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Utente:LaSindaca/bozze
Biblioteca dei ragazzi ai Giardini Margherita
[modifica | modifica wikitesto]COSE CHE NON ABBIAMO PUBBLICATO O DOBBIAMO CAMBIARE:
Patrimonio
[modifica | modifica wikitesto]La collezione della biblioteca comprendeva all'inaugurazione 2.348 volumi
(((Archiginnasio, Sez. Manoscritti e rari, Fondo Biblioteca Popolare Comunale, 54/3, 54/4)))
Già nell'anno successivo i volumi diventarono 3.300[1][2][3].
Attualmente il fondo della Biblioteca dei Giardini Margherita, denominato GiM, è conservato presso la biblioteca Salaborsa ragazzi e conta attualmente XXXX unità che documentano la produzione editoriale bolognese e italiana dell'editoria per ragazzi tra l'inizio del Novecento e gli anni Settanta, con autori come...
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Nobili, Le biblioteche specializzate per l'infanzia, in Accademie e biblioteche d'Italia, n. 6, 1934, pp. 609-618.
- Luigi Arnaud, La biblioteca dei ragazzi bolognesi, in Bologna. Rivista del comune, n. 14, 1955, pp. 32-34.
- Luciano Valente e Mauro Mencaroni, Il centro ricreativo Giardini Margherita, Bologna, 1980.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]((( Collegamento a Commons con le foto )))
Collegamenti esterni
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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- ^ Luigi Arnaud, La biblioteca dei ragazzi bolognesi, in Bologna. Rivista del comune, n. 14, 1955, pp. 32-34.
AGGIUNGERE IN BIBLIOGRAFIA
- A. Faeti. Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l'infanzia, Nuova edizione con un'introduzione, Donzelli editore, Roma 2011, pag. 164
Carolina Isolani
[modifica | modifica wikitesto]Carolina Isolani (Bologna, 4 settembre 1875 – Bologna, 24 febbraio 1945) è stata una scrittrice e filantropa italiana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Carolina Isolani, appartenente alla famiglia dei conti Isolani, molto influenti a Bologna fin dal Trecento[1], era una dei cinque figli di Francesco Isolani Lupari e di Letizia Tattini[2]. Trascorse la sua vita da nubile a Bologna, nel Palazzo Isolani di via Santo Stefano 16, da non confondere con casa Isolana in Strada Maggiore. Carolina viveva insieme alla famiglia del fratello Gualtiero, con il quale fu uccisa la sera di sabato 24 febbraio 1945[3][4] da una squadra di partigiani della Settima Gap Garibaldi[5]. Nell'attentato rimase gravemente ferita Letizia, l'unica figlia di Gualtiero[6] e furono uccisi anche il fattore Andrea Montebugnoli e la maestra Ines Benfenati Antonelli di Budrio.[7]. Secondo il rapporto della Brigata, l'uccisione dei conti fu quasi accidentale, in quanto il vero obiettivo era la maestra Ines Benfenati, ritenuta una spia[5], e che aveva tradito un partigiano per un quantitativo di sale[8]. La notizia dell'attentato fu riportata su il Resto del Carlino in articoli diversi (27 febbraio 1945, 28 febbraio 1945, 3 marzo 1945, 11 marzo 1945)[7]. Carolina e Gualtiero Isolani furono seppelliti nel Monumento Isolani Lupari al Cimitero monumentale della Certosa di Bologna, come testimonia l'epigrafe in marmo, collocata nell'arco 77 del Chiostro Terzo[9].
Il nome di Carolina Isolani è legato non solo alla storia della sua famiglia, ma anche all'editoria per l'infanzia: tra le diverse pubblicazioni, si ricordano "Fiabe" per la casa editrice Gherardi e la seconda edizione con la Zanichelli, "Nuove favole" per la Zanichelli e "Le avventure di Biribi", pubblicato in due volumi, per Cappelli. Il primo volume, edito nel 1913, è una raccolta di storie di genere fantastico, illustrate da Leonella Nasi; il secondo narra le disavventure di Biribì, la cagnolina di una famiglia nobile bolognese, che abita nella campagna di Castel San Pietro. Le illustrazioni, complete di didascalia e alcune corredate di un'elegante cornice liberty, seguono in modo pedissequo il racconto e lo stile signorile della Isolani[10]. Per Zanichelli ha pubblicato anche "Donne di virtù nella baraonda bolognese del Settecento", un saggio storico biografico su alcune donne della famiglia Isolani[3]. Carolina Isolani è stata anche Ispettrice del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana di Bologna, la cui sede, dal 1915 al 1930, fu proprio presso palazzo Isolani[11]. Nel 1916, con l'ausilio del pediatra Carlo Francioni, fondò l’Istituto Aiuto Materno, di cui fu anche presidentessa[3][12][13].
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]la bibliografia va fatta coi template
- Gli Ospedali Territoriali della Croce Rossa Italiana nella Grande Guerra / AA. VV. FrancoAngeli
- La Grande Guerra delle italiane: Mobilitazioni, diritti, trasformazioni / AA. VV. Viella Libreria Editrice
- Il torchio e le torri: editoria e cultura a Bologna dall'Unità al secondo dopoguerra / Gianfranco Tortorelli. Edizioni Pendragon, 2006
- Enciclopedia storico-nobiliare italiana / Vittorio Spreti. Milano 1931
- Bologna, città aperta, settembre 1943 - aprile 1945 / Mario Agnoli. Bologna Tamari, 1975, pp. 101-103
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune-ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 385
- Bologna 1937-1987. Cinquant'anni di vita economica, a cura di Fabio Gobbo, Bologna, Cassa Di Risparmio in Bologna, 1987, p. 135
- Carlo Degli Esposti, Dal ricordo alla storia. Vite da telefonici bolognesi, p. 15, parte seconda pubbl. in: "La Torre della Magione", 1 (2014)
- Giacomo e Giuseppe Savini, Cinni di guerra. Memorie e fantasie dei bimbi che videro passare il fronte, Argelato, Minerva, 2020, pp. 133-134
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ [Gli Archivi dell'Emilia Romagna 18 giugno 2024] .
- ^ Francesco Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 18 giugno 2024.
- ^ a b c Carolina Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 18 giugno 2024.
- ^ Uccisione dei conti Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ a b 24 febbraio 1945, su storiedimenticate.wordpress.com. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ Letizia Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ a b Gualtiero Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ Uccisione dei conti Isolani, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ Epigrafi della famiglia Isolani Lupari, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 19 giugno 2024.
- ^ Storia e memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 26 giugno 2024.
- ^ Croce Rossa Italiana, su dati.san.beniculturali.it. URL consultato il 18 giugno 2024.
- ^ Associazione Aiuto Materno Carlo Francioni, su aosp.bo.it. URL consultato il 18 giugno 2024.
- ^ Carlo Francioni (PDF), su archiviostorico.unibo.it. URL consultato il 18 giugno 2024.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]qui c'è troppa roba, se non ha la voce sua non mettiamo il link. FATTO
- Storia e memoria di Bologna - Carolina Isolani, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 18/06/2024.
- Croce Rossa Italiana, su dati.san.beniculturali.it. URL consultato il 18/06/2024.
- Associazione Aiuto Materno Carlo Francioni, su aosp.bo.it. URL consultato il 18/06/2024.
Giuseppe Guidicini
[modifica | modifica wikitesto]Giuseppe Guidicini (Bologna, 29 agosto 1763 – Bologna, 25 gennaio 1837) è stato un ingegnere e storico italiano. È ricordato per la sua opera Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili pubblici e privati, pubblicata dal figlio Ferdinando tra il 1868 ed il 1873[1].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Giuseppe Guidicini nacque a Bologna in via Santo Stefano il 29 agosto 1763 da Giovanni Battista Guidicini e da Cattarina Solaroli, primo di 13 figli[2]. Guidicini fin da piccolo eccelle in aritmetica, matematica e disegno, fino a diventare Ingegnere Architetto nel 1791 e Ingegnere Agricoltore e Agrimensore nel 1793. Nel 1799 Guidicini si trasferisce a Parigi, dove stringe amicizia con il conte Ferdinando Marescalchi.[3]
Nel 1800 Guidicini torna in Italia, per incarichi affidatigli dal conte Marescalchi, prima a Milano e poi a Bologna, dove viene nominato Amministratore del Dipartimento del Reno[4] e, sempre nello stesso anno, Ispettore Generale dell’illuminazione pubblica di Bologna, incarico che conserva fino al 1816, “con ragguardevole stipendio”[3]. Durante i suoi soggiorni a Parigi, conosce Maria Fanfard che diventa sua moglie[5] e con cui avrà un figlio, di nome Ferdinando (Bologna, 6 aprile 1815-Bologna, 2 dicembre 1895)[6].
Parallelamente alla sua carriera pubblica, Guidicini si dedica anche ad una serie di ricerche archivistiche sulla storia di Bologna. Il frutto di queste ricerche in oltre 350 archivi pubblici e privati, lo porta alla stesura della sua opera più conosciuta Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili pubblici e privati, un lavoro molto dettagliato di ricerca storica sull’urbanistica bolognese sacra e profana e sulle trasformazioni subite dalla città nel tempo. Composta tra il 1817 ed il 1829 e pubblicata postuma in cinque volumi, l'opera era una delle poche indagini di questo genere in quel periodo e gli vale ancora oggi il riconoscimento di storico.[1]
Guidicini muore la mattina del 25 gennaio 1837 all’età di 77 anni[7] e viene sepolto nel Cimitero monumentale della Certosa di Bologna[8]. Dopo la sua morte, tra il 1868 ed il 1873 il figlio Ferdinando pubblicherà le opere del padre, benché con rimaneggiamenti e omissioni, come in parte aveva fatto lo stesso Guidicini in vita, quando per esempio aveva venduto una raccolta di documenti storici al conte Giovanni Gozzadini, lo scopritore della cultura villanoviana.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Marina Sindaco, Giuseppe Guidicini possidente e storiografo bolognese, in Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia Romagna, XXIX, Bologna, Pàtron editore, 2003, pp. 211-224.
- ^ Archivio Arcivescovile di Bologna, Parrocchie di Bologna soppresse, S. Biagio, Stati delle anime, 1763-1786.
- ^ a b Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, manoscritti di Salvatore Muzzi, cartone III, 1, 8, Notizie intorno alla vita di Giuseppe Guidicini.
- ^ Storia e memoria di Bologna, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 29/05/2024.
- ^ Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, notaio Paolo Guidetti, 4/2, Generale procura della Signora Maria Fanfard Guidicini nel Signor Giuseppe Guidicini di Lei marito, 24 maggio 1817.
- ^ Mario Fanti, Introduzione in Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 2000, p. 8.
- ^ Archivio Storico Comunale di Bologna, Archivio della Certosa, Permessi di seppellimento, 1837, permesso n. 5723.
- ^ Archivio Storico Comunale di Bologna, Archivio della Certosa, Registro dei Tumuli in particolari Sepolcri dalla lettera D alla lettera M (1801-1848).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Fanti, Introduzione in Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 2000, pp. 5-17.
- Marina Sindaco, Giuseppe Guidicini possidente e storiografo bolognese, in Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia Romagna, XXIX, Bologna, Pàtron editore, 2003, pp. 211-224.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Storia e memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 29/05/2024.
- Origine di Bologna, su originebologna.com. URL consultato il 29/05/2024.