Pompeo Pedone
Pompeo Pedone | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Pompeius Pedo |
Nascita | 1 circa |
Morte | tra 44 e 47 |
Gens | Pompeia |
Consolato | agosto-settembre 43 o luglio-agosto 44 o settembre-ottobre 44 (suffetto) |
Pompeo Pedone (in latino: Pompeius Pedo; 1 circa – tra 44 e 47) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]La figura di Pedone è assai oscura: l'unica sua attestazione allo stato attuale della nostra documentazione è nell'Apocolocyntosis di Seneca[1]. Data la rarità del cognomen Pedone e la sua diffusione nella Francia del Sud[2], è stato cautamente ipotizzato che egli provenisse dalla Gallia Narbonese[2][3], ma tale ipotesi non è stata accolta definitivamente dalla critica[4], anche a causa della presenza di Pedones in Italia, nella regio III Lucania et Bruttii, nella regio IV Samnium, nella regio VI Umbria, nella regio VIII Aemilia e nella regio X Venetia et Histria[5].
Seneca definisce Pedone consularis[1]: è stato ricostruito che egli possa essere stato console suffetto o ad agosto-settembre del 43 al fianco di Aulo Gabinio Secondo o tra luglio-agosto e settembre-ottobre del 44 accanto ad un collega ignoto (forse Gaio Calpurnio Pisone o Publio Ostorio Scapula)[6].
Ciò che però Seneca attesta definitivamente è la sua amicizia con Claudio e, nonostante questa, la sua condanna a morte, dal momento che Pedone è rappresentato nell'oltretomba insieme ad altri amici di Claudio in attesa dell'arrivo del princeps dopo il suo decesso[1]: i dettagli della morte non sono chiari, ma essa, forse provocata dal delatore Publio Suillio Rufo[7] e comminata forse tramite un processo sommario[8], dovette avvenire tra 44 e 47[8]. Emblematiche sono le parole che Seneca fa pronunciare proprio a Pedone, che è ritratto addirittura come principale accusatore di Claudio nel suo processo ultraterreno:
«Omnia proclivia sunt, facile descenditur. Itaque quamvis podagricus esset, momento temporis pervenit ad ianuam Ditis [...] Et agmine facto Claudio occurrunt. Quos cum vidisset Claudius, exclamat: «Πάντα φίλων πλήρη! Quomodo huc venistis vos?». Tum Pedo Pompeius: «Quid dicis, homo crudelissime? Quaeris quomodo? Quis enim nos alius huc misit quam tu, omnium amicorum interfector? In ius eamus: ego tibi hic sellas ostendam». [...] Accusat Pedo Pompeius magnis clamoribus. Incipit patronus velle respondere. Aeacus, homo iustissimus, vetat et illum, altera tantum parte audita, condemnat et ait: «αἴκε πάθοις τὰ ἔρεξας δίκη εὐθεῖα γένοιτο.»»
«La strada è tutta in discesa, si va ch’è un gran piacere, talché in un momento, con tutta la sua gotta, il divo Claudio fu alla porta di Dite [...] tutti in fila vanno incontro a Claudio, il quale nel vederli esclama: «Amici dappertutto! Come ci siete venuti?». E Pedone: «Ma cosa dici, mostro ripugnante? Dici come, in che modo? E ce lo chiedi? Chi altri ci ha mandato se non tu, l’assassino di tutti i tuoi amici? Presto, andiamo in giudizio: lo vedrai che tribunali ci sono quaggiù!». [...] Sostiene l’accusa Pompeo Pedone, che gridando sbraita. Il difensore vorrebbe rispondere, ma Eaco, uomo giusto, glielo vieta, e dopo aver sentito solamente la parte avversa condanna il colpevole: «S’abbia pan per focaccia, e questa sia giusta sentenza».»
È stato infine ipotizzato che Pedone possa essere connesso per parentela al console ordinario del 115 Marco Pedone Vergiliano[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Seneca, Apocolocyntosis, XIII, 5; XIV, 2.
- ^ a b c R. Syme, Roman Papers, VI, Oxford 1991, pp. 224-225.
- ^ Con grande cautela, l'ipotesi è presentata anche da A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 548.
- ^ Ad es. P. Burgers, The Narbonensian Colonial Élite 1958-1995, in Ancient Society, 28 (1997), pp. 89-106.
- ^ Tutte le attestazioni sono raccolte da A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, p. 548 nota 490.
- ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 416-418 e 548.
- ^ D. McAlindon, Claudius and the Senators, in American Journal of Philology, 78 (1957), pp. 279-286.
- ^ a b P. Buongiorno, Claudio. Il principe inatteso, Palermo 2017, p. 122 con nota 53.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- PIR2 P 635 (Petersen)
- A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 416-418 e 548.