Cephalophorus nigrifrons
Cefalofo dalla fronte nera[1] | |
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Stato di conservazione | |
Rischio minimo[2] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Bovidae |
Sottofamiglia | Antilopinae |
Tribù | Cephalophini |
Genere | Cephalophorus |
Specie | C. nigrifrons |
Nomenclatura binomiale | |
Cephalophorus nigrifrons (Gray, 1871) | |
Sinonimi | |
Cephalophus nigrifrons |
Il cefalofo dalla fronte nera (Cephalophorus nigrifrons (Gray, 1871)) è un piccolo cefalofo originario dell'Africa centrale e centro-occidentale.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Attualmente, gli studiosi riconoscono quattro sottospecie di cefalofo dalla fronte nera[1]:
- C. n. nigrifrons Gray, 1871 (Nigeria, Camerun, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Angola);
- C. n. fosteri St. Leger, 1934 (Monte Elgon, Kenya, tra 2.400 e 3.400 m di quota);
- C. n. hooki St. Leger, 1934 (versante sud-orientale del Monte Kenya, tra 2500 e 3000 m di quota);
- C. n. hypoxanthus Grubb e Groves, 2002 (Monti Itombwe, a ovest dell'estremità settentrionale del Lago Tanganica).
Due ulteriori sottospecie, il cefalofo del Kivu (C. n. kivuensis) e quello del Ruwenzori (C. n. rubidus), vengono attualmente considerate specie a parte.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il cefalofo dalla fronte nera è un'antilope attiva e resistente[3], chiamata così per la larga striscia nera che corre dal naso alla fronte[4], la quale distingue questa specie da tutti gli altri cefalofi dell'Africa[5]. Misura 80–170 cm di lunghezza, ha una coda di 7,5–15 cm e pesa 14–18 kg. Il suo manto lucente è costituito da peli di colore rosso, castano o marrone-rossastro scuro[4][5][6], che divengono più sottili e più scuri, quasi neri, sulle lunghe zampe[4][6]. La breve coda è nera con la punta bianca[5], e gli zoccoli, straordinariamente lunghi e sottili, permettono all'animale di muoversi con facilità sui terreni paludosi in cui si spinge di frequente[6]. Sia il maschio che la femmina possiedono brevi corna appuntite[3], di 4–12 cm di lunghezza[5], impiegate nei combattimenti tra conspecifici e per difendersi dai predatori[3]. La sottospecie C. n. rubidus (il cefalofo dalla fronte nera del Ruwenzori), considerato da alcuni una specie a parte, differisce dalle altre per avere il ventre bianco e un mantello più folto[5].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Il cefalofo dalla fronte nera vive nell'Africa centrale, dal Camerun meridionale fino a Kenya occidentale e Angola settentrionale[3][6]. Il cefalofo dalla fronte nera del Ruwenzori si incontra solamente sulla Catena del Ruwenzori, un gruppo montuoso situato al confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo[5][6].
Questa piccola antilope abita nelle foreste di montagna, di pianura e in quelle paludose[4][5][6], dal livello del mare fino a 3.500 m di quota[4][6], e viene spesso avvistata in aree palustri o nei pressi di fiumi e torrenti[6].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]I cefalofi sono animali timidi che si spostano da soli o in coppia[3]. Come i loro simili, le coppie di cefalofi dalla fronte nera occupano un territorio marcato con le secrezioni odorose prodotte dalle ghiandole poste sulla faccia[4]. Attivo sia di giorno che di notte[6], il cefalofo segue sempre percorsi regolari che si snodano dal rifugio in cui riposa alla zona di foraggiamento, dove consuma una vasta gamma di frutti e piante succulente[4][6]. Le informazioni riguardo al ciclo vitale di questa specie sono carenti, ma un esemplare in cattività è vissuto quasi 20 anni[3].
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Come gli altri cefalofi, anche quello dalla fronte nera ha dovuto subire gli effetti della caccia e della distruzione dell'habitat[3][5]. Dal momento che in alcune parti dell'Africa centrale la popolazione umana è in rapida espansione, la caccia data a questo animale si sta facendo più incessante e le zone di habitat disponibile stanno diminuendo sempre più, a causa dell'avanzata degli insediamenti umani e delle aree coltivate[2][3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Cephalophorus nigrifrons, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ a b (EN) IUCN SSC Antelope Specialist Group. 2016, Cephalophus nigrifrons, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b c d e f g h Nowak, R.M. (1999) Walker's Mammals of the World. Johns Hopkins University Press, Baltimore, Maryland.
- ^ a b c d e f g Kingdon, J. (1997) The Kingdon Field Guide to African Mammals. Academic Press Ltd, London.
- ^ a b c d e f g h Stuart, C. and Stuart, T. (1997) Field Guide to the Larger Mammals of Africa. Struik Publishers, Cape Town.
- ^ a b c d e f g h i j Wilson, V.J. (2005) Duikers of Africa: Masters of the African Forest Floor. Zimbi Books, Pretoria, South Africa.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Groves C. & Grubb P., Ungulate Taxonomy, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 2011, ISBN 978-1-4214-0093-8.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cephalophus nigrifrons
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- wildaboutyou.com, su wild-about-you.com.