Ogdoade (gnosticismo)

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Il termine ogdoade, derivante dal greco "ογδοάς" (ogdòas), cioè «ottuplice», già presente nell'antico Egitto in riferimento a un complesso di otto divinità, lo si ritrova nelle dottrine gnostiche della prima era cristiana, tra le quali fu utilizzato in particolare dal teologo Valentino nel II secolo d.C. per indicare un sistema di eoni o livelli cosmologici basati sulla numerologia dell'otto.

Gli otto eoni dell'Ogdoade descritta dallo gnostico Valentino nel II secolo d.C.

La prima Ogdoade

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Nel sistema gnostico di Valentino, la prima Ogdoade è costituita dagli otto Eoni primari,[1] cioè le emanazioni del Dio Primo (detto Abisso, o Padre) generate insieme ad un potere femminile che esiste intorno a Lui, chiamato Silenzio; Abisso e Silenzio danno vita a Mente e Verità (Nous e Aletheia), formando la prima tetrade; quest'ultimi generano Parola e Vita, che generano a loro volta Uomo e Chiesa:[2] queste quattro coppie eoniche formano la prima Ogdoade.[3] Dall'unione di Parola e Vita nacquero 10 Eoni, e da quella di Uomo e Chiesa nacquero 12 Eoni. La prima Ogdoade, la Decade e la Dodecade costituiscono così il Pleroma, un insieme di 30 esseri divini.[3]

Se il Dio primordiale dovesse essere considerato singolo o doppio era tuttavia una questione su cui gli stessi valentiniani non erano d'accordo.[5]

L'ottava sfera

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Le sfere planetarie come piani di esistenza intermedi fra la Terra e la dimensione divina.

Una seconda Ogdoade si ritrova nei primi sistemi gnostici, come quello degli ofiti o degli stessi valentiniani, che avevano adottato la visione cosmologica greca basata su sette sfere celesti (le orbite dei pianeti allora conosciuti), al di sopra delle quali aggiunsero una regione sopraceleste chiamata appunto Ogdoade, oppure «ottava sfera», che nell'astronomia antica era quella delle stelle fisse.[6] Si trattava di uno spazio intermedio detto anche Mesotes.[7]

Ad ognuna di queste sfere, ossia di Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna, era associato un arconte (ἄρχοντες, archontes, cioè «principati», o «governanti»), che la presiedeva in maniera simile ai demoni planetari della mitologia greca.[8] Tali arconti, capeggiati dal demiurgo chiamato Ialdabaoth, erano una sorta di angeli decaduti ai quali era attribuita la creazione del mondo, ritenuto un luogo di dolore e sofferenza perché costituito di materia, entità malvagia per gli gnostici.

Nell'ottava sfera dimorava la Madre a cui tutti questi arconti dovevano la loro origine, cioè Sophia o Prunikos secondo la versione di Ireneo (l'ultima entità emanata nel Pleroma), Barbelo secondo quella di Epifanio. In tal senso, l'Ogdoade è anche un piano metafisico, situato al di sopra del controllo degli arconti, che l'anima umana deve poter raggiungere tramite la gnosi per sfuggire al loro dominio.

Come l'Ogdoade, i sette arconti costituivano un regno astrale chiamato Ebdomade (dal greco ἑβδομάς, hebdomas), cioè «settuplice», costituito dalle sette orbite planetarie a cui costoro presiedevano.[9]

Al di sotto di questa, che è di livello ancora celeste, il sistema ofita parlava di un'altra ebdomade inferiore, costituita da ulteriori sette demoni, la cui sfera di attività è il mondo materiale abitato dall'umanità. Questa seconda ebdomade, controparte di quella superiore capeggiata da Ialdabaoth, risulta composta dal serpente biblico e dai suoi sei figli, ostili al genere umano perché a causa dei suoi progenitori Adamo ed Eva, il serpente era stato gettato quaggiù per averli indotti a trasgredire ai comandi del demiurgo.[9] Sulla base di un diagramma ofita,[10] Origene fornisce i nomi di questi sette demoni e le loro forme:[11]

Si può notare la somiglianza con i sette arcangeli della tradizione giudeo-cristiana, sebbene qui ritenuti demoni, nonché dei primi quattro esseri con le figure bibliche del tetramorfo dal volto di animale.[12]

La Tetrade a fondamento dell'Ogdoade

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Nella dottrina di un'Ogdoade primaria, quale era stata stabilita da Valentino, fu introdotta una modifica fra quei seguaci che erano impregnati di filosofia pitagorica. In questo nuovo sistema la Tetrade era tenuta in considerazione con particolare venerazione, essendo ritenuta il fondamento del mondo sensibile. Su di essa avveniva inoltre il noto giuramento pitagorico.[4]

Il valentiniano Secondus divise l'Ogdoade in una Tetrade di destra e una di sinistra;[13]; mentre nel sistema di Marco, che ricorre ampiamente alle speculazioni numerologiche dei pitagorici, la Tetrade occupa il posto più alto nel sistema.[14]

  1. ^ Michelangelo Guidi, Gnosticismo, in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1933.
  2. ^ (EN) The first eight emanations, or Aeons, called the Ogdoad, in Tertulliano: Against the Valentinians, cap. VII.
  3. ^ a b Valentino, in Glossario della Dottrina segreta, Società Teosofica Italiana.
  4. ^ a b George Salmon, «Ogdoad», in A Dictionary of Christian Biography, Literature, Sects and Doctrines, vol. IV, pp. 71-72, a cura di William Smith ed Henry Wace, Londra, William Clowes & Sons, 1887.
  5. ^ Ippolito di Roma riferisce che nel sistema gnostico di Simone il Dio originario era costituito da un solo Principio, dal quale discendevano le sei emanazioni o «radici», ma in tal caso esso si sarebbe basato sulla forma , mentre quello di Valentino ad esso collegato prevedeva un Dio androgino o duplice, e quindi un sistema , maggiormente coerente con l'Ogdoade.[4]
  6. ^ Clemente Alessandrino, Stromata, IV, 25, xxv. p. 636.
  7. ^ Serge Hutin, Lo Gnosticismo: culti, riti, misteri (PDF), a cura di Gianfranco de Turris, traduzione di Pasquale Faccia, collana Orizzonti dello Spirito fondata da Julius Evola, Roma, Mediterranee, 2007 [1958], p. 157.
  8. ^ Dorian Gieseler Greenbaum, The Daimon in Hellenistic Astrology: Origins and Influence, pag. 164, Brill, 2015 ISBN 978-9004306219.
  9. ^ a b Luigi Moraldi (a cura di), Testi gnostici (PDF), su famigliafideus.com, Torino-Novara, UTET, 1982, pp. 28-29.
  10. ^ Tuomas Rasimus, Paradise Reconsidered in Gnostic Mythmaking: Rethinking Sethianism in Light of the Ophite Evidence, pp. 103-4, BRILL, 2009.
  11. ^ Origene, Contra Celsum, 30.
  12. ^ a b Tuomas Rasimus, Paradise Reconsidered in Gnostic Mythmaking, pp. 110-123, op. cit.
  13. ^ Ireneo, Adversus Haereses, I, 11.
  14. ^ Pitagorismo Gnostico, su sapienzamisterica.it.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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