Professione di fede di Paolo VI

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Papa Paolo VI nel suo studio il 29 giugno 1968.

La professione di fede di Paolo VI è una dichiarazione di fede proclamata da papa Montini il 30 giugno 1968. Il suo contenuto è anche noto come Credo del popolo di Dio.

La disposizione delle verità nella professione segue lo schema del Credo niceno. Il contenuto voleva essere un riassunto conciso dell'insegnamento del Concilio Vaticano II.

L'occasione per questa solenne preghiera fu la conclusione dell'Anno della Fede, indetto in occasione del 1900° anniversario del martirio dei Santi Pietro e Paolo.

La preparazione del simbolo fu suggerita al Papa dai Padri conciliari già alla fine del Vaticano II. Il Papa incaricò il domenicano francese padre Yves Congar OP di preparare una bozza di testo. Il risultato, tuttavia, si rivelò insoddisfacente per Paolo VI. Lo stesso Congar disse in un'intervista[1]:

«Si noti che io stesso ho voluto che il Vaticano II desse una nuova formula per il Credo. Per esempio, abbiamo un credo chiamato Credo del Concilio di Trento, che in realtà è il Credo di Papa Paolo IV. Volevo che il Vaticano II formulasse il Credo in uno stile moderno, in uno stile kerigmatico, in uno stile di predicazione dinamica nello spirito della vita e dell'esperienza umana. Nello spirito del suggerimento del Santo Padre, ho composto io stesso un testo del genere. Glielo inviai, ma non seppi mai che fine avesse fatto. Ho saputo da una persona vicina a Paolo VI che il testo è stato giudicato poco chiaro.»

Il Papa fu indotto a tale scelta anche dall'esigenza di una reazione che affermasse esplicitamente gli insegnamenti della Chiesa ed esponesse il Credo niceno, replicando a quello che considerava un eccessivo modernismo e alla diffusione del catechismo olandese[2], di stampo revisionista[3].

Montini si rivolse allora al cardinale Charles Journet, che a sua volta chiese la collaborazione di Jacques Maritain, con il quale ebbe un lungo e acceso scambio epistolare su questioni di fede.

Il filosofo francese preparò una proposta di testo che il cardinale Journet consegnò senza modifiche a Paolo VI.

Maritain redasse una proposta di testo l'11 gennaio 1968 e la inviò a Journet il 20 gennaio 1968, che a sua volte la trasmise al Papa senza modifiche. Egli riteneva che il testo affrontasse pienamente le verità dogmatiche che erano state travisate nel Catechismo olandese. Queste includevano: le questioni del peccato originale, della Messa come sacrificio e della comprensione della presenza reale di Gesù sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, la questione della creazione del mondo dal nulla (in latino: creatio ex nihilo), il primato di Pietro, la verginità di Maria, i dogmi dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione.

All'epoca Maritain aveva 85 anni e viveva come vedovo di Raïs Maritain a Tolosa con i Piccoli Fratelli di Gesù, fondati da Charles de Foucauld. Era reduce dalla pubblicazione del suo libro Le paysan de la Garonne ("Il contadino della Garonna"), una critica spietata di ciò che stava accadendo nella Chiesa post-conciliare. Secondo lui, la Chiesa era in ginocchio davanti al mondo.

Il Papa accettò la bozza di professione di fede scritta da Maritain quasi nella sua interezza[4], apportò leggere modifiche e la pubblicò nel motu proprio Solemni hac liturgia[5]. Il testo, così come fu consegnato, si differenziava nel paragrafo sugli ebrei e i musulmani. Maritain si riferiva esplicitamente alla testimonianza comune che l'ebraismo e l'islam, insieme ai cristiani, danno del fatto che Dio è Uno.

Maritain stesso non era estraneo a papa Montini. Negli anni Cinquanta, quando il filosofo francese fu accusato di naturalismo estremo in Vaticano, Giovanni Battista Montini, che allora lavorava come sottosegretario di Stato, difese Maritain.

Natura e circostanze della professione di fede

[modifica | modifica wikitesto]

Papa Paolo VI ne parlò in questi termini:

«Ci accingiamo pertanto a fare una professione di fede, a pronunciare un Credo, che, senza essere una definizione dogmatica propriamente detta, e pur con qualche sviluppo, richiesto dalle condizioni spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente il Credo di Nicea, il Credo dell’immortale Tradizione della santa Chiesa di Dio.»

Il Papa espresse le sue motivazioni nel preambolo del testo[7]:

«Nel far questo, Noi siamo coscienti dell'inquietudine, che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono all’influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in discussione. Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità.»

Di fronte a questa inquietudine, papa Montini disse:

«Noi abbiamo voluto che la Nostra professione di fede fosse sufficientemente completa ed esplicita, per rispondere in misura appropriata al bisogno di luce, sentito da così gran numero di anime fedeli come da tutti coloro che nel mondo, a qualunque famiglia spirituale appartengano, sono in cerca della Verità.»

Credo del Popolo di Dio

[modifica | modifica wikitesto]

Il Credo del Popolo di Dio si basa sul Credo niceno. Gli argomenti trattati comprendono la divinità di Cristo, la mariologia cattolica, l'ecclesiologia cattolica, il peccato originale, la Bibbia, il sacrificio della Messa e la dottrina della transustanziazione.

In particolare, vengono sottolineati quattro insegnamenti mariani: la nascita verginale di Cristo, la Theotókos, l'Immacolata Concezione e l'Assunzione di Maria[8].

Il Credo del Popolo di Dio è organizzato nelle seguenti sezioni:

Religioni monoteiste

[modifica | modifica wikitesto]

Paolo VI, nel descrivere il mistero della Trinità, allo stesso tempo ringrazia la bontà di Dio per i molti credenti che condividono con i cristiani la fede nell'unico Dio, senza nominare alcuna religione:

«Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l’Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità.»

Peccato originale

[modifica | modifica wikitesto]

Nel paragrafo sul peccato originale, il Papa sottolineò che lo stato della natura umana non è lo stesso in cui si trovava originariamente nei nostri primi genitori. Essi sono furono creati santi e giusti; a seguito del peccato originale, la natura umana fu ferita nei suoi poteri naturali e sottoposta al potere della morte, che iniziò a essere trasmessa a tutti gli uomini. {{citazione|Crediamo che tutti abbiano peccato in Adamo; il che significa che la colpa originaria da lui commessa ha fatto sì che la natura umana, comune all'universo, scivolasse in uno stato tale in cui soffrisse le conseguenze di quella colpa. Quello stato non è più quello in cui la natura umana si trovava all'inizio nei nostri progenitori, stabiliti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo era libero dal male e dalla morte. E così questa natura umana, così decaduta, priva del dono della grazia, che aveva precedentemente smarrito, storpiata nelle proprie potenze naturali, e assoggettata al dominio della morte, viene consegnata a tutti gli uomini; per questo motivo ogni uomo nasce nel peccato. Riteniamo quindi, seguendo il Concilio di Trento, che il peccato originale, insieme alla natura umana, sia stato trasfuso per “propagazione”, non per imitazione, e che sia inerente a ciascun individuo.|Acta Sancatae Sedis 60 (1968) p. 439[9]

L'Eucaristia: transustanziazione e presenza reale di Cristo

[modifica | modifica wikitesto]

All'epoca del Concilio Vaticano II (1962-1965), l'insegnamento sulla transustanziazione nell'Eucaristia era nuovamente dibattuto da alcuni teologi, soprattutto nei Paesi Bassi. Essi sostenevano la necessità di parlare di un cambiamento di significato (transsignificatio) e di un cambiamento di scopo (transfinalisatio) invece che di un cambiamento di essenza (transsubstantiatio). Nel 1965 Papa Paolo VI pubblicò l'enciclica Mysterium fidei, in cui sottolineava con forza la comprensione tradizionale della transustanziazione. Il Papa ribadì questo insegnamento tre anni dopo, nel 1968, nel solenne Credo del Popolo di Dio:

«Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale (Cfr. Dz.-Sch. 1651).»

Importanza ed eredità

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1992, papa Giovanni Paolo II pubblicò il Catechismo della Chiesa Cattolica, e nel 2005 l'allora cardinale Ratzinger (futuro papa Benedetto XVI) avrebbe pubblicato anche il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica[3].

  1. ^ Jean Puyo, Y. Congar: Życie dla prawdy. Jean Puyo rozmawia z ojcem Y. Congarem. Adam Paygert (przekład). Warszawa: IW Pax, 1982, s. 138. ISBN 83-211-0326-X.
  2. ^ Por. Paolo VI, Maritain e la fede degli apostoli – conversazione tra Gianni Valente e il cardinale Georges Cottier OP, 30 Giorni, aprile 2008; (EN) S. Magister, The Credo of Paul VI. Who Wrote It, and Why
  3. ^ a b (EN) Daniel Blackman, Bl. La "solemne declaración" de Pablo VI 47 años después, su catholicexchange.com, 30 de junio de 2015.
  4. ^ Magazine 30 Jours n. 4 (diretto da Giulio Andreotti, anno 2008).
  5. ^ Testo del motu proprio Solemni hac liturgia
  6. ^ Solemni hac liturgia
  7. ^ Omelia per la solenne concelebrazione in occasione dell'"Anno della fede", su vatican.va, Piazza San Pietro, 30 giugno 1968.
  8. ^ Documentos Magisteriales: Solemni Hac Liturgia : Universidad de Dayton, Ohio, su udayton.edu.
  9. ^ Testo latino: "Credimus omnes in Adamo peccavisse; quod significat originalem culpam ab illo commissam efficisse, ut natura humana, universis communis, in talem laberetur statum in quo illius culpae consequentias pateretur. Qui status iam ille non est, in quo natura humana initio in protoparentibus nostris, utpote in sanctitate et iustitia constituti, inveniebatur, et in quo homo expers erat mali et mortis. Itaque haec humana natura sic lapsa, gratiae munere destituta, quo antea erat omata, in ipsis suis naturalibus viribus sauciata atque mortis imperio subiecta, omnibus hominibus traditur; qua quidem ratione omnis homo nascitur in peccato. Tenemus igitur, Concilium Tridentinum secuti, peccatum originale, una cum natura humana, trasfundi 'propagatione', non imitatione, idque inesse unicuique proprium". Cfr. V. Grossi OSA, L'auctoritas di Agostino sul "Peccatum originans", Augustinianum. 31 (1991), p. 330. Roma: Istituto Patristico “Augustinianum”.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Cattolicesimo: accedi alle voci di Teknopedia che trattano di cattolicesimo