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Ettore Messana (Racamulto, 6 maggio 1884Roma, 21 ottobre 1962) è stato un ispettore, commissario di polizia e questore italiano.

Si distinse in epoca fascista per la sua gestione

Ettore Messana

questore

Messana appena ventiduenne entra in polizia nel 1906 e qualche anno dopo fu coinvolto nella repressione in sud Italia delle diserzioni di massa durante la Prima guerra mondiale[1]. All'indomani della fine del conflitto partecipa in veste di vicecommissario alla repressione del movimento contadino siciliano.

L'8 ottobre del 1919 a Riesi ordina ai suoi agenti di aprire il fuoco sulla folla che partecipava al comizio del sindacalista Alfredo Angelotti, provocando quindici morti e una cinquantina di feriti[2]. Questa è per Messana una grande dimostrazione delle sue capacità di gestione dell'ordine pubblico e infatti poco dopo fu trasferito a Parma per sedare le insurrezioni socialiste nel territorio[1] Qui il suo operato viene descritto dal prefetto di Ravenna come «spesso senza ordini precisi e d'iniziativa, [esplicando] un'azione vigorosa contro i sovversivi». inizia quindi a generare simpatie tra i membri dell'allora appena nato Partito Nazionale Fascista[2].

Nel 1921 torna quindi a Palermo, dove assume la direzione dei servizi speciali di polizia contro la «delinquenza associata» e partecipa all'arresto del capomafia delle Madonie Nicolò Andaloro[1] (cfr Lupo)

Durante il fascismo

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Con l'avvento del fascismo Messana viene inviato a Milano, dove a partire dalla fine del 1923 assume il ruolo di capo di gabinetto della questura e dal 1925 quello di dirigente del servizio d'ordine della Camera del lavoro. È in questa sede che consegna il sindacato nelle mani di Luigi Razza che dopo poco lo scioglierà[2].

nel 1927 è inviato a Bolzano, dove viene nominato direttore dell'ufficio politico della prefettura dal prefetto Giovanni Battista Marziali, il quale gli esprime pubblicamente in più momenti lodi e sostegno[1]. con il plebiscito del 1929 gli viene «affidato tutto il lavoro di organizzazione e di studio dei vari ambienti [...] come l'abolizione della bilingui; la sorveglianza, i contatti, i provvedimenti diversi che si adottano nei confronti del clero»[2]

Da sinistra: il generale Mario Robotti; Il console dell'NDH Dr. Ivanić, Emilio Grazioli, il generale Lubrano e il capo della polizia italiana Ettore Messana tra il 1941-1943 al consolato NDH di Lubiana

con l'invasione della Jugoslavia nell'aprile del 1941 e la conseguente annessione della Slovenia meridionale come Provincia di Lubiana[2], molto rapidamente in tutto il territorio si iniziano a diffondere dei nuclei di resistenza e liberazione di matrice comunista (Osvobodilna fronta, Of). Per gestire la situazione viene inviato l'ispettore Ciro Verdiani, che propone l'istituzione di una questura. Il progetto viene approvato da Mussolini e l'ufficio viene affidato nei primi di giugno a Messana[2]. Questo provocò il gradimento di Emilio Grazioli, Alto commissario della provincia, che desiderava mantenere nelle proprie mani la gestione dell'ordine pubblico.

Ben presto però si creano attriti tra autorità pubblica e militare, che si inaspriscono quando nel 1942, a seguito di una maggiore azione dell'Of, Mussolini affida la gestione dell'ordine pubblico all'esercito e in particolare a Mario Roatta. Tra gennaio e febbraio viene quindi realizzata la «cintura di Lubiana»,ovvero la costruzione di un vero e proprio recinto volto alla chiusura dell'intero perimetro della città, presidiato da una sessantina di posti di blocco armati[1]. al suo termine la polizia, esercito e carabinieri avviano il primo rastrellamento e vengono catturati circa 18 mila uomini, di cui 878 deportati in campi di internamento[1]. anche questo evento mostra i dissidi tra le due forze e che acuisce definitivamente quando viene ucciso da un nucleo dell'Of l'ex presedente degli industriali di Lubiana, utilizzato pretestuosamente da parte dei comandati militari, ottenendo il 28 maggio l'allontanamento del questore dalla città. Mussolini tuttavia conferma ulteriormente la fiducia e lo trasferisce a Trieste, anch'essa città molto strategica, dove vi rimane dal 1 gugno 1942 al 14 giugno 1943, quando viene sostituito da Giuseppe Gueli.

Dall'armistizio in poi

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Dopo l'armistizio, Messana decide di rendersi irreperibile e pertanto vengono dichiarate d'ufficio le sue dimissioni . si rifugia a Roma, dove rimane nascosto fino al 1 giugno 1944, quando viene poi ufficialmente trasferito dal Ministero dell'interno nella capitale[1].

Dopo essere scampato dalle accuse di crimini di guerra per le azioni svolte in Jugoslavia, l'allora Presidente del consiglio e Ministro dell'interno Ivanoe Bonomi, con l'emanazione di un decreto nell'ottobre 1945 lo pone a capo dell'Ispettorato di pubblica sicurezza in Sicilia, che ha lo scopo di contrastare il fenomeno del banditismo sull'isola. Messana aveva già avuto molta esperienza in quest'ambito, dato che nel 1944 aveva svolto un'inchiesta sulla situazione dell'ordine pubblico in Sicilia e aveva collaborato alla riorganizzazione dell'Ispettorato stesso. secondo le statistiche inviate al Ministero dell'Interno l'azione dell'organo fu molto efficace già dal primo anno di attività, grazie soprattutto alle conoscenze di Messana stesso, perfezionate durante il periodo jugoslavo. Uno degli elementi cardini di questa tecnica consiste nell'utilizzo della violenza e degli informatori, spesso rappresentati da membri importanti delle cosche mafiose. A seguito della strage di portella della ginestra e le forti proteste delle opposizioni (emblematiche le posizioni di Girolamo Li Causi) circa i metodi e ruolo di Messana, viene rimosso da Scelba dall'incarico. questo deve essere visto non come una rimozione punitiva, ma piuttosto una ricollocazione: viene infatti posto alla reggenza della questura di Napoli[2]

azione arbitraria e provocatoria p. 27 Coco

tra rotta e Messina p 31 conti e 125 Coco

le accuse di crimini di guerra

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https://palermo.anpi.it/2021/04/11/il-caso-degli-ispettori-generali-verdiani-e-messana/

p. 107 casa: intelligence alleata

trattativa stato-mafia

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  1. ^ a b c d e f g Davide Conti, Gli uomini di Mussolini. prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana, Torino, Einaudi, 2017.
  2. ^ a b c d e f g Vittorio Coco, Polizie speciali. Dal fascismo alla repubblica, Bari, Laterza, 2017.
  • Davide Conti, Gli uomini di Mussolini. prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana, Torino, Einaudi, 2017.
  • Vittorio Coco, Polizie speciali. Dal fascismo alla repubblica, Bari, Laterza, 2017.
  • Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, Lupara nera. La guerra segreta alla democrazia in Italia 1943-1947, Milano, Bompiani, 2009.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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