Eva Barrett
Eva Barrett, nata Eva Elbourn Barrett (Bishop's Stortford, 1879 – 1949 o 1950), è stata una fotografa britannica.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Le informazioni di cui disponiamo su questa fotografa, che ha lasciato un discreto numero di immagini di personaggi storici importanti e di una certa notorietà, sono assai scarse. Nasce come pittrice in Inghilterra nell'Hertfordshire, esperienza che le cronache riportano deludente. Perciò decise di trasferirsi a Roma nel 1913[1].
A Roma imparò la fotografia, pensando che "fosse meglio essere una fotografa di prim'ordine che una [pittrice] di seconda qualità". Pittorialista, con una macchina di piccole dimensioni, creò un proprio metodo fotografico che ricordava gli schizzi dei disegni. In questo modo ebbe notevole successo e la sua carriera decollò[1].
Fotografò la famiglia reale italiana, le mogli e i figli di ambasciatori stranieri, nonché ricevette numerose commissioni dai reali europei in Belgio, Svezia, Grecia[1].
Eva Barrett rese il suo atelier un punto di ritrovo per la nobiltà romana (e non solo) dell’epoca e per le famiglie reali europee. Elaborò una versione personale della cosiddetta "ritrattistica a pastello" che si distinse per la particolare raffinatezza nell’esecuzione. In genere, questo effetto, ritoccando la fotografia, otteneva risultati grotteschi in quanto l’uso del colore o della matita, spesso, snaturavano l’immagine originaria rendendola irriconoscibile. Barrett, invece, viceversa applicò pochi leggerissimi tratti di matita riuscendo a realizzare immagini sottotono ma dai neri particolarmente densi, mantenendo così le caratteristiche della fotografia e del ritratto. “I vostri amici possono comprare tutto ciò che voi potete dar loro meno che la vostra fotografia”, questo fu il suo slogan[2].
Sull'anno di morte non c'è certezza. Secondo altri testi potrebbe essere il 1949. Inoltre, viene riportato una sorta di duello con la fotografa ungherese ebrea Ghitta Carell, giunta a Roma nel 1927 proveniente dalla Toscana, che si prenderà ampia clientela aristocratica, della stessa casa reale, del bel mondo romano con i suoi più importanti personaggi più in vista della storia, della cultura, dell'arte, della musica, dell'industria e della Chiesa che un tempo afferivano alla Barrett. Entrambe, in ogni caso, chi più chi meno ebbero a che fare col fascismo e coi loro massimi rappresentanti[3].
La storia della Barrett si intreccia con quella di Ottavia Vitagliano (1894-1975) che, dopo la morte del marito Nino nel 1933, decise di prendere in mano l'impero editoriale e di assumere anche la Barrett e la Carell tra i fotografi della rivista Eva, settimanale per la donna italiana, per la quale realizzarono diverse copertine[4].
Dopodiché di lei si persero le tracce. Non sappiamo se sia rimasta in Italia o se abbia fatto ritorno in Inghilterra. Nonostante sia stata pressoché dimenticata e nessuno si sia occupato di ricostruire la sua vicenda umana ed artistica, le sue opere sono sparse in varie collezioni nel mondo e continuano a circolare in molte aste private e ad essere oggetto, negli anni 2000, di mostre collettive[5] e precedentemente alla grande collettiva della XLVI Esposizione internazionale d'arte di Venezia del 1995.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) EVA BARRETT (1879–1950), in Royal Collection Trust - Buckingham Palace. URL consultato il 18 settembre 2023.
- ^ Silvia Berselli, Viaggio nella Fotografia italiana del novecento: dal pittorialismo ai paparazzi, in Collezione da Tiffany, 14 maggio 2020. URL consultato il 18 settembre 2023.
- ^ Letizia Apolloni, Ghitta Carell fotografa a Roma (PDF), in Strenna dei Romanisti, 21 aprile 2015, pp. 7-23. URL consultato il 18 settembre 2023.
- ^ Patrizia Caccia, Ottavia Vitagliano, in Enciclopedia delle Donne. URL consultato il 18 settembre 2023.
- ^ Eva Barrett, in Exibart, 2010. URL consultato il 18 settembre 2023.
Voci correlate
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