Repubblica di Alba
Repubblica di Alba | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Alba | ||||
Dipendente da | Prima Repubblica francese | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Repubblica sorella | ||||
Organi deliberativi | Municipalità di Alba | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | 26 aprile 1796 | ||||
Causa | Battaglia di Mondovì | ||||
Fine | 28 aprile 1796 | ||||
Causa | Armistizio di Cherasco | ||||
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La Repubblica di Alba fu una repubblica sorella della Prima Repubblica francese che ebbe esistenza brevissima (dal 26 al 28 aprile 1796). Non va confusa con la Repubblica Piemontese e la Repubblica Subalpina, due governi giacobini nati negli anni immediatamente successivi in Piemonte.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la discesa in Italia del giovane generale Bonaparte al comando dell'Armata d'Italia e le vittoriose battaglie di Montenotte (11/12 aprile),[1] Millesimo (13/14 aprile);[2] e Dego (14 e 15 aprile)[3] e quelle di Ceva e Mondovì (21 aprile),[4], il 26 aprile 1796 le truppe francesi giunsero sino alla città di Alba occupandola; subito vi si insediò una municipalità rivoluzionaria guidata dai patrioti Ignazio Bonafous e Giovanni Antonio Ranza.
Venne proclamata la Repubblica giacobina di Alba, che nei progetti dei due doveva diventare l'avamposto per l'unificazione dell'Italia e della diffusione degli ideali di libertà portati dalla Francia. Nelle ore immediatamente successive alla proclamazione della repubblica, Alba impose delle pesanti contribuzioni alle comunità limitrofe, come Guarene, Corneliano e Castagnito; se queste comunità accettarono di sottomettersi, diversamente andò a Sommariva Perno, Vezza e Canale, che si rifiutarono di contribuire alla causa repubblicana[5]. Ranza si occupò anche del disegno della bandiera della neonata repubblica. Come colori furono scelti il rosso ed il blu, che rappresentano la Francia, e l'arancione, che ricordava l'arancia, simbolo di libertà presso la repubblica Francese.
La repubblica ebbe vita breve: il 28 aprile, con la firma dell'armistizio di Cherasco a palazzo Salmatoris, Vittorio Amedeo III di Savoia recuperava Alba. Conseguentemente al trattato, il generale Signoris entrò in città e ne riprese facilmente il comando[6]. Ignazio Bonafous, fatto prigioniero, nel tentativo di salvarsi scrisse al re per scagionarsi dalle accuse[7].
Tuttavia, pur riprendendo Alba e mantenendo ancora il controllo di Torino, a causa delle sconfitte subite il re dovette cedere ai francesi le fortezze di Cuneo, Ceva, Alessandria e Tortona, concedendo inoltre il libero passaggio delle truppe napoleoniche attraverso il Piemonte per continuare la guerra contro l'Austria. Con la battaglia di Lodi, il 10 maggio 1796, e la sconfitta del generale austriaco Jean-Pierre de Beaulieu, Napoleone si aprì la strada per la conquista di Milano. Infine, il 15 maggio 1796, con il trattato di pace di Parigi, la Contea di Nizza e il Ducato di Savoia passarono dal Regno di Sardegna alla Francia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ contro gli austriaci
- ^ contro i piemontesi
- ^ contro ciò che rimaneva delle truppe austro-piemontesi
- ^ contro i resti dell'esercito piemontese rimasto ormai isolato
- ^ Giorgio Enrico Cavallo, La tirannia della libertà: il Piemonte dai Savoia a Napoleone, Collegno, Chiaramonte Editore, 2016, p. 42, ISBN 978-88-95721-54-5.
- ^ Giorgio Enrico Cavallo, La tirannia della libertà: il Piemonte dai Savoia a Napoleone, Collegno, Chiaramonte Editore, 2016, p. 43, ISBN 978-88-95721-54-5.
- ^ Giorgio Enrico Cavallo, La tirannia della libertà: il Piemonte dai Savoia a Napoleone, Collegno, Chiaramonte Editore, 2016, p. 44, ISBN 978-88-95721-54-5.