Terra del fiume Seha
Terra del fiume Seha fu il nome ittita di un regno del XIV secolo a.C., situato nell'Anatolia occidentale e abitato da una popolazione di stirpe Arzawa. Non essendoci giunto alcun testo redatto dai suoi abitanti, non abbiamo idea di come essi stessi chiamassero il proprio paese. Il fiume che gli Ittiti chiamarono Seha è di incerta identificazione ma, data la posizione di questo territorio, che sappiamo essere stato confinante col regno di Wilusa, i possibili candidati sono due: gli odierni Bakirçay e Gediz, quelli che i testi classici chiamavano Caicus e Hermus.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nato dalla suddivisione in piccole entità politiche operata attorno al 1340 a.C. dal re ittita Šuppiluliuma I dopo la conquista di Arzawa, il regno della Terra del fiume Seha durò fino alla fine del XIII secolo circa, soccombendo all'invasione dei cosiddetti Popoli del Mare, che spazzò via parte delle civiltà del Vicino Oriente attorno al 1180 a.C. Fu uno dei cinque regni componenti il complesso di Arzawa, insieme a Wilusa, Hapalla, Mira e la zona attorno alla città Arzawa più importante, Apasa, chiamata Arzawa Minor[1].
Il fondatore della dinastia durata fino alla scomparsa del regno, fu Muwa-Walwi, insediato sul trono dal re ittita Šuppiluliuma I attorno al 1340 a.C. e che rimase sempre fedele vassallo Ittita. Alla sua morte avvenuta attorno al 1322 a.C. vi fu una disputa tra i figli che non accettarono che egli avesse designato come erede il minore, l'adolescente Manhapa-Tarhunta[2]. Inizialmente questi dovette fuggire ma, grazie all'intervento del sovrano ittita, riuscì a riconquistare il trono. Ribellatosi successivamente agli Ittiti assieme ad altri regni di Arzawa, Manhapa-Tarhunta fu sconfitto e perdonato da Muršili II che lo riconfermò sul trono[3].
Di questo sovrano ci è giunta la cosiddetta Lettera di Manhapa-Tarhunta[4], una missiva da lui inviata nel 1285 ca. al figlio e successore di Muršili II, il sovrano ittita Muwatalli II; il testo è di grande valore storico perché ci fornisce una serie di informazioni sulla fine dell'età del bronzo e sulle vicende ad esso collegate, e narra episodi realmente accaduti che potrebbero essere stati alla base della leggenda omerica della guerra di Troia.
Manhapa-Tarhunta fu comunque destituito da Muwatalli poco dopo gli eventi narrati nella lettera e sostituito sul trono col figlio Mashturi[5] che si dimostrò più capace del padre. Nella guerra civile ittita che si scatenò di lì a pochi anni, Mashturi si schierò con Hattušili III. Alla morte di Mashturi avvenuta attorno al 1235, il trono fu usurpato da Tarhuna-Radu, di cui non conosciamo la provenienza. Ma il sovrano ittita Tudhaliya IV mosse verso ovest e restaurò sul trono la stirpe di Muwa-Walwi, installando un nuovo sovrano il cui nome non è giunto fino a noi[6].
Sembra che verso la fine dell'impero ittita (1230-25 a.C. ca.), Tudhaliya IV avesse istituito lo stato di Mira come supervisore regionale dell'area di Arzawa. La Terra del fiume Seha, dunque, sarebbe divenuta vassalla, oltre che degli Ittiti, anche del regno confinante[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ T. Bryce, p. 52, 2005.
- ^ T. Bryce, 2009.
- ^ T. Bryce, 2005.
- ^ CTH 191 KUB 19.5 + KBO 19.79
- ^ J. Latacz, p. 105 e seg., 2004; nel 1280 Manhapa-Tarhunta è ancora in carica, poiché citato nel trattato di Alaksandu, stipulato in quell'anno
- ^ Editto regale di Tudhaliya IV, CTH 211.4 KUB 23.13; paragrafi 1-2.
- ^ J. D. Hawkins, 2009.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Trevor Bryce, The Kingdom of the Hittites, Oxford University Press, 2005 [1999], ISBN 9780199279081.
- Trevor Bryce, I troiani e i popoli limitrofi, traduzione di E. Rovida, ECIG, 2009 [2006], ISBN 9788875441883.
- (EN) J. David Hawkins, The Arzawa letters in recent perspective, in The British Museum Studies in Ancient Egypt and Sudan, vol. 14, dicembre 2009, pp. 73-83. URL consultato il 17 maggio 2023.
- (EN) Joachim Latacz, Troy and Homer. Towards a Solution of an Old Mystery, traduzione di Kevin Windle e Rosh Ireland, Oxford University Press, 2004 [2001], ISBN 978-0199263080.