuyuko, una donna che tormenta il protagonista con il suo amore non corrisposto, nelle successive edizioni descritta come una "sabotatrice d'amore", sarebbe stato modellato su Chika Sarawa.[19]

Caresse Crosby e il suo cane

Gli autori tradotti da Sakawa a partire dal 1929, esaminati nel contesto delle scelte di traduzione operate in quello stesso periodo dalle principali riviste giapponesi di poesia modernista, gettano luce sulla sua posizione, il suo grado di indipendenza all'interno degli ambienti letterari della capitale e sulle relazioni che tali iniziative editoriali intrattenevano con le riviste moderniste occidentali.[20]

Inizialmente la rosa di autori tradotti da Sakawa procedeva in modo parallelo alle tendenze della traduzione nel mondo della poesia.[18]

L'anno successivo la prima poesia tradotta da Sakawa fu Sleeping Together del poeta ed editore statunitense Harry Crosby, uno dei rappresentanti della "generazione perduta", fondatore con la moglie Caresse della casa editrice di lingua inglese Black Sun Press, in cui vennero pubblicate le prime opere di molti scrittori modernisti, tra cui Hart Crane, D.H. Lawrence, Henry James ed Ernest Hemingway.[21]

Sleeping Together, pubblicata nel 1930 sulla rivista Resupuri nūvuō (レスプリ・ヌーヴォー , trad.ː L'Esprit Nouveau), venne tratta dal numero di marzo 1930 del periodico letterario sperimentale Transition, di lingua inglese, ma fondato a Parigi nel 1927 dal poeta Eugene Jolas e dalla moglie, che divenne ben presto riferimento degli artisti surrealisti, espressionisti e dadaisti e "simbolo della nuova letteratura in Europa intorno al 1930".[22][23]

Secondo quanto avrebbe ricordato il suo amico poeta Yukio Haruyama, Sakawa, accolta nella comunità letteraria che si raccoglieva intorno al poeta Kitasono Katsue, festeggiò il successo derivatole da questa traduzione comprando delle pantofole rosse in un grande magazzino e concedendosi una lunga passeggiata a Ginza.[24]

Consolidamento dell'attività di traduttrice

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Virginia Woolf, 1927

Tra il 1931 e il 1932 tradusse per la prima volta in Giappone la raccolta di poesie Musica da camera (1907) di James Joyce, pubblicata a puntate nella rivista Shi to shiron (と詩論, Poesia e poetica), alcune raccolte di racconti di Virginia Woolf, come Una casa infestata e Lunedì o martedì che uscirono serializzati nelle riviste Shin Bungaku (新文学研究 Nuova ricerca letteraria), Kyō no shi (今日の詩, Poesia oggi) e Shīnoki (椎の木, Castagno).[25][26]

È stato notato come queste traduzioni, diversamente da quelle di altri addetti ai lavori, travalicassero lo stile del loro autore e il significato originale. Per quanto riguarda, ad esempio, le caratteristiche della traduzione di Sakawa della raccolta Musica da camera di Joyce, lei stessa in una nota avvisò il lettore di aver abbandonato la rima della poesia originale, convertita in uno stile di prosa.[27]

Avrebbe adottato inoltre nella sua traduzione e in seguito nelle sue poesie soluzioni linguistiche originali, come "heart", cuore, tradotto con il termine shinzō (心臓), che allude all'organo fisico, e non con kokoro (心) che rinvia alla mente, allo spirito, al sentimento, con l'intento di contenere il lirismo, e, sotto l'influenza della grammatica inglese, avrebbe introdotto l'uso frequente di forme plurali forzate di parole giapponesi, come taiyō-ra ("soli").[28][29]

Le traduzioni degli anni 1933-1935

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In questa nuova fase di attività di traduzione che va da giugno 1933 a giugno 1935 intervengono dei cambiamentiː gli autori tradotti dalla giovane sono quasi tutti poeti e quasi sconosciuti nei circuiti letterari giapponesi, come Howard Weeks, Bravig Imbs, Charles Reznikoff e Mina Loy, quest'ultima mai tradotta in precedenza nel paese; questo dato porterebbe a pensare che sia stata la stessa Sakawa a sceglierli, liberandosi dalla tutela di Itō Sei o di altri e dalle tendenze in voga nel mondo della poesia e delle riviste letterarie giapponesi.[30]

Debutto e affermazione come poetessa

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(JA)

«昆虫が電流のやうな速度で繁殖した。
地殻の腫物をなめつくした。
美麗な衣裳を裏返して、都会の夜は女のやうに眠つた。
私はいま殻を乾す。
鱗のやうな皮膚は金属のやうに冷たいのである。
顔半面を塗りつぶしたこの秘密をたれもしつてはゐないのだ。
夜は、盗まれた表情を自由に廻転さす痣のある女を有頂天にする»

(IT)

«Gli insetti si riproducevano alla velocità di una corrente elettrica.
Leccavano i rigonfiamenti della crosta della terra.
Rivoltando i suoi indumenti, la notte urbana dormiva come una donna.
Ora appendo il mio guscio ad asciugare.
La mia pelle squamosa è fredda come il metallo.
Non c'è nessuno che conosca il segreto dipinto sulla metà del mio volto.
La notte delizia la donna con la ferita sul viso, libera di far circolare ogni espressione rubata.»

Il poeta Kitasono Katsue

Il 1930 fu l'anno del debutto di Sagawa come poetessaː pubblicò Konchū (昆虫, Insetti) sulla rivista Varietà (ヴァリエテ), a cui collaborava il fratello, e Aoi uma (青い馬, Cavallo blu) sulla rivista Hakushi (白紙, Pagina bianca), diretta dal poeta e artista Kitasono Katsue, autore con i fratelli Ueda del primo manifesto surrealista giapponese e tra i principali rappresentanti della scena modernista, che dopo aver letto alcune sue poesie la volle tra i suoi collaboratori.[31] Due mesi dopo pubblicò su Hakushi Fotografie d'autunno (秋の写真) e altre sue creazioni, come Il mare che cade (墜ちる海) nell'Esprit nouveau.[32]

Le poesie di stampo modernista pubblicate da Sagawa, oltre alle sue traduzioni di racconti e saggi, catturarono l'attenzione della comunità di scrittori che iniziò ad apprezzarlaː fu elogiata, oltre che da Itō Sei e da Kitasono Katsue, anche da Yukio Haruyama, Junzaburo Nishiwaki, Momota Sōji e Sakutaro Hagiwara.[25][9]

Nel periodo in cui stava traducendo Joyce, la giovane poetessa cominciò a modificare il suo aspetto, scegliendo degli occhiali con una montatura rotonda bordata di nero, simile a quella dello scrittore irlandese, frangetta e taglio corto alla moda da moga (モダンガール, modan gāru, trad.ː ragazze moderne), e ad indossare vestiti neri, disegnati da lei (avrebbe sostituito due anni più tardi il nero con indumenti a colori, come il blu e il verde), un berretto nero e un anello con uno scarabeo, contribuendo a creare il suo personaggio di intellettuale modernista.[33]

Nel 1931 pubblicò altre poesie in un numero crescente di riviste; l'attività creativa aumentò negli anni successivi, mentre diminuì quella della traduzione, in parte sospesa per circa un anno, dall'estate 1932 all'estate 1933.[34]

Nel 1932, l'anno della sua maggiore produzione poetica, scrisse oltre venti componimenti e iniziò la produzione di poemi in prosa, come Shinpi (神秘, Mistero) e Yume (夢, Sogno), pubblicati su Shīnoki e Madamu buranshu (マダム・ブランシュ, Madame Blanche).[35] Quest'ultima rivista, prima denominata Hakushi, fungeva da riferimento per l'omonimo circolo modernista presieduto da Kitasono Katsue, in seguito diventato Club D'Arcueil, dal nome della città in cui viveva Erik Satie.[36] Al Club prese parte anche Sagawa, che nell'apertura del primo numero pubblicò la poesia Shiro to kuro (白と黒, Bianco e nero).[35]

In uno degli incontri del Club Sagawa conobbe la giovane poetessa Ema Shōko, con cui avrebbe stretto un forte legame di amicizia. Approfondì anche il suo rapporto con il poeta Momota Sōji, che fu per lei una figura paterna, sostenendola sia nella vita pubblica che in quella privata.[18] Nel 1933 divenne collaboratrice di diverse riviste di poesia femminile, tra cui Nyonin shi (Poesia femminile) e avviò fitte corrispondenze con altre poetesse giapponesi.[15]

Sempre nello stesso anno codiresse con Kitasono la rivista Esprit che chiuse dopo soli quattro numeri, nel 1934.[37]

In questo periodo le sue poesie sperimentali acquistarono sempre più la forma di poemi in prosa, quasi simili a racconti brevi, come Zensōkyoku (Preludio), pubblicato nel 1934. All'amica Ema Shōko avrebbe parlato del suo desiderio di passare dalla poesia alla scrittura di un romanzo, «qualcosa di dolce e che si sciolga sulla lingua come un gelato». [38][39]

Nel febbraio 1934 la casa editrice Shiinokisha le dedicò un inserto speciale e nell'aprile dello stesso anno venne annunciato, ma non realizzato, il progetto di pubblicazione di una raccolta delle sue poesie, Sagawa Chika shishū, curata da Momota Sōji.[15]

Malattia e morte

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Nell'aprile 1935 iniziò a lamentare dolori addominali e in ottobre, ricoverata in ospedale, le fu diagnosticato un cancro nella fase terminale. La madre, arrivata da Hokkaido, si prese cura di lei negli ultimi giorni; morì il 7 gennaio 1936 a casa di Noboru a Tokyo, all'età di 24 anni. Fu sepolta nella sua città natale di Yoichi.[12]

Nel novembre del 1936 una raccolta contenente 75 sue poesie, intitolata Sagawa Chika shishū, fu pubblicata in forma anonima da Itō Sei per l'editore Shourinsha.[40]

Gli studi sull'opera di Sagawa hanno evidenziato una stretta relazione tra la sua esperienza di traduttrice, anticamera dell'acquisizione di uno stile nato dal confronto con gli esempi degli autori occidentali più acclamati nella scena modernista giapponese, e la sua creazione poetica.[41]

Le sue poesie metterebbero in luce "l'intersezione di più lingue, ma anche di sistemi di scrittura e di significazione", interpretati da Irina Holca come una sorta di sfida, operata dall'autrice, delle "nozioni di autorialità e di traduzione", realizzata attraverso la "metabolizzazione" e la sovrapposizione di vocaboli, metafore, stile, immagini, appresi dai testi su cui aveva lavorato.[42]

Oltre che da Musica da camera di Joyce, le poesie di Sagawa rivelano l'influenza dello stile di scrittura e della sensibilità di Virginia Woolf, ad esempio in due poesie in prosaː Midori no honoo (緑の焰, Fiamme verdi), ispirata al travolgente germogliare della primavera, pubblicata nel giugno 1931 nella rivista Shinkeishiki e Preludio (前奏曲) uscita nel novembre 1934 nella rivista Cahiers カイエ.[43] Dalla stessa Woolf avrebbe appreso il senso del colore, in particolare l'idea poetica del "verde", presente come riferimento nel racconto Blue and Green, incluso nella raccolta Lunedì o Martedì e ne La casa infestata, tradotte da Sagawa. Tale colore sarebbe stato successivamente reinterpretato nelle sue poesie come simbolo di una forza esterna prorompente e vitale, identificata con la natura e percepita come una minaccia.[44]

Secondo una delle traduttrici delle sue opere, Sawako Nakayasu, le poesie di Sagawa sono "deliziosamente surreali" e "operano in modo simile a un tableau o a un montaggio, posizionando le immagini una dopo l'altra negli occhi del lettore"; in esse sarebbe avvertibile la tensione tra natura e artificio, ambientazione rurale e urbana, "esplorate con una violenza sottile e spesso viscerale".[1][45]

Il poeta e critico letterario Junzaburo Nishiwaki così ha commentato l'opera di Shagawaː "Poiché le piaceva cantare, le sue poesie enfatizzavano la musicalità e le sue idee erano estremamente liriche, ma allo stesso tempo stranamente popolari e con una forte influenza simbolista".[46]

Murasaki Shikibu, autrice del Genji monogatari ("Storia di Genji"), capolavoro dell'XI secolo

Le ricercatrici Rina Kikuchi, Carol Hayes, autrici di una traduzione delle poesie di Sagawa, hanno osservato come la sua sperimentazione poetica abbia riguardato i temi - molto presenti i motivi della morte, della solitudine e della natura - e lo stile, caratterizzato dall' "unicità delle sue metafore" e da un linguaggio "surrealista" simile agli scritti modernisti occidentali. La sua sperimentazione avrebbe coinvolto anche la struttura grammaticale e la punteggiatura, come ad esempio l'uso di ampi spazi tra le frasi, non in uso nei testi giapponesi.[47]

Interrogandosi sui motivi che avrebbero portato all'esclusione della poetessa dal canone letterario giapponese, nonostante il riconoscimento ricevuto dai suoi contemporanei, gli studiosi hanno dato risposte diverse, attribuendo la sua rara presenza nei manuali di storia della poesia alla sua breve carriera e precoce scomparsa, alla sua appartenenza al genere femminile, sottolineando come, sebbene la tradizione di scrittrici giapponesi risalisse al periodo Heian, nel XIX e XX secolo la letteratura fosse prevalentemente dominata dagli uomini e la poesia femminile confinata in un settore separato; sono state richiamate, infine, come motivo di rimozione della poesia di Sakawa, nei decenni successivi alla sua morte, le sue affinità con i poeti occidentali, non molto gradite in un momento in cui gli storici della letteratura negli anni quaranta e cinquanta cercavano di plasmare un canone letterario unicamente giapponese.[45][3][48]

Secondo le ricercatrici Kikuchi e Hayes, Sagawa sarebbe stata doppiamente emarginataː l'establisment maschile non l'avrebbe presa in considerazione perché al di fuori del "mainstream" poetico, che apparteneva agli uomini; la sua produzione sperimentale all'interno del movimento modernista non la rendeva collocabile nelle tradizioni poetiche consolidate di tanka e haiku, né ascrivibile al genere della "letteratura femminile" nelle forme di scrittura proprie dello stile "watashi-gatari confessionale", ritenuto una delle principali caratteristiche degli scritti femminili prebellici; gli studi femministi, d'altro canto, si sarebbero disinteressati di lei ritenendo i suoi testi privi di precise tematiche femminili.[9]

La sua traduttrice, Sawako Nakayasu, ha sostenuto che la poesia di Sakawa è "quasi asessuata", non parla "dell'esperienza vissuta femminile nel contesto della scrittura" e ha attribuito questa particolarità al problematico rapporto intrattenuto della poetessa con il proprio corpo, vissuto come "alieno, distante e minaccioso", e con la propria esistenza fisica, ritenuta precaria. I temi della morte, del decadimento, della malattia, sono molto presenti nelle sue poesie, nelle quali prevarrebbe "una relazione individuale con il mondo e con la natura".[3]

Condivide questa posizione anche Ellis Toshiko, autrice di un articolo che esamina tre poetesse giapponesi contemporanee - Yosano Akiko, Sagawa Chika e Itō Hiromi - come esempi di autrici che hanno rotto le convenzioni della “poesia femminile” e sovvertito "l'immagine della femminilità tradizionalmente ritratta nelle poesie scritte da donne giapponesi".[49] Anche secondo Ellis nelle poesie di Sagawa Chiki il corpo sarebbe poco presente, pur funzionando da "punto di riferimento per relazionarsi con il mondo esterno". In poesie come Midori no Honoo (Fiamme verdi) viene trasmessa l'immagine di una donna intenta a difendere la propria fragilità fisica dall'assalto travolgente della forza vitale della naturaː il verde della primavera le provoca un senso di soffocamento, il mondo esterno le è ostile; in Shi no hige (La barba della morte) la morte si impadronisce di lei, spogliandola del suo "guscio" protettivo.[50]

Sebbene Sagawa associ la sua fisicità alla "consapevolezza del suo imminente annientamento" e alla morte, a differenza di Yosano che attraverso il corpo afferma la propria identità femminile, entrambe, conclude Ellis, pongono il corpo come il "fulcro dell'auto-riconoscimento".[51]

r


La sua poesia avrebbe influenzato in seguito Yoshioka Minoru, uno dei più riconosciuti poeti del dopoguerra, che avrebbe confessato di essersi avvicinato alla scrittura e all'arte surrealista attraverso l'opera di Sagawa Chika e Kitasono Katue.[52]


Nel 2016 la traduzione di Sawako Nakayasu della raccolta completa di poesie di Chika Sakawa ha vinto il Lucien Strike Asian Translation Award dell'American Translators Association. È stato il primo premio per un'opera tradotta dal giapponese all'inglese.

[53]

Opere (edizioni)

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  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか詩集 / Sagawa Chika shishu [Raccolta di poesie di Sagawa Chika], a cura di Itō Sei, Shōshinsha, 1936.
  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか全詩集 / Sagawa Chika Zen Shishū [Raccolta completa delle poesie di Sagawa Chika], a cura di Yuuka Ono, Hiroyoshi Sone, Hironori Kawasaki, Mori Kaisha, 1983.
  • (JA) Sagawa Chika, 左川ちか全集 / Sagawa Chika zenshū, a cura di Shimada Ryū, Shoshi Kankanbō, 2022, OCLC 1366126766.
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  27. ^ Shimada 2022, pp. 801, 807
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  30. ^ Un elenco delle traduzioni, con indicazione dei relativi autori, titoli e riviste in cui sono state pubblicate, si trova in Shimada 2022, pp. 772-780
  31. ^ Shimada 2020, p. 130
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  35. ^ a b Shimada 2022, p. 780
  36. ^ (EN) Miryam Sas, Fault Lines: Cultural Memory and Japanese Surrealism, Redwood City, Stanford University Press, 1999, p. 90.
  37. ^ Shimada, p. 788
  38. ^ Shimada 2022, p. 787
  39. ^ Un elenco dei titoli delle 78 poesie di Sagawa Chika e delle relative riviste del tempo in cui furono pubblicate, si trova inː (JA) 『左川ちか資料集成』(2017)- 覚書 暫定版 島田龍 [“Collezione di materiali Chika Sakawa” (2017) - Memorandum Versione provvisoria Shimada Ryu] (PDF), su researchmap.jp, giugno 2019.
  40. ^ (JA) Sagawa Chika, 左川ちか詩集 / Sagawa Chika shishu [Raccolta di poesie di Sagawa Chika], a cura di Itō Sei, Shōshinsha, 1936.
  41. ^ Shimada 2022, p. 823
  42. ^ Holca, pp. 380, 393
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  45. ^ a b (EN) Sagawa Chika, Sawako Nakayasu, Backside, in Poetry, n. 194, aprile 2009, pp. 6-7.
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  51. ^ Ellis, pp. 99-100
  52. ^ (EN) Eric Selland, Yoshioka Minoru: A Life of Poetry, a cura di Frank Stewart and Leza Lowitz, Honolulu, University of Hawaii Press, 2017, p. 17.
  53. ^ (EN) Sagawa Chika e Nakayasu Sawako, The Collected Poems of Chika Sagawa, New York, Modern Library, 2020, p. 3.
  54. ^ Nel 2016 la traduzione di Sawako Nakayasu della raccolta completa di poesie di Chika Sakawa ha vinto il Lucien Strike Asian Translation Award dell'American Translators Association. È stato il primo premio per un'opera tradotta dal giapponese all'inglese. Cfr.ː (EN) Announcing the Winner of the 2016 Lucien Stryk Prize!, su literarytranslators.org. URL consultato il 18 ottobre 2024.



I soldati vivi (1938) e la letteratura di guerra

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"Quando lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese nel 1937 segnò una nuova fase nella spinta militare del Giappone nel continente asiatico e la mobilitazione per la guerra totale, le rappresentazioni degli spazi periferici dell'impero giapponese furono sempre più legate allo sforzo bellico. Alcuni degli scrittori più importanti dell'epoca, tra cui Yokomitsu e Hayashi Fumiko, furono inviati all'estero da giornali, riviste e dal governo per scrivere resoconti della guerra per il pubblico dei lettori. “Ikiteiru heitai” (Soldati viventi, 1938) di Ishikawa Tatsuzo¯ portò alla messa al bando della rivista in cui appariva e all'arresto dell'autore." [1]

vedi anche https://japan_literature.en-academic.com/452/WAR_LITERATURE











Brutalismo

Secondo il critico di architettura Reyne Banham sarebbe stato l'architetto svedese Hans Asplund nel 1956 a introdurre il termine nybrutalism (nuovo brutalismo) in architettura, riferendosi a una moderna casa in mattoni a Uppsala, Villa Göth, progettata nel gennaio 1950 dai suoi contemporanei Bengt Edman e Lennart Holm; tale termine sarebbe stato successivamente ripreso nell'estate del 1950 da un gruppo di architetti inglesi in visita, tra cui Michael Ventris, Oliver Cox e Graeme Shankland, che lo avrebbero tradotto, portato in Gran Bretagna, diffuso a macchia d'olio, dove sarebbe stato "adottato da una certa fazione di giovani architetti britannici".

L'uso originario del termine venne anche rivendicato dalla coppia di architetti britannici Alison e Peter Smithson, i quali nel 1954 lo usarono per descrivere il progetto della loro casa di Soho, una sorta di laboratorio domestico, apparso nel numero di novembre di Architectural Design, nel quale essi intendevano sperimentare l'uso diretto o grezzo dei materiali nella costruzione, lasciando la struttura completamente esposta, "senza finiture interne ove possibile". La Hunstanton School da loro completata nel 1954 a Norfolk viene ritenuta il primo esempio al mondo di edificio definito dai suoi architetti "brutalista", e descritto all'epoca come "l'edificio più moderno d'Inghilterra".

Il termine ottenne un riconoscimento sempre più ampio quando lo storico dell'architettura britannico Reyner Banham lo utilizzò per identificare sia uno stile etico che estetico, nel suo saggio del 1955 The New Brutalism. Nel saggio, Banham descrisse Hunstanton e la casa di Soho come il "riferimento con cui il New Brutalism in architettura può essere definito".  Reyner Banham associò anche per la prima volta il termine "nuovo brutalismo" all'art brut e al béton brut , che in francese significa "calcestruzzo grezzo".  L'architettura béton brut più nota è l'opera proto-brutalista dell'architetto svizzero-francese Le Corbusier , in particolare la sua Unité d'habitation del 1952 a Marsiglia , in Francia; il Chandigarh Capitol Complex del 1951-1961 in India; e la chiesa di Notre Dame du Haut del 1955 a Ronchamp , in Francia.

Banham ampliò ulteriormente i suoi pensieri nel libro del 1966, The New Brutalism: Ethic or Aesthetic? , per caratterizzare un gruppo di approcci architettonici di recente costituzione, in particolare in Europa.  Nel libro, Banham afferma che il lavoro in cemento di Le Corbusier fu una fonte di ispirazione e contribuì a rendere popolare il movimento, suggerendo "se c'è una singola formula verbale che ha reso il concetto di Brutalismo ammissibile nella maggior parte delle lingue occidentali del mondo, è che Le Corbusier stesso descrisse quell'opera in cemento come ' béton-brut '".  Afferma inoltre che "le parole 'The New Brutalism' stavano già circolando e avevano acquisito una certa profondità di significato attraverso cose dette e fatte, oltre alla connessione ampiamente riconosciuta con il béton brut . La frase 'apparteneva' ancora agli Smithson, tuttavia, ed erano le loro attività, più di tutte le altre, a conferire qualità distintive al concetto di Brutalismo".