Antonio Modeo, detto il messicano, insieme ai suoi fratellastri Gianfranco, Riccardo e Claudio fondò un'alleanza criminale nella zona di Taranto. In poco tempo il clan Modeo egemonizzò il controllo sulle attività illecite, quali: contrabbando di sigarette, estorsioni, usura e bische clandestine[2]. Il clan iniziò però a dividersi quando i fratellastri di Antonio proposero di contrabbandare droga, in particolare l'eroina, ma Antonio rifiutò poiché porterebbe solo all'attenzione generale. I fratellastri decisero allora di organizzarsi in una struttura mafiosa indipendente che iniziò a smerciare eroina. Ciò portò a diversi dissapori tra i due clan e iniziò così la guerra. Per la guerra, i fratelli Modeo si allearono con Salvatore manomozza Annacondia, invece Antonio Modeo si alleò con le famiglie De Vitis e D’Oronzo. Nel luglio del 1989, Paolo De Vitis, padre di Salvatore, fu ucciso dai fratelli Modeo, il giorno dopo Cosima Ceci, madre dei fratelli Modeo, fu uccisa in risposta all'omicidio[3]. In seguito all'omicidio di Cosima, un commando armato dei fratelli Modeo esplosero decine di colpi contro l'abitazione di Antonio Modeo, il quale però non era in casa e riuscì così a salvarsi. Il 31 agosto del 1989, Michele Galeone, fedelissimo e autista di Antonio Modeo, fu ucciso da due sicari in macchina[4]. Il 28 ottobre 1989, giorno in cui Papa Giovanni Paolo II venne a Taranto, arrivò la risposta, un'autobomba esplose sotto l'abitazione di Claudio Modeo, senza causare vittime[5]. Il 16 agosto 1990Antonio Modeo fu ucciso da un commando mandato da Salvatore Annacondia[6]. La guerra però non terminò. Nel gennaio del 1991, avvenne una sparatoria nel quartiere Tamburi in cui perse la vita una bambina di soli 6 mesi, il vero obbiettivo era il padre della bambina[1]. L'ultimo evento avvenne il 1º ottobre 1991 quando un commando armato composto da tre sicari, due con passamontagna l'altro invece a volto scoperto, uccisero 4 persone innocenti nella cosiddetta strage della barberia, il vero obiettivo era un boss che si salvò dato che uscì poco prima che il commando arrivò[7].
Dopo la strage, ci furono numerosi arresti, tra cui i fratelli Modeo trovati in una masseria bunker, che dimezzarono i clan e indebolirono il loro potere a Taranto.