Utente:Manuelarosi/Sandbox15
Maria Michetti (Roma, 5 gennaio 1922 – Roma, 8 settembre 2007) è stata una partigiana, politica, pacifista, femminista e sociologa italiana, dal 1952 al 1956 prima donna a ricoprire l’incarico di assessora alle politiche sociali della provincia di Roma.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlia di Luigi, ufficiale del Genio militare e grande invalido a causa dei gas asfissianti respirati in battaglia durante la Grande Guerra, e di Anna Rinolfi, insegnante di scuola elementare.
Trascorre gli anni dell'infanzia e della giovinezza nella villa della famiglia Filippini-Lera nella zona di Roma chiamata Casaletto, ove i genitori hanno affittato un appartamento per consentire alla madre Anna di essere vicina alla scuola rurale in cui insegna; la zona è immersa nel verde, circondata dai fondi e dalle aree agricole di proprietà della nobiltà romana e di alcuni ordini religiosi. Nel contatto con le braccianti agricole avviene la sua precoce e spontanea presa di coscienza politica:
«“Il primo momento in cui queste operaie braccianti [del Casaletto] ebbero verso di me un atteggiamento da chiamarmi ad una certa consapevolezza, fu quando venne fucilato Schirru al Forte Bravetta. Loro mi dicono: ‘Mariella, domattina alzati all'alba, fucilano Schirru’. Mi sono alzata all'alba, potevo avere undici anni, dodici, non so. Loro stavano già al lavoro, nell'orto. Esco di casa e trovo di sotto questi uomini e donne che aspettano lo scoppio delle fucilate. Si sente benissimo il crepitio dei colpi, le donne si inginocchiano e pregano; gli uomini bestemmiano. E mi è rimasta impressa per tutta la vita questa scena. (…)[1]»
Maria Michetti frequenta il liceo classico Ennio Quirino Visconti a Roma e lo termina nel 1940. Si iscrive all'università ma interrompe gli studi nel 1942 a causa della guerra; li riprenderà poi nel 1944, interrompendoli nuovamente per gli impegni politici assunti nel PCI, dapprima in Provincia e poi nel Comune di Roma. Li riprende definitivamente nel 1972 laureandosi in Lettere nel 1974.
Il 14 luglio 1953 sposa Marcello Marroni, medico, assessore ai lavori pubblici alla provincia di Roma e dirigente del PCI romano fino al 1956. Hanno un figlio, Marco, nato nel 1955. Muore a 85 anni nella sua casa di Roma.
La partigiana
[modifica | modifica wikitesto]La vera e propria presa di coscienza antifascista risale al 1938 quando, a seguito delle leggi razziali, assiste all'allontanamento di due suoi compagni di classe di religione ebraica. Anche alcuni docenti del liceo la guidano verso una coscienza antifascista, tra questi il professore di filosofia Guido Gigli, don Primo Vannutelli e il professore di Storia dell'arte Raffaele Persichetti che troverà la morte nella battaglia di Porta San Paolo l'8 settembre del 1943[2].
Si iscrive al PCI nel 1942. Nella Resistenza romana svolge il ruolo di staffetta partigiana e si occupa di logistica, di raccolta di informazioni e di proselitismo sulla popolazione, soprattutto femminile, nei diversi quartieri della città, per creare consenso nei confronti dei gruppi partigiani armati. Partecipa all’organizzazione degli assalti ai forni nell’inverno tra il 1943 e il 1944[3][4] e si trova a pochi metri da Teresa Gullace quando viene uccisa in Viale delle Milizie il 3 marzo 1944[5]. Prende parte all'organizzazione della manifestazione del 12 marzo 1944 in piazza San Pietro in occasione della ricorrenza dell’elezione di Pio XII; durante il discorso del Papa[6] la piazza viene inondata da manifestini contro la guerra e migliaia di persone, soprattutto donne con i loro bambini, danno vita a una delle più belle manifestazioni per la pace, come testimoniato dalla senatrice e deputata Adele Bei[7].
Dopo la Liberazione
[modifica | modifica wikitesto]UDI
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1945 è tra le fondatrici dell'Unione Donne Italiane (UDI) e dal 1950 al 1980 fa parte del Consiglio nazionale e del'Esecutivo nazionale. In tutti i ruoli che ricopre all'interno dell'associazione, Maria Michetti lavora per renderla autonoma e indipendente dal PCI:
«L'autonomia che manca è nei nostri contenuti e nella collocazione dell’UDI, che in parecchie situazioni non è altro che una sigla che serve a femminilizzare direttive e iniziative delle formazioni politiche della sinistra, in particolare del Partito comunista.[8]»
Fa poi parte del Comitato delle garanti, commissione che guiderà il passaggio dell'UDI da associazione collaterale del PCI e PSI ad associazione autonoma, con una struttura interna democratica elettiva e non più condizionata dalle opzioni e indicazioni dei partiti di riferimento.
Insieme a Luciana Viviani e a Marisa Ombra negli anni '90 si occupa del riordino e dell'archiviazione di migliaia di documenti presenti nell'Archivio centrale UDI, divenuto il luogo di conservazione e divulgazione di una parte importante della storia delle donne in Italia[9]. Nel 2001 è tra le fondatrici dell'Associazione Nazionale degli Archivi dell'Unione Donne in Italia[10].
Iniziative sociali
[modifica | modifica wikitesto]Nel giugno del 1945, con Luciana Romoli e Maddalena Accorinti, su indicazione di Laura Lombardo Radice, si reca in Ciociaria dove si erano svolti i tremendi episodi detti Marocchinate (stupri di donne giovani e anziane, violenze su uomini e bambini) effettuati da goumier reclutati dalle truppe francesi durante la primavera del 1944. Come Consigliera nazionale e figura autorevole dell'Esecutivo nazionale dell'UDI, insieme all'onorevole Maria Maddalena Rossi, si impegna ad aiutare le donne oggetto di stupro chiedendo per loro: gli assegni di cura per interventi medico sanitari a contrasto della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili derivate dalle violenze subite; cure mediche e farmacologiche presso tutti gli ospedali e ambulatori della zona del frusinate per non costringere le donne a difficili spostamenti in presidii lontani; la creazione di un centro per la lotta contro le malattie contratte in seguito alle sevizie o trasmesse ai familiari; l'estensione delle visite mediche obbligatorie anche ai minori delle famiglie vittime delle marocchinate.
Si batte anche per la modifica della normativa sulle pensioni delle vittime di guerra affinché sia estesa alle donne e ai parenti di primo grado delle persone violentate o trucidate dai soldati goumier, e le 60 mila vittime delle marocchinate siano riconosciute alla stessa stregua dei morti in combattimento. La proposta è presentata alla Camera dall'onorevole Maria Maddalena Rossi nel 1948, ma solo nell'agosto del 1950, con la legge 648[11], si stabilisce di assegnare una pensione di guerra alle donne vittime di stupro, ma soltanto a coloro che possono dimostrare un'infermità fisica. Le donne richiedenti devono mostrare inoltre una buona condotta morale e farsi visitare da una commissione composta unicamente da medici militari; inoltre per decidere la somma da erogare, si terrà in considerazione se la donna fosse vergine o coniugata, al momento della violenza subita[12].
Nel ottobre 1951 collabora con l'UDI all'organizzazione a Pontecorvo di un convegno proprio sul tema delle violenze da parte delle truppe di soldati goumier. Vi partecipano circa 500 delegate provenienti dai centri della Ciociaria in rappresentanza delle donne che avevano presentato domanda di pensione. Sono contadine venute con ogni mezzo, perlopiù a piedi, dai villaggi e dai paesi della piana e delle montagne circostanti, come ricorda Maria Maddalena Rossi nell'interpellanza parlamentare del 7 aprile 1952:
«Molte avevano camminato per ore e ore a piedi per arrivare in tempo a Pontecorvo, e non avevano certo mai partecipato in vita loro ad una riunione né tanto meno parlato da una tribuna. Né, credo, queste contadine, queste montanare, che ricordano ancora coi loro costumi le ciociare di un tempo, così ritrose e fiere, avrebbero mai voluto parlare addirittura in un convegno di fronte a tutti della loro mostruosa disgrazia. Invece sono state costrette a fare così. E con quale serietà esse hanno esposto i loro casi dolorosi![13][14]»
Partecipa anche al vasto programma di solidarietà e aiuto denominato Treni della felicità organizzato dal PCI, grazie al quale decine di migliaia di bambine e bambini poveri del Meridione vengono ospitati da famiglie del Centro e Nord Italia.
Attività politica
[modifica | modifica wikitesto]Consiglio provinciale (1952-1956)
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1952 viene eletta nelle liste del PCI alla Provincia di Roma ricoprendo l’incarico di Assessora ai servizi sociali sia sotto la giunta di Giuseppe Sotgiu che quella di Edoardo Perna fino al 1956. Nella difficile situazione post bellica indirizza l'assessorato verso interventi rivolti all’assistenza alle madri sole, alle bambine e ai bambini orfani, all’infanzia considerata illegittima, cioè quelle bimbe e quei bimbi abbandonati, nati da relazioni illegittime, riconosciuti unicamente dalla madre e con una condizione di povertà molto grave. Realizza alberghi materni, asili, presidi di controllo sanitario e somministrazione di cure e medicinali, colonie estive per l’infanzia. Sostiene economicamente bambine e bambini illegittimi stranieri o apolidi e i loro ricoveri ospedalieri.[15]
Consiglio comunale (1959-1971)
[modifica | modifica wikitesto]Nell’autunno del 1959 è eletta nel Consiglio comunale di Roma, lavora nel Gruppo consiliare guidato da Aldo Natoli e combatte una lunga battaglia contro la politica urbanistica delle amministrazioni comunali a guida democristiana iniziata con i dibattiti riguardanti il nuovo Piano Regolatore del 1962: Il piano presentato dalla DC puntava ad uno sviluppo urbanistico indirizzato verso il mare, sulla direttrice EUR-Pontina-Acilia-Ostia (come già previsto dal Piano regolatore elaborato durante il fascismo) rispondendo agli interessi edilizi speculativi del Vaticano e delle grandi imprese edili riunite nell' ACER (Associazione Costruttori Edili Romani). La battaglia del PCI nel consiglio comunale, in cui lei ebbe parte di rilievo, riuscì a salvaguardare le aree verdi di Villa Doria Pamphili, le tenute agricole di proprietà delle case generalizie e di alcuni ordini religiosi lungo via del Casaletto, via Aurelia Antica, via Portuense, ecc.. e definire una linea di risanamento delle borgate in cui migliaia di persone vivevano in baracche in legno, lamiera e laterizi[16].
Nel corso dei mandati in Consiglio Comunale svolti fino al 1971, segue, secondo una visione molto concreta della politica, obiettivi volti alla riqualificazione delle borgate e in favore del diritto allo studio e della diffusione delle scuole materne e dei nidi d’infanzia nei quartieri popolari e periferici della capitale.
Come ha testimoniato la parlamentare Marisa Rodano, Maria Michetti “si batté per la liberazione delle scuole occupate dai sinistrati e dagli sfollati […] per il risanamento delle borgate che erano prive di acqua potabile, invase dall’immondizia, prive di pubblica illuminazione […] Ci fu poi la lotta per la costruzione di case popolari in cui sistemare le famiglie che abitavano nelle baracche o addirittura negli archi degli acquedotti […]”[17].
Nel PCI
[modifica | modifica wikitesto]Fa parte di numerose delegazioni del PCI in viaggi all’estero, come nell’estate del 1945, subito dopo la fine della guerra, in Jugoslavia, nel luglio del 1946, primo di molti altri, in Unione Sovietica; nella primavera del 1959, è nella prima delegazione ufficiale del PCI in visita nella Repubblica di Cina insieme a Giancarlo Pajetta, Gerardo Chiaromonte, Luciano Barca, durante la quale incontra Mao Zedong, Zhou Enlai, Deng Xiaoping e altri dirigenti del PCC.
Eletta nella Commissione Centrale di controllo del PCI nell’VIII Congresso (1956), viene confermata nei successivi congressi del 1960, 1963 e 1966[18]; nel gennaio del 1959 inizia a lavorare nel Dipartimento femminile del PCI a via delle Botteghe oscure, diretto da Nilde Iotti.
Essendo vicina alla corrente di Pietro Ingrao, a partire dal 1968 cominciano azioni di marginalizzazione fino al 1971, quando Maria decise di lasciare gli incarichi all'interno del partito. Continua l’impegno all’interno nel Comitato Federale del PCI di Roma e, dopo la cosiddetta svolta della Bolognina, è eletta nel primo Comitato Centrale del PDS durante il Congresso di Rimini su proposta di Alessandro Natta[19].
Ricerca sociale
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1974, dopo la laurea, comincia a collaborare con la cattedra di Sociologia di Franco Ferrarotti, prima come contrattista e poi come ricercatrice; incarico che prosegue per 13 anni fino al pensionamento nel 1987 all'età di 65 anni. L’attività di studio e ricerca con la Cattedra di Sociologia si svolge soprattutto sui temi dell'immigrazione e delle nuove marginalità sociali come documentano i suoi molti scritti.
Scritti
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Michetti, Giuseppe Sotgiu (a cura di), Atti del Convegno di studio sui problemi dell’infanzia illegittima, Roma 26-27 gennaio 1954, Tipografia della provincia, 1954.
- Maria Michetti, Paola Bertelli, Archeologia dei vecchi mestieri: i fornaciai, in: La Critica Sociologica, Anno XI, nr. 47, Siares, Roma 1978.
- Maria Michetti, Il fascismo a Valle Aurelia, in: La Critica Sociologica, Anno XII, nr. 48, Siares, Roma 1979.
- Maria Michetti, Privatizzazione del pubblico e rinuncia all’acquisizione del consenso diffuso, in: Studi e ricerche sul potere, a cura di F. Ferrarotti, Ianua, Roma, 1980, Vol. I, pagg. 207-302.
- Maria Michetti, La rilevazione empirica della percezione dell’autorità, in: Studi e ricerche sul potere, a cura di F. Ferrarotti, Ianua, Roma, 1980, Vol. I, pagg. 303-508.
- Maria Michetti, Gli intervistati: appartenenze e concezioni politiche, in Franco Ferrarotti (a cura di), Televisione e potere, vol. 1, Edizioni ERI, Torino, 1985, pagg. 53-85.
- Maria Michetti, L’editoria in cifre, in: Ferrarotti, Fraser, Macioti, Michetti (a cura di), La produzione del libro come bene di consumo, Ianua, Roma, 1986, pagg. 141-164.
- Maria Michetti, Roma: l’immigrazione dai Paesi del Terzo mondo, Comune di Roma, 1988.
- Maria Michetti, Stranieri a Roma, Siares, Roma, 1989.
- Maria Michetti, Nicola R. Porro, Il dolce e l’agro dell’astensionismo, in: Franco Ferrarotti (a cura di), La protesta silenziosa. Evoluzione e significati dell’astensionismo elettorale, Siares, Roma, 1989, pp. 67-100.
- Maria Michetti, Roma dai mille colori, in: “Micromega”, n. 3, 1990.
- Maria Michetti, Quanti colori ha la libertà femminile?, in: DWF Trimestrale, n. 1, 1993, pp. 22-32.
- Maria Michetti, Marisa Ombra, Luciana Viviani (a cura di), I gruppi di difesa della donna 1943-45, Roma, UDI, 1995.
- Maria Michetti, Luciana Viviani, Diritto di voto: culture politiche a confronto, in: Il voto alle donne cinquant’anni dopo, Atti del Convegno Nazionale, Campidoglio 6-7 marzo 1995, Comune di Roma, 1996, pp. 115-123.
- Maria Michetti, Margherita Repetto, Luciana Viviani, Laboratorio di politica per le donne. Idee e materiali per una storia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito, Milano, Feltrinelli, 2005, p. 83.
- ^ Alessandro Portelli e Antonio Parisella (a cura di), Ribelle mai domata. Canti e racconti di antifascismo e resistenza, Roma, Squlibri, p. 19-20.
- ^ Carla Capponi, Con cuore di donna, Milano, Il Saggiatore, 2003, p. 112.
- ^ Gli assalti ai forni e le donne di Ponte di Ferro (7 aprile 1944), su baruda.net, 7 aprile 2009. URL consultato il 4 agosto 2023.
- ^ Marco Marroni, Una biografia sintetica di Maria Antonietta Michetti (Roma, 5 gennaio 1922-8 settembre 2007), in Maria Immacolata Macioti (a cura di), Maria Michetti. Volevo un mondo migliore, Roma, Ediesse, 2019, p. 225, ISBN 978-88-230-2262-1.
- ^ Maria Immacolata Macioti, p. 252
- ^ A.N.P.I. (a cura di), Noi compagne di combattimento. I Gruppi di Difesa della Donna, 1943-1945, su docs.google.com, 2015, p. 160. URL consultato il 15 agosto 2023.
- ^ Maria Michetti, Margherita Repetto e Luciana Viviani, UDI: laboratorio di politica per le donne. Idee e materiali per una storia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, p. 107.
- ^ Eloisa Betti e Tobia Ciarrocchi, Intervista a Vittoria Tola. Una storia dell'Archivio centrale Udi e dell’Associazione nazionale archivi Udi, in CLIONET, n. 6, 2002. URL consultato il 15 agosto 2023.
- ^ Associazione Nazionale degli Archivi dell'Unione Donne in Italia, su assarchiviudi.com, 19 maggio 2001. URL consultato il 5 agosto 2023.
- ^ Legge 10 agosto 1950, n. 648 Riordinamento delle disposizioni sulle pensioni di guerra. Art. 10 (GU Serie Generale n.200 del 01-09-1950)., su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 15 agosto 2023.
- ^ Ester Rizzo, Il labirinto delle perdute, Palermo, Navarra Editore, 2021, p. 117, ISBN 978-88-320-5565-8.
- ^ Si veda l'intervento di Maria Maddalena Rossi nella seduta notturna del 7 aprile 1952 alla Camera dei Deputati svoltasi dopo le ore 21.00 perché l'argomento posto fu ritenuto scabroso e immorale per un’assemblea diurna. Cf.: Seduta notturna di lunedì 7 aprile 1952 (PDF), Camera dei deputati, 7 aprile 1952. URL consultato il 3 agosto 2023.
- ^ 1952: Il caso delle “marocchinate” al Parlamento, su cassino2000.com. URL consultato il 6 agosto 2023.
- ^ Carla Modesti, Maria Michetti: l'attività amministrativa in Consiglio provinciale (1952-1956) e in Consiglio comunale (1956-1971), in Maria Immacolata Macioti (a cura di), Maria Michetti. Volevo un mondo migliore, Roma, Ediesse, 1919, pp. 179-180.
- ^ Italo Insolera, Roma moderna, Giulio Einaudi editore, Torino 2011, pp. 227-233.
- ^ “Un ricordo di Marisa Rodano” in Roberto Morassut, Le borgate e il dopoguerra. Politica, società, ideologia alle radici della Roma di oggi, Ponte Sisto editore, Roma 2018, pp. 298-299.
- ^ PCI, Atti dell’VIII, IX, X e XI Congresso nazionale, Editori Riuniti, Roma 1957, 1960, 1963, 1967.
- ^ Marco Marroni (a cura di), “Una biografia sintetica di Maria Antonietta Michetti (Roma, 5 gennaio 1922-8 settembre 2007)”, in Maria Immacolata Macioti (a cura di), Maria Michetti. Volevo un mondo migliore, Ediesse, Roma 2019, p. 231.