Mycena inclinata
Mycena inclinata | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Classe | Basidiomycetes |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Tricholomataceae |
Genere | Mycena |
Specie | M.inclinata |
Nomenclatura binomiale | |
Mycena inclinata (Fr.) Quél., 1872 |
Mycena inclinata Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
Mycena inclinata (Fr.) Quél., Champs Jura Vosges 1: 105 (1872) è un fungo saprofita della famiglia Tricholomataceae. Si riconosce per la crescita cespitosa e il forte odore, rancido, di sapone e sego. Dal sapore acre, non è commestibile.
Tassonomia, filogenesi e denominazione
[modifica | modifica wikitesto]Descritto per la prima volta come Agaricus inclinatus dal micologo svedese Elias Magnus Fries nel 1838,[1] gli è stato assegnato il nome attuale nel 1872, da Lucien Quélet.[2] Sinonimi di Mycena inclinata sono Mycena galericulata var. calopus (Karsten, 1879), e il suo basionimo Agaricus galericulatus var. calopus (Fries, 1873).[3]
L'epiteto specifico inclinata viene dal latino inclinatus = inclinato, per la forma del gambo.[4]
In uno studio molecolare delle sequenze di DNA ribosomiale dei funghi micorrizici dell'orchidea Gastrodia confusa, M. inclinata è risultata essere strettamente correlata a M. aurantiomarginata, a M. crocata e a M. leaiana.[5]
Sinonimi e binomi obsoleti
[modifica | modifica wikitesto]- Agaricus alcalinus sensu Cooke [Ill. Brit. Fung. 234 (225) (1882)]; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005)
- Agaricus galericulatus var. calopus Fr., Ges. naturf. Freunde, Berlin 1: 86 (1873)
- Agaricus inclinatus Fr., Epicrisis systematis mycologici (Uppsala): 107 (1838)
- Mycena galericulata var. calopus (Fr.) P. Karst. [as 'calopoda'], Rysslands, Finlands och den Skandinaviska Halföns. Hattsvampar 32: 106 (1879)
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il cappello è grigiastro o leggermente bruno, con diametro che varia tipicamente da 1 a 4,5 cm. Inizialmente conico-campanulato, si appiattisce durante la maturità, sviluppando solchi superficiali visibili in corrispondenza delle lamelle sottostanti.[6] Il margine del cappello ha piccoli ma distinti dentellamenti.[7] La superficie è umida, liscia e igrofana. Il cappello spesso sviluppa delle fessure ai margini, o delle crepe nel disco (la parte centrale del cappello). La carne del cappello è spessa al centro, ma sottile altrove, grigiastra e biancastra, fragile, e con odore e sapore leggermente farinosi. Le lamelle hanno un attaccamento decorrente al gambo (ossia, che si prolunga per tutta la lunghezza del gambo) e sono di colore bruno chiaro con sfumature di rosso. Esse sono ampie (tra 3 e 6 mm), e hanno una spaziatura molto piccola, con circa 26-35 lamelle che raggiungono il gambo.[8] Il gambo, fragile, è lungo da 3 a 9 cm, spesso e va dal giallo al giallo-bruno, diventando bruno-rossastro, giallo-marrone nella parte inferiore in maturità. La porzione inferiore dei gambi giovani è coperta di macchie bianche. Approssimativamente uguale in spessore in alto e in basso, la base del gambo è coperta da miceli gialli che possono arrivare fino a un terzo della lunghezza del gambo.[9] La commestibilità del fungo è "dubbia" e il suo consumo è ritenuto "da evitare".[7]
Caratteristiche microscopiche
[modifica | modifica wikitesto]Le spore hanno un diametro che va da 5-6,5 a 7-9 μm, sono bianche, generalmente ellissoidi, lisce, e fortemente amiloidi (diventano nere quando vengono trattate con reattivo di Melzer). I basidi (cellule portatrici di spore) hanno quattro spore. I pleurocistidi (i cistidi sulla superficie delle lamelle) non sono differenziati. I cheilocistidi (i cistidi sul bordo delle lamelle) sono incorporati nel bordo delle lamelle e molto appariscenti, a forma di clava, con diametro da 5-10 a 26-36 micron, e hanno punte che sono coperte con proiezioni contorte che possono essere magre o spesse. La carne delle lamelle è omogenea, e va dal pallido-giallastro al marrone sporco quando colorata con iodio. La carne del cappello ha una pellicola distinta, un'ipoderma (regione di tessuto immediatamente sotto la pellicola) ben differenziato, e trama del corpo filamentosa; in colorazione con lo iodio va dal giallo pallido al brunastro.[8]
Varietà
[modifica | modifica wikitesto]E. J. H. Corner descrisse le varietà di M. inclinata var. kinabaluensis e var. subglobospora in una sua pubblicazione del 1994 sui funghi agarici della Malaysia, una regione biogeografica a cavallo tra il confine delle ecozone orientale e australasiana. La varietà kinabaluensis (dal nome della sua località tipo, Kinabalu) ha il margine del cappello non smerlato, un debole o nessun odore, e cheilocistidi con processi più brevi. Si è constatato che cresce sul legno morto del Lithocarpus havilandii, un albero di Lithocarpus della famiglia del faggio. La varietà subglobospora, che si trova a Sabah, ha spore che sono quasi sferiche.[10]
Specie simili
[modifica | modifica wikitesto]Mycena maculata presenta qualche somiglianza con M. inclinata, ma è associata solo con la decomposizione di tronchi di legno duro e ceppi, e si trova nella parte orientale del Nord America, e talvolta nelle querce della West Coast. Quando vecchio, questo fungo sviluppa macchie rossastre sulle lamelle, non presenti in M. inclinata.[6]
M. inclinata viene spesso confusa con il commestibile M. galericulata, una specie comune che è variabile nel colore del cappello, nella taglia e nella forma. M. galericulata in genere ha un cappello conico grigio-marrone opaco, e venature bianche o grigiastre.[7]
M. polygramma ha un gambo increspato e grigio-bluastro.[11]
Habitat e distribuzione
[modifica | modifica wikitesto]Mycena inclinata è un fungo saprofita, che deriva i suoi nutrienti da materia organica in decomposizione sulla lettiera come foglie, cortecce e rami. Realizza questo processo con la produzione di enzimi in grado di abbattere le tre principali componenti biochimiche della parete cellulare delle piante: cellulosa, emicellulosa e lignina.[12]
I corpi fruttiferi di Mycena inclinata crescono in densi gruppi su tronchi di legno duro e ceppi (in particolare di quercia e castagno) in decomposizione, durante la primavera e l'autunno.[8][11] Il fungo forma un bianco, lanoso micelio sulla superficie delle foglie di quercia in decomposizione.[12] Occasionalmente può essere trovato anche su alberi vivi.[9] Nel Nord America orientale, è abbondante nella zona delimitata da Nuova Scozia, Ontario, Manitoba, Missouri, Carolina del Nord e New York. Ne sono stati ritrovati esemplari anche in Oregon, ma la specie sembra essere generalmente rara lungo la Costa pacifica.[8] La zona di distribuzione del fungo comprende anche l'Europa, le Isole Canarie, il Nord Africa, la Siberia orientale, il Giappone,[9] la Malesia,[10] la Turchia,[13] e la Nuova Zelanda.[14]
Proprietà chimiche
[modifica | modifica wikitesto]In uno studio sulla concentrazione delle tracce di metallo nelle varie specie di funghi trovate in Ordu (Turchia), M. inclinata si è dimostrato avere livelli relativamente elevati di ferro (628 mg per kg) e nichel (21,6 mg/kg), misurati sulla base della sostanza secca.[15] Studi di laboratorio hanno dimostrato che il fungo è resistente all'alluminio.[13] Il fungo è stato studiato per la sua capacità di decolorare i coloranti sintetici che vengono utilizzati nelle industrie tessili, plastiche, biomediche e alimentari: i coloranti non sono facilmente biodegradabili, e quando vengono scaricati nell'ambiente sono persistenti e spesso tossici.[16]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (LA) Fries EM., Epicrisis Systematis Mycologici, Uppsala, Sweden, Typographia Academica, 1838, p. 107.
- ^ (FR) Quélet L., Les Champignons de Jura et des Vosges, in Mémoires de la Société d'Émulation de Montbéliard, vol. 5, 1872, p. 105.
- ^ Mycena inclinata (Fr.) Quél. 1872, su mycobank.org, MycoBank. International Mycological Association. URL consultato il 4 novembre 2011.
- ^ Rea C., British Basidiomycetae: A Handbook to the Larger British Fungi, CUP Archive, 1922, p. 384.
- ^ Ogura-Tsujita Y, Gebauer G, Hashimoto T, Umata H, Yukawa T., Evidence for novel and specialized mycorrhizal parasitism: the orchid Gastrodia confusa gains carbon from saprotrophic Mycena (PDF), in Proceedings of the Royal Society, vol. 276, n. 1657, 2009, pp. 761–7, DOI:10.1098/rspb.2008.1225, PMC 2660934, PMID 19004757.
- ^ a b Miller HR, Miller OK., North American Mushrooms: a Field Guide to Edible and Inedible Fungi[collegamento interrotto], Guilford, Connecticut, Falcon Guide, 2006, p. 171, ISBN 0-7627-3109-5.
- ^ a b c Kibby G., An Illustrated Guide to Mushrooms and Other Fungi of North America, Italy, Lubrecht & Cramer Ltd, 1994, p. 81, ISBN 0-681-45384-2.
- ^ a b c d Smith, pp. 338–40.
- ^ a b c Treu R., Mycena inclinata, in IMI Descriptions of Fungi and Bacteria, vol. 128, 1996, pp. sheet 1278.
- ^ a b Corner EJH., Agarics in Malesia. I. Tricholomatoid. II. Mycenoid, in Beihefte zur Nova Hedwigia, vol. 109, 1994, pp. 227–8.
- ^ a b Pegler DN, Brand AW., Profiles of Fungi. 110. Mycena inclinata, in Mycologist, vol. 14, n. 1, 2000, pp. 36–8, DOI:10.1016/S0269-915X(00)80065-8.
- ^ a b Steffen KT, Cajthaml T, Snajdr J, Baldrian P., Differential degradation of oak (Quercus petraea) leaf litter by litter-decomposing basidiomycetes, in Research in Microbiology, vol. 158, n. 5, 2007, pp. 447–55, DOI:10.1016/j.resmic.2007.04.002, PMID 17537615.
- ^ a b Høiland K, Dybdahl HG., A micro-well method for estimating fungal response to metal ions. Response to aluminium by some saprophytic basidiomycetes, in Nordic Journal of Botany, vol. 13, n. 6, 1993, pp. 691–6, DOI:10.1111/j.1756-1051.1993.tb00113.x.
- ^ Stevenson G., The Agaricales of New Zealand: V, in Kew Bulletin, vol. 1, n. 1, 1964, pp. 1–59, JSTOR 4108283.
- ^ Mendil D, Uluözlü ÖD, Tüzen M, Hasdemir E, Sari H., Trace metal levels in mushroom samples from Ordu, Turkey, in Food Chemistry, vol. 91, n. 3, 2005, pp. 463–7, DOI:10.1016/j.foodchem.2004.06.028.
- ^ Baldrian P, Šnajdr J., Production of ligninolytic enzymes by litter-decomposing fungi and their ability to decolorize synthetic dyes, in Enzyme and Microbial Technology, vol. 39, n. 5, 2006, pp. 1023–9, DOI:10.1016/j.enzmictec.2006.02.011.
Testo citato
[modifica | modifica wikitesto]- Smith AH., North American species of Mycena, Ann Arbor, Michigan, University of Michigan Press, 1947.
Voci correlate
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