Utente:Luca da Perugia/Sandbox

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Alessandro Monteneri

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Alessandro monteneri, stipo per la corona del re d'italia, 1865 ca
Alessandro Monteneri, Domenico Bruschi e Guglielmo Ciani, Stipo della Corona, 1865, Palazzo Pitti, Firenze.

Alessandro Monteneri (1832-1920) è stato un intarsiatore e restauratore di opere lignee perugino, uno dei migliori - assieme a Federico Lancetti - del XIX secolo della regione Umbria.

Gioventù e formazione

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Alessandro nasce il 15 luglio del 1832, da un'umile famiglia: il padre è un semplice operaio che muore quando Alessandro è ancora piccolo[1]. La miseria della famiglia (composta da due figli e dalla la loro madre) è tale che il dodicenne Alessandro deve offrire i propri servigi da fattorino presso il laboratorio dell'ebanista perugino Federico Lancetti[2]. Nonostante le semplici mansioni di falegnameria a lui affidate, al giovane fattorino non mancano occasioni per vedere il maestro Lancetti all'opera, imparando, seppur di sfuggita, i fondamenti tecnici della tarsia[2].

Maturità artistica

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Lasciata la bottega del Lancetti, il giovane ha una vita di privazioni[3]: si sostenta con poco e vive in una casa con pochissima mobilia dove tenta in autonomia l'arte della tarsia a legni naturali, ovvero senza alterare le superfici con acidi o col fuoco[4]. Nel frattempo si iscrive all'Accademia per apprendere i fondamenti del disegno[4].

Nell'Esposizione provinciale del 1855 presenta una delle sue prime opere, un piano nero di tavolo rotondo tarsito a colori, che, nonostante alcuni problemi stilistici (durezza dei contorni e passaggi cromatici troppo taglienti) riscuote ammirazione dal pubblico nonché uno dei maggiori premi della Giuria[4].

Stipo della Corona

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Lo Stipo è, sotto molteplici aspetti, l'opera più importante del Monteneri. L'artefatto del 1865[5] è offerto in dono dal Comune di Perugia al Re d'Italia Vittorio Emanuele II[6] il quale, entusiasta del lavoro dell'ebanista, ricompensò quest'ultimo con una medaglia dell'incisore Giuseppe Ferraris[7]. L'opera è frutto della collaborazione del Monteneri con altri due artisti: il pittore perugino trasferitosi a Roma Domenico Bruschi (che escogita i disegni da realizzare con l'intarsio) e lo scultore perugino Guglielmo Ciani (che fabbrica le statue a tutto sesto)[5].

Esposizione di Vienna

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In occasione dell'Esposizione di Vienna del 1878, l'intarsiatore, nuovamente su disegno del Bruschi, realizza un quadro a intarsio che raffigura il Trionfo di Aureliano in Roma[8][6]. L'opera viene acquistata dalla Cassa di Risparmio perugina, che lo impiegherà come dorsale di un seggio[6].

Edicola ripresa dal Pinturicchio

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Pinturicchio, pala di santa maria dei fossi
Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, Pala di Santa Maria de' Fossi, 1496-1498, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia. Monteneri ha riprodotto per l'Esposizione del 1879 la tavola centrale.

Per l'Esposizione Provinciale Umbra del 1879, Alessandro Monteneri realizza una pregevole edicola lignea[9] con una copia della Madonna con Bambino e san Giovannino che troneggia al centro della Pala di Santa Maria de' Fossi di Bernardino di Betto[6].

Esperienze di restauro

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Oltre alle opere originali, il Monteneri si presta anche a opere di restauro. Sono a lui affidati i restauri delle opere lignee dei seguenti luoghi: Chiesa di San Pietro a Perugia (coro ligneo)[6], Cattedrale perugina di San Lorenzo (coro ligneo)[6][10], Duomo di Todi[6], Basilica di San Francesco ad Assisi[6], Studiolo di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale d'Urbino (tarsie e porte lignee)[6][11].

Nel 1902 viene chiamato nella Capitale per realizzare il nuovo coro ligneo della restaurata Cappella di San Lorenzo della Basilica di San Paolo; Monteneri esegue nuovamente il disegno di un pittore: l'allora giovane Angelo Migliorati[6].

Seggio raffaellesco

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Altro impegnativo capolavoro del Monteneri è un seggio sul quale sono rappresentati ad intarsio quattro delle più importanti opere di Raffaello Sanzio: lo Sposalizio della Vergine, la Deposizione dalla Croce, la Scuola di Atene e la Trasfigurazione[12].

L'artista si estingue nel 5 aprile 1920[1].

Egli riposa in una disadorna tomba di famiglia al Cimitero Monumentale di Perugia.

Nel medesimo sepolcro, assieme agli altri famigliari, trova riposo il figlio Raffaele Monteneri, avvocato antifascista di fede politica repubblicana, morto a Perugia nel 15 aprile 1968[13].

Possono essere considerati allievi del Monteneri altri due valenti intarsiatori: Wenceslao Moretti (Pozzuolo, 11 settembre 1863 - Perugia, 6 febbraio 1920)[14] e Carlo Biribatti (Castel del Piano)[15].

Titoli ed Onorificenze

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L'intarsiatore è nominato pubblicamente Cavaliere venerdì 11 giugno 1875[16].

Successivamente, sempre nel 1875, il "Cav." Alessandro Monteneri è nominato Accademico di Merito della locale Accademia di Belle Arti[17].

  1. ^ a b Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario dalla sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici, Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 125.
  2. ^ a b Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario della sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici, Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, pp. 125-126.
  3. ^ Angelo Lupattelli descrive forse con troppa enfasi l'ardua vita del giovane artista: «Lasciata dopo qualche tempo la bottega del Lancetti, concedendosi poche ore di riposo ... e concedendosi soltanto uno scarsissimo cibo ed un'unica panca per letto...» (p. 126), poi, successivamente: «Eccolo pertanto per giorni interi a ricercarli [i legni] nei nostri boschi o nelle nostre montagne circostanti...» (p. 126).
  4. ^ a b c Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario dalla sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici., Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 126.
  5. ^ a b Stipo per la corona del Re d'Italia, su uffizi.it.
  6. ^ a b c d e f g h i j Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario della sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici, Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 127.
  7. ^ A. R. Caucich (direzione di), https://books.google.it/books?id=Jr0xAQAAMAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=alessandro+monteneri&hl=it&source=gbs_navlinks_s, in Bullettino di numismatica italiana redatto da tre amici, Firenze, Tipografia Uccelli e Zolfanelli, 1867, p. 40.
  8. ^ Demetrio Carlo Finocchietti, https://books.google.it/books?id=jM82AYfVNh4C&newbks=1&newbks_redir=0&dq=alessandro+monteneri+aureliano&hl=it&source=gbs_navlinks_s, in Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1878. Fascicolo VII. Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. Scultura in legno. Gruppo XIII. - Carrozze., Milano, dalla Regia Stamperia, 1878, pp. 49-50.
  9. ^ Alessandro Monteneri. Piccola edicola/ancona in legno, avorio e madreperla, 1879, su Art La Rosa. Exhibition / Casa D'aste.
  10. ^ La campana di s. Pietro. Bollettino settimanale religioso, Roma, Tipografia della Canpana di s. Pietro, 1884, p. 599.
  11. ^ Il Raffaello. Rivista d'Arte ufficiale per gli atti della R. Accademia Raffaello, Urbino, Tipi della Cappella - per Elpidio Righi, 1879, pp. 28-29.
  12. ^ Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario della sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici, Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 128.
  13. ^ Matteo Aiani, Monteneri Raffaello (PDF), in Dizionario Biografico Umbro dell'Antifascismo e della Resistenza, Edizioni ISUC Studistorici, 2024.
  14. ^ Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario della sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici, Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 124.
  15. ^ L'Umbria. Rivista d'arte e letteratura, Perugia, Tipografia Umbra, 25 giugno 1898.
  16. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia. Anno 1875. Num. 135, Roma, 11 giugno 1875, p. 2213.
  17. ^ Atti della Accademia di Belle Arti in Perugia. Anno Scolastico 1897-98, Perugia, Tipografia di V. Santucci, 1898, p. 32.

Don Nello Palloni

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Don Nello Palloni è stato un sacerdote e pittore perugino allievo di Gerardo Dottori.

Federico Lancetti

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Federico Lancetti (1814, Bastia Umbra -16 aprile 1899, Perugia)[1] è stato un importante ebanista e intarsiatore perugino nato a Bastia Umbra[2], parente del meno conosciuto Lanciotto Lancetti[3].

Lancetti si forma all'Accademia di Belle Arti della città di Perugia, quindi si sposta a Roma, presso la bottega dell'ebanista tedesco Luigi Frantz in via Frattina[4] dove sosta quattro anni circa[5]. L'ebanista si sposta poi a Firenze (dove, a detta di Francesco Guarino, potrebbe aver conosciuto gli ebanisti Luigi e Angelo Frattini)[4], a Livorno e in altre città per tornare infine a Perugia[6].

Opere originali

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Una delle opere più giovanili note del Lancetti è un Tavolino intarsiato in legni vari e madreperla rinvenuto a Palazzo Pica Alfieri dell'Aquila e datato 1846[7].

Nel 1855, in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi, presenta un Pannello in madreperla, ebano, osso e avorio[5]. L'opera risale ai primi degli anni '50 del XIX secolo e oggi è conservata nel Victoria and Albert Museum di Londra, nella sezione dedicata ai mobili e agli artefatti lignei[8]

Nel successivo 1856, alla Mostra Provinciale di Belle Arti, Agricoltura ed Industria, espone nel Collegio IX (dedicato alle "opere affini alle Arti Belle") un Armadietto in ebano tarsito in legno a colori che colpisce la critica per il disegno, l'eleganza, il gusto delle forme e la precisione nell'esecuzione e che fa ottenere all'artista il Diploma di 1° Merito con Medaglia di 1a Classe[9][10].

L'abilità di Lancetti gli fa guadagnare un estimatore, il conte toscano Demetrio Finocchietti, che riporta come, nel 1861, l'artista di bastia partecipa all'Esposizione Nazionale di Firenze con una Tavola intarsiata in avorio e legni colorati che lo stesso Re d'Italia acquista[11]. Il conte sostiene che l'intarsiatore perugino non ha rivali in tutt'Italia, ad eccezione di un certo Gatti, di Faenza[12]. Lancetti, ottenuto il permesso dal Re, ripropone la medesima opera all'Esposizione Internazionale di Londra del 1862, dove riceve una Medaglia di Merito[11].

Nel mese di maggio del 1868 Lancetti espone una sua opera, uno Stipetto di avorio, ebano e madreperla, presso la Galleria delle Pietre Dure[13]. Anche quest'opera viene acquistata dal Re, che la colloca a Palazzo Pitti[14][15].

Del 1870 è un grande Armadietto-scrigno intarsiato dove l'artista impiega numerosi materiali: avorio, peltro, rame, osso, madreperla, legno di quercia, ebano e mogano[16].

All'Esposizione Universale di Vienna del 1873 Lancetti espone due opere: uno Stipo in avorio e madreperla e un Piano di tavola (simile a quello dell'esposizione londinese del 1862) che frutta all'ebanista-intarsiatore la Medaglia del Buon Gusto, seconda d'importanza solo al Diploma di Merito[14].

Nello stesso 1873, Tancredi VI (1803-1884) commissiona all'ebanista due librerie in legno di noce[17].

Nel 1878, alla stazione d'Assisi, gli alunni del Convitto Principe di Napoli offrono in dono al "principino" una "papeterie" uscita dall'officina d'intarsio del Lancetti[18].

L'artista realizza un Tavolo con scacchiera circolare che lo studioso Francesco Guarino ipotizza sia degli anni '70 del 1800[19].

Altra opera senza data è un tavolo della collezione Dean (Perugia) con riproduzioni della volta della Sala delle Udienze del Collegio del Cambio di Perugia[20].

Tornato a Perugia dopo il periodo di formazione, Lancetti si dedica anche al restauro di alcune opere locali. Lancetti interviene nei seguenti luoghi: sagrestia della Cattedrale di San Lorenzo (tarsie dei banconi)[5][21], Palazzo Pubblico di Perugia[5], Sala delle Udienze del Collegio della Mercanzia (rivestimento ligneo della sala)[5][22][23], San Pietro di Perugia (1854 "e seguenti", tarsie del coro ligneo)[24].

L'artista si spegne il 16 aprile 1889[1].

Un busto-ritratto scultoreo di Giuseppe Frenguelli è posto sulla tomba dov'è seppellito.

Per le numerose medaglie al merito raccolte (almeno 17), nel 1875 l'artista è nominato Cavaliere[14].

Egli è anche nominato Accademico di Merito all'Accademia di Belle Arti di Perugia[25][26] e Socio di Merito della Regia Accademia d'Urbino[26].

Lancetti è nominato dal Re Vittorio Emanuele II "Intagliatore della Real Casa"[2].

  1. ^ a b Angelo Lupattelli, Il civico cimitero di Perugia nel 70° anniversario dalla sua costruzione ed inaugurazione (1849-1919). Appunti storici., Perugia, Tip. Perugina già Santucci, 1920, p. 93.
  2. ^ a b Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 5.
  3. ^ Angelo de Gubernatis (a cura di), Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori e architetti, Firenze, coi tipi dei successori Le Monnier, 1889, pp. 604-605.
  4. ^ a b Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 14.
  5. ^ a b c d e Francesco Guarino, Un artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 6.
  6. ^ Angelo de Gubernatis (a cura di), Dizionario degli artisti italiani viventi, pittori, scultori e architetti, Firenze, coi tipi dei successori Le Monnier, 1889, p. 602.
  7. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 9.
  8. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 10.
  9. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, pp. 6-7.
  10. ^ A. Bruschi, Giornale scientifico-letterario-agrario di, Perugia, Tipografia di Vincenzo Bartelli, 1857, p. 490.
  11. ^ a b Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 7.
  12. ^ Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1878. Fascicolo VII. Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. Scultura in legno. Gruppo XIII. - Carrozze., Milano, dalla Regia Stamperia, 1878, pp. 45-46.
  13. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, pp. 7-8.
  14. ^ a b c Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 8.
  15. ^ Illustrazione dell'opera: L'arte in Italia rivista mensile di Belle Arti, Carlo Felice Biscara, Luigi Rocca (direzione), p. 76
  16. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 13.
  17. ^ Laura Zazzerini, La biblioteca della "Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation", in Biblioteche nobiliari e circolazione del libro tra Settecento e Ottocento, Pendragon, 2002, pp. 383-384.
  18. ^ Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia, 16 novembre 1878, p. 4545.
  19. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 11.
  20. ^ Francesco Guarino, Un grande artista dimenticato: Federico Lancetti di Bastia Umbra (1817-1892), ebanista-intarsiatore, Bastia Umbra, Cicero Pro Domo Sua, 2017, p. 12.
  21. ^ Demetrio Carlo Finocchietti, Della scultura e tarsia in legno dagli antichi tempi ad oggi. Notizie storico-monografiche, collana Annali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Firenze, Tipografia di G. Barbèra, 1873, p. 144.
  22. ^ Giovanni Battista Rossi Scotti, Guida illustrata di Perugia, III edizione, Perugia, Tip. di G. Boncompagni e C., 1878, p. 23.
  23. ^ Antonio Briganti e Magno Magnini, Perugia, Gubbio, Todi, Montelabbate, Deruta, Bettona, Castelrigone, Passignano, Cerqueto, Castiglione del Lago. Guida Storico-Artistica, Perugia, Stabilimento tipografico V. Bartelli & C., 1910.
  24. ^ Giovanni Battista Rossi Scotti, Guida illustrata di Perugia, III edizione, Perugia, Tip. di G. Boncompagni e C., 1878, p. 12.
  25. ^ Atti della Accademia di Belle Arti di Perugia. Anno scolastico 1897-98, Perugia, Tipografia di V. Santucci, 1898, p. 32.
    «Lancetti Cav. Federico di Bastia, intarsiatore (1875)»
  26. ^ a b Angelo de Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, pittori, scultori e architetti, Firenze, coi tipi dei successori Le Monnier, 1889, p. 602.

Annibale Ferri

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Ferri si forma altrove, ecco i suoi maestri[1]. Opera su disegno[2]. Altro[3].

Decorazione dell'antico organo della Cattedrale di San Lorenzo: l'ornato esterno dell'organo di Angelo e Nicola Morettini è opera del Ferri fatta su disegno di Giovanni Santini[4][5].

Ha menzione onorevole per una sua statua che rappresenta santa Abbondanza, presentata alla ... nella medesima occasione ottiene un diploma di 2° merito senza medaglia per tre suoi mobili[6].

Arriva secondo ex-aequo in una gara di ornato, a Roma[7].

Federico Benvenuti

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Wenceslao Moretti

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Carlo Biribatti

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Roberto Rapetti

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Giuseppe Moroni

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Giambattista Gatti

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Giambattista Gatti (Faenza, 1818-1890)[8] è stato uno dei più importanti intarsiatori ed ebanisti del secolo XIX del panorama italiani. Cercarlo sia come Giambattista che come Battista Gatti.

  1. ^ Osservatore del Trasimeno.
  2. ^ Osservatore del Trasimeno.
  3. ^ Il buon gusto.
  4. ^ Giovanni Battista Rossi-Scotti, Guida illustrata di Perugia.
  5. ^ La patria. Geografia dell'Italia. Provincia di Perugia.
  6. ^ Giornale scientifico-letterario-agrario di Perugia.
  7. ^ Diario di Roma.
  8. ^ Ugo De Maria, Letterati, scienziati, artisti e patrioti di Romagna (1750-1860), in La Romagna. Rivista mensile di storia e di lettere, 1907, p. 174.

Fra' Girolamo Bianchedi

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Fra' Girolamo Bianchedi (1803[1], Faenza - 25 ottobre 1849, Roma)[2] è stato un architetto, ingegnere ed ebanista faentino, appartenuto all'Ordine Domenicano. CHIEDERE MANUALE SU ARTE FAENTINA ALL'AUGUSTA!!!

Il padre è muratore[3].

Passa l'infanzia in orfanotrofio[3] dove già giovane dimostra grande solerzia nello studio e nell'applicazione manuale[4].

Voti domenicani e periodo nel convento faentino

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Il talentuoso giovane veste quindi l'abito domenicano nel convento dell'Ordine dei Predicatori a Faenza[4]. I superiori, resisi conto del suo potenziale, lo indirizzano allo studio della matematica e dell'architettura dove, in meno di due anni, supera i precettori[4].

Il neo-converso effettua varie opere nel convento dove prende i voti, egli: restaura le colonne del chiostro[4], le porte, le finestre, i mobili[4]; aggiunge i quarti all'orologio del campanile[4] e costruisce tre macchinari per "deporre e rialzare decentemente nelle rispettive nicchie le statue venerate di s. Vincenzo, di Maria Ss., e del Rosario, e per l'esposizione dell'Augusto Sacramento"[4].

Al Comune di Faenza presenta un progetto per impiegare l'acqua della fontana di Domenico Paganelli al fine di muovere le lancette dell'orologio pubblico[4]. Egli restaura o costruisce ex-novo altri orologi, sia a Faenza che in altre città della odierna Emilia-Romagna[4]; realizza per una sala di convento di Bologna una meridiana[4].

A Cagli (Ancona) nel 1847 dà prova di restauratore ritoccando alcune opere pittoriche (tra cui il Crocifisso tizianesco d'una chiesa anconetana)[5].

Il domenicano dimostra anche di saper restaurare e accordare organi (pur senza conoscere i fondamenti dell'armonia)[6] ed inventa una macchina per agevolare il lavoro degli incisori[6].

Bianchedi nel 1844 restaura la chiesa bolognese di San Domenico[7][8].

Restauro della Cattedrale di Imola

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Il celebrato restauro della chiesa di Bologna fa sì che il vescovo di Imola - il futuro papa Pio IX - si interessi al suo caso e gli chieda di restaurare la cattedrale della propria città[9]. Durante il restauro della cattedrale si sarebbe verificato un grave episodio: la negligenza di un lavorante cagiona la caduta di una tavola; l'operaio nell'incidente perde la vita, mentre il frate, presente anch'esso sulla stessa piattaforma, riesce ad aggrapparsi ad una corda sporgente scampando la morte; secondo l'autore dell'Elogio arcadico il fatto va interpretato nell'ottica della gran reverenza che Bianchedi ha per san Vincenzo Ferreri, che intercede a favore del frate durante l'incidente in cattedrale[10]

Restauro di Santa Maria sopra Minerva

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Lo stesso vescovo, nel 1848, gli affida il progetto di restauro della Basilica di Santa Maria sopra Minerva[9], che tuttavia non riesce a portare a termine a causa della sua morte precoce[11]. I disegni del progetto di restauro ottengono il plauso della romana Accademia di San Luca[12].

Dopo un periodo di fortune alterne a causa dei complessi mutamenti che l'Italia prova nel periodo risorgimentale, il frate domenicano ammalato[11] si spegne nel 25 ottobre 1849[13]

  1. ^ Ennio Golfieri, L'arte a Faenza dal neoclassicismo ai giorni nostri, Vol. 2, 1977, p. 1.
  2. ^ Fra' Giacinto de Ferrari, Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1850, pp. 5 e 15.
  3. ^ a b Fra' Giacinto Bianchedi, Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1850, p. 5.
  4. ^ a b c d e f g h i j Fra' Giacinto de Ferrari, Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1850, p. 6.
  5. ^ Fra' Giacinto de Ferrari, Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1850, pp. 7-8.
  6. ^ a b Fra' Giacinto de Ferrari, Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1850, p. 8.
  7. ^ Vincenzo Fortunato Marchese, Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani con aggiunta di alcuni scritti intorno alle belle arti, Vol. 2, Firenze, presso Alcide Parenti, 1846, pp. 376-377.
  8. ^ Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, p. 12.
  9. ^ a b Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, p. 13.
  10. ^ Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, pp. 16-17.
  11. ^ a b Alessandro Rufini, Guida di Roma e suoi dintorni ornata della pianta e vedute della città e corredata di tutte quelle notizie che possono importare al viaggiatore, II, Roma, dalla Tipografia Forense, 1861, pp. 165-166.
  12. ^ Il rosario. Memorie domenicane, Roma, Via Piè di Marmo 12, 1897, pp. 135-136.
  13. ^ Elogio arcadico del celebre artista fr. Girolamo Bianchedi domenicano, p. 15.

I Montessanti (o Montesanti) furono una famiglia di organari attiva nei secoli XVIII e XIX a Mantova che costruì organi per le chiese della diocesi mantovana e delle zone limitrofe[1]. Membri di questa famiglia furono: Andrea (1725 circa - 1799), Luigi (1758 circa - 1830) e Ferdinando Montessanti (1787 - 1888?)[1].

Andrea Montessanti

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Andrea Montessanti è il primo esponente noto della famiglia a darsi all'arte organara.

Nel 1749 costruisce il nuovo organo per la chiesa mantovana di San Barnaba dacché il precedente è ormai inservibile; durante il periodo napoleonico viene riutilizzata la chiesa e l'organo cade vittima di grande incuria (esposto persino alla pioggia); viene rimesso a posto dal figlio Luigi e dal nipote Ferdinando[2].

Suo è l'organo della chiesa di Campitello, il cui esterno è decorato dalle tarsie lignee di ... intarsiata v'è pure una data, il 1794[3]

Fine 1790, l'organo della Basilica di Sant'Andrea viene terminato; è "egreggio lavoro" di Andrea Montesanti e "de' suoi figliuoli" (Luigi e Ferdinando)[4]. Sempre di quest'opera, con più dettagli si parla qui (Ferdinando o Lorenzo?)[5]. L'organo basilicale del Montessanti viene acquistato e spostato nella chiesa parrocchiale di Sant'Erasmo a Governolo nel 1845[6][7]. Mentre non è possibile determinare l'organaro al quale viene affidato lo smontaggio dello strumento, viene reso noto che autore del rimontaggio è Cesare Zoboli, organaro modenese[6]. L'organo, dopo il rimontaggio, presenta comunque dei problemi: sono necessarie le riparazioni (protrattesi per tre giorni) dell'organaro di Brescia Francesco Tonelli e d'un operaio, del 1855[6].

Col figlio Luigi costruisce l'organo della parrocchiale di San Giorgio Martire (Cerlongo di Goito)[8].

L'organo della Chiesa Parrocchiale di San Celestino a Campitello è del 1973; l'organo viene inaugurato il 20 luglio dello stesso anno con l'intervento musicale del tenore Giacomo David[9].

Attorno al 1794 costruisce l'organo della chiesa di San Celestino Papa di Campitello di Marcaria; all'interno della cassa organaria dello strumento è presente un'iscrizione che allude ad una riparazione del 1904 per mano di Luigi Chiodi di Crema; è recentemente restaurato nel 2007, dal modenese Tollari[10].

Sempre coi figli fa gli organi di Campitello e (1794) della chiesa parrocchiale di Pegognana[11].

Verso la fine del XVIII secolo costruisce l'organo per la Chiesa di San Leonardo di Mantova; oggi è ubicato nella Chiesa di San Celestino I Papa di Pietole di Borgo Virgilio; lo strumento viene restaurato nel 1973 da Domenico Vergine[12].

Un organo del 1800 della chiesa dell'Assunzione della Vergine a Castel d'Ario è di Andrea Montessanti e di suo figlio Luigi[13]; una testimonianza precedente a Gli organi del Mantovano (1985) sostiene come ci fosse la data 1805 sull'opera (anno in cui Andrea era già morto)...[14].

Luigi Montessanti

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Da non confondere col baritono palermitano Luigi Montesanto (1887 - 1954). Figlio di Andrea, nonostante lo Schmildt non riesca a chiarirne i rapporti di parentela - dicendo persino si possa trattare del padre di Andrea![15].

Chiesa parrocchiale di Poggio Rusco, 1798: viene pagato 22.000 lire un suo organo (ingrandito nel 1806 da Paganini)[16]. L'organo è sia opera di Luigi che di Ferdinando, i due ci lavorano tra 1797 e 1799...[17]. L'organo di Luigi potrebbe essere stato addirittura ricostruito da Giovanni Tonoli nel 1861, inoltre ulteriori restauri sono del 1960 (Domenico Vergine da Mantova)[18].

Nel 1791 ripara l'organo storico del 1613 di Bernardo de Virchis di Brescia (chiesa di Cividale? di Rivarolo Fuori?)[19]. Informazione ripetuta qui[20].

Nel 1804 stipula un contratto col parroco per la costruzione dell'organo per la Chiesa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria di Carbonara di Po, tuttavia l'opera risulta realizzata da pochi anni prima del 1820[21]; l'organo viene restaurato nel 1981 da Anselmo Sinigallia di Padova[22].

1806, Costruisce un organo per la chiesa parrocchiale de le Torri[23].

Nel 1808 l'organaro costruisce lo strumento della Chiesa Parrocchiale di Sant'Agata in località di San Martino del Lago (Cremona); l'organo viene restaurato nel 1909[24].

1813, gli viene affidata la ricostruzione dell'organo della chiesa di San Tommaso presso Acquanegra sul Chiese[25].

Ferdinando Montessanti

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Ferdinando è figlio di Luigi e nipote di Andrea. Attestato quale "fabbricatore d'Organi" a Mantova (cognominato Montessanti)[26].

Nel 1834 costruisce l'organo della chiesa di San Marco Evangelista a Buscoldo di Curtatone; tuttavia dell'originale macchina poco si conserva: dopo un restauro del 1890 ad opera dei mantovani Marchesini-Tonelli, nel 1920 avviene un radicale intervento di Giuseppe Rotelli, cremonese; nel 1942 e nel 1969 Domenico Vergine effettua una pulitura di conservazione[27]. Nel 2000 è restaurato da Tollari[28].

Nel 29 luglio del 1835 Ferdinando stende il progetto per l'organo di San Pietro Apostolo di Barbasso; pare venga suonato per la prima volta solo nel 30 settembre del 1847[29].

Egli potrebbe essere stato l'organaro incaricato di smontare e trasportare l'organo di famiglia dalla basilica di Sant'Andrea alla chiesa di Governolo, ma bisogna ammettere che non esistono fonti a favore di questa ipotesi[6].

Ferdinando sarebbe artefice di un importante ampliamento di un organo di Antonio Negri Poncini, ultimo di una grande famiglia di organari parmensi, costruito per la chiesa parrocchiale di San Giorgio a Luzzara[30].

Ferdinando è artefice dell'organo della chiesa parrocchiale di Roverbella dedicata all'Annunciazione della Beata Vergine. Lo stesso Montessanti restaurerebbe l'organo nel 1843; lo strumento presenta però la targhetta "G. Grigolli di Ferrara" senza data, probabilmente un restauratore[31].

Nel 1842 restaura l'organo di Sant'Apollonia a Mantova; si ignora tuttavia chi sia l'autore originale dello strumento[32].

Nel 1843 costruisce un organo per la chiesa di Nuvolato, poi spostato nel 1983 sotto la guida di Domenico Vergine nella chiesa sussidiaria di Santa Caterina (Mantova)[33].

Sempre del 1843 è l'organo di San Pietro Apostolo, a Goito; viene restaurato nel 1981 da Anselmo Sinigallia di Padova[34].

  1. ^ a b Giancarlo Manzoli, L'archivio parrocchiale e i beni culturali locali (PDF), p. 71.
  2. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), pp. 97-98.
  3. ^ Antonino Bertolotti, I comuni e le parrocchie della provincia mantovana. Cenni archivistici, archeologici, storici, artistici, biografici e bibliografici raccolti dal 1881 al 1892, 1984, p. 104.
  4. ^ Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi con due memorie inedite sul marchesato di Castellaro, Vol. 5, Mantova, da Francesco Agazzi stampatore della R. Accademia, 1838, p. 303.
  5. ^ Gaetano Susani, Nuovo prospetto delle pitture, sculture ed architetture di Mantova e de' suoi contorni corredato di notizie storiche intorno all'origine e successive vicende de' relativi edifizj e stabilimenti, Mantova, da Francesco Agazzi stampatore della Reale Accademia, 1818, p. 123.
  6. ^ a b c d Don Lino Azzoni, Umberto Forni e Michel Formentelli, L'Organo Montesanti. 1790 - 1828. Dalla Parrocchiale di San Erasmo, già nella Basilica mantovana di Sant'Andrea. La Storia - Il Restauro, Verona, tipi della Cortella Poligrafica spa, 2001, p. 7.
  7. ^ Catalogo Generale dei Beni Culturali - cassa d'organo, elemento d'insieme di Montesanti Andrea, Montesanti Luigi (sec. XVIII) - Roncoferrato (MN), su catalogo.beniculturali.it.
  8. ^ Cerlongo di Goito - Chiesa Parrocchiale "S. Giorgio Martire", su Vox Organalis.
  9. ^ Carlo Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Vol. 2 M-Z, Milano, Casa Editrice Sonzogno, 1938, p. 123.
  10. ^ Campitello di Marcaria - Chiesa Parrocchiale "S. Celestino Papa", su Vox Organalis.
  11. ^ Gazzetta di Parma, p. 268.
  12. ^ Pietole di Borgo Virgilio - Chiesa Parrocchiale "S. Celestino I Papa", su Vox Organalis.
  13. ^ Catalogo Generale dei Beni Culturali - cassa d'organo, insieme di Bonatti Giuseppe, Montesanti Andrea, Montesanti Luigi (metà sec. XVIII, secc. XVIII/XIX) - Castel d'Ario (MN), su catalogo.beniculturali.it.
  14. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), p. 46-47.
  15. ^ Pasquale Coddè, Memorie della società d'arti, e mestieri. Una delle classi dell'accademia di scienze, belle-lettere, ed arti di Mantova..., Mantova, presso Francesco Agazzi tipografo nel Palazzo dell'Accademia, 1809, p. 52.
  16. ^ Antonino Bertolotti, I comuni e le parrocchie della provincia mantovana. Cenni archivistici, archeologici, storici, artistici, biografici e bibliografici raccolti dal 1881 al 1892, Sala Bolognese, Arnaldo Forni Editore, 1984, p. 130.
  17. ^ Associazione Giuseppe Serassi, su serassi.it.
  18. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), 1985, pp. 125-126.
  19. ^ I comuni e le parrocchie della provincia mantovana, p. 156.
  20. ^ Bonifacio Maria Bologni, Memorie storiche dei comuni di Rivarolo Fuori, Piadena, Calvatone o Città di Vegra e del Vico Bebriaco aggiuntevi quelle di Bozzolo e del presente secolo con alcuni cenni relativi ad oggetti di scienze, ed arti e sulla storica importanza del notariato, non che dei pubblici giudizi e delle pubbliche difese, III, Cremona, tipografia e litografia vescovile Feraboli, 1855, p. 30.
  21. ^ Catalogo Generale dei Beni Culturali - cassa d'organo di Montesanti Luigi (sec. XIX) - Carbonara di Po (MN), su catalogo.beniculturali.it.
  22. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), p. 36.
  23. ^ Carlo d'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova. Notizie raccolte ed illustrate con disegni e con documenti, Vol. 2, Mantova, tipografia ditta Giovanni Agazzi, 1857, p. 239.
  24. ^ Catalogo Generale dei Beni Culturali - cassa d'organo, serie di Montesanti Luigi (inizio sec. XIX) - San Martino del Lago (CR), su catalogo.beniculturali.it.
  25. ^ Acquanegra sul Chiese - Chiesa Parrocchiale "S. Tommaso Apostolo", su Vox Organalis.
  26. ^ Mantova numerizzata ovvero guida numerica alle case ed agli stabilimenti di questa R. città con note. Operetta offerta a tutti quei cittadini che sentono amore di patria, e particolarmente al forestiere che brama conoscere tutte le più minute parti di questa città, e quei luoghi che forniti sono di oggetti di belle arti, Mantova, co' tipi virgiliani di L. Caranenti, 1839, pp. 140 e 180.
  27. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), pp. 28-29.
  28. ^ Buscoldo di Curtatone - Chiesa Parrocchiale "S. Marco, Evangelista", su Vox Organalis.
  29. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), p. 15-16.
  30. ^ Federico Lorenzani, Tre antichi organi in restauro, su La Libertà. Settimanale cattolico reggiano, 11 luglio 2018.
  31. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), 1985, pp. 144-145.
  32. ^ Mantova - Chiesa Parrocchiale "S. Apollonia", su Vox Organalis.
  33. ^ Mantova - Chiesa Sussidiaria "S. Caterina", su Vox Organalis.
  34. ^ Gli organi del Mantovano (PDF), p. 75.

Domenico Martinelli

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Gioventù a Lucca

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... Da giovane fu seguito dal suo padre, che lo indirizzò allo studio delle lettere, della matematica e del disegno[1]. All'età di dieci anni rimase orfano del padre ed è il fratello maggiore ad occuparsi di lui, il quale, anziché assecondare la predisposizione alle arti del fratello, lascia che si avvicini alla carriera ecclesiastica (Treccani; così sembra sia il fratello a convincerlo...). Il 28 aprile 1673 ricevette gli ordini e il 1° ottobre 1673 venne consacrato sacerdote dall'arcivescovo di Pisa (Treccani). La carriera ecclesiastica non allontanò affatto il Martinelli dai suoi interessi; egli continuò a dedicare gran parte del suo tempo allo studio dell'architettura, senza però tralasciare i propri doveri religiosi: nel 1675 il capitolo di San Martino gli affidò l'incarico di aggiornare il Martilogio della cattedrale (Treccani)-> Il Capitolo della Cattedrale si rivolse al Martinelli per fargli ridisegnare le piante dei propri martilogio e terrilogio (raccolte di beni immobili); il sacerdote accettò l'incarico e, dopo tre anni di lavoro, consegnò un volume di fogli al Capitolo; il Capitolo fu soddisfatto e ammirato, ma versò all'artista un compenso che questi ritenne insufficiente; l'artista, infastidito dal comportamento dei membri del Capitolo, riprese con una scusa tutte le piante da lui disegnate che mandò pubblicamente alle fiamme in occasione di una rogazione alla quale parteciparono pure i membri del Capitolo; dopo quest'incidente molti amici e conoscenze del Martinelli tentarono di convincere l'artista a porgere le proprie scuse al Capitolo, ma questi sempre rifiutò, ritenendosi lui parte offesa (Giambattista Franceschini). Fu questo probabilmente l'episodio che convinse Domenico Martelli ad andare altrove: "in tutta segretezza" richiese - e ottenne - dal cardinale Giulio Spinola vescovo di Lucca la lettera dimissoriale; lasciò quindi Lucca nel 28 dicembre del 1678 per dirigersi a Roma, "meta ambita da sempre" (Treccani, Franceschini).

Venezia, breve tappa

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Seppure Emmanuele Antonio Cicogna dica di lui che molto visse a Venezia[2], la Serenissima non rappresentò che un capitolo breve nella vita dell'architetto posto tra due capitoli importantissimi: Roma e i viaggi oltre le Alpi.

Si allontanò da Roma attorno al 17 maggio 1690 e partì da Venezia lo stesso anno, forse addirittura il mese successivo[3].

L'architetto raggiunse Vienna versi la fine di giugno (Tre). Nel corso di questa prima esperienza nordica (che durò quindici anni) egli toccò varie città dell'Austria, della Moravia, della Boemia e dei territori ungheresi corrispondenti alla Slovacchia (tre).

Vienna, due anni presso il conte di Harach (franceschini, treccani dice tre). Nei primi tre anni a Vienna, Martinelli servì il conte di Harrach Ferdinand Bonaventura e fu da questi nominato architetto (5 maggio 1691) e cappellano di casa (12 giugno 1691) (tre). Prima opera del lucchese nella capitale dell'Impero fu il restauro e la parziale ricostruzione del palazzo di famiglia del conte in Piazza Freyung (tre).

Kupferstich - Wien - Die Freyung - Delsenbach - Zinke - 1720
Veduta del Palazzo in una stampa del 1720


Progetti irrealizzati: ... (tre)

Dal 1690 al 1694 Martinelli operò in Olanda (tre). Se le opere realizzate in questo periodo furono relativamente poche, esse furono però di gran rilievo: oltre a progetti minori pur sempre per famiglie importanti (come la scalinata esterna del palazzo del conte Karl Joseph Paar o il rivestimento ligneo di alcuni ambienti del palazzo del conte Theodor Heinrich von Strattmann, Martinelli ebbe come committente il conte nonché futuro vicecancelliere dell'Impero Dominik Andreas Kaunitz, che fece restaurare al lucchese il palazzo sulla Bankgasse (Vienna) e il castello di Austerlitz (oggi Slavkov u Brna) in Moravia (Tre).

Nel 1691 o 1692 il principe Johann Adam von Liechtenstein assegnò a Martinelli il ruolo decisionale nell'esecuzione del palazzo con giardino a Rossau (oggi IX distretto di Vienna) (tre). L'edificio era stato già definito in linea generale da Johann Bernhard Fischer von Erlach (1688) e da Domenico Egidio Rossi (1690) mentre Martinelli intervenne nella "tarda estate del 1692" (tre).

(Treccani è più aggiornata su questo capitolo)

Roma, poi ritorno a Vienna

Ritorno a Roma

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Anni finali a Lucca

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  1. ^ Gerardo Doti, MARTINELLI, Domenico, su Treccani - Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 71 (2008).
  2. ^ Emmanuele Antonio Cigogna, Delle inscrizioni veneziane, Vol. III, Venezia, presso Giuseppe Picotti stampatore, 1830, pp. 311-312.
    «"È degno qui d'essere ricordato, sebbene non Veneziano, ma che però molto visse in Venezia Domenico Martelli."»
  3. ^ Giambattista Franceschini, op. cit., pp. 18-19.

Luigi Sensi (1509 circa - novembre 1579)[1] è stato un ecclesiastico, giureconsulto e poeta perugino.

Ludovico Sensi nasce da Bernardino e Gismonda Cenci attorno al 1509[2]. Cavallucci riporta una data differente e sostiene che la madre del Sensi sia una certa Giulia Bontempi, tuttavia l'abate ignora, a differenza del Vermiglioli, un manoscritto di un contemporaneo del poeta, Raffaele Sozj, dal quale provengono dati più affidabili[3].

Da giovane si mostra propenso alle materie letterarie e giuridiche, ma allo stesso tempo è anche attratto dalla carriera militare dalla quale il padre riesce a distoglierlo, facendogli terminare il percorso di studi e ottenere le "magistrali insegne"[4].

Sensi si lega anche a personaggi del mondo letterario: è cugino del Coppetta (CONTROLLARE), e amico del cagliese Dionigi Altanagi e del senese Diomede Borghesi, il quale inserisce il perugino tra i dedicatari del quarto volume delle sue Rime (contenente peraltro due sonetti a lui indirizzati)[5].

Il Sensi vanta una carriera ecclesiastica di successo. Egli, "mostrandosi inclinato alla vita sacerdotale", nel 1541 ottiene una prebenda canonicale nella Cattedrale di San Lorenzo, successivamente ottiene prebende anche in altre parrocchiali della città e della campagna. L'ecclesiastico entra quindi nelle grazie del papa Paolo III che, tornato a Perugia per la quarta volta, nel 1542, lo pronuncia primo Segretario della Città con un'ottima retribuzione nonché Magistrato; dal momento che Sensi si conduce bene in quel ruolo difficile (Perugia nel 1540 si era dimostrata molto insofferente del pontefice) nel 1548 gli aumenta lo stipendio e i poteri. L'incarico e le facoltà del perugino vengono confermate dal papa successivo, Giulio III, salito al soglio pontificio nel 1551. In onore di Paolo III Sensi scrive delle orazioni che riscuotono sia l'approvazione del papa che il plauso dal Sadoleto e dal Bembo[6].

Giulio III affida al Sensi il governo di Norscia, inoltre quando il Pontefice ripristinerà nel 1553 la carica del Magistrato dei Decemviri (tolta dal precedente papa a causa della ribellione di Perugia) lo promuove primo Cancelliere. Il cardinale Corneo invece affida la chiesa di Marsciano a Guido Sensi, fratello di Ludovico.

Il Sensi si presta a lavorare per più importanti ecclesiastici: Paolo III nel 1548, Ascanio della Cornia (nipote di Giulio III) nel 1552 e nel 1557, cardinal Carafa nel 1558, Paolo IV 1562 e Pio V nel 1566.

Nel 1577 va alle stampe La Historia dell'Huomo, il cui destinatario è l'allora vescovo di Perugia Fulvio della Cornia; scrivendola, Sensi dimostra come egli padroneggia gli studi teologici, indispensabili ad ogni sacerdote.

Il Sensi morì settantenne nel novembre del 1579. Il funerale si tenne presso la Cattedrale di San Lorenzo; il retore perugino Orazio Cardaneto, per l'occasione, lesse un'orazione funebre. Anche il poeta Filippo Massini scrisse una poesia per il defunto contenuta all'interno del suo Canzoniere. Le spoglie del giureconsulto riposano in Cattedrale, accompagnate dalla seguente iscrizione riportata anche da Cesare Alessi:

D. O. M. / LVDOVICO . SENSIO . I. C. / HVJVS . ECCLESIAE CANON. / PROTONOTARIO . APOSTOL. DE . NVM. PART. / OMN. LITERAT . VARIETATE . ERVDITO / AC . IN . RELIGIONE . INSIG. / OMNIBVS . OB . BENEFICENTIAM . CARO / HAEREDES . HOC . SEPVLCRVM . POS. / VIXIT . ANNO LXX. DIES . XII. / OBIIT . VIII. ID. NOV. MDLXXIX.

  • Vincenzo Cavallucci, Vita di Lodovico Sensi in Ludovico Sensi, Rime, in Perugia, per il Costantini, 1772.
  • Giovanni Battista Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, ordinate e pubblicate, Perugia, Tipografia di Francesco Baduel presso Giovanni Bartelli e Giovanni Costantini, 1829 tomo 2, parte 2 (P - U), pp. 285-287.

Vincenzo Cavallucci

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  1. ^ Vermiglioli
  2. ^ Vermiglioli
  3. ^ Vermiglioli
  4. ^ Vermiglioli
  5. ^ Vermiglioli
  6. ^ Vermiglioli

Quirina Alippi-Fabretti

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Quirina Alippi-Fabretti (Urbino, 1849 - Perugia, 1919) è stata una pittrice e poetessa italiana.

Opere pittoriche

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Le opere della poetessa non sono mai state raccolte in un'opera monografica; ecco le poesie a noi note della Alippi Fabretti:

  • America, 1890 circa.
  • Il tempo fugge! ... , 1886, Favilla
  • A' miei bambini, 1886, Favilla, composto da l'equivalente metrico di tre sonetti.
  • Il fanciullo girovago, 1875, dedicata "a papà nel suo giorno natalizio".
  • Sentimenti affettuosi d'una bambina.
  • Dimante, 1877, dedicata "ad Agnese Boddi Ercolani", zia della poetessa.
  • Post Mortem, in La Favilla. Rivista di letteratura e di educazione, anno XI, fascicolo X-XI-XII, 18 gennaio, Perugia, Tipografia Umbra, 1887
  • Gli emigrati, Favilla, 1889.
  • Il Gladiatore moribondo, Favilla, 1893.
  • Maria, 1894.

Angelo Lupattelli, Storia della pittura in Perugia e delle arti ad essa affini. Dal Risorgimento fino ai giorni nostri, Foligno, Reale stabilimento F. Campitelli, 1895

Angelo Lupattelli, Il Civico Cimitero di Perugia nel 70° anno dalla sua costruzione e inaugurazione (1849 - 1919). Appunti storici, Perugia, tip. Perugina già Santucci, 1920.

Guadagnucci

Gottardo Garollo, Dizionario biografico universale, vol. 1 Aa (van der) - Haydn, Milano, Ulrico Hoepli editore-libraio della Real Casa, 1907, p. 65; https://archive.org/details/bub_gb_Dqc8AQAAIAAJ/page/n7/mode/2up?view=theater

Gubernatis

Fedora Boco, Antonio Carlo Ponti, Pittori Umbri dell'Ottocento. Dizionario e atlante