Kepler-69 c
Kepler-69 c | |
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Confronto tra Kepler-69 c, a sinistra, e la Terra. | |
Stella madre | Kepler-69 |
Scoperta | 7 gennaio 2013[1][2] |
Scopritore | Team Kepler |
Classificazione | Pianeta terrestre |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000.0) | |
Semiasse maggiore | 0,64 UA[3] |
Periodo orbitale | 242,46 giorni[4] |
Inclinazione sull'eclittica | 89,62°[3] |
Eccentricità | 0,14[3] |
Satelliti | sconosciuti |
Dati fisici | |
Raggio medio | 1,79 R⊕[4] |
Flusso stellare | 1,64+0,48 −0,34 ⊕[4] |
Temperatura superficiale | |
Kepler-69 c (conosciuto anche come KOI-172.02) è un esopianeta scoperto dagli astronomi affiliati al gruppo della missione Kepler e annunciato per la prima volta il 7 gennaio 2013 con il suo numero di catalogo KOI. È uno dei pianeti più simili alla Terra scoperti ed è distante da noi 1034 anni luce circa.[5] Il 18 aprile 2013 il pianeta è stato confermato dal team Kepler e aggiunto al catalogo della missione, sotto il nome di Kepler-69 c.
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Il pianeta è una superterra con un raggio di circa 1,5 volte quello terrestre. Orbita attorno ad una stella simile al Sole, Kepler-69, ad una distanza di 0,762 UA (circa 112 milioni di chilometri) e tale da poter supportare l'esistenza di acqua allo stato liquido sulla sua superficie.[5] La maggiore vicinanza alla propria stella rispetto alla Terra compensa la minore luminosità di quest'ultima, una stella dalla temperatura inferiore a quella del Sole. Il periodo di rivoluzione è di circa 242 giorni, ma la massa è sconosciuta. Lo studio di quest'ultima permetterà di ricavare la densità e capire se il pianeta sia un pianeta oceanico o più simile alla Terra, con masse continentali e corpi d'acqua distinti. Gli scienziati hanno affermato che Kepler-69 c potrebbe essere il primo pianeta in grado di ospitare forme di vita aliena (partendo dal presupposto che l'acqua allo stato liquido in superficie sia un requisito per l'esistenza della vita).[5] Anche Kepler-22 b ha caratteristiche di abitabilità, è infatti il primo pianeta terrestre scoperto nella fascia abitabile di una stella simile al Sole, ma è una superterra decisamente più massiccia.
Con l'annuncio ufficiale dell'aprile 2013, il pianeta pare sia un po' più vicino alla stella madre rispetto a quanto creduto in precedenza: la sua distanza da Kepler-69 è di circa 0,64 UA e il raggio è stato stimato in 1,7 volte quello terrestre.
La temperatura d'equilibrio del pianeta, che non tiene conto dell'eventuale effetto serra causato dall'atmosfera, era stata stimata attorno ai 282 K in un primo momento, mentre con studi successivi sarebbe invece attorno ai 325 K, ossia circa 70 gradi superiore a quella di equilibrio della Terra[4][3]. In definitiva, il pianeta si trova nei pressi del limite interno della zona abitabile, come ad esempio Venere nel sistema solare, e potrebbe essere troppo caldo per avere le condizioni nel mantenere l'acqua liquida in superficie ed essere abitabile.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Kepler KOI Search Results per KOI-172.02, su archive.stsci.edu, 7 gennaio 2013. URL consultato l'11 gennaio 2013.
- ^ NASA Exoplanet Archive-KOI-172.02, su exoplanetarchive.ipac.caltech.edu. URL consultato l'11 gennaio 2013.
- ^ a b c d Thomas Barclay et al., A super-Earth-sized planet orbiting in or near the habitable zone around Sun-like star (PDF), 17 aprile 2013.arΧiv:1304.4941v1
- ^ a b c d e Guillermo Torres et al., Validation of Small Kepler Transiting Planet Candidates in or near the Habitable Zone, in Astronomical Journal, vol. 154, n. 6, dicembre 2017, DOI:10.3847/1538-3881/aa984b.
- ^ a b c Clara Moskowitz, Most Earth-Like Alien Planet Possibly Found, su space.com, 9 gennaio 2013. URL consultato il 9 gennaio 2013.
- ^ Elizabeth Howell, Kepler-69c: Earth-Size Planet in Star's Habitable Zone, su space.com, Space.com, 13 maggio 2016.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Pianeta extrasolare
- Pianeta terrestre
- Superterra
- Missione Kepler
- Pianeti scoperti dalla missione Kepler
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Nasa exoplanet archive, su exoplanetarchive.ipac.caltech.edu.