Chiesa della Beata Vergine Maria (Nogaredo)
Chiesa della Beata Vergine Maria | |
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Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Località | Brancolino (Nogaredo) |
Indirizzo | via Colli |
Coordinate | 45°54′04.26″N 11°01′14.04″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Maria Vergine |
Arcidiocesi | Trento |
Inizio costruzione | XIII secolo |
La chiesa della Beata Vergine Maria è la parrocchiale di Brancolino, frazione di Nogaredo in Trentino. Fa parte della zona pastorale della Vallagarina dell'arcidiocesi di Trento e risale al XIII secolo.[1][2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il primo luogo di culto a Brancolino sembra essere stato edificato entro il 1240 poiché in tale anno venne citato e definito come una cappella di piccole dimensioni. Nel 1260 venne ricordato nuovamente perché soggetto alla chiesa di Santa Maria in Organo di Verona.[1]
Attorno al XVI secolo la piccola chiesa venne affidata alle cure dei Lodron che ne disposero a lungo. Tra i primi rettori responsabili della sua custodia vi fu padre Franceschino di Monza e durante il periodo della sua permanenza venne eretto nelle sue adiacenze un edificio a uso abitativo. In seguito, grazie anche alla volontà della contessa Veronica Lodron e alla presenza di padre Bonaventura di Caravaggio, la piccola abitazione venne ampliata per divenire un convento.[1][2]
Dopo le prime modifiche strutturali alla chiesa e alle sue pertinenze la contessa fece ampliare nuovamente gli edifici e ne affidò le cure ai frati di Sant'Antonio. Venne elevata a dignità di espositura nel 1534 e divenne sussidiaria della pieve di Villa Lagarina.[1]
Attorno alla metà del XVII secolo, su probabile progetto di Mattia Carneri e per volontà dei Lodron venne eretta la cappella laterale dedicata a Sant'Antonio (secondo alcune fonti il Carneri potrebbe essersi limitato al progetto del solo altare e alla sua decorazione). Nel periodo immediatamente successivo vennero incaricati i pittori bresciani Pompeo Ghitti e Pietro Antonio Sorisene di decorare le pareti interne della sala.[1]
Durante il periodo dell'invasione napoleonica il convento venne soppresso e subito dopo reintegrato, anche se in pochi decenni perse le sue funzioni originarie.[1] Tra gli anni 1844 e 1854 i suoi locali vennero utilizzati come essiccatoio statale per il tabacco, in attesa che entrasse in funzione la manifattura tabacchi di Rovereto.[2]
La torre campanaria venne eretta solo negli anni trenta e venne elevata a dignità di chiesa parrocchiale nel 1961, acquisendo indipendenza rispetto alla pieve di Villa Lagarina. Alla fine degli anni sessanta vennero trafugati quattro preziosi dipinti a olio e un importante documento storico del 1730 relativo alla concessione per i fedeli della chiesa del Perdono d'Assisi.[1]
Attorno al 1975 l'edificio fu oggetto di un restauro conservativo importante che riguardò le coperture del tetto, il rifacimento delle intonacature esterne, la revisione dei serramenti e la posa di un impianto di allarme. Gli ultimi interventi si sono conclusi attorno al 1994, quando vennero recuperati e riportati alla luce alcuni affreschi che erano stati imbiancati in un periodo che non è noto.[1]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esterni
[modifica | modifica wikitesto]La facciata è quadrangolare e culmina nel cornicione leggermente sporgente. Il portale architravato e incorniciato da elementi lapidei è sormontato dalla finestra a lunetta in cornice, cieca e con motivo ornamentale. Alla fiancata destra si accosta la struttura dell'antico convento. Il prospetto laterale sinistro ha un secondo portale di accesso sovrastato da una finestra a lunetta cieca ed affrescata. La torre campanaria si trova in posizione arretrata unita alla parte presbiteriale e la sua cella si apre con quattro finestre a monofora alte e strette.[1]
Interni
[modifica | modifica wikitesto]Gli interni comprendono un'unica navata e sono ricchi di dipinti, affreschi e stucchi attribuiti a vari autori. A Pompeo Ghitti si devono alcune grandi tele con storie della vita della Madonna e la pala d'altare dedicata a Sant'Antonio. A Gaspare Antonio Baroni Cavalcabò si deve la Cena di Emmaus, sul tabernacolo oltre alla tela Estasi di San Giuseppe da Copertino. Altri dipinti presenti sono attribuiti a Pietro Antonio Sorisene. La cappella laterale di gusto rococò ha due porte decorate e intarsiate.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Aldo Gorfer, Le valli del Trentino-Trentino orientale, Calliano (Trento), Manfrini, 1975, SBN IT\ICCU\TSA\1415530.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Brancolino
- Nogaredo
- Chiese della Comunità della Vallagarina
- Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento
- Regione ecclesiastica Triveneto
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Beata Vergine Maria
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa della Beata Vergine Maria, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.