Indice
HMS Mary (1650)
HMS Mary | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Vascello di terza classe |
Proprietà | Royal Navy |
Ordine | Classe Speaker |
Cantiere | Woolwich Dockyard |
Varo | 1650 |
Destino finale | perduta nella Grande Tempesta del 1703 |
Caratteristiche generali | |
Lunghezza | ponte di batteria: 35,4 m |
Larghezza | 12,1 (38 ft 8 in) m |
Pescaggio | 5,2 (17 ft) m |
Propulsione | Vela |
Armamento | |
Artiglieria | 50 cannoni (1650) - 62 cannoni (1688) |
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La HMS Mary era un vascello di terza classe, a due ponti da 62 cannoni della Royal Navy, costruito nel 1650.[1] Varata come Speaker per il Commonwealth d'Inghilterra in onore di William Lenthall Speaker della Camera dei comuni, prese il nome di HMS Mary con la Restaurazione inglese del 1660.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Speaker
[modifica | modifica wikitesto]Varata nel 1650 come Speaker era una nave di terza classe da 50 cannoni costruita per la marina repubblicana del Commonwealth d'Inghilterra da Christopher Pett a Woolwich Dockyard.[1] Fu il prototipo per la Classe Speaker. Nel 1653 prese parte alla battaglia di Gabbard servendo come nave ammiraglia per il contrammiraglio Samuel Howett nella divisione posteriore dello squadrone rosso.[2][3] Il 19 settembre 1656 nel corso della battaglia di Cadice la Bridgewater e la Speaker impegnarono in combattimento il galeone spagnolo Nuestra Señora de la Popa y San Francisco Javier costringendolo ad autoaffondarsi pur di non essere catturato.
La HMS Speaker faceva parte della flotta costituita dalla Naseby, London, Richard e Swiftsure che riportò Carlo II d'Inghilterra dall'esilio in Olanda. Carlo ribattezzò la nave HMS Mary.[4]
HMS Mary
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la Restaurazione inglese fu ribattezzata HMS Mary. Nel 1677 il suo armamento era stato portato a 62 cannoni.[5]
Nel 1688,[6] la Mary fu ricostruita da Thomas Shish a Woolwich Dockyard come nave di terza classe da 62 cannoni. La Mary naufragò sulle Goodwin Sands durante la Grande Tempesta del 1703.[7] Dei suoi 275 membri dell'equipaggio, il capitano e il commissario di bordo erano a terra al momento del naufragio; Solo un marinaio di bordo si salvò.[8] Il contrammiraglio Basil Beaumont, tuttavia, era a bordo della nave in quel momento e morì nel naufragio.[9]
Il relitto
[modifica | modifica wikitesto]I sommozzatori locali hanno trovato il sito di un relitto nel 1980.[10] La designazione iniziale era nei 50 metri intorno a quello che oggi è noto come South Mound; cui si è aggiunto il tumulo nord che è stato scoperto nel 1999. Si ritiene che il Mary si trovi sotto il tumulo sud, mentre nel tumulo nord si trova probabilmente la HMS Restoration che è stata distrutta anch'essa nella tempesta.[10] Il sito si trova a 100 metri (330 piedi) a ovest del Goodwin Sands al largo di Deal, tra i relitti della HMS Stirling Castle e della HMS Northumberland, anch'essa affondata nella tempesta.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.19
- ^ Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.36
- ^ Winfield, Rif (2009). British Warships in the Age of Sail 1603–1714: design, construction, careers and fates. Barnsley, UK: Seaforth Publishing. ISBN 978-1-84832-040-6. p.6
- ^ Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.30
- ^ Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.159
- ^ Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.59
- ^ Lavery, Brian (2003). The Ship of the Line. Vol. 1: The Development of the Battlefleet 1650–1850. Conway Maritime Press. ISBN 978-0-85177-252-3. p.163
- ^ Larn, Richard (1977). Goodwin Sands Shipwrecks. Newton Abbot, London, North Pomfret: David & Charles. ISBN 0-7153-7202-5. p.56
- ^ Stephen, Leslie, ed. (1885). "Beaumont, Basil" . Dictionary of National Biography. Vol. 4. London: Smith, Elder & Co. pp. 53–54.
- ^ a b c https://webarchive.nationalarchives.gov.uk/ukgwa/20090511195701mp_/http://amaxus.english%2Dheritage.org.uk/upload/pdf/Restoration_Archaeological_Report_final_version%2Bfigs.pdf?1241810672
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