Patto col diavolo (film)

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Patto col diavolo
Isa Miranda ed Eduardo Ciannelli in una foto di scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1949
Durata82 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generedrammatico, sentimentale
RegiaLuigi Chiarini
SoggettoCorrado Alvaro
SceneggiaturaLuigi Chiarini, Suso Cecchi D'Amico, Sergio Amidei, Corrado Alvaro, Mario Serandrei
ProduttoreAlberto Salvatori
Casa di produzioneE.N.I.C.
Distribuzione in italianoE.N.I.C.
FotografiaCarlo Montuori
MontaggioMario Serandrei
MusicheAchille Longo
ScenografiaGuido Fiorini
CostumiMaria de Matteis
Interpreti e personaggi

Patto col diavolo è un film del 1949 diretto da Luigi Chiarini, tratto da un soggetto di Corrado Alvaro.

Aspromonte. Contrastanti interessi rendono difficili i rapporti tra Mola e Rocco, l'uno ricco proprietario di greggi e l'altro possidente di terre e boschi. Quindi uno rappresenta i pastori e l'altro i boscaioli. Come può succedere, tra due giovani appartenenti a famiglie rivali, nasce un amore, così accade a Marta e ad Andrea. Durante un ennesimo vivace alterco Rocco comunica a Mola la sua intenzione di denunciarlo per falso in atto pubblico. Il giorno seguente, Rocco parte per recarsi in città e viene travolto e ucciso dal crollo improvviso di una catasta di legna. Il fatto crea grandi discorsi e chiacchiere in tutta la popolazione, finché Mola, per dissipare ogni sospetto, fa domanda della mano di Marta per suo figlio Andrea. Al banchetto di nozze, Scoppola, lo scemo del paese, seguendo l'uso locale improvvisa delle rime e con quelle confessa di essere stato l'autore della morte di Rocco, dietro comando di Mola. I responsabili vengono messi in arresto, Marta, dopo aver lanciato preghiere di pacificazione si suicida gettandosi in un burrone.

Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali, comunemente detto strappalacrime, allora molto in voga tra il pubblico italiano, poi ribattezzato dalla critica con il termine neorealismo d'appendice.

Durante le riprese esterne a Santo Stefano in Aspromonte, Isa Miranda e Jacques François dovettero girare una scena sopra un carrello girevole, ma a causa della elevata velocità del mezzo i due attori furono sbalzati violentemente fuori; François riportò delle leggere abrasioni, mentre Isa Miranda rimase contusa alla colonna vertebrale.[1]

Distribuzione

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Il film venne presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia il 29 agosto 1949, ricevendo critiche molto negative e severe, additato in particolare di mancato realismo.[2] Chiarini, che prima di essere un regista era un critico cinematografico, prese atto dei giudizi dei colleghi e operò delle pesanti modifiche al film, soprattutto al montaggio. Con queste modifiche, il film uscì nelle sale cinematografiche nel febbraio 1950.[3]

«[...] il Chiarini, come egli stesso afferma, non ha voluto darci tanto quell'odio, quanto le conseguenze di quell'odio sui dominati dalle due potenti famiglie: poveri contadini, poveri pastori. Ma allora avrebbe anche potuto mettere in assoluta penombra i due potenti e risaputi protagonisti, e darcene ogni riverbero su quegli umili. L'errore di Chiarini, a mio modestissimo avviso, è di aver dato un notevole sviluppo all'odio fra i potenti, ma non sufficiente; e di aver dato un certo rilievo a quei poveri paria, ma meno che mai sufficiente. Ne è venuto un film ondivago, ora al séguito di questa, ora al séguito di quella intenzione; senza che questa o quella giunga a una sua autonoma sufficiente espressione. E così il paesaggio, davvero inedito, e da Chiarini sagacemente composto in una bella unità con un mosaico di riprese ciascuna delle quali avvenuta a distanza di chilometri e chilometri dalle altre; come alcuni accenti popolani, e alcuni episodi di passaggio, sono fra gli elementi meglio riusciti del film, che invece non è sufficientemente risolto là dove chiarezza di racconto, forza drammatica, commossa e commovente emozione sarebbero state urgentemente e maggiormente desiderabili. Mi spiace di dover essere così esplicito nei confronti dell'amico Chiarini; ma egli non è il primo o l'ultimo venuto, e ha ogni diritto a non essere trattato con compiacenti e miopi indulgenze. Il dialogo, ora molto letterario, ora parecchio artificioso, non ha permesso agli attori di raggiungere, se non uno stile, un tono; Isa Miranda è un po' come irretita da ciò che è costretta a dire, altrettanto Jacques Francois, un po' meno Annie Vernon e Luigi Tosi; mentre Edoardo Cianelli e Umberto Spadaro giungono invece a un loro saporito rilievo, riescono a dare vita ai simulacri dei loro personaggi.»

«La vicenda è lenta, dispersa, senza ritmo narrativo costante. Una sceneggiatura non felice nell'impianto e negli sviluppi; un dialogo completamente negativo e addirittura infarcito - in un dramma rusticano ambientato nella Sila! - di preziosità svenevoli d'un vago sapore dannunziano; un montaggio inabile; una troppo compiaciuta schiavitù registica verso estetizzanti e calligrafici valori formali, immobilizzano l'opera in un paludoso fondo letterario dal quale non la traggono in secco neppure gli elementi più fragorosi e plateali della narrazione. [...] Altra gravissima pecca la recitazione. Chi ha diretto il film non sa animare gli attori. [...] La signora Miranda [...] è la meno persuasiva di tutti; mimica stanca, gesto freddo, dizione stonatissima. Come può convincere una appassionata contadina silana quando parla un accento falsamente esotico simile a quello che la Miranda insiste, incorreggibilmente, a voler prediligere?»

«[...] Il regista Luigi Chiarini aveva a disposizione insigni collaboratori per la sceneggiatura, l'interpretazione, la fotografia ed una regione inesplorata: la Calabria. Attivo da anni nel propagare il verbo crociano e gentiliano nelle discussioni sul cinema ed ultimamente nel dirigere congressi di «filmologia» [...] Chiarini non è favorevole in teoria al «realismo» cinematografico. Se bene abbiamo compreso i suoi filosofemi, non suffragati dalla pratica, egli propone nei suoi scritti e nelle sue polemiche di elevare il realismo ad un piano «superiore» di lirismo poetico ed interpretativo. Tuttavia, quale regista, Chiarini [...] lungi dall'interpretare la vita e dare in sintesi il calore delle sue lotte e vicissitudini umane la sacrifica costantemente sull'altare del formalismo e, mentre crede d'innalzare i motivi che tocca (l'amore contrastato, l'odio di parte, la pace) a significati universali, in sostanza li svuota, li rende freddi, li abbassa a saggi di folklore o ad esercizi di cattivo gusto, ne fa astrazioni ben più programmatiche del realismo, che non lo è affatto. Le immagini suggestive del paese calabro non bastano ad illuminare i contrasti umani e lodali che, accennati in principio, si svuotano man mano per strada. Tra gli attori stranieri ed italiani Isa Miranda, pur mantenendo certo innegabile fascino personale, davanti all'obiettivo ha inflessioni da donna fatale e vissuta, stonata in una semplice pastora guardiana di greggi anche se innamorata e sconvolta dal dramma e dalla passione. Il pubblico ha accolto con glaciale cortesia Patto col diavolo

«È chiaro che il soggetto di Patto col diavolo presentava la possibilità di venir allargato fino ad abbracciare problemi di vasta portata sociale, mentre il regista ha preferito restringerlo entro una storia personale che investe pochi individui e non la collettività: il «coro» rappresentato da tutto il villaggio risulta quindi più elemento di folclore che partecipe della vicenda, e i protagonisti dominano l'intero quadro del racconto con i loro amori e odi individuali. La realizzazione del film sottolinea le caratteristiche da «novella rusticana» che, per l'indirizzo dato alla narrazione, «Patto col diavolo» assume e più evidente appare anche l'indulgenza del regista per le scene di tipo coreografico, come le danze e i cortei. Tra gli elementi positivi del film è da porre in evidenza il commento musicale di Achille Longo che si inserisce nel ritmi popolari e spesso felicemente vi si sovrappone con particolari intenti espressivi, come nella scena del ballo in piazza; per contro, la recitazione, costretta entro dialoghi spesso banali, è quasi sempre inferiore al necessario livello, da quella di Isa Miranda, ammantata in abiti che l'attrice indossa come abiti da sera, a quella di Edoardo Ciannelli, di continuo gesticolante per sottolineare una parlata incomprensibilmente calabro-americana. La fotografia, sempre eccellente, è di Carlo Montuori.»

«Quando si abbiano presenti alcuni anche dei meno riusciti films neorealisti, Patto col diavolo appare in tutta la sua falsità non più accettabile, aggravata da eccessivi indugi su particolari che rallentano in modo stancante l'azione. [...] Lo spettatore non può interessarsi o commuoversi al convenzionalismo di maniera dal quale il film non si allontana mai nel disegno di caratteri o nella scelta di inquadrature. Isa Miranda, che ne Le mura di Malapaga trovò espressioni notevolissime per verità ed efficacia, qui, in un personaggio a lei fisicamente inadatto, è stata trascinata dalla falsità circostante verso una interpretazione di genere superato, lasciandosi imporre atteggiamenti e pose da gabinetto fotografico del primissimo novecento.»

«L'opera di Luigi Chiarini, esaminata analiticamente sotto i suoi vari aspetti, metterebbe insieme una pagella di bei punti: il che non toglie però che nel suo insieme il film non morda. La fotografia è buona, l'esecuzione freddina, ma corretta; molti episodi, per sé stanti, si reggono egregiamente; pure sentiamo che c'è qualcosa che non funziona. Manca la convinzione, la forza comunicativa, quel certo non so che a cui si deve che il pubblico entri, di colpo, nell'atmosfera del racconto. È un fatto, che si resta fuori. Peccato. [...] Isa Miranda [...] mi pare, di gran lunga, la migliore interprete.»

«[...] Patto col diavolo rappresenta un progresso sostanziale nel quadro complessivo dell'opera del regista. Il suo atteggiamento è, dopo questo film, più facilmente individuabile e può essere senz'altro accolto alla luce delle affermazioni che Chiarini stesso fece sulla linea lungo la quale il suo credo estetico tende all'espressione compiuta. [...] Per quanto non riuscito nel senso che Chiarini si proponeva, il film già mostra la possibile soluzione dei problemi espressivi che questa tendenza comporta.»

Incasso accertato: 116.000.000 di lire dell'epoca.[12]

  1. ^ La Miranda ferita mentre gira un film, Stampa Sera, 5 aprile 1949
  2. ^ L'Italia non ha risollevato la mostra di Venezia. Il "Patto col diavolo" l'hanno firmato soltanto i ricchi, Avanti!, 30 agosto 1949
  3. ^ Sullo schermo. Al Doria: Il patto col diavolo di Chiarini; all'Astor: Documentari chirurgici, La Stampa, 25 maggio 1950
  4. ^ Sullo schermo del lido. Dai picchi calabri ai ghiacci del Polo, La Stampa, 30 agosto 1949
  5. ^ Il Popolo Nuovo, 30 agosto 1949
  6. ^ a b c Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, Isa Miranda, Gremese Editore, pag. 128
  7. ^ Al festival cinematografico di Venezia. "Patto col diavolo", patto contro il realismo, l'Unità, 30 agosto 1949
  8. ^ Le prime a Roma. Sugli schermi: Patto col diavolo, l'Unità, 12 marzo 1950
  9. ^ Cine Illustrato, 26 marzo 1950
  10. ^ Il Popolo, 18 giugno 1950
  11. ^ Bianco e Nero, 10 ottobre 1950
  12. ^ a b Roberto Chiti e Roberto Poppi, Dizionario del cinema italiano. I film, vol. 2. Dal 1945 al 1959, Gremese Editore, pag. 273
  • Catalogo Bolaffi del cinema italiano vol. 1, 1945/1955 a cura di Gianni Rondolino

Collegamenti esterni

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