Fahda bint Sa'ud Al Sa'ud
Fahda bint Saʿūd Āl Saʿūd | |
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La principessa durante una visita ad un orfanotrofio locale | |
Principessa dell'Arabia Saudita | |
Nome completo | Fahda bint Saʿūd bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd |
Nascita | Riad, 1953 |
Dinastia | Dinastia Saudita |
Padre | Sa'ud dell'Arabia Saudita |
Consorte | Abd Allah bin Mohammed Al Abd Allah |
Figli | Abd al-Aziz |
Religione | Islam sunnita |
Fahda bint Saʿūd Āl Saʿūd (Riad, 1953) è una principessa e artista saudita.
Primi anni di vita e formazione
[modifica | modifica wikitesto]La principessa Fahda è nata nel 1953 ed è figlia di re Sa'ud.[1] Ha ricevuto l'istruzione primaria a Riad fino al 1964,[2] poi, ha frequentato il collegio inglese a Beirut. Nel 1969, ha completato la sua formazione presso l'Istituto superiore della Scuola Evangelica Femminile di Beirut, una scuola americana.[3]
Nel 1974, ha conseguito una laurea in scienze politiche presso il College femminile di Beirut (ora Università Americana Libanese).[2] Nel 1976, ha conseguito un Master of Arts in scienze politiche presso l'Università americana di Beirut, in seguito ha studiato per un anno presso la School of Oriental and African Studies.[2] Ha poi partecipato ad alcuni corsi post laurea nel dipartimento di scienze politiche.[3] In seguito, si è trasferita a Parigi per studiare arte e partecipare a corsi di motivi geometrici islamici.[2]
Attività
[modifica | modifica wikitesto]Fahda bint Sa'ud ha partecipato ad alcune mostre in cui ha esposto i suoi acquerelli di tema femminista.[1] Una di queste è stata organizzata dalla Società Reale di Belle Arti della Giordania e dalla Rete Pan-Mediterranea delle Artiste della Grecia con lo scopo di cercare di eliminare gli stereotipi negativi riguardanti le donne di tutto il mondo islamico.[4] La prima mostra si è tenuta in Australia, sotto l'organizzazione del Centro Interconfessionale di Melbourne dal 25 gennaio al 23 marzo 2008.[5] Il lavoro ad acquerello della principessa Fahda esposto in questa mostra porta il titolo di "Tre donne" ed è una rappresentazione visiva della regola d'oro giapponese "Non vedere il male, non sentire il male, non parlare male", dominante nel mondo islamico.[4] Lei stessa ha organizzato mostre riguardanti principalmente la memoria del padre.[1] Inoltre, ha sostenuto le mostre di altri artisti sauditi, per esempio quelle di Farha Sayeed, artista indiano che si concentra sulla decorazione delle uova.[6]
La principessa Fahda ha dipinto le immagini del libro dedicato al padre pubblicato dalla Fondazione Re Sa'ud volto a riabilitare l'immagine del sovrano.[7] È presidente della società del welfare delle donne di Al Faisaliyah, un'organizzazione con sede a Gedda.[2][3]
Opinioni
[modifica | modifica wikitesto]La principessa Fahda esprime opinioni antisioniste sulle colonne dei giornali. Ha scritto numerosi articoli concernenti argomenti simili nelle principali testate nazionali, come Okaz e Arab News.[8]
Come sua sorella, Basma, anche lei si occupa anche dei problemi delle donne. Nel febbraio 2007, un suo articolo intitolato "Le preoccupazioni delle donne saudite" è stato pubblicato su Al Hayat. La principessa ha espresso chiaramente che il dibattito continuo sui diritti delle donne nella società saudita è stato "fondamentale per la rinascita della nazione."[9] Tuttavia, è descritta come tradizionalista, anche se non reazionaria. È sostenitrice di una riforma della condizione femminile, secondo i valori del paese, compresi quelli religiosi.[10]
Un'intervista alla principessa Fahda è stata inclusa dalla scrittrice Mona Almunajjed nel suo libro intitolato "Saudi Women Speak: 24 Remarkable Women Tell Their Success Stories", pubblicato nel 2011 dall'Istituto arabo per la ricerca e l'editoria di Amman e Beirut.[11]
Vita personale
[modifica | modifica wikitesto]Fahda è sposata con Abd Allah bin Mohammed Al Abd Allah e ha un figlio, Abd al-Aziz.[12]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Greenbox dictionary of Saudi Arabian artists, su greenboxmuseum.com, Greenbox Museum. URL consultato il 16 maggio 2012.
- ^ a b c d e Jumana Al Tamimi, Women, veils and the vain West, in Gulf News, 16 agosto 2007. URL consultato il 16 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2013).
- ^ a b c Princess Fahda bint Saud al Saud, su whoswhoarabwomen.com, Who's Who Arab Women. URL consultato il 16 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2013).
- ^ a b Enith Morillo, Exhibition: Breaking the veils: Women artists from the Islamic world, in Altmuslimah, 27 gennaio 2010. URL consultato il 25 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2013).
- ^ Breaking the Veils: Women Artists from the Islamic World (PDF), su euromedi.org, Euromedi. URL consultato il 25 agosto 2012.
- ^ About the Artist, su eggdeco.com, Farha Sayeed. URL consultato il 25 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2012).
- ^ New Book, su kingsaud.net, King Saud Foundation. URL consultato il 16 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2015).
- ^ Saudi Princess Fahda bint Saud ibn Abdulaziz: Conspiracy Theories and Other Writings, su memri.org, Memri, 2 febbraio 2004. URL consultato il 16 maggio 2012.
- ^ Pierre Coopman, Arab Media Debates Status of Saudi Women, su arabpressnetwork.org, Arab Press Network, 24 novembre 2008. URL consultato il 16 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2013).
- ^ On Women’s Reform, su xrdarabia.org, Crossroads Arabia. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2015).
- ^ Kaelen Wilson-Goldie, More talk, less distortion, in The Daily Star, 2011. URL consultato il 20 agosto 2012 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2014).
- ^ Daughters and sons of King Saud, su kingsaud.net, King Saud.net. URL consultato il 16 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2017).
Altri progetti
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