Coordinate: 45°51′00.65″N 7°23′10.47″E

Tornalla

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Tornalla
Tour Tornalla
La Tornalla in inverno
Ubicazione
Stato Contea di Savoia
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneValle d'Aosta
CittàOyace
IndirizzoStrada regionale per Bionaz - 11010 Oyace (AO)
Coordinate45°51′00.65″N 7°23′10.47″E
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Tornalla
Informazioni generali
TipoTorre
Stiletorre medievale
Altezza11,70
Visitabilesolo esternamente
Comune di Oyace - La Tornalla
voci di architetture militari presenti su Teknopedia

La Tornalla o Tour Tornalla è un'antica torre di epoca medievale che dall'alto di un promontorio sorveglia dal lato nord-ovest il villaggio di Crétaz di Oyace, dal lato sud-est il suggestivo orrido di Betenda, scavato dal torrente Buthier nei secoli.

Il nome Tornalla, di immediato rimando alla propria funzione difensiva, è piuttosto usato in Valle d'Aosta per torri di varia natura, da quelle di segnalazione alle torri scaliere. Quella di Oyace è una torre castellata; forse per l'anomalia architettonica dell'ottogonalità[1] della pianta, la sua costruzione è stata attribuita dalla tradizione a un gruppo di Saraceni esuli in Valpelline intorno all'anno Mille e potrebbe quindi trattarsi del più antico castello valdostano.[2]

La porta d'ingresso rialzata della torre.

Secondo il Giacosa invece la torre è stata costruita in epoca medievale, probabilmente nel XII secolo[3], ma non si hanno notizie più precise in merito. Nel primo documento in cui viene citata, risalente al 1197, un tale di nome Ricalmo concedeva l'«allodio ad Ayacy» alla chiesa di Sant'Orso.[4]

Nel complesso fortificato furono infeudati i Signori di Oyace, di cui si hanno poche informazioni.

Amedeo IV di Savoia, tra il 1233 e il 1253[4] decretò che il castello venisse distrutto per punire i signori di Oyace, rei di comportamenti poco corretti nei confronti di Casa Savoia[5][6]. Della casaforte non restò in piedi che la sola torre.[7]

Tra il 1253 e il 1287[8] Oyace passò in mano ai potenti signori della Porta di Sant'Orso, già signori di Quart, ed entrò a far parte della baronia di Quart, Valpelline e Oyace.[4] Tali Signori nella seconda metà del Trecento cedettero il controllo diretto ai Savoia.

Nel 1612 passò nuovamente di mano andando ai Perrone di San Martino.

La torre, oggi monumento d'interesse lungo l'Alta via della Val d'Aosta n. 1, appare in buono stato di conservazione, anche grazie ad un recupero del sito che ha sistemato il sentiero Tour Tornalla.

Accanto alla torre, e a dimostrazione della strategicità del luogo, è stato posto un impianto per le radiotelecomunicazioni. Negli anni duemiladieci, per migliorare la ricezione del segnale da parte delle utenze finali, un programma triennale 2011-2013 di vari enti e amministrazioni prevedeva la digitalizzazione di alcuni impianti e la delocalizzazione della struttura di radiotelecomunicazione di Rai Way presente sul sito della Tornalla verso il nuovo sito di Chalambé, liberando quindi il promontorio della stazione radioelettrica[9].

Nel 2013 le aree di Tornalla e Betenda sono state oggetto di una riqualificazione ambientale e funzionale.[10]

Piantina delle rovine (1936) di Carlo Nigra sulla base di uno schizzo di Alfredo d'Andrade
Il retro della torre, verso il promontorio, un tempo protetto dalla doppia cinta muraria.

La pianta della torre è ottagonale, un'anomalia architettonica rispetto alle costruzioni militari valdostane dell'epoca. Curiosamente, Giuseppe Giacosa la cita come torre esagonale.[3]

Alta 11,7 metri, ha un diametro esterno di 7 metri e mezzo e un diametro interno di 3 metri e mezzo: lo spessore dei muri portanti arriva quindi quasi a 2 metri.

La porta d'accesso, com'era d'uso nel medioevo in Valle d'Aosta, è sopraelevata di alcuni metri per permettere agli occupanti di difendere meglio la postazione. Per accedere alla torre si usava una scala rimovibile, probabilmente di legno.

Delle mura che circondavano la torre non resta che qualche traccia: la parte più facilmente raggiungibile, opposta a quella dell'ingresso rialzato che invece era più protetto perché affacciato sullo sperone roccioso, aveva una doppia cortina difensiva.

Il rilievo roccioso su cui sorge la Tour d'Oyace è composto dalle stesse rocce africane antealpine dell'Unità di Valpelline che ritroviamo nei conci usati per edificare le mura della torre, cementati in alcuni punti da calce magra di epoca più recente. Le sue caratteristiche minerali sono all'origine del colore rosso-brunasto della torre e del promontorio, colore che a volte percola sulle pareti.[11]

  1. ^ Alcune fonti parlano di pianta esagonale (sic), cfr. ad es. Giuseppe Giacosa, 14
  2. ^ Monumenti e luoghi da visitare, NaturValp, consultato il 28 marzo 2020.
  3. ^ a b Giuseppe Giacosa, 14.
  4. ^ a b c La Tornalla Archiviato il 16 aprile 2013 in Internet Archive. sul sito del Comune di Oyace
  5. ^ Oyace, su Ida Travel. URL consultato il 23 gennaio 2013.
  6. ^

    «On voit encore à présent entre Montjovet et Saint-Vincent, au lieu dit Les Fourches, des piliers de potence: on assure, par une espèce de tradition, qu'ils furent jadis érigés sur les débris de la maison forte d'un seigneur dont on ignore le nom et qui, pour sa mauvaise conduite, vit son manoir détruit et rasé au sol. La tour et maison forte des Seigneurs d'Oyace, dans la vallée de Valpelline; la tour dite à présent des Coursi, sous le grand chemin avant d'entrer à La Salle, dont la moitié est encore sur pied; la tour de Balnea, au dessus de l'église de Gressan, aussi à moitié détruite, et tant d'autres dont il ne reste que quelques vestiges, paraissent avoir eu le même sort, et avoir été abattues dans ces anciens temps à des seigneurs dont les noms même nous sont demeurés inconnus.»

  7. ^ Giuseppe Giacosa, 41.
  8. ^ La data non è certa, ma ciò è registrato nelle Udienze Generali valdostane del 1287, scritte sotto Amedeo V di Savoia.
  9. ^ RPP 2011-2013 sul sito della comunità montana Grand Combin.
  10. ^ Riqualificazione ambientale Oyace - PAeP.it
  11. ^ Francesco Prinetti, Andar per sassi. Le rocce alpine fra natura e cultura. Valle d'Aosta, Canavese, Valsesia, Quart (AO), Musumeci, 2010, pp. 99, ISBN 978-88-7032-857-8.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]