Coordinate: 44°45′25″N 14°45′39″E

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Pagina delle prove wikipedia per progetto Rab

Disambiguazione – Se stai cercando la città capoluogo di questa isola, vedi Arbe (città).
Arbe
Rab
La città di Arbe dal mare
Geografia fisica
LocalizzazioneMare Adriatico
Coordinate44°45′25″N 14°45′39″E
ArcipelagoIsole Quarnerine
Superficie86,115 km²
Dimensioni21,7 × 7,5 km
Sviluppo costiero121,003 km
Altitudine massima409,7 m s.l.m.
Geografia politica
StatoCroazia (bandiera) Croazia
RegioneRegione litoraneo-montana
Centro principaleArbe
Demografia
Abitanti9.500 (2007)
Densità101,50 ab./km²
Cartografia
Mappa di localizzazione: Croazia
Arbe
Arbe
voci di isole della Croazia presenti su Teknopedia

Arbe[1][2][3] (in croato Rab, in latino e in dalmatico Arba) è un'isola del Quarnaro. Capoluogo ne è l'omonima cittadina (554 ab.).

Caratteristiche

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La popolazione restante (8.926 ab.) vive nei villaggi che la circondano[4]: Arbe è raggiungibile via nave dalla terraferma dal paese di Jablanaz (Stinica) e nei mesi estivi anche dall'isola di Veglia. Oltre alla città omonima, nell'isola è presente anche il comune di Loparo (Lopar).

Carta turistica dell'isola di Arbe

Situata tra il Quarnarolo a ovest e il canale della Morlacca a est, Arbe fa parte dell'arcipelago delle isole Quarnerine e dista, nel punto più ravvicinato, meno di 1,8 km[5] dalla costa dalmata. L'isola ha una forma fortemente irregolare, è molto frastagliata nella parte settentrionale e occidentale, dove si creano numerose insenature, ed è circondata da isolotti e scogli. Misura, tra punta Sorigna[6] (rt Sorinj) e punta Grigia[7] (rt Glavina)[8], circa 21,7 km[5] di lunghezza e 7,5 km[9] di larghezza massima, nella zona tra Campora e San Pietro, a nord-ovest. La sua superficie è 86,115 km²[10] e ha uno sviluppo costiero pari a 121,003 km[10]. L'elevazione massima dell'isola è la vetta Tignarossa[11] (Kamenjak), nella zona centro-orientale, che misura 409,7 m s.l.m.[8]

Tra le varie insenature, degne di nota sono: valle Campora[11] (Kamporska draga)[8] e porto San Pietro[12] (Supetarska draga)[8] che, insieme a valle Loparo[13] (uvala Lopar)[8], si aprono verso nord-ovest; porto Sarca[14] (uvala Crnika)[8], l'altra grande insenatura su cui si affaccia la città di Loparo, che si apre verso sud-est sulla costa orientale di Arbe; valle Sant'Eufemia[15] (uvala Sveta Fumija)[8] e il porto di Arbe (luka Rab)[8], che si aprono anch'esse verso sud-ovest, ma lungo la costa occidentale dell'isola, e si trovano rispettivamente a ovest e a est della città di Arbe; valle dei Sorci[16] (uvala Mišnjak)[8] lungo la costa meridionale, chiusa dall'isola omonima, e valle del Mago[13] (uvala Mag)[8] lungo la parte sud-orientale, che si apre verso nord. Particolare importanza rivestono le spiagge sabbiose presenti sulla penisola di Loparo nel nordest dell'Isola; esse sono fra le poche presenti in Dalmazia, createsi grazie ad un particolare strato geologico in arenaria che in quest'area ricopre lo strato in roccia calcarea, caratteristico di quasi tutto il litorale dalmata e delle sue isole.

Isole adiacenti

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Le isole che circondano Arbe sono numerose. Per la maggior parte si tratta di piccole rocce senza nome, le rimanenti, partendo dal porto di Arbe e andando in senso antiorario sono:

  • San Giorgio, un isolotto all'imboccatura del porto.
  • Dolin, la lunga isola che corre parallela alla costa sudoccidentale di Arbe oltre il canale di Barbato[17] (Barbatski kanal).
  • Mezzo Panetto[18] (Pohlib)[8], uno scoglio all'ingresso meridionale del canale di Barbato.
  • Isola dei Sorci, isola lungo la costa meridionale di Arbe, collegato all'isola mediante un frangiflutti.
  • Mago, piccolo scoglio sul lato sud-orientale di Arbe. Insieme ad un altro scoglio senza nome e a promontorio poco più a sud forma il lato orientale della baia omonima.
  • Lucovaz, isolotto a forma di B poco a nord di Mago.
  • Diverse rocce, chiamate generalmente Hrid[8], si trovano tra Lucovaz e punta Arclanto[19] (rt Krklant).
  • Scoglio Cherclanto[20] (hrid Krklant)[8], roccia nei pressi di punta Arclanto.
  • Scoglio Gnivizza[21] (hrid Njivica)[8], una roccia a sud del capo omonimo (rt Njivica), presso la valle Mali Žal (uvala Mali Žal).
  • Scoglio Macigno[21] (hrid Rapost)[8], altra roccia a nord della precedente, a metà strada tra valle Kope (uvala Kope) e valle Dva Rupe (uvala Dva Rupe).
  • Lucovaz, scoglio al centro di porto Sarca.
  • Castellina, scoglio nella parte orientale di porto Sarca.
  • Stoliaz, scoglio a nord di punta Stolaz[6] (rt Stolac) e, insieme ad altri scogli e rocce senza nome, al centro della baia omonima (uvala Stolac)[8].
  • Školjići[8], altro nome generico per un gruppo di rocce poco a nord di Stoliaz.
  • Scogli Balina[8], tre piccoli scogli all'ingresso della baia Podšilo (uvala Podšilo), nel nord-est di Arbe.
  • Un altro Školjići[8] si trova tra punta Tanki (Tanki rt) e punta Stojan[6] (rt Stojan), il punto più settentrionale di Arbe.
  • Mamano, isolotto tra porto San Pietro e valle Campora.
  • Isolotti Guarda, coppia di isolotti poco a sudest di Mamano, all'ingresso di porto San Pietro.
  • Čapljinac[8], roccia all'interno di porto San Pietro.
  • Scoglio Loncina[20] (hrid Boljikovac)[8], all'interno di valle Campora nei pressi della baia Mali Mel (uvala Mali Mel), un secondo piccolo scoglio (hrid Lončina) si trova vicino a punta Castello (rt Kaštelina).

L'isola di Arbe è caratterizzata da un clima mediterraneo. Le estati sono calde e secche mentre gli inverni si presentano come piovosi e miti.

Flora e fauna

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Le porzioni settentrionale e meridionale dell'isola si differenziano in modo abbastanza netto per quanto concerne la densità di vegetazione. Se infatti nella parte nord vi sono sporadici uliveti, pini marittimi e querceti a causa del terreno prevalentemente roccioso e calcareo (probabilmente il risultato di attività di disboscamento funzionali all'allevamento di bestiame), la sezione sud-occidentale dell'isola ospita un numero considerevole di specie vegetali (soprattutto arboree) anche sclerofille, in grado di resistere in modo ottimale al clima secco estivo del bacino Mediterraneo[22]. Il motivo della maggiore copertura vegetale di tale area di Arbe è dovuto alla tipologia di suolo che ivi si trova: qui il flysch (una tipologia di terreno rossiccio che si trova solitamente lungo le coste del Mediterraneo, derivato dall'erosione di rocce sedimentarie clastiche) è abbondante e favorisce la crescita di colture per finalità alimentari.[23]

Grazie ad indagini archeometriche effettuate su resti ossei rinvenuti in scavi archeologici sull'isola, si può affermare che durante il periodo altomedievale per quanto concerne le specie domestiche in ambito urbano dovevano essere presenti il gallo, il bue e per la maggioranza caprovini (con un rapporto pecore e capre quasi uguale) e maiali. Il cavallo in tale contesto è molto raro; i carnivori domestici non sono documentati per questa fase cronologica nella zona della città.[24][25]

Sempre grazie ad attestazioni ricavate da ricerche archeologiche è possibile ricostruire la situazione della fauna per quanto riguarda le specie selvatiche durante l'Alto Medioevo: in numero maggiore sono testimoniati diverse specie di pesci e malacofauna; in scarsa quantità sono attestate invece il Cervus elaphus, i Leporidae e la testuggine.[25]

In base a reperti archeologici rinvenuti sull'isola di Lopar, le prime testimonianze della presenza umana sull'isola di Arbe risalgono al Medio Paleolitico.[22]

Durante l'Età del Bronzo vengono costruite disparate strutture definite "castellieri", sparse per tutto il territorio in posizioni chiave dal punto di vista strategico per controllare l'area circostante e probabilmente connesse tra loro in qualche modo, dato che da un edificio di tale tipologia se ne possono individuare altri nel paesaggio. In questo stesso periodo si registra dunque una propagazione di centri fortificati (che continuerà fino all' Età del Ferro), come testimoniano le sepolture presenti in cimiteri dislocati all'esterno dell'apparato difensivo di tali villaggi.[22]

Alla fine dell'Età del Bronzo ad Arbe si installa un'entità tribale che riesce sia a creare centri abitati molto più grandi rispetto al periodo precedente unificando più castellieri sotto un'unica egida (si vedano i casi di Rab e Kastelina) sia a creare nuovi abitati differenti per impianto e funzionalità ma comuni per la presenza di mura e altri elementi difensivi. Probabilmente tali realtà dovevano intrattenere relazioni economico-commerciali con l'antica regione della Liburnia, con la Grecia e con l'Italia, fatto testimoniato dal ritrovamento di frammenti ceramici decorati e altri materiali archeologici presso i castellieri.[26]

Durante l'Età del Ferro si registra sull'isola la presenza dei Liburni, una delle numerose popolazioni illiriche dedite alla pirateria. Per lo storico greco Strabone essi giunsero nella parte settentrionale dell'Adriatico perchè i coloni corinzi gli scacciarono da Corcira.

Nel 129 a.C. il console Caio Sempronio Tuditano ed il suo esercito sconfiggono le popolazioni illiriche e ne sottomettono le principali città. Arbe, isola illirica, viene conquistata dai Romani e differenti città del golfo del Quarnaro (compresa la stessa città romana di Arbe, omonima dell'isola sulla quale è stata edificata) vennero rafforzate con mura difensive e trasformate in porti militari con la funzione di monitoraggio dei commerci lungo le coste del mar Adriatico. Questi centri urbani inoltre vennero insigniti dello ius italicum[27] [28]. Molto probabilmente in tale momento è fondato l'insediamento romano di Arbe; esso non nasce come città pensata e organizzata, ma è stata notata comunque una certa regolarità e ortogonalità nella città. Sarebbero stati individuati tre assi principali, chiamati decumani e orientati da est verso ovest, e degli assi trasversali, i cardi, che da sud si dirigono verso il porto. Altri studiosi non sono d’accordo nel riconoscere questa regolare disposizione degli spazi, e ritengono la suddivisione della città sia causata dall’espansione e dall’evoluzione della stessa nel corso dei secoli.[29][30]

Sotto Ottaviano Augusto la città di Arbe riceve lo status di Municipium.

All'inizio dell'età imperiale l'isola di Arbe insieme alla Dalmazia e alla Liburnia viene inquadrata nella Provincia Superior Illiricum. Nel 96 d.C. sotto il principato di Tito Flavio Domiziano la provincia cambia il suo nome in Dalmatia sotto l'autorità della città di Salona.[31] Una testimonianza particolarmente interessante per tale periodo storico è costituita da una villa marittima situata a settentrione della regione di Kampor, la cui prima fase di utilizzo è datata al I-II sec d.C. anche grazie ai rinvenimenti portati alla luce in tale contesto.

Nel III sec d.C. (soprattutto dopo il 313 d.C., anno dell'editto di Milano) presso Rab e le isole circostanti situate nel Golfo del Quarnero inizia a diffondersi in modo sempre più accentuato il culto cristiano. Probabilmente è da individuare in questo momento la nascita della diocesi di Arbe, anche se già precedentemente dovevano essere presenti chiese e luoghi consacrati al cristianesimo. Un’impronta permanente alla città è stata data proprio dalla costruzione di tali edifici religiosi cristiani, che hanno interpolato l’assetto precedente del tessuto spaziale. Il riutilizzo di spazi degli edifici romani ha fatto pensare a una sostituzione dell’importanza dei poteri, da quelli “civili” a quelli “religiosi”.

Successivamente alla morte di Giulio Nepote nel 480 d.C., Odoacre insieme ad il suo esercito conquista la Dalmazia. Egli riesce ad esercitare il controllo su questo territorio all'incirca per una decina di anni. L'isola rimane estranea a tali vicende, così come alla successiva guerra tra Teodorico e Odoacre per la supremazia sulle regioni dell'entroterra illirico.[31]

Dal 492-493 d.C. Arbe passa sotto il controllo di Teodorico, ormai padrone di tutta la Dalmazia.

Giustiniano, imperatore dell'impero romano d'oriente, durante la guerra greco-gotica (535-553 d.C.) sottomette tutte le realtà isolane del Golfo del Quarnero, compresa Rab che è inserita nella giurisdizione della Dalmazia, amministrata da un proconsole imperiale. Tra il V e il VI sec d.C. cominciano ad essere edificate le prime chiese cristiane. All’età tardo antica / alto medievale viene fatta risalire la fase originale di costruzione del Duomo, come la chiesa di San Tommaso Apostolo (V/VI secolo, ora Santa Giustina) e la chiesa di San Giovanni Evangelista (forse una cattedrale e sede vescovile fuori dalle mura). Il cristianesimo diventa rilevante anche all’esterno delle mura; viene costruito il complesso dei SS. Cosma e Donato a Barbat, probabilmente sono presenti delle chiese paleocristiane sotto i monasteri di S. Stefano a Barbat e S.Pietro a Supetarska Darga. La chiesa originaria del convento di S: Eufemia conferma una forte presenza della religione cristiana già dai primi secoli di diffusione.

All'inizio del VII sec d.C. il territorio della Dalmazia vede la pressione di popolazioni slave che tentano di occupare questa regione. Essi riescono solo in parte nel loro intento poichè conquistano la porzione interna dell'antica provincia romana ma le isole e la costa dalmatica sono ancora sotto l'autorità dell'Impero romano d'Oriente.[32]

Nell'VIII sec d.C. Arbe e altre isole della provincia Dalmazia rimangono sotto l'autorità bizantina, prima esercitata dall'esarcato di Ravenna (fino al 726 d.C.) e poi da Costantinopoli.[31] L’Alto medioevo concede poche informazioni documentarie sull’evoluzione della città di Arbe. Forse è avvenuta una nuova realizzazione della chiesa di S. Martino, al centro della terza via trasversale dell'attuale cittadina.

Durante il IX sec d.C. la situazione politica in cui è coinvolta l'isola è molto più chiara: successivamente a conflitti scoppiati tra i re del Sacro Romano Impero e gli imperatori bizantini per i territori e contesti situati nella porzione settentrionale del mar Adriatico, Arbe insieme alle coste veneziane e della dalmazia passa ufficialmente sotto controllo del monarca di Costantinopoli (Pax Nicephori 812 d.C.). Questo stato di cose è anche confermato da un importante documento scritto: il De administrando imperio (950 d.C.) dell'imperatore orientale Costantino VII nel quale si definiscono romani gli abitanti di Arbe e altre città della Dalmazia.

Tra il 924 ed il 928 d.C. l'isola di Arbe insieme a diverse località costiere dalmatiche è inserita nell'arcidiocesi di Spalato, come testimonia una missiva spedita da Papa Leone VI all'arcivescovo arbinatum e al vescovo di Ossero.

All'inizio del XI secolo il Doge veneziano Pietro Orseolo II compie una spedizione nella parte nord dell'Adriatico (1000) per estirpare il problema della pirateria, fomentata dagli Slavi Nerentani. La vittoria di Pietro Orseolo II porta sia i vescovi sia i priori delle isole di Arbe e Veglia a giurare fedeltà al doge, il quale viene riconosciuto come dux Veneticorum et Dalmaticorum. Questo rapporto di subordinazione prevedeva il pagamento da parte di tali realtà insulari di un piccolo tributo a Venezia in cambio della protezione contro le incursioni piratesche, come indicano diversi documenti datati al 1018. Ciò è dimostrato dalla Promissionis cartula di Arbe nel Codex Trevisaneus (fine XV secolo), testimonianza scritta che attesta il tributo di dieci libbre di seta o cinque libbre di oro a Venezia da parte del vescovo Maio e dal priore Bellata della città dI Arbe.[31] Nel 1075 inoltre Arbe subisce un assedio normanno. Per quanto concerne la città omonima dell'isola il basso medioevo è caratterizzato da grandi trasformazioni architettonico-culturali, come l’affermazione dello stile romanico; importanti cambiamenti coinvolgono il duomo, la chiesa di S. Giovanni Evangelista e il complesso di S. Pietro a Supetarska Draga.

Tra l'XI e XII secolo sulle isole del Golfo del Quarnero vengono eretti numerosi monasteri, abbazie e luoghi di culto, segno di una tensione religiosa volta al monachesimo, data la posizione lontana dalla costa e difficilmente raggiungibile di queste realtà. Sull'isola di Rab vengono edificati alcuni monasteri che assurgono a luoghi dove si concentrano le attività economiche e politiche della città di Arbe: l'abbazia di San Pietro nella zona della Supertaska Draga, fondato dal vescovo Maio nel 1059, il monastero femminile di S. Andrea nell'attuale centro cittadino e il monastero di San Stefano tra la zona di Dolin e quella di Arbe.[33]

Nel periodo compreso tra l'XI e XIII secolo per l'isola di Rab si registra un momento di sviluppo economico e culturale, pur sotto l'influenza dell'autorità veneziana dal punto di vista politico e navale, essendo in una zona di confine tra l'Europa occidentale e quella orientale.

Con il XIV secolo si può osservare un mutamento significativo per quanto concerne la sfera commerciale di Arbe: l'isola entra in una fase di di decadenza economica progressiva poichè perde la sua posizione centrale nel Mar Adriatico a favore di altri abitati della costa dalmata. Tra le cause di questo processo sono da considerare la peste che arriva sull'isola e porta ad una riduzione del tasso demografico, fatto alimentato anche dalle carestie e dai conflitti bellici tra Venezia e Ungheria; questi ultimi infatti causano ad una netta riduzione degli scambi commerciali marittimi.[34]

Dal XII al XV secolo Arbe passa spesso di mano. La dominano i Veneziani, il re ungherese Olona, quello ungherese Béla III, poi Ludovico d'Angiò, Ladislao di Napoli ed infine il re ungherese ed imperatore Sigismondo. è Interessante notare anche come tra XII e XIII/XIV sia avvenuto, come i documenti scritti attestano, una estensione dell’abitato della città di Arbe. Si registra una notevole spinta edilizia che inizia dopo la seconda metà del Quattrocento, seguita da due ondate di peste; le modifiche più importanti riguardano l’edilizia privata nobiliare, segno ben visibile della presenza veneziana.

Dopo una flebile ripresa economica nel XV secolo, nel XVI e XVII secolo Arbe non riesce più a ritornare alla situazione di vivacità commerciale che la contraddistingueva in passato. In tale periodo inoltre avviene una modifica alle mura con la costruzione di torri. La struttura della città venne declinata in una modalità particolare con la costruzione di nuove case private, che marcavano la divisione tra le differenti vie principali. Vengono inoltre costruiti anche i campanili, caratteristici del promontorio del centro abitato di Arbe ma anche edifici pubblici come il palazzo del conte e la torre dell’orologio.

Nel 1409 l'isola ritorna sotto il dominio veneziano che si manterrà fino al 1797, anno della caduta della Repubblica per mano di Napoleone. Chiusa la parentesi napoleonica, nel 1815 Arbe entra a far parte dell'Impero austro-ungarico che non riconosce la sua elites nobiliare[34] L'isola è ancora sfiancata da carestie, probabilmente per l'impostazione di tipo estensivo dell'agricoltura ereditata dal dominio veneziano che soffre molto la variabilità delle precipitazioni in tale realtà.

Al termine della prima guerra mondiale, con la caduta dell'impero austro-ungarico, Arbe non venne rivendicata dall'Italia, tuttavia nel 1920 l'isola venne occupata temporaneamente da Gabriele D'Annunzio, che però dovette ritirarsi a seguito delle pressioni del governo italiano. Nel 1921, ai dannunziani succedettero comunque le truppe italiane a seguito della richiesta degli italiani locali. Infatti, fin dall'inizio di novembre del 1921 il comitato nazionale italiano di Arbe guidato da Doimo Lauro Galzigna, Enrico Macaus, Spiridione Svircich e Giorgio Palcich, inviò messaggi al capo di Stato Maggiore della Marina italiana Paolo Thaon di Revel, sostenendo l'italianità dell'isola. Ricevuta notizia di possibili violenze anti-italiane, l'ammiraglio Cagni procedette all'occupazione dell'isola il 26 novembre 1921. Tuttavia poco dopo fu annessa al regno dei Serbi, Croati e Sloveni che diviene poi regno di Jugoslavia.

Dettaglio dell'elenco dei deportati deceduti nel campo di internamento collocato nel cimitero monumentale a essi dedicato sull'isola di Arbe

Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale l'isola di Arbe viene temporaneamente annessa al Regno d'Italia e aggregata alla provincia di Fiume[35].

In località Campora viene allestito dalle autorità militari italiane, nel luglio 1942, un campo di concentramento destinato a raccogliere i civili rastrellati nella zona d'occupazione italiana. Nei primi otto mesi dei circa 6.500 civili che vi passano (nella quasi totalità vecchi, donne e bambini), oltre 1.000 trovano la morte. Gli storici slavi come Tone Ferenc, Ivan Kovacic e Bozidar Jezernik indicano in un numero compreso tra i 1 447 e i 1 167 i decessi avvenuti al campo[36].

All'armistizio dell'8 settembre 1943 gli Sloveni prigionieri del campo presero prigioniero il comandante del campo, colonnello dei Carabinieri Vincenzo Cujuli il quale, secondo la sua scheda biografica, redatta in data imprecisata dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, fu seviziato e ucciso dai partigiani[37], mentre, secondo la versione fornita dagli ex internati, sarebbe morto suicida in una cella del carcere di Crikvenica, dove era stato trasferito nella notte tra il 16 e il 17 settembre[38]. Seguono tuttavia due anni di dominazione ustascia e nazista.

Nel 1945, l'Esercito popolare di Liberazione Jugoslavo occupa l'isola che entra a far parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Alla fine della guerra il nuovo governo fece istituire, in un'isoletta disabitata vicinissima ad Arbe, il campo di concentramento dell'Isola Calva (o Goli Otok) destinato all'internamento degli oppositori del regime di Tito.

A seguito della dissoluzione della Jugoslavia del 1991-1995 Arbe fa oggi parte della Repubblica di Croazia.

Monumenti e luoghi di interesse

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Architetture religiose

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Edifici religiosi entro le antiche mura della città di Arbe:

  • Il duomo di Santa Maria Maggiore: la sua erezione si data tra il V e il VI sec d.C.( 533 d.C. sotto il vescovo Titianus) grazie a frammenti di arredo liturgico e del pavimento. La pianta basilicale è costituita da tre navate inframezzate da cinque coppie di colonne, con un abside finale circolare all'interno e poligonale al di fuori. Tale struttura probabilmente risente di influssi riferibili all'Italia settentrionale. Il nuovo duomo potrebbe essere stato costruito al di sopra del precedente foro. Attorno al 1250 circa vengono aggiunte ulteriori absidi nelle navate poste ai lati dell'edificio sacro. L'abside meridionale nel XV sec è modificata in una cappella di forma rettangolare. Sempre durante la metà del Duecento viene modificata la facciata secondo i canoni di uno stile romanico maturo; nella fascia meridionale della facciata si alternano due ordini di dodici nicchie dotate di arco a tutto sesto[39][30]. Nella porzione centrale si possono osservare basi di colonne che dovevano sostenere un protiro. Indagini archeologiche approfondite hanno mostrato la presenza del battistero paleocristiano dotato di pianta quadrata presso il lato nord del duomo ed altre strutture romane. Durante il periodo romanico si registra anche la presenza della torre campanaria posizionato a 60 m dall'edificio ecclesiastico, forse legato al palazzo vescovile.[29]
  • Il convento di Sant'Andrea: Una prima edificazione risale all’età paleocristiana, cui segue una fase nel XI secolo nella quale è stato fondato il convento delle benedettine dopo la fondazione di una chiesa. La datazione è legata alla caratteristica dello sviluppo planimetrico: basilica a tre navate con una copertura in legno e travatura a vista, secondo modelli preromanici. L’interno è diviso in tre navate da quattro coppie di colonne e dalle tre absidi originarie. Si conservano i capitelli dell’XI secolo. La disposizione degli edifici comportava la costituzione di un grande cortile centrale, in cui si affacciava un chiostro porticato. Nel 1181 viene costruito il campanile, e nei secoli successivi l’intero complesso subisce differenti rielaborazioni.[30]
  • San Giovanni Evangelista: i suoi resti si trovano al limite nord-ovest della città. Riguardo ad esso sono state individuate diverse fasi costruttive: la prima paleocristiana, riconosciuta dalla planimetria della basilica a tre navate con unica abside semi-circolare, la seconda del XI secolo durante il quale vengono addossate alla parete dell’abside 6 contrafforti e viene costruito il deambulatorio, e la terza corrisponde al periodo successivo al dodicesimo secolo. Nella seconda metà del XIII le benedettine abbandonarono il convento che venne consegnato ai francescani nel 1278. Essi a loro volta lo lasciarono nel 1783, quando si trasformò in sede vescovile. Successivamente, il complesso venne abbandonato. Il complesso religioso è dotato anche in una torre campanaria probabilmente eretta nel XII sec.[39][30]
  • Chiesa di San Martino: Attualmente inglobata in una casa privata, situata al centro della terza via trasversale da Ovest. La localizzazione e la datazione è stata possibile dal rinvenimento di frammenti di arredo liturgico, attribuiti all’età preromanica (IX sec).[30]
  • Chiesa di Santa Caterina: Situata in prossimità del nord delle mura, l’edificio si sviluppa in una sola navata a pianta rettangolare con un grande abside semicircolare; i lavori ne hanno quasi completamente modificato l’aspetto originale, e pochi sono gli indizi che hanno permesso una datazione al XII o inizio XIII secolo.[30]
  • Chiesa di Santa Croce: Nelle vicinanze della chiesa di San Giovanni Evangelista, venne eretta al di sopra dell’edificio del XIII secolo che portava la stessa dedica; subì degli interventi tra il XVI e il XVIII secolo, alcuni nel XX.[30]
  • Convento di Sant'Antonio Abate: datato al XIV sec., è situato ad est rispetto al duomo di Santa Maria Maggiore.[30]
  • Chiesa di San Nicola: datata al XIV sec., è collocata nella piccola piazza dove poi verrà costruita la loggia del municipio.[30]
  • Cappella di San Giovanni: riconducibile al XV sec., presso la porzione nord della Calle di Sopra, in posizione mediana tra Duomo ed il suo campanile.[30]
  • Cappella di San Cristoforo: datata al XV sec., si trova presso la torre omonima dove oggi è presente il lapidario, nel punto più alto della città di Arbe.[30]
  • Chiesa di Sant'Antonio di Padva: riferibile al XVI sec., nella parte occidentale della città, all'inizio della Calle di Sopra.[30]
  • Cappella di San Rocco: datata al XVI sec., vicino al campanile del duomo di Santa Maria Maggiore.[30]


Edifici religiosi all'esterno della cinta muraria della città di Arbe:

  • Convento francescano di Santa Eufemia: Situato nella baia tra la città e Kampor, l’edificio viene citato per la prima volta nel 1200 ma probabilmente già esisteva in epoca paleocristiana. Nei documenti degli statuti viene spesso citato il toponimo Campora sanctae Euphemia, confermandone la presenza anteriore al Duecento. Il nucleo originale della chiesetta di Santa Eufemia si può far risalire al periodo paleocristiano dal rinvenimento di frammenti di arredo liturgico, ed è identificabile una seconda fase anteriore al XIII secolo. La pianta della chiesa è a navata unica, e verso il 1400 vennero edificati i corpi di fabbrica costituenti il convento, con caratteristiche di quelli francescani.[32][40][30]
  • Chiesa di San Pietro a Supetarska Draga: un documento del 1059/1060 riporta la donazione del vescovo Drago, del prior Maius e della cittadinanza all’abate Fulcone della chiesa di San Pietro in valle. Il convento assunse un importante ruolo in città, dove aveva anche possedimenti. Il declino ebbe inizio già alla fine del 1300. La prima fase costruttiva risale al periodo paleocristiano, mentre la struttura attuale è frutto di un rifacimento della metà dell’XI secolo e completato nel XII. L’edificio si sviluppa in tre navate con tre absidi, orientato ad Est; le navate sono suddivise tramite coppie di 5 colonne, e i vari capitelli delimitano le varie zone della basilica. Se l’edificio viene datato ad epoca preromanica, la facciata della chiesa è di stile romanico maturo, e attorno a quest’ultima venne eretta una torre campanaria.[30][32]
  • Chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Barbat: All’interno di una fortezza bizantina risalente alla guerra greco-gotica si trova una chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano; dell’edificio si conserva solo parte della struttura, e visibile è la semicalotta dell’abside. Si trattava di una chiesa a navata unica con un’abside semicircolare sporgente, con orientamento canonico est-ovest. Lo studio della tecnica costruttiva dell' opus incertum ha permesso di datare la costruzione al VI-VII secolo. L’aspetto originario è stato mutato a causa di differenti interventi; una delle modifiche più drastiche è stata quella di epoca romanica, durante la quale la pianta divenne quasi quadrata e lo spazio interno diviso in due campate.[30][39]
  • Chiesa di Santo Stefano in Postram a Barbat: Il rinvenimento di differenti reperti di carattere sacro databili al V-VI secolo ha permesso l’identificazione della chiesa di Santo Stefano, sulle cui rovine venne costruito il monastero di Sainte Etienne circa nel XII secolo.[30][39]
  • Chiesa di San Cipriano di Kalifront: All’estremità orientale della penisola di Kalifront sono state rinvenute le tracce di una chiesa paleo-bizantina dedicata a San Cipriano; l’unica parte conservata è l’abside poligonale, esagonale all’esterno a semicircolare all’interno. Tale struttura religiosa è datata tra il V e il VI sec sia per la forma dell'abside sia per la dedica a San Cipriano.[39]
  • Chiesa di San Francesco al Camposanto: Presso la cittadina di Arbe si conserva la chiesa di San Francesco. Essa è l' unica parte ancora visibile del convento dei minoriti francescani e forse si installa sopra l'antica area romana del Campo Marzio.[30]

Architetture militari

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Architetture civili

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Geografia politica

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La presenza autoctona di italiani

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Lo stesso argomento in dettaglio: Esodo giuliano dalmata e Italiani di Croazia.

Ad Arbe esiste una piccola comunità di italiani autoctoni, che rappresentano una minoranza residuale di quelle popolazioni italiane che abitarono per secoli ed in gran numero, le coste dell'Istria e le principali città di questa, le coste e le isole della Dalmazia, e il Quarnaro, che erano territori della Repubblica di Venezia. La presenza di italiani autoctoni ad Arbe è drasticamente diminuita in seguito all'esodo giuliano dalmata, che avvenne dopo la seconda guerra mondiale.

La situazione etnica dell'isola di Arbe a fine ottocento, era simile a quella dell'Istria interna: gli italiani costituivano la maggioranza degli abitanti nel centro urbano di Arbe, mentre la campagna era compattamente croata. L'appartenenza dell'isola alla Dalmazia asburgica, ostile agli italiani, temendo l'irredentismo italiano, portò al declino la comunità italofona, sebbene, dato il persistente elevato numero di italiani ad Arbe, tutti gli atti delle autorità locali ed distrettuali ancora nel 1909 avevano carattere bilingue. In particolare, secondo il censimento del 1880 569 italiani vivevano sull'isola.[41] Questi erano concentrati nel paese di Arbe, che all'epoca contava 811 abitanti, costituendo quindi la maggioranza della popolazione. Nei censimenti successivi la comunità italiani risultò essere minoranza anche nella stessa cittadina; nella fattispecie, gli italofoni erano il 27,4% nel 1890, il 29,7% nel 1900 e il 19,8% nel 1910.[42]

Oggi, secondo il censimento ufficiale croato del 2011, l'isola, in prevalenza abitata da croati il 95,4% della popolazione, conta una piccola minoranza italiana autoctona, lo 0,10%[43].

Personalità del luogo

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L'isola è soprattutto conosciuta in tutta Europa per la sua vocazione turistica, motivata dalla bellezza delle spiagge e dal fascino del centro storico soprattutto dell'antica città di Arbe. I primi alberghi vi sorsero già nell'Ottocento, ma l'inizio dell'attività turistica viene solitamente fatta coincidere con l'inaugurazione, nel 1883, dell'Hotel Imperial, tuttora in funzione.

Sport e attività

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Tra gli ospiti illustri che hanno visitato l'isola di Arbe si ricordano Francesco Ferdinando d'Asburgo, Sigmund Freud, il Principe Alois del Liechtenstein, Edoardo VIII e Wallis Simpson.

Galleria d'immagini

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  4. ^ Tea Duplančić Leder, Tin Ujević e Mendi Čala, Duljine obalne crte i površine otoka na hrvatskom dijelu Jadranskog mora određene sa topografskih karata mjerila, in Geoadria, vol. 9, n. 1, 11 gennaio 2017, pp. 5–32, DOI:10.15291/geoadria.127. URL consultato il 14 giugno 2022.
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  33. ^ Miljenko Jurković, Monasteri insulari dell'arcipelago del Quarnero dell'XII e del XII secolo, in Hortus Artium Medievalium, vol. 19, 2013-05, pp. 205–218, DOI:10.1484/j.ham.1.103579. URL consultato il 14 giugno 2022.
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  37. ^ I CAMPI FASCISTI - Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò
  38. ^ Anton Vratuša, Dalle catene alla libertà - La "Rabska brigada", una brigata partigiana nata in un campo di concentramento fascista, Kappa Vu, 2011, ISBN 978-88-89808-627
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  43. ^ Central Bureau of Statistics, su dzs.hr. URL consultato il 6 maggio 2020.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Ente per il turismo di Arbe, su tzg-rab.hr. URL consultato il 2 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2013).
  • Virtual tour Rab, su rollmaps.com. URL consultato il 16 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2012).