Kansu Braves

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
甘军
Kansu Braves (1895-1901)
Tre soldati musulmani dei Kansu Braves nel 1900 durante la ribellione dei Boxer
Descrizione generale
Attiva1895 - 1901
Nazione Impero Qing
ServizioForza armata
TipoDivisione
Guarnigione/QGGansu
Pechino (1897)
EquipaggiamentoArtiglieria Krupp, fucili Mauser, spade, alabarde
Battaglie/guerreRivolta dei Dungani
Battaglia di Langfang
Ribellione dei Boxer
Battaglia di Pechino
Comandanti
Comandante in capoDong Fuxiang
Degni di notaMa Fuxiang
Ma Fulu
Ma Fuxing
Voci su unità militari presenti su Teknopedia

I Kansu Braves (cinese 甘軍T, 甘军S, Gān JūnP, Kan ChünW) o Esercito Gansu erano un'unità di 10.000 uomini musulmani cinesi del nord-ovest della provincia di Kansu (ora Gansu) attiva nell'ultimo decennio della dinastia Qing. Leali ai Qing, i Braves vennero reclutati nel 1895 per sopprimere la Rivolta dei Dungani a Gansu. Sotto il comando del generale Dong Fuxiang (1839–1908), nel 1898 si trasferirono nell'area metropolitana di Pechino, dove divennero Corpi di retroguardia Wuwei, un moderno esercito a difesa della capitale imperiale. L'esercito Gansu era costituito da Hui, Salar[1][2], Dongxiang e Bonan tutti di religione islamica.

I Braves, che indossavano uniformi tradizionali ma erano armati di fucili e artiglieria moderni, giocarono un ruolo importante nel 1900 durante la ribellione dei Boxer. Dopo aver contribuito a respingere la spedizione Seymour - una forza straniera multinazionale inviata da Tientsin per togliere l'assedio al Quartiere delle Legazioni di Pechino all'inizio di giugno - le truppe musulmane furono i più feroci attaccanti durante l'assedio delle legazioni dal 20 giugno al 14 agosto.[3] Subirono pesanti perdite alla Battaglia di Pechino, in cui l'Alleanza delle otto nazioni ruppe l'assedio. I Kansu Braves, successivamente, presidiarono la Corte Imperiale nel suo viaggio verso Xi'an.

Origini a Gansu

[modifica | modifica wikitesto]

Nella primavera del 1895, scoppiò una rivolta musulmana nel sud della provincia di Gansu.[4] Dong Fuxiang (1839–1908), che aveva combattuto contro Zuo Zongtang (1812–1885) nella repressione della rivolta Dungan (1862-1877) e poi negli anni 1870 e 1880, dal 1895 divenne Commissario imperiale a Gansu, dove comandava le milizie musulmane reclutate localmente da Zuo.[5] Ai primi di luglio 1895, Dong comandò queste truppe per contrastare l'assedio di Didao da parte dei musulmani ribelli.[6]

Quando presenziò, a Pechino, ai festeggiamenti per il 60º compleanno dell'imperatrice madre Cixi, nell'agosto 1895, venne presentato all'imperatrice dal potente ministro manciù Ronglu.[7] I ribelli musulmani, dotati di armi ad avancarica e diverse armi bianche, furono sopraffatti dalla potenza di fuoco dei moderni fucili Remington e Mauser che Dong aveva portato da Pechino.[8] Dong usò anche la sua capacità di comprensione della politica locale per convincere i ribelli a tornare alle loro case.[9] Dalla primavera del 1896, Gansu era nuovamente pacificata.[10]

I generali Dong Fuxiang, Ma Anliang e Ma Haiyan erano stati chiamati a Pechino durante la prima guerra sino-giapponese, nel 1894, ma lo scoppio della rivolta dei Dungani li obbligò ad andare a sedare la rivolta. Durante la riforma dei cento giorni, nel 1898, Dong Fuxiang, Ma Anliang, e Ma Haiyan vennero chiamati a Pechino e posero fine al movimento di riforma con l'aiuto di Ma Fulu e Ma Fuxiang.[11]

Trasferimento a Pechino

[modifica | modifica wikitesto]
Il generale Dong Fuxiang

In seguito all'uccisione di due missionari tedeschi nello Shandong, nel novembre 1897, le potenze straniere si impegnarono in una "lotta per le concessioni" che minacciava di spaccare la Cina in diverse sfere di influenza.[12] Per proteggere la capitale imperiale da possibili attacchi, Cixi fece trasferire l'esercito Gansu a Pechino nell'estate del 1898.[13] Ella ammirò l'esercito Gansu perché Ronglu, che era nelle sue grazie, aveva uno stretto rapporto con il suo comandante Dong Fuxiang.[14] Lungo la strada verso Pechino, le truppe di Dong attaccarono alcune chiese cristiane a Baoding.[13] Dopo il fallimento della riforma dei cento giorni (11 giugno – 21 settembre 1898) sponsorizzata dall'imperatore Guangxu, Cixi nominò Ronglu ministro della guerra e capo del Gran consiglio, e lo incaricò di riformare la guardia metropolitana.[15] Ronglu denominò la milizia di Dong come "Divisione di retrovia" di un nuovo corpo chiamato "Corpi Wuwei".[16] Dong Fuxiang era l'unico comandante, tra quelli delle cinque divisioni, che non nascondeva la sua ostilità verso gli stranieri.[17]

Anche i residenti di Pechino e gli stranieri temevano le turbolente truppe musulmane.[17] Il 23 ottobre 1898 Dong disse: "le truppe devono agire domani quando tutti gli stranieri a Pechino saranno spazzati via e ci sarà il ritorno dell'età dell'oro per la Cina."[18][19] Alcuni occidentali descrissero i Gansu Braves come "la marmaglia islamica dei 10.000",[20] "una marmaglia disordinata di circa 10.000 uomini, la maggior parte dei quali musulmani",[21][22][23] o irregolari del Kansu,[24] oltre che "diecimila tagliagole musulmani temuti persino dai cinesi".[25] Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre 1898, alcuni scontri minori tra le truppe Gansu e gli stranieri accrebbero le tensioni nella capitale.[13] Vennero chiamati i soldati dell'United States Marine Corps per proteggere il quartiere delle legazioni di Pechino da possibili assalti.[26][27] Alla fine di ottobre circolavano voci che l'esercito del Gansu si stesse preparando a uccidere tutti gli stranieri di Pechino.[13] Rispondendo a un ultimatum dei diplomatici stranieri, Cixi fece trasferire le truppe del Gansu nel "Parco del sud" (Nanyuan 南苑S), che era anche conosciuto come il "Parco della caccia" perché lo avevano utilizzato, gli imperatori cinesi, per la caccia e per le esercitazioni militari.[28][29] Dagli anni 1880, questa vasta area era stata in parte riconvertita in area agricola. vicina però alla ferrovia tra la capitale e Tientsin.[30][31] I Kansu Braves vennero coinvolti in una rissa in un teatro.[32][33][34] Lungo la ferrovia, a Fungtai, due ingegneri britannici vennero picchiati, quasi a morte, dalle truppe musulmane del Kansu, e i ministri delle legazioni straniere chiesero che venissero ritirate perché minacciavano la sicurezza dei loro connazionali.[35]

Il 29 telegrafarono nuovamente: "I rappresentanti stranieri si sono incontrati ieri e hanno redatto una nota allo Yamfin chiedendo che le truppe Kansu siano ritirate immediatamente. Le truppe in questione non sono state pagate da alcuni mesi, e sono in stato di semi ammutinamento. Hanno dichiarato la loro intenzione di cacciare tutti gli europei dal nord della Cina, e hanno tagliato i fili del telegrafo e distrutto parti della linea ferroviaria tra Lukouchiao e Paoting Fu. Hanno inoltre causato disturbi sulla ferrovia a Tientsin, anche se la linea non è stata toccata e il traffico non è stato interrotto. Nella città è tutto tranquillo. La presenza di queste truppe nelle immediate vicinanze di Pechino costituisce senza dubbio un serio pericolo per tutti gli europei. Il Yamfin ci aveva fatto una promessa che la forza sarebbe stata rimossa, ma non risulta l'abbia ancora attuata".[36][37][38]

Ribellione dei Boxer

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Ribellione dei Boxer.

Ascesa dei Boxer e ritorno alla città murata

[modifica | modifica wikitesto]

Il 5 gennaio 1900, Sir Claude MacDonald, il ministro britannico a Pechino, scrisse al Foreign Office su un movimento chiamato "Boxer" che aveva attaccato proprietà cristiane e convertiti cinesi nello Shandong e nella provincia meridionale di Zhili.[39] Nei primi mesi del 1900, questo "movimento dei Boxer" prese una forte espansione nella parte settentrionale di Zhili, nell'area che circondava Pechino, e persino i Boxer iniziarono a vedersi nella capitale.[40][41] Alla fine di maggio, i Boxer anticristiani presero una piega anti estera più ampia, e man mano che divennero più organizzati, iniziarono ad attaccare la ferrovia di Pechino a Baoding e a tagliare le linee del telegrafo tra Pechino e Tientsin.[42]

La corte Qing esitò tra annientare, "pacificare" o sostenere i Boxer. Dal 27 al 29 maggio, Cixi ricevette Dong Fuxiang in udienza al Palazzo d'estate.[43] Dong la rassicurò che avrebbe potuto sbarazzarsi dei "barbari" stranieri, se necessario, aumentando la fiducia della vedova nella capacità della Cina di cacciare gli stranieri se la guerra fosse diventata inevitabile.[43] Nel frattempo, il 31 maggio, giunsero a Pechino rinforzi alle guardie delle legazioni creando un ulteriore sentimento anti estero sia a Pechino che nelle campagne circostanti, e per la prima volta, i Boxer iniziarono ad attaccare direttamente gli stranieri.[44] Diverse potenze straniere inviarono navi da guerra sotto Dagu Forts, che proteggeva l'accesso a Tientsin e Pechino.[45][46]

Il 9 giugno, la maggior parte dei Kansu Braves scortò l'imperatrice Dowager Cixi dal Palazzo d'estate alla Città Proibita, quindi si accamparono nella zona meridionale della città, in terre deserte davanti al Tempio del Cielo e a quello dell'Agricoltura.[47] Temendo il peggio, Sir Claude MacDonald inviò immediatamente un telegramma per chiedere all'ammiraglio Seymour di inviare aiuto da Tientsin.[47] Il 10 giugno, l'anti stranieri e pro Boxer principe Duan sostituì l'anti Boxer e più moderato principe Qing come capo del Zongli Yamen, l'ufficio attraverso il quale il governo Qing comunicava con gli stranieri.[48] Lo stesso giorno le linee del telegrafo furono interrotte definitivamente.[47]

Assassinio di Sugiyama Akira

[modifica | modifica wikitesto]

La mattina dell'11 giugno, gli inglesi inviarono un grande convoglio di camion per salutare la spedizione Seymour. Il corteo attraversò in sicurezza le aree occupate dalle truppe Gansu all'interno della città murata e raggiunse Majiapu (stazione ferroviaria di Machiapu[49]) a sud di Pechino, dove era atteso ad ore l'arrivo delle truppe di rinforzo.[48] Queste però non arrivarono mai, e i camion dovettero tornare alle legazioni.[48] Una piccola delegazione italiana, sorvegliata da alcuni fucilieri, scampò per un pelo ai soldati di Dong Fuxiang, che si stavano allineando per bloccare la principale porta meridionale di Pechino, porta Yongding, ma riuscirono a tornare sani e salvi.[50]

Quello stesso pomeriggio, la legazione giapponese inviò il segretario Sugiyama Akira alla stazione incustodita per salutare le truppe giapponesi. Con il suo abito occidentale formale e un cappello a bombetta, Sugiyama divenne un obiettivo ben visibile.[51][52] Le truppe musulmane del Kansu lo fecero scendere dall'auto vicino alla porta di Yongding, lo fecero a pezzi, lo decapitarono e lasciarono il suo corpo mutilato sulla strada, con la testa e i genitali recisi.[53][54][55][56][57] George Morrison, il corrispondente da Pechino del London Times, disse che avevano tolto il cuore di Sugiyama e lo avevano inviato a Dong Fuxiang.[51][58] La legazione giapponese presentò una protesta formale al Tsungli Yamen, che espresse il suo rincrescimento e spiegò che Sugiyama era stato ucciso da "banditi".[59][60]

Combattimenti

[modifica | modifica wikitesto]

Dong era estremamente anti stranieri e diede pieno sostegno a Cixi e ai Boxer. Il generale Dong impegnò le sue truppe musulmane a unirsi ai Boxer per attaccare gli stranieri di Pechino, e attaccarono senza sosta il quartiere delle legazioni. Essi erano anche noti per la loro intolleranza nei confronti del commercio dell'oppio. Oltre a Sugiyama Akira diversi occidentali furono uccisi dai guerrieri Kansu.[61][62][63] Secondo quanto riferito, le truppe musulmane erano entusiaste di passare all'offensiva e uccidere gli stranieri.

Il diplomatico tedesco Clemens von Ketteler uccise un civile cinese sospettandolo di essere un Boxer.[64] In risposta, i Boxer e migliaia di cinesi musulmani Kansu Braves fecero una violenta rivolta contro gli occidentali.[65]

Erano 5.000 cavalieri dotati di fucili a ripetizione tra i più moderni[66][67]

I Kansu Braves e i Boxer unirono le loro forze per attaccare gli stranieri e le legazioni.[68][69][70]

In contrasto con le altre unità che assediavano le legazioni, come le truppe Ronglu che lasciavano passare rifornimenti e posta agli stranieri assediati, i "coraggiosi e sospettosi" Kansu spinsero seriamente l'assedio e si rifiutarono di lasciar passare tutto, sparando agli stranieri che cercavano di contrabbandare le cose attraverso le loro linee.[71][72][73][74][75][76] Sir Claude Macdonald notò la "ferocia" delle truppe di Dong Fuxiang comparata alla "moderazione" di quelle di Ronglu.[77]

Consuntivo della battaglia

[modifica | modifica wikitesto]

Il 18 giugno le truppe musulmane, guidate da Dong Fuxiang, sconfissero la frettolosamente radunata spedizione Seymour dell'alleanza delle otto nazioni nella Battaglia di Langfang. Il 26 giugno i cinesi ottennero una vittoria importante e costrinsero Seymour a ritirarsi a Tientsin con pesanti perdite.[78][79][80][81][82][83] Langfang fu l'unica battaglia che le truppe musulmane combatterono fuori Pechino. Dopo di essa le truppe di Dong Fuxiang parteciparono solo a battaglie all'interno della capitale.[84]

Resoconto delle battaglie del generale Dong Fuxiang: Ts'ai Ts'un, 24 luglio; Ho Hsi Wu, 25 luglio; An P'ing, 26 luglio; Ma T'ou, 27 luglio.[85]

6.000 uomini delle truppe musulmane sotto Dong Fuxiang e 20.000 Boxer respinsero una colonna di soccorso, spingendola verso Huang Ts'un.[86] The Muslims camped outside the temples of Heaven and Agriculture.[87]

Il Kaiser tedesco Guglielmo II era così allarmato dalle truppe musulmane cinesi che chiese al Califfo Abdul Hamid II dell'Impero ottomano di trovare un modo per impedire alle truppe musulmane di combattere. Il Califfo accettò la richiesta del Kaiser e, nel 1901, mandò in Cina Enver Pasha ("non" il futuro capo dei Giovani Turchi), ma la ribellione era ormai terminata.[88][89][90][91][92] Poiché gli ottomani non erano in grado di creare una spaccatura con le nazioni europee e di assistere i legami con la Germania, il califfato ottomano emise un comunicato che implorava i musulmani cinesi di evitare l'assistenza ai Boxer. Il messaggio venne poi ristampato nei giornali musulmani egiziani e indiani poiché la situazione in cui si trovarono gli inglesi nella ribellione dei Boxer era gratificante per i musulmani egiziani e indiani.[93][94]

Durante la Battaglia di Pechino alla porta Zhengyangmen i musulmani ingaggiarono una fiera battaglia contro le forze dell'alleanza.[95][96][97] Il comandante in capo musulmano dell'esercito cinese, generale Ma Fulu, e due suoi cugini paterni Ma Fugui 馬福貴, Ma Fuquan 馬福 全, e i suoi nipoti paterni Ma Yaotu 馬 耀 圖, e Ma Zhaotu 馬 兆 圖 - furono uccisi mentre caricavano le forze dell'Alleanza, e un centinaio di uomini musulmani Hui e Dongxiang del suo villaggio natale morirono nel combattimento a Zhengyang.[98][99] La battaglia a Zhengyang venne combattuta contro i britannici.[100] Dopo la fine della battaglia le truppe musulmane del Kansu, incluso il generale Ma Fuxiang, erano tra quelle che scortarono l'imperatrice Dowager durante la sua fuga.[101] Il generale Ma Haiyan morì di sfinimento dopo che la corte imperiale raggiunse la sua destinazione, e suo figlio Ma Qi prese il suo posto.

Il ruolo giocato dalle truppe musulmane nella guerra suscitò la rabbia degli occidentali.[102]

Quando la corte imperiale fu evacuata a Xi'an, nella provincia dello Shaanxi, dopo che Pechino era caduta nelle mani nell'Alleanza, la corte diede il segnale che avrebbe continuato la guerra con Dong Fuxiang "opponendosi con le unghie e con i denti", e promosse Dong a comandante in capo.[103]

Le truppe musulmane erano descritte come "uomini scelti, i più coraggiosi dei coraggiosi, i più fanatici dei fanatici: ed è per questo che l'imperatore aveva affidato loro la difesa della città".[104]

Organizzazione e armamenti

[modifica | modifica wikitesto]

Erano organizzati in otto battaglioni di fanteria, due squadroni di cavalleria, due brigate di artiglieria e una compagnia di ingegneri.[105] Disponevano di armi moderne come fucili a ripetizione Mauser e artiglieria da campo.[106] They used scarlet and black banners.[107]

Comandanti più rilevanti

[modifica | modifica wikitesto]

Questi erano i comandanti che si distinsero tra i Kansu Braves:

Generale Ma Fuxiang
Comandante Ma Fuxing

Un altro generale musulmano, Ma Anliang, si unì ai Kansu nella lotta contro gli stranieri.[109][110] Ma Anliang sarebbe diventato un importante signore della guerra cinese della cricca Ma durante il periodo dei signori della guerra.

Il futuro generale musulmano Ma Biao, che guidò la cavalleria musulmana a combattere contro i giapponesi nella seconda guerra sino-giapponese, combatté nella ribellione dei Boxer come un soldato semplice nella battaglia di Pechino contro gli stranieri.[111] Un altro generale, Ma Yukun, che comandava un'unità separata secondo gli europei era il figlio del generale musulmano Ma Rulong. Ma Yugun combatté con un certo successo contro il Giappone nella prima guerra sino-giapponese e nella ribellione dei Boxer alle battaglie di Yangcun e di Tientsin.[112][113] Ma Yugun era il vice del comandante Song Qing.[114]

Quando la famiglia imperiale decise di riparare a Xi'an nell'agosto del 1900, venne scortata dai musulmani Kansu Braves. Uno degli ufficiali Ma Fuxiang fu ricompensato dall'Imperatore, nominato governatore di Altay per il suo servizio. Come menzionato sopra, suo fratello Ma Fulu e quattro dei suoi cugini morirono in combattimento durante l'attacco alle legazioni.[115] Ma Fuxing combatté anche sotto Ma Fulu come guardia alla Corte imperiale Qing durante i combattimenti.[116] Originariamente sepolto in un cimitero di Hui a Pechino, nel 1995 i suoi resti vennero spostati, dai suoi discendenti, a Yangwashan nella Contea di Linxia.[117]

Nella seconda guerra sino-giapponese, quando i giapponesi chiesero al generale musulmano Ma Hongkui di disertare e diventare capo di uno stato fantoccio musulmano sotto i giapponesi, Ma rispose attraverso Zhou Baihuang, il segretario di Ningxia del Partito nazionalista per ricordare al capo del personale militare giapponese Itagaki Seishiro che molti dei suoi parenti combatterono e morirono in battaglia contro le forze dell'alleanza delle otto nazioni durante la Battaglia di Pechino, tra cui suo zio Ma Fulu, dove le truppe giapponesi costituivano la maggioranza dell'Alleanza. Pertanto non ci poteva essere alcuna cooperazione con i giapponesi.[118]

“恨不得馬踏倭鬼,給我已死先烈雪仇,與後輩爭光”。"Sono ansioso di calpestare i diavoli nani (un termine dispregiativo per i giapponesi), farò vendetta per i martiri già morti, raggiungendo la gloria con le nuove generazioni". Lo disse Ma Biao durante la seconda guerra sino-giapponese in riferimento al suo servizio nella ribellione dei Boxer dove aveva già combattuto i giapponesi prima della seconda guerra mondiale[119][120]

  1. ^ a b 然也,韩有文传奇,团结1999年02期, su minge.gov.cn. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  2. ^ 朱国琳,马呈祥在新疆 Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.,(上接4版),民族日报,2011年3月3日 Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  3. ^ Travels Of A Consular Officer In North-West China, CUP Archive, p. 110. URL consultato il 1º aprile 2013.
  4. ^ Jonathan N. Lipman, Familiar Strangers: A History of Muslims in Northwest China, Seattle and London, University of Washington Press, 1997, pp. 142–3, ISBN 0-295-97644-6.
  5. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, pp. 128 and 156–7.
  6. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, p. 151.
  7. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, pp. 156–7.
  8. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, p. 157.
  9. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, pp. 157–8.
  10. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, pp. 164–5.
  11. ^ Copia archiviata, su 360doc.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2018).
  12. ^ Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1987, pp. 123–4, ISBN 0-520-06459-3.
  13. ^ a b c d Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 182.
  14. ^ Jonathan Lipman, Familiar Strangers, 1997, p. 157, note 120.
  15. ^ Jane E. Elliott, Some Did It for Civilisation, Some Did It for their Country: A Revised View of the Boxer War, Chinese University Press, 2002, p. 498, ISBN 962-996-066-4.
  16. ^ Jane E. Elliott, Some Did It for Civilisation, Some Did It for their Country, 2002, p. 498.
  17. ^ a b Jane E. Elliott, Some Did It for Civilisation, Some Did It for their Country, 2002, p. 9.
  18. ^ Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, University of California Press, 18 agosto 1988, pp. 182–, ISBN 978-0-520-90896-3.
  19. ^ Robert Hart, John King Fairbank, Katherine Frost Bruner, Elizabeth MacLeod Matheson e James Duncan Campbell, The I. G. in Peking: Letters of Robert Hart, Chinese Maritime Customs, 1868-1907, Harvard University Press, 1975, pp. 1175–, ISBN 978-0-674-44320-4.
  20. ^ Lynn E. Bodin, The Boxer Rebellion, Osprey, 1979, p. 26, ISBN 0-85045-335-6.
  21. ^ Ralph L. Powell, The rise of Chinese military power, 1895-1912, illustrated, reprint, Kennikat Press, 1972, p. 103. URL consultato il 1º aprile 2013.
  22. ^ Ralph L. Powell, Rise of the Chinese Military Power, Princeton University Press, 8 dicembre 2015, pp. 103–, ISBN 978-1-4008-7884-0.
  23. ^ Papers on China, Volumes 3-4, Harvard University. East Asian Research Center, Harvard University. Committee on International and Regional Studies, Harvard University. East Asia Program, Harvard University. Center for East Asian Studies, East Asian Research Center, Harvard University, 1949, p. 240. URL consultato il 1º aprile 2013.
  24. ^ Copia archiviata (PDF), su wumunc.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2016).
  25. ^ Chester M. Biggs, The United States Marines in North China, 1894–1942, McFarland, 2003, p. 85, ISBN 0-7864-1488-X.
  26. ^ Incremento delle guardie della legazione: Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 182.
  27. ^ US Marine Corps: Chester M. Biggs, The United States Marines in North China, 2003, p. 25.
  28. ^ Official name Southern Park and explanation of the park's use: Susan Naquin, Peking: Temples and City Life, 1400–1900, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 2000, p. 317, ISBN 0-520-21991-0.
  29. ^ Ragioni per le quali venne trasferito l'esercito del Guansu: Joseph Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 182.
  30. ^ Farmland: Susan Naquin, Peking, 2000, p. 317.
  31. ^ Ferrovia: vedi mappa in Diana Preston, The Boxer Rebellion: The Dramatic Story of China's War on Foreigners that Shook the World in the Summer of 1900, New York, Berkley Books, 2000, p. 99, ISBN 0-425-18084-0.
  32. ^ J.O.P. BLAND e E. BACKHOUSE, CHINA UNDER THE EMPRESS DOWAGER, 1910, p. 360. URL consultato il 1º aprile 2013.
  33. ^ John Otway Percy Bland e Edmund Backhouse (a cura di), China Under the Empress Dowager: Being the History of the Life and Times of Tzŭ Hsi, J.B. Lippincott, 1911, p. 360. URL consultato il 1º aprile 2013.
  34. ^ J.O.P. LAND e E. BACKHOUSE, CHINA UNDER THE EMPRESS DOWAGER, 1910, p. 360. URL consultato il 1º aprile 2013.
  35. ^ THE DEFENCE OF 'PEKING. PREPARING TO RESIST EXPEDITION., in THE WEST AUSTRALIAN, London, 16 giugno 1900, p. 5. URL consultato il 1º aprile 2013.
  36. ^ Alan Campbell Reiley, History for Ready Reference: From the Best Historians, Biographers, and Specialists; Their Own Words in a Complete System of History ..., a cura di Josephus Nelson Larned, Volume 6 of History for Ready Reference: From the Best Historians, Biographers, and Specialists; Their Own Words in a Complete System of History, revised, C.A. Nichols Company, 1901, p. 95. URL consultato il 1º aprile 2013.
  37. ^ Josephus Nelson Larned, History for Ready Reference from the Best Historians, C.A. Nichols Company, 1901, pp. 95–.
  38. ^ Alan Campbell Reiley, History for Ready Reference, from the Best Historians, Biographers, and Specialists: Their Own Words in a Complete System of History, The C. A. Nichols co., 1913, pp. 95–.
  39. ^ Paul A. Cohen, History in Three Keys: The Boxers as Event, Experience, and Myth, New York, Columbia University Press, 1997, p. 44, ISBN 0-231-10651-3.
  40. ^ Espansione del movimento dei Boxer: Paul A. Cohen, History in Three Keys, 1997, pp. 41–2.
  41. ^ Arrivo dei Boxer a Pechino: Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 290.
  42. ^ Paul A. Cohen, History in Three Keys, 1997, p. 47.
  43. ^ a b Lanxin Xiang, The Origins of the Boxer War: A Multinational Study, London and New York, RoutledgeCurzon, 2003, p. 207, ISBN 0-7007-1563-0..
  44. ^ Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 47.
  45. ^ Paul A. Cohen, History in Three Keys, 1997, pp. 47–8.
  46. ^ Joseph W. Esherick, The Origins of the Boxer Uprising, 1987, p. 287.
  47. ^ a b c Diana Preston, The Boxer Rebellion, 2000, p. 69.
  48. ^ a b c Diana Preston, The Boxer Rebellion, 2000, p. 70.
  49. ^ Diana Preston, The Boxer Rebellion: The Dramatic Story of China's War on Foreigners That Shook the World in the Summer of 1900, Walker, 1º giugno 2000, pp. 62–, ISBN 978-0-8027-1361-2.
  50. ^ Lanxin Xiang, The origins of the Boxer War: a multinational study, 2003, p. 252.
  51. ^ a b Diana Preston, The Boxer Rebellion, 2000, p. 71.
  52. ^ John King Fairbank e Denis Crispin Twitchett (a cura di), The Cambridge History of China, Cambridge University Press, 1980, p. 121, ISBN 0-521-22029-7. URL consultato il 1º aprile 2013.
  53. ^ Robert B. Edgerton, Warriors of the rising sun: a history of the Japanese military, W. W. Norton & Company, 1997, p. 70, ISBN 0-393-04085-2.
  54. ^ Lancelot Giles e Leslie Ronald Marchant, The siege of the Peking legations: a diary, University of Western Australia Press, 1970, p. 181.
  55. ^ John S. Kelly, A forgotten conference: the negotiations at Peking, 1900-1901, Librairie Droz, 1963, p. 31, ISBN 2-600-03999-6. URL consultato il 24 aprile 2014.
  56. ^ Julia Boyd, A Dance with the Dragon: The Vanished World of Peking's Foreign Colony, illustrated, I.B.Tauris, 2012, p. 4, ISBN 1-78076-052-3. URL consultato il 24 aprile 2014.
  57. ^ Shirley Ann Smith, Imperial Designs: Italians in China 1900–1947, The Fairleigh Dickinson University Press Series in Italian Studies, Lexington Books, 2012, p. 18, ISBN 1-61147-502-3. URL consultato il 24 aprile 2014.
  58. ^ Larry Clinton Thompson, William Scott Ament and the Boxer Rebellion: heroism, hubris and the "ideal missionary", McFarland, 2009, p. 52, ISBN 0-7864-4008-2.
  59. ^ Lanxin Xiang, The origins of the Boxer War: a multinational study, 2003, p. 253.
  60. ^ Peter Harrington, Peking 1900: The Boxer Rebellion, illustrated, Osprey Publishing, 2013, p. 53, ISBN 1-4728-0304-3. URL consultato l'11 novembre 2014.
  61. ^ ANU - Digital Collections: Kansu Soldiers (Tung Fu Hsiang's), su dspace.anu.edu.au. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2009).
  62. ^ Kansu Braves (JPG) [collegamento interrotto], su dspace.anu.edu.au. URL consultato il 25 settembre 2014.
  63. ^ Kenneth G. Clark, The Boxer Uprising 1899–1900., su russojapanesewar.com. URL consultato il 28 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2021).
  64. ^ Robert B. Edgerton, Warriors of the Rising Sun: a History of the Japanese Military, W. W. Norton & Company, 1997, p. 70, ISBN 0-393-04085-2.
  65. ^ Sterling Seagrave e Peggy Seagrave, Dragon Lady: The Life and Legend of the Last Empress of China, Knopf, 1992, p. 320.
  66. ^ Arthur Henderson Smith, China in Convulsion, Volume 2, Albany, N. Y., F. H. Revell Co., 1901, p. 441.
  67. ^ Richard O'Connor, The Boxer Rebellion, illustrated, reprint, Hale, 1973, p. 163, ISBN 0-7091-4780-5. URL consultato il 1º aprile 2013.
  68. ^ Peking, North China, South Manchuria and Korea, 5ª ed., T. Cook & son (F. H. & E. E. Cook), 1924, p. 13. URL consultato il 1º aprile 2013.
  69. ^ 内川芳美, 宮地正人, 每日コミュニケーションズ (Firm). 国際ニュース事典出版委員会, 外国新聞に見る日本: 国際ニュース事典, Volumes 2-3, 每日コミュニケーションズ, p. 228. URL consultato il 1º aprile 2013.
  70. ^ Eugene M. Wait, The Zenith of Imperialism, 1896-1906, Volume 2, Volume 2 of The Zenith of Imperialism, Nova History Publications, 2001, p. 97, ISBN 1-59033-083-8. URL consultato il 1º aprile 2013.
  71. ^ Jonathan N. Lipman, Ethnicity and Politics in Republican China: The Ma Family Warlords of Gansu, vol. 10, Sage Publications, Inc., luglio 1984, p. 296, JSTOR 189017.
  72. ^ Chester C. Tan, The Boxer Catastrophe, by Chester C. Tan, a cura di Columbia university. Faculty of political science. [New York.]., Columbia University Press, 1955, p. 114. URL consultato il 1º aprile 2013.
  73. ^ Great Britain. Parliament. House of Commons, Papers by Command, Volume 105, H.M. Stationery Office, 1900, p. 30. URL consultato il 1º aprile 2013.
  74. ^ Claude M. MacDonald e Great Britain. Foreign Office, Reports from Her Majesty's minister in China respecting events at Peking: Presented to both houses of Parliament by command of Her Majesty, December 1900, Volume 364 of Cd. (Great Britain. Parliament), Issue 4 of China (Great Britain. Foreign Office), H.M. Stationery Office, 1900, p. 30. URL consultato il 1º aprile 2013.
  75. ^ H Whates, The Politician's Handbook, Vacher & Sons, 1901, p. 137. URL consultato il 1º aprile 2013.
  76. ^ British and Foreign State Papers, Great Britain. Foreign Office, H.M. Stationery Office, 1905, p. 1246. URL consultato il 1º aprile 2013.
  77. ^ Richard O'Connor, The Boxer Rebellion, illustrated, reprint, Hale, 1973, p. 281, ISBN 0-7091-4780-5. URL consultato il 1º aprile 2013.
  78. ^ Charles Clive Bigham Mersey (Viscount), A Year in China, 1899-1900, Macmillan and Company, limited, 1901, p. 177. URL consultato il 1º aprile 2013.
  79. ^ Paul A. Cohen, History in three keys: the Boxers as event, experience, and myth, Columbia University Press, 1997, p. 49, ISBN 0-231-10651-3.
  80. ^ Richard O'Connor, The Boxer Rebellion, illustrated, reprint, Hale, 1973, p. 106, ISBN 0-7091-4780-5. URL consultato il 1º aprile 2013.
  81. ^ Peter Fleming, The Siege at Peking, illustrated, reprint, Dorset Press, 1990, p. 79, ISBN 0-88029-462-0. URL consultato il 1º aprile 2013.
  82. ^ Desmond Power, Little Foreign Devil, Desmond Power author, 1º gennaio 1996, pp. 45–, ISBN 978-0-9694122-1-2.
  83. ^ Ralph L. Powell, Rise of the Chinese Military Power, Princeton University Press, 8 dicembre 2015, pp. 113–, ISBN 978-1-4008-7884-0.
  84. ^ Jane E. Elliott, Some did it for civilisation, some did it for their country: a revised view of the Boxer war, Chinese University Press, 2002, p. 498, ISBN 962-996-066-4.
  85. ^ Arthur Henderson Smith, China in convulsion, Volume 2, F. H. Revell Co., 1901, p. 393.
  86. ^ William Meyrick Hewlett, Diary of the siege of the Peking legations, June to August, 1900, 28, LITTLE QUEEN STREET, HIGH HOLBORN, LONDON, W.C., Pub. for the editors of the "Harrovian," by F. W. Provost, 1900, p. 10.(Original from Harvard University)
  87. ^ Bertram L. Simpson, Indiscreet Letters from Peking: Being the Notes of an Eye-witness, Adegi Graphics LLC, 2001, p. 22, ISBN 1-4021-9488-9.
  88. ^ Kemal H. Karpat, The politicization of Islam: reconstructing identity, state, faith, and community in the late Ottoman state, Oxford University Press US, 2001, p. 237, ISBN 0-19-513618-7.
  89. ^ The Spectator, Volume 87, F.C. Westley, 1902, p. 243. URL consultato il 1º aprile 2013.
  90. ^ Lillian Craig Harris, China Considers the Middle East, illustrated, I. B. Tauris, 1993, p. 56, ISBN 1-85043-598-7. URL consultato il 1º aprile 2013.
  91. ^ The official Russian announcement that..., in The Straits Times, 10 luglio 1901, p. 2. URL consultato il 1º aprile 2013.
  92. ^ The Moslem World, Volumes 1-3, Hartford Seminary Foundation, Hartford Seminary Foundation, 1966, p. 190. URL consultato il 1º aprile 2013.
  93. ^ Robert A. Bickers e R. G. Tiedemann (a cura di), The Boxers, China, and the World, illustrated, Seattle, Rowman & Littlefield, 2007, p. 150, ISBN 0-7425-5395-7. URL consultato il 28 giugno 2010.
  94. ^ [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] Archiviato l'8 febbraio 2021 in Internet Archive. [15] [16]
  95. ^ 马福祥--"戎马书生" - 新华网甘肃频道 Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive.
  96. ^ 缅怀中国近代史上的回族将领马福祥将军戎马一生 Archiviato il 15 novembre 2014 in Internet Archive.
  97. ^ 清末民国间爱国将领马福祥__中国甘肃网 Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive.
  98. ^ 董福祥与西北马家军阀的的故事 - 360Doc个人图书馆, su 360doc.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2018).
  99. ^ 抗击八国联军的清军将领——马福禄 - 360Doc个人图书馆, su 360doc.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2018).
  100. ^ Michael Dillon, China's Muslim Hui Community: Migration, Settlement and Sects, Routledge, 16 dicembre 2013, pp. 72–, ISBN 978-1-136-80933-0.
  101. ^ Lipman, Jonathan Newaman, Familiar Strangers: A History of Muslims in Northwest China, Seattle, University of Washington Press, 2004, p. 169, ISBN 0-295-97644-6. URL consultato il 28 giugno 2010.
  102. ^ Naquin 2000, p. 684.
  103. ^ THE POWERS AND CHINA, in Evening Post, LX, n. 74, 25 settembre 1900, p. 4. URL consultato il 1º aprile 2013.
  104. ^ Arnold Henry Savage Landor, China and the Allies, Charles Scribner's sons, 1901, pp. 194–.
  105. ^ Peter Harrington e Michael Perry, Peking 1900: the Boxer rebellion, Oxford, Osprey Publishing, 2001, p. 25, ISBN 1-84176-181-8.
  106. ^ Patrick Taveirne, Han-Mongol encounters and missionary endeavors: a history of Scheut in Ordos (Hetao) 1874–1911, Leuven, Belgium, Leuven University Press, 2004, p. 514, ISBN 90-5867-365-0.
  107. ^ Peter Fleming, The Siege at Peking: The Boxer Rebellion, illustrated, Dorset Press, 1990, p. 98, ISBN 0-88029-462-0.
    «Tung Fu-hsiang's Moslem cavalry, flaunting banners of scarlet and black but armed with modern Mausers, were however treated with great respect. They had taken a leading part in anti-foreign incidents two years earlier, and when on 17 June, after a stone-throwing incident, a detachment of them was fired on by the Germans, Sir Claude MacDonald sent a tactful reproof to Baron Von Ketteler, urging strict precautions against all acts of provocation; 'When our own troops arrive we may with safety assume a different tone, but it is hardly wise now.'»
  108. ^ Copia archiviata, su muslimwww.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2021).
  109. ^ James Hastings, John Alexander Selbie e Louis Herbert Gray, Encyclopædia of religion and ethics, Volume 8, EDINBURGH, T. & T. Clark, 1916, p. 893.(Original from Harvard University)
  110. ^ M. Th. Houtsma e A. J. Wensinck, E.J. Brill's first encyclopaedia of Islam 1913-1936, Stanford BRILL, 1993, p. 850, ISBN 90-04-09796-1.
  111. ^ 民国少数民族将军(组图)2 - 360Doc个人图书馆, su 360doc.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2018).
  112. ^ "Who's Who in China," Demetrius Boulger, The living age ..., vol. 226, The Living Age Co. Inc., 1900, p. 757.
  113. ^ John Holmes Agnew, Walter Hilliard Bidwell, The Eclectic magazine: foreign literature, Leavitt, Throw and Co., 1900, p. 620.
  114. ^ Arthur William Hummel, Eminent Chinese of the Chʻing period (1644–1912), Government Printing Office, 1944, p. 688.
  115. ^ Jonathan Neaman Lipman, Familiar strangers: a history of Muslims in Northwest China, Seattle, University of Washington Press, 2004, p. 169, ISBN 0-295-97644-6.
  116. ^ Anthony Garnaut, From Yunnan to Xinjiang:Governor Yang Zengxin and his Dungan Generals (PDF), su ouigour.fr, Australian National University. URL consultato il 14 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2012).
  117. ^ "临夏旅游" (Linxia Tourism), published by Linxia Hui Autonomous Prefecture Tourist Board, 2003. 146 pages. No ISBN. Page 91
  118. ^ Wan LEI, The Chinese Islamic "Goodwill Mission to the Middle East" During the Anti-Japanese War, in DÎVÂN DİSİPLİNLERARASI ÇALIŞMALAR DERGİSİ, cilt 15, sayı 29, febbraio 2010, pp. 133–170. URL consultato il 19 giugno 2014.
  119. ^ [17]
  120. ^ Copia archiviata, su military.china.com. URL consultato il 14 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2016).
  • Esherick JW (1987), The Origins of the Boxer Uprising, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, ISBN 0-520-06459-3.
  • Lipman JN (1997), Familiar Strangers: A History of Muslims in Northwest China, Seattle-Londra, University of Washington Press, ISBN 0-295-97644-6.
  • Preston D (2000), The Boxer Rebellion: The dramatic story of China's war on Foreigners that shook the world in the Summer of 1900, Walker.