Utente:Fabiola Caso/Sandbox
Le scarpe al sole | |
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Autore | Paolo Monelli |
1ª ed. originale | 1921 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | autobiografico |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Valsugana, Altopiano di Asiago, Prima guerra mondiale |
Protagonisti | Paolo Monelli e commilitoni, i "buoni alpini" che hanno combattuto dal Tonale agli Altipiani dal Monte Santo al Grappa[1] |
Le scarpe al sole è un romanzo - diario di Paolo Monelli. In esso sono narrati gli eventi che caratterizzarono la vita degli alpini chiamati a combattere in prima linea, tra la Valsugana e l'Altopiano di Asiago, nel corso della Grande Guerra. Nel 1935 ne è stato tratto anche un film, dal titolo omonimo, diretto da Marco Elter e nel 2013, a cura dell’Associazione culturale veneta Cafè Sconcerto, un adattamento teatrale curato da Roberto Milani (regista e autore) e da Salvatore Esposito.
Riassunto
[modifica | modifica wikitesto]Prefazione
[modifica | modifica wikitesto]Monelli parla in modo diretto al lettore ed inizia col raccontargli il motivo per il quale ha deciso di proporre una nuova edizione del libro. Egli si permette anche di rispondere alle critiche che gli sono state fatte in relazione al linguaggio utilizzato nella narrazione, dicendo che in quell’epoca “si parlava così, eravamo fatti così”[2]. In seguito difende il suo “libretto” dicendo che “non è né bestemmia né celebrazione né deprecazione, e mai potrebbe esserlo"[2].
Affermando che sarà impossibile scrivere altri libri riguardanti la guerra finchè non ne verrà una nuova, poiché chiunque provasse a scrivere sul tema basandosi sui suoi ricordi, produrrebbe solamente “un libro falso”, perché “la memoria più fedele e più umile deforma i fatti lontani”[2]. Aggiunge inoltre che, nonostante le modifiche fatte, il suo “libretto” è rimasto invariato.
Passa quindi a raccontare come viveva prima che lo chiamassero per il servizio da soldato: descrive i suoi stati d’animo e i sentimenti che prova nel momento in cui la guerra arriva e lui è costretto a partire. Scrive
«quando andai soldato, io non ero sicuro delle mie capacità che con la piccozza o la scotta in mano, o postillando qualche volume di storici o di esegeti»
e continua
«fin dai primi anni dell’Università avevo l’abitudine di annotare su libretti tascabili, quasi sempre epigrammaticamente, per modo di citazioni, di scorci, di allusioni, di versetti sgangherati e balordi, i rari avvenimenti, le frequenti fantasie, le delusioni e le mortificazioni delle mie vane giornate; e questa abitudine conservai da soldato»
Evoca quindi la sua prima impressione della guerra, dei suoi superiori e dei suoi rivali. In seguito egli paragona i suoi racconti a quelli di altri dicendo, in modo molto freddo
«Ma le giornate di battaglia chi di noi s’indugiava a centellinare l’odore dei morti, a investigare il carnaio, a compassionare i corpi mutilati? Diffidate, signori miei, se un libro di guerra ha troppi di questi ingredienti. I morti puzzavano; chi lo nega? Ma l’abitudine a quel tanfo era tale, che la sensazione il più delle volte non si traduceva in percezione, non toccava il fondo dell’animo preoccupato di tante altre piccole cose più umili»
Prosegue scusandosi con i lettori per le bevute, le bestemmie, gli aneddoti di retrovia e di riposo, per la tanta nostalgia pulita di casa e per l’odore di bosco e di terra, dicendo:”Noi non si pensava ad altro”.[4].
Conclude quindi
«E rimando per il mondo a cercar gente della mia fede e delle mie nostalgie, questo paio di scarpe risolate e imbullettate e bene ingrassate: ma che son rimaste le stesse, adatte al piede di tutti i veci che son tornati, buone ancora a riprendere i cammini noti fra i mughi e per le sassaie.»
Parte I
[modifica | modifica wikitesto]È l’autunno del 1915: Paolo Monelli deve partire per la guerra e si sottopone ad un esame di coscienza per “sapere con che purità si prepari all’olocausto” [6]. La sua partenza è segnata dal timore, ma anche da un moto d’orgoglio e dal piacere di rischiare, dettati dalla gioventù.
Durante la guerra, il primo e più forte sentimento che prova è la nostalgia della compagna; egli sperava che il conflitto non gli avrebbe lasciato il tempo di abbandonarsi ai ricordi, invece la guerra inizialmente è fatta di attese snervanti, piuttosto che di combattimenti.
Il “battesimo del fuoco” avviene a Natale, quando, scampato ad una fucilata, si rende conto di quanto la morte sia vicina. Prova un profondo terrore per la forte probabilità di perdere la vita. Terminata questa battaglia, i combattimenti si spostano e i soldati si abbandonano al vino che, distogliendo le loro menti dalla cruda realtà, dà loro felicità.
La guerra, però, è di nuovo in agguato e una notte Monelli è chiamato a presidiare Roncegno con i suoi commilitoni; poco dopo, in febbraio, l’esercito riesce a conquistare Marter e, come di consueto, festeggia con il vino, anche se il capitano aveva messo tutti in guardia, dicendo che poteva essere stato avvelenato dagli Austriaci. Durante la notte tutti temono un attacco, che è sferrato all’alba.
Il conflitto prosegue con combattimenti alternati a lunghi riposi oziosi, sempre “disturbati” da bombe o fucilate “[…] Rare fucilate. […] due bombe a cinque metri da te e non sai ancora come sei rimasto illeso […] allora pensi che il senso della tregua è ingannevole” [7].
I soldati stanno seppellendo i loro caduti e Monelli riflette su quel modo così violento di morire, dicendo direttamente alle salme che le loro anime troveranno pace solamente quando questa sarà ritornata anche in quei luoghi.
In aprile, durante una battaglia, un amico del giovane tenente viene ucciso e Monelli riflette sulla mostruosità della guerra.
Si susseguono due mesi (aprile e maggio) di aspri combattimenti: il 23 maggio l’esercito perde Cima 12 e Monelli e la sua truppa, abbandonati dal resto dei soldati, rimangono soli su un’altra vetta, dove l’unica consolazione e fonte di sollievo è, ancora una volta, il vino, perché la vita del soldato è segnata da combattimenti, fatiche, nostalgie e sofferenze.
Il 26 maggio gli Ungheresi sfondano le linee italiane, ma l’esercito riesce a ricacciarli indietro; la notte prosegue con continui attacchi e in Monelli si fa strada un sentimento nuovo: la voglia di morire e porre fine a quella vita di stenti.
È quasi estate e il sole caldo favorisce i bombardamenti, ma non importa: l’importante è che la primavera inoltrata scaldi gli animi dei soldati e contrasti l’inverno eterno con cui essi convivevano in vetta.
Monelli ha il permesso di scendere laddove la guerra non arriva e incontra molte persone; alcune, stufe del conflitto, gli chiedono con che animo egli vada a combattere “[…] come dal dentista […] con angoscioso coraggio” [8] risponde lui, altre, indifferenti, non vogliono sapere come sia davvero la guerra, ma preferiscono tenersi l’idea che dà il cinema, di soldati che non vedono l’ora di combattere e questo contraria profondamente il protagonista.
Parte II
[modifica | modifica wikitesto]"Ritorna in me la presuntuosa certezza di sopravvivere [...]. Soltanto - superstizione - quella certezza cerco di soffocarla" [9].
Questa la realtà dei soldati nello scenario della guerra. Il destino ha appeso la loro vita ad un filo, un filo oggi intatto, ma domani forse no. Un destino che ha bruciato giovani vite, distrutto famiglie, infranto sogni.
È una guerra contro il nemico, ma non solo: si combatte contro la fame, la sete, la fatica, contro la nostalgia di una vita che ormai non è più vita, contro il freddo dell'inverno e il caldo dell'estate, contro la tristezza, la rassegnazione, la morte.
Si combatte come oggetti, come ombre prive d'identità, come pedine sul campo di battaglia. I soldati si sentono abbandonati dalla loro patria e dal mondo. Credono che se morissero anche tutti, probabilmente a nessuno importerebbe; solo Dio è con loro.
In un clima di disumanità e brutalità, trovano sollievo in piccole cose: un pasto più abbondante del solito, un bicchiere di vino, un raggio di sole che riscalda, una risata con i compagni, una canzone. Cose così insignificanti, ma così indispensabili, piccolezze che rasserenano cuori pesanti.
Monelli sottolinea più volte il suo odio per la guerra. Descrive nel suo diario i combattimenti, le trasferte infinite e logoranti, il frastuono degli attacchi, il timore e l'attesa che sfianca i soldati, i cadaveri di chi è stato meno fortunato, le lettere alle famiglie e alle amate, l'assurdità di ciò che sta accadendo.
Parte III
[modifica | modifica wikitesto]Nella terza parte il racconto si snoda dai campi di battaglia sull'Altipiano ai campi di prigionia in Austria, per concludersi con l'armistizio e la pace del 4 novembre 1918.
Nel novembre del 1917 si susseguono gli attacchi e nelle trincee i soldati italiani mantengono le posizioni anche con l'aiuto dei “bocetti del '99” [10]. All'inizio di dicembre la battaglia si trasforma in un corpo a corpo, perché le compagnie nemiche si trovano a trenta metri l'una dall'altra. Anche gli ufficiali cadono sul campo di battaglia e sono invidiati dai commilitoni perché in qualche modo hanno raggiunto la fine del tormento; ma per fortuna alla fine “[...] il nemico cede, e si accontenta di sgranare su di noi le mitragliatrici [...]” [11]. I soldati soffrono la fame e il freddo in attesa dei contrattacchi che, quando giungono, sono disperatamente respinti a colpi di baionetta.
Il nemico ormai accerchia le compagnie italiane che sono ridotte al minimo e non possiedono più cartucce per sparare. Il tenente più volte invidia i compagni morti e il loro “sonno irrevocabile” [12], vede piangere i suoi alpini per la vergogna della cattura, dopo tre inverni di guerra, reduci da tutte le sanguinose battaglie combattute fra valli e cime.
I soldati italiani vengono fatti prigionieri, attraversano a piedi la Valsugana e si fermano a Caldonazzo per il riposo notturno; riprendono la marcia il giorno successivo per giungere a Trento dove sfilano fino al Castello del Buonconsiglio. Da qui i prigionieri viaggiano in treno per il nord e, passando per Franzensfeste il 20 dicembre arrivano al Castello di Salisburgo, affamati e senza più traccia di dignità.
Nella notte di Capodanno del 1918, i prigionieri tentano la fuga, ma vengono catturati di nuovo e ammanettati. In primavera essi ritentano la conquista della libertà; dopo alcuni giorni, nei quali hanno assaporato la gioia di essere degli uomini liberi, tornano nel vecchio castello. I prigionieri partono in treno, guardati minacciosamente a vista, e giungono a Braunau di Boemia. Da lì nell'estate del 1918 vengono spostati in altro campo chiamato Hart, nel cuore dell'Austria. Un nuovo trasferimento porta i prigionieri in un albergo di alta montagna che, nonostante sia una prigione con numerosi divieti e reticolati, offre ai loro occhi un sereno paesaggio.
Sotto la scorta delle baionette gli uomini partono nuovamente, destinati a Sigmundsherberg; qui il 1 novembre 1918 Paolo Monelli annota una sola parola “Libertà.”. Il giorno successivo una certezza: la guerra è finita. L'ultima parte del capitolo è dedicata a ciò che avviene nel campo dopo l'armistizio e il raggiungimento della pace. Nelle ultime pagine egli riflette sull'impegno di chi ha combattuto l'aspra guerra fino in fondo, senza risparmiarsi e constata amaramente quanto il sacrificio dei soldati non potrà mai essere capito fino in fondo da chi la guerra l'ha osservata da lontano ed ora si sente in diritto di pontificare
«Terminata la battaglia, accorrono da ogni parte i corvi ingordi e gli sciacalli pavidi e gli scarafaggi filosofi che si tennero in disparte e dicono: Basta, la parentesi è chiusa, cerchiamo di trarre il minor male possibile da questa guerra, ripigliamo le regole di prima, peccato che ci avete guastato tante istituzioni e lasciato tanti debiti, beh, speriamo di rimetterci bene in piedi, per vivere adesso si fa così e così, partenza e rotaie e stazioni e caselli fissati lungo la linea»
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Tematiche
[modifica | modifica wikitesto]Il romanzo presenta delle tematiche ricorrenti:
Guerra
[modifica | modifica wikitesto]La tematica centrale è la guerra.
Nel primo capitolo il personaggio la incontra davvero: infatti fino a quel momento egli ne aveva solo sentito parlare:
«Gelo improvviso, cuore che si smaglia. La prima fucilata di guerra: l'avvertimento che la macchina è in moto e ti ha preso dentro inesorabilmente. Ci sei. Non ne uscirai più. Non ci credevi forse ancora, fino a ieri, giocavi con la posta della tua vita come con la certezza di poterla ritirare, parlavi con facile eroismi e di sacrifici che non conoscevi. Ci sei, adesso. Il destino tiene giuoco.»
Essa è “ … folle!” e per questo genera un sentimento di paura; essa porta alla spersonalizzazione dei soldati e di conseguenza i nemici non si vedono più come persone che combattono per onorare la propria Patria, ma come cose da uccidere. Essa, però, oltre all'aspetto disumanizzante, ha in qualche modo un volto umano, poiché fa nascere nuovi tipi di relazione, anche forti, tra chi condivide lo stesso difficile destino: tra di essi il più significativo è il sentimento di cameratismo.
Il giudizio sulla guerra e il suo volto mutano in relazione ai punti di vista: per i soldati, che hanno affrontato i combattimenti rischiando quotidianamente la propria vita per l’onore della Patria, la guerra è fatica e lavoro
«[…] quella dei reticolati strappati con le mani o intaccati con forbici da giardino; quella dei superiori che sfottevano e delle azioni fatte per riempire un comunicato; quella lacera e famelica delle ritirate da proteggere, o il gettito allo sbaraglio perché il nemico aveva rotto e bisognava fermarlo a tutti i costi; quella delle vittorie ignote e delle ritirate senza fine – quella senza turni di riposo e senza doppia licenza, senza decorazioni e senza propaganda […]»
Per gli altri, che ne hanno solo sentito parlare, essa è vista come una cosa inutile dalla quale la loro saggezza li ha tenuti lontani
«[…] che cosa hai fatto di buono? Hai vinto la guerra ed il pane cresce di prezzo e lo zucchero scompare e il carbone non viene e la Dalmazia non ce la danno. Fesso, valeva la pena che facessi il fesso su per la prima linea.»
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Il pensiero del personaggio in relazione alla morte muta nel corso della narrazione: inizialmente Monelli ritiene che la morte in battaglia sia ingiusta, ma, dopo l'esperienza dei combattimenti, essa diviene anche una possibile via verso l'eroismo- “ […] schiantato da una pallottola in fronte, eroe sereno, [...]. Io ti invidio, stasera” [17]. È sempre presente la consapevolezza di poter morire da un momento all'altro: ciò fa sì che venga progressivamente meno la speranza nel domani.
Vita militare
[modifica | modifica wikitesto]La vita dei soldati al fronte e in trincea è segnata da alcuni oggetti, situazioni, sentimenti ricorrenti. Eccone alcuni:
- Il cibo e la fame sono incubi costanti. Nella Parte II il cibo è visto come un lusso, come emerge dall'episodio in cui il soldato Busa e il capitano Battaglia si prendono una pausa nel mezzo dello scontro e grazie al cibo prezioso, miracolosamente giunto fino a loro, assaporano un momento di gioia, di lusso insperato: "Cribbiu, Busa, che lüsso..." [18]. Nella Parte III la fame viene narrata come una condizione ormai fisiologica, che non si riesce a soddisfare nemmeno con il rancio. “ Il cibo è la sola preoccupazione”. [19]
- Il vino per i soldati è l'unica ricchezza, poiché è la via di fuga dalla dura realtà della vita in guerra ed è ciò che consente di entrare in uno stato di incoscienza anestetizzando così il dolore e la paura. Assieme al fumo rappresenta una delle vie di consolazione e si comprende quindi che per difenderlo si è disposti a tutto: “... che se i todeschi vol ciaparlo [il vino] bisogna che i me tira le granate col rampin che marcia a züruck” [20]. Per la stessa ragione nulla può impedire di berne a volontà, non appena ve ne sia l'occasione, come si coglie dall'episodio della Parte I in cui, arrivati a Marter, i soldati si slanciano sulle botti di una cantina, nonostante il pericolo, smentito poi dai fatti, che il vino fosse stato avvelenato:
«"[...] Fabbro ha detto che gli austriaci, prima di mollare il paese, hanno avvelenato il vino. State in guardia e non bevete." [...] "E no, sior tenente, stavolta no gh'avèn paura de velen."»
- La nostalgia è il sentimento più presente nei cuori e nelle menti dei militari. Nella Parte I e II, essa si riversa sul ricordo struggente della casa e della propria donna; nella Parte III, quando Monelli e i suoi compagni di armi si trovano prigionieri in un campo di lavoro, essa si concentra sulla guerra e sul combattimento oramai impossibili.
- La guerra ha un impatto molto forte anche sui rapporti affettivi e sull'immagine che la donna assume nei pensieri dei soldati: essi, esasperati dalle angosce quotidiane per la situazione tragica che stanno vivendo, pensando alla figura femminile si allontanano momentaneamente dalla realtà infernale che li circonda. Le poche donne che i militari avevano occasione di incontrare nelle brevi licenze restavano argomento di conversazione e ricordo consolatorio per molto tempo.
Natura
[modifica | modifica wikitesto]Essa nella narrazione assume due volti. Con la sua bellezza gratuita offre consolazione ad aiuto, ma quando diviene teatro di scontro e di morte essa, proprio per il contrasto tra la sua vita e vitalità e la morte degli uomini, aumenta l'orrore della scena, generando nei cuori dei soldati paura e l'angoscia. Ciò è ben descritto nella Parte I e II.
Libertà
[modifica | modifica wikitesto]Essa nella mente del protagonista del romanzo è il sogno della fine della prigionia. Per tale ragione la tematica è presente principalmente nella Parte III. I soldati rinchiusi nei campi dei tedeschi provano più volte ad evadere per riconquistare la propria libertà, ma la gran parte delle volte vengono catturati. Quando con firma dell'armistizio il sogno si realizza, Monelli prova due sentimenti contrastanti: sollievo, per non dover più vivere in prigionia, tristezza, poiché non aveva potuto essere con gli ultimi battaglioni all'assalto.
Personaggi
[modifica | modifica wikitesto]I personaggi dell'opera sono tutti paesani di villaggi alpestri, conducono vite normali e piuttosto tranquille fino a quando vengono chiamati a difendere i confini della propria patria combattendo.
Le figure più significative sono:
Nome | Caratteristiche | Ruolo | Presenza |
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Paolo Monelli | È il protagonista. A 25 anni combatte la Guerra, esperienza che narra nell'opera. Ha barba caprina e capelli corti. Rabbioso, nostalgico e speranzoso. | Ufficiale di un gruppo di coraggiosi ed indomiti alpini cadorini e bellunesi | Parte I,II,III |
Zanella | Fiducioso, impassibile e speranzoso di ritornare alla sua casa sul Piave. | Soldato | Principalmente in Parte I |
Degan | Dopo la guerra decide di andare a lavorare nelle cave. | Soldato | All'inizio e alla fine dell'opera |
Busa | Eroe sereno e autorevole. | Capitano | Parte II |
Etna | Anziano con capelli lunghi, baffi e una folta barba. E' rabbioso, nostalgico e speranzoso. | Generale | Parte I |
Barel del Feltre | Il più coraggioso. | Alpino | Parte I |
Garbari | Uomo barbuto e stizzito. | Tenente | Parte I |
Garbino | Fratello di Garbari. Piccolo, occhialuto, occhi lucidi e faccia tonda. | Soldato | Parte I |
Monegat “il rosso” | Classe '93. E' uno sfacciato esploratore. | Esploratore-soldato | Prima metà dell'opera |
Facchin | Muore dopo esser stato colpito da un fulmine. | Caporalmaggiore | Parte II |
Alfiere medico | Sostenuto da un profondo amore per la compagna. | Medico | Parte II |
Colognese | Pallido ed emaciato. Sostenuto da un notevole spirito militare e dal senso del dovere. | Caporalmaggiore | Parte II |
Nino | Convinto fermamente del fatto che sarebbe riuscito a tornare a casa vivo. | Amico del protagonista | Parte II |
I personaggi principali sono affiancati da figure secondarie: si tratta per lo più di aiutanti di guerra che interagiscono con il protagonista Paolo Monelli. Tra di essi citiamo Nane, servitore al comando del capitano Busa.
Oltre ai combattenti italiani nel libro vengono presentati i nemici tedeschi, provenienti dalla Baviera, uomini descritti come superbi e aggressivi.
Nel diario sono inoltre presenti gruppi di personaggi che svolgono particolari mansioni:
- minatori
- scalpellini
- carpentieri
- cucinieri
- calzolai
Vi sono inoltre gli abitanti dei vari paesi della e degli altri luoghi, teatro del conflitto qui narrato.
Analisi del testo
[modifica | modifica wikitesto]Genere letterario
[modifica | modifica wikitesto]Come dice il sottotitolo, si tratta di una cronaca, opera che racconta eventi in ordine rigorosamente cronologico, o, come afferma l’autore nella prefazione, di un diario di guerra. Infatti le numerose riflessioni fanno de Le scarpe al sole un testo espressivo-emotivo, in cui l’autore-narratore manifesta i propri sentimenti, le proprie emozioni e stati d’animo provati durante le battaglie svoltesi in Trentino nella Prima Guerra Mondiale.
Indicazioni di tempo e luogo
[modifica | modifica wikitesto]Nel diario vengono talvolta indicati il luogo e la data dai vari momenti di scrittura; ma questo criterio non è sempre rispettato: a volte viene indicato il luogo, a volte la data, molto spesso nulla.
La stesura
[modifica | modifica wikitesto]L'opera è stata scritta di getto “nel tempo della mischia o immediatamente fuori dalla mischia” [22], ma non dopo molto tempo “perché la memoria deforma i fatti lontani”[2]. Ecco perché le annotazioni sono senza un ordine preciso e hanno misura differente. Le varie parti sono di estensione diversa: alcune più lunghe, ricche di informazioni e riflessioni, anche se scandite in notazioni rapide e sintetiche; altre ridotte all’essenzialità, come quella del 15 novembre 1917 "non è passato” [23]. Questa differenza è legata alle esigenze emotive dell’autore-protagonista.
I tempi verbali
[modifica | modifica wikitesto]Proprio perché si tratta di una registrazione in diretta degli avvenimenti vissuti, ricorrono nella scrittura prevalentemente i tempi presente e passato prossimo.
La sintassi
[modifica | modifica wikitesto]La mutevolezza continua di luoghi, personaggi, situazioni che rende mobile la narrazione, è sostenuta, sul piano sintattico, dal ricorso alle strutture prevalentemente paratattiche, caratterizzate da un periodo che, anche se lungo, non fa uso delle subordinate, ma solo di principali legate da una virgola e dello stile nominale, un periodo nel quale il verbo è sottinteso o addirittura non c’è. A volte i pensieri sono espressi con la tecnica del discorso indiretto libero, che rende con immediatezza l’affollato fluire dei pensieri e di emozioni che spaziano da ricordi più lontani, alle considerazioni sul presente e alle speranze per il futuro.
Le sequenze
[modifica | modifica wikitesto]In quest'opera prevalgono le sequenze riflessive e descrittive, nelle quali l'autore ci presenta, da un punto di vista soggettivo, le situazioni, gli avvenimenti e i luoghi. Perciò sul piano narratologico si susseguono molte pause, alternate a brevi dialoghi. Queste pause, in cui il tempo della narrazione si sospende, sono compensate da alcuni discorsi diretti e da tanti periodi molto brevi.
La lingua
[modifica | modifica wikitesto]L'italiano di Monelli ne Le Scarpe al Sole è di registro prevalentemente informale, con numerose inserzioni di espressioni dialettali (veneto e trentino) e gergali, termini di uso colloquiale e quotidiano; vi sono anche citazioni latine ed alcuni termini tedeschi. Movimentano la forma comunicativa anche l'inserzione di testi di canzoni e poesie di guerra. Il testo in alcune parti si può rifare ad una corrente contemporanea all'autore, il frammentismo.
Narratore e focalizzazione
[modifica | modifica wikitesto]Il narratore è interno: in alcuni punti può essere definito omodiegetico, in quanto racconta di sé, in altri però si presenta come un narratore allodiegetico, poiché narra anche delle vicende altrui. Nel corso di tutta la narrazione si realizza una focalizzazione interna.
Scopo dell'opera
[modifica | modifica wikitesto]L'opera è stata scritta per lasciare testimonianza, ai compagni ancor in vita, di quanto era accaduto nel corso della Prima Guerra Mondiale sul fronte della Valsugana.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Paolo Monelli, Dedica, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 5, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ a b c d Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 7, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ a b Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 9, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ a b Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 11, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 12, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 15, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 47, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 76, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte II, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 147, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 187, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 190, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 191, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 219, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 22, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 220 - 221, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 220, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 190, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte II, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 148 - 151, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 202, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 189, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 36 - 39, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 8, ISBN 88-89660-05-8.
- ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 183, ISBN 88-89660-05-8.
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]L'opera ha avuto varie edizioni e ristampe, la cui storia è ricostruita da Monelli stesso nelle avvertenze a corredo della Prefazione dell'edizione per i tipi della Libreria Militare. Riportiamo il testo:
«La prima edizione di quest'opera, per i tipi dell'editore Licinio Cappelli in Bologna, è del 1921. Alla terza edizione Cappelli (1922, dal 6° al 10° migliaio) apportai alcune aggiunte, ed altre alla quarta edizione (prima edizione Terse) del 1929. Nelle successive ristampe (e nella edizione numerata del 1933 con le litografie di Mario Vellani Marchi qui riprodotte) il testo è rimasto tale e quale, salva l'aggiunta di un "glossario" dal 1941 in poi. Questa nuova edizione riproduce il testo dell'edizione 1928 con il glossario , e con alcuni ritocchi qua e là. Ho tolto o mutato qualche parola, ho tagliato via due o tre periodi, ho corretto alcuni inventati errori di stampa; e ai versi che si leggevano alla pagina 244 delle edizioni stereotipe Treves e garzanti, corrispondente alla 209 di questa, veramente un po' troppo ridondanti ci echi dannunziani e campaniani, ne ho sostituiti altri composti nello stesso tempo, che ho ritrovato fra le mie carte di allora»
- Prima edizione
Paolo Monelli, Le Scarpe al sole, cronaca di gaie e di tristi avventure di alpini di muli e di vino, 1 originaleª ed., Bologna, L. Cappelli editore, 1921.
- Edizione più recente
Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, ISBN 88-89660-05-8.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]La produzione bibliografica sulla Grande Guerra è molto ampia. In questa sezione si è scelto di dare notizia della ricerca e degli approfondimenti che al tema hanno dedicato storici legati al territorio che fu teatro delle vicende narrate nel testo. Per una bibliografia esaustiva sul tema in generale si rimanda all'indice del Portale: Grande Guerra dal quale è possibile accedere alle bibliografie delle voci che più interessano.
AVVERTENZA: la raccolta bibliografica che segue è la trasposizione digitale dell’opuscolo “La Grande Guerra in Valsugana, 1914 - 1918” curato dal Sistema culturale Valsugana Orientale nell’autunno 2013
www.valsuganacultura.it
Testi sulla Grande Guerra
[modifica | modifica wikitesto]Dizionari
[modifica | modifica wikitesto]- Manuel Galbiati e Giorgio Seorgio, Dizionario biografico della Grande Guerra, Brescia, Nordpress, 2009, ISBN 9788895774152.
Soldati al fronte
[modifica | modifica wikitesto]- Bruna Bianchi, La follia e la fuga: nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell'esercito italiano (1915-1918), Roma, Bulzoni, 2001, ISBN 88-8319-563-9.
- Alessandro Magnifici, Vita di trincea: “Ti faccio sapere quello che ho sofferto questi due mesi non ho visti in tempo della mia vita ”, Chiari (BS), Nordpress, 2007, ISBN 978-88-88657-66-0.
- Vittorino Pianca (a cura di), Come le foglie: Soldati nella Grande Guerra, Vittorio Veneto (TV), Kellermann, 2009, ISBN 978-88-86089-62-3.
Storia della grande guerra
[modifica | modifica wikitesto]- Stéphane Audoin-Rouzeau e Jean-Jacques Becker (a cura di), La prima guerra mondiale, Torino, Einaudi, 2007, ISBN 9788806175887.
- Filippo Cappellano, L’imperial regio Esercito austro-ungarico sul fronte italiano, Rovereto (TN), Nordpress, 2007.
- Jozef Fontana, Il Tirolo storico della Prima guerra mondiale: 1914-1918, Bolzano, Athesia, 2000, ISBN 88-8266-039-7.
- Martin Gilbert, La grande storia della prima guerra mondiale, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 8804484705.
- Mario Isnenghi, La La grande guerra, Firenze, Giunti, 1997, ISBN 8809203526.
- Mario Isnenghi, La Grande Guerra: 1914-1918, Scandicci, La nuova Italia, 2000, ISBN 88-221-4238-1.
- Diego Leoni, La grande guerra: esperienza, memoria, immagini, Bologna, Il Mulino, 1986, ISBN 88-15-01200-1.
- Gianni Pieropan, 1915: obbiettivo Trento: dal Brenta all'Adige il primo anno della grande guerra, Milano, Mursia, 1982.
- David Stevenson, La grande guerra., Milano, Rizzoli, 2004, ISBN 88-17-00437-5.
La Grande Guerra in Trentino
[modifica | modifica wikitesto]Testi generali
[modifica | modifica wikitesto]- Sergio Benvenuti (a cura di), La prima guerra mondiale e il Trentino, Convegno internazionale promosso dal Comprensorio della Vallagarina: Rovereto, 25-29 giugno 1978, Rovereto (TN), Comprensorio Val Lagarina, 1980.
- Attilio Pedenzini (a cura di), Rovine, la Valsugana orientale snella distruzione della Grande Guerra, Strigno (TN), Croxarie, 2003.
- Pina Nicoletta Pedron, Anna Pontalti e Maria Zanotti (a cura di), Il Trentino nella grande guerra: unità didattica su fonti archivistiche e iconografiche del Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà di Trento, la Valsugana orientale snella distruzione della Grande Guerra, Trento, Publiprint, 1988.
- Fabrizio Rasera (a cura di), Paesaggi di guerra: il Trentino alla fine della prima guerra mondiale, Rovereto (TN), Museo storico italiano della guerra, 2010.
- Giuseppe Smaniotto, Briciole di memoria a ottant’anni dalla guerra: 1914-1918, Borgo Valsugana (TN), Comune di Borgo Valsugana, 2006.
- Rodolfo Taiani (a cura di), Grande guerra 1914-1918: la vita in Trentino: ottant’anni dopo, Trento, Società iniziative editoriali, 1998.
I trentini nell'esercito austro-ungarico
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Ischia, Mario Moser e Carlo Refatti, “I nostri eroi – Unsere Helden”: la memoria dei “tirolesi italiani” decorati nell'esercito austro-ungarico: (1914-1918), Rovereto (TN), Egon, 2013, ISBN 9788896215494.
I profughi
[modifica | modifica wikitesto]- Luciano Borz, La città di legno: profughi trentini in Austria: (1915-1918), Trento, TEMI, 1981.
- Lorenzo Dalponte, 1915-1918: il clero dei profughi trentini, Trento, Vita trentina, 1996.
- Luciano De Carli, Profughi for per le Austrie ed in Italia: Grande Guerra 1914-1918: il profugato di levicensi e valsuganotti, Levico Terme, Trento, Associazione culturale Centro studi Chiarentana-Amici della storia, 2003.
- AA VV, il popolo scomparso: il Trentino, i Trentini nella prima guerra mondiale(1914- 1920), Rovereto (TN), Nicolodi, 2003, ISBN 8884470935.
- Vitaliano Modena, Roncegno e profughi:1914-1918, Roncegno (TN), Artigianelli, 1988.
- Luciana Palla, il popolo scomparso: il Trentino orientale e la Grande Guerra: combattimenti, internati, profughi di Valsugana, Primiero e Tesino: (1914- 1920), Trento, Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà, 1994, ISBN 8871970136.
La Grande Guerra in Valsugana
[modifica | modifica wikitesto]La Valsugana
[modifica | modifica wikitesto]- La Brigata Venezia: (83°- 84° reggimento fanteria) nella guerra italo-austriaca 1915 - 1918, Firenze, Barbèra, 1920.
- Luca Girotto, La lunga trincea 1915-1918: cronache della grande guerra dalla Valsugana alla Val di Fiemme : Cima di Vezzena, Panarotta, Catena Lagorai, Cima d'Asta, Cauriol, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1995, ISBN 8881300427.
- Luca Girotto, “Lange Georg”: il lungo Giorgio: Calceranica-Asiago maggio 1916: storia e mitologia di un’artiglieria navale “da montagna”, Calceranica al lago (TN), Comune di Calceranica al lago, 2009.
- Luca Girotto, La battaglia di Sant'Osvaldo: montagna di Roncegno marzo – aprile 1916, Rocegno Terme (TN), Comune di Rocegno Terme, 2006.
- Roberta Groff, Pergine e la 1a guerra mondiale, Pergine Valsugana (TN), Associazione Amici della storia, 1985.
- Angelo Manaresi, Ricordi di guerra: 1915/1918: Valsugana, Monte Cauriol, Monte Grappa, Trento, Chiari (BS), Nordpress, 2000, ISBN 8885382657.
- Umberto Mattalìa, Cronache della Grande guerra 1915 – 1918: Altipiani, Valsugana, Pasubio, Isonzo, Piave, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1992, ISBN 8881300125.
- Conrad Rauch, Storia dell'imperial regio reggimento degli Schnützen volontari dell'Alta Austria nella guerra 1915 – 1918 Kriegsgeschichte des k. k. Freiwilligen oberösterr. Schnützenregimentes 1915- 1918, Trento, Cassa rurale di Scurelle e Castelnuovo (Effe e Erre), 1994.
- Lino Trentinaglia, ”_'riva i 'Taliani!”: quattro paesi un anno di guerra: Telve, Carzano, Telve di Sopra e Torcegno dal 14 giugno 1915 al 26 maggio 1916: nei ricordi di Lino Trentinaglia e di altri testimoni e protagonisti, Telve (TN), Comune di Telve, 2006.
Carzano
[modifica | modifica wikitesto]- Umbero Mattalìa, Nuove cronache storie valsuganotte: la battaglia di Carzano, Borgo Valsugana(TN), Gaiardo, 1996.
- Corrado Pasquali, Irredenti in Tirolo: miscellanea di fatti, processi, azioni belliche, diari, spionaggio, fughe, connessi alla Guerra 1914-1918 nella regione tridentina, Bolzano, Società storica della Grande Guerra, 1999.
- Cesare Pittorelli Lalatta, L'occasione perduta: Carzano 1917, Milano, Mursia, 2007, ISBN 9788842538752.
- Ljudevit Pivko, Abbaimo vinto l'Austria-Ungheria: la Grande Guerra dei legionari slavi sul fronte italiano, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2011, ISBN 9788861020924.
- Luigi Sardi, Carzano 1917, Trento, Curcu & Genovese, 2007, ISBN 9788889898284.
Lagorai
[modifica | modifica wikitesto]- Paolo Pozzato e Luca Girotto (a cura di), Guerra segreta sui Lagorai e le Dolomiti, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2009, ISBN 88-88542-30-2.
- Ettore Oleari De Bellagente (a cura di), Appunti e ricordi di guerra 1917: la drammatica ritirata dai Lagorai al Monte Grappa nel diario di un ufficiale del battaglione Monte Pavione, Rozzano (MI), Società storica per la Guerra Bianca, 1998.
Tesino
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Ielen, Il plotone di malga Sorgazza: un po' di storia ed alcune storie da un ex cimitero della Grande Guerra, Borgo Valsugana (TN), Comune di Borgo Valsugana, 2009.
La Grande Guerra sugli Altipiani
[modifica | modifica wikitesto]Gli altipiani
[modifica | modifica wikitesto]- Fernando Larcher (a cura di), Folgaria Lavarone Luserna: 1915-1918: tre anni di guerra sugli Altipiani delle immagini dell’archivio fotografico Clam Gallas Winkelbauer, Folgaria (TN), Cassa rurale di Folgaria, 2005, ISBN 88-8970-606-9
ISBN
non valido (aiuto). - Tullio Liber, Ugo Leitempergher e Andrea Kozlovic, 1914-1918: la grande guerra sugli altopiani di Folgaria, Lavarone, Luserna, Vezzena, Sette comuni, Monte Pasubio, Monte Cimone e sugli altri fronti di guerra, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1988, ISBN 88-8130-009-9
ISBN
non valido (aiuto). - Tullio Liber e Ugo Leitempergher, 1914-1918: Folgaria, Lavarone, Luserna, Vezzena, Schio (VI), Pasqualotto, 1985.
- Gianni Pieropan (a cura di), 1916: le montagne scottano, Milano, Mursia, 1979.
- Paolo Pozzato (a cura di), Dall'interrotto all'Ortigara: la Maginot austriaca sull'altopiano dei Sette comuni, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2012, ISBN 88-88542-46-1
ISBN
non valido (aiuto). - Christian Prezzi e Maria Pace, Il fronte degli altipiani: immagini dalla collezione Osele di Forte Belvedere-Gschwent, Cremona, Persico edizioni, 2004.
- Hermann Putz (a cura di), 1916: un giorno sull'altopiano: Salorno, Val d'Adige, Trento, Sardagna, Bondone, Calliano, Besenello, Folgaria, San Sebastiano, Passo Coe, Durer: la mia avventura al fronte italiano nell'anno 1916, Scurelle (TN), Silvy, 2012.
- Mario Rigoni Stern (a cura di), 1915-1918: la guerra sugli Altipiani: testimonianze di soldati dal fronte, Vicenza, Neri Pozza, 2000.
- Mario Rigoni Stern (a cura di), Parole sulle pietre: la grande guerra sull'Altipiano di Asiago, Vicenza, Accademia olimpica, 2005.
- Heinz Von Lichem (a cura di), Per non dimenticare: Luserna e gli Altipiani nella prima guerra mondiale: foto e documenti della collezione Lichem e del Centro documentazione Luserna - Um nicht zu vergessen: Lusern und die Hochebene im Ersten Weltkrieg: Fotos und Dokumente der Sammlung Lichem und des Dokumentationszentrums Lusern, Luserna (TN), MediaDom, 1998, ISBN 3932918010.
- Fritz Weber (a cura di), La fine di un esercito: tappe della disfatta, Milano, Mursia, 1982.
Strafexpedition
[modifica | modifica wikitesto]- Enrico Acerbi (a cura di), Strafexpedition: maggio-giugno 1916: fatti, memorie, immagini, ricordi dell'offensiva austriaca in Trentino, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1992.
- Vittorio Corà (a cura di), 1916: la Strafexpedition: gli altipiani vicentini nella tragedia della Grande Guerra, Udine, Gaspari, 2003, ISBN 88-86338-84-8.
- Alessandro Massignani (a cura di), Austriaci all'attacco: la Strafexpetion nel racconto dei protagonisti, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2006.
- Siro Offelli (a cura di), 1916: la spedizione punitiva, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 2006, ISBN 88-8130-098-2.
- Paolo Pozzato (a cura di), La chiave dell'Altopiano: maggio 1916: la caduta di Cima Portule: la battaglia decisiva della Strafexpedition, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2011, ISBN 88-88542-41-6
ISBN
non valido (aiuto).
L'Ortigara
[modifica | modifica wikitesto]- Vittorio Corà, Guida al monte Ortigara: itinerari e storia, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1996, ISBN 88-8130-046-X.
- Umberto Mattalia, La tragedia dell’Ortigara: giugno 1917: vista da parte italiana ed austriaca, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1989.
- Egon Ogriseg, La breve guerra dell’alfiere austroungarico Egon Ogriseg: 3 marzo – 6 giugno 1916, Strafexpedition – Kriegstagebuch von Egon Ogriseg, Pinzolo (TN), Povinelli, 2002.
- Gianni Pieropan, 1917: gli austriaci sull’Ortigara, Milano, Arcana, 1983, ISBN 88-85008-52-6.
- Gianni Pieropan, Ortigara 1917: il sacrificio della sesta armata, Milano, Mursia, 1997, ISBN 88-425-2219-8.
- Paolo Pozzato, Inedito dall’Ortigara, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, c2003, ISBN 88-88542-09-4.
- Paolo Pozzato, Paolo Volpato e Luca Girotto (a cura di), Soli di fronte al nemico: 1915/1918: dalle Dolomiti agli Altopiani, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2013, ISBN 978-88-88542-55-3.
- Luciano Viazzi (a cura di), Diario dall’inferno: memorie di guerra di un ufficiale d’artiglieria: dal Carso all’Ortigara 1915 – 1917, Chiari (BS), Nordpress, 1998, ISBN 88-85382-32-0.
- Paolo Volpato, Ortigara: calvario degli alpini, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, c2004, ISBN 88-88542-12-4.
- Paolo Volpato, L’Ortigara il 25 giugno 1917: nel racconto degli ufficiali di prima linea, Udine, Gaspari, 2007, ISBN 887541078X.
Guerra Aerea
[modifica | modifica wikitesto]- Riccardo Cavigioli, L’aviazione astro-ungarica sulla fronte italiana: 1915-1918, Milano, Castiglioni & Archenti, 1934.
- Paolo Ferrari (a cura di), La grande guerra aerea 1915-1918: battaglie, industrie, bombardamenti, assi, aereoporti, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 1995, ISBN 8881300028.
Scrittori di Guerra sul fronte della Valsugana e sull'Altopiano di Asiago
[modifica | modifica wikitesto]Si propongono alcuni testi fondamentali per un primo approccio agli autori che hanno raccontato la Guerra in questi luoghi, con particolare attenzione alla produzione legata al contesto geografico in oggetto. Per una rassegna bibliografica più ampia ed esaustiva si rimanda ai repertori monografici specifici.
- Paul Fussel, La Grande Guerra e la memoria moderna, Bologna, Il Mulino, 1984, ISBN 8815005641.
- Antonio Gibelli, L'officina della guerra: la Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale, 3ª ed., Torino, Bollati Boringhieri, 2007, ISBN 9788833918211.
- Mario Isnenghi, Il mito della grande guerra, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 8815061312.
- Eric J Leed, Terra di nessuno: esperienza bellica e identità personale nella prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1997.
- Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, 1ª ed., Parigi, Edizioni italiane di coltura, 2001.
- Paolo Pozzato, 1916-1917: mito e antimito, un anno sull'altopiano con Emilio Lussu e la Brigata Sassari, Bassano del Grappa, Ghedina & Tassotti, 1991, ISBN 8876910883.
- Paolo Monelli, La guerra è bella ma è scomoda, 46 tavole di Giuseppe Novello, 1ª ed., Treves, 1929.
- Paolo Monelli, Le scarpe al sole, 1ª ed., Bologna, Cappelli, 1921.
- Luciano Viazzi (a cura di), Ricordi di naja alpina, Milano, Mursia, 2001, ISBN 8842527467.
- Paolo Monelli, Ich und die Deutchen, Bonn, Romanistischer Verlag, 2009, ISBN 3861431890.
- Giuseppe Ielen e Luca Girotto, Al fronte con Paolo Monelli. Valsugana Lagorai orientale. I luoghi e i volti de Le scarpe al sole, Scurelle (TN), Litodelta, 2008, ISBN 88-903-4883-6.
- Robert Musil, Grigia, Scurelle, Silvy, 2012, ISBN 9788897634164.
- Robert Musil, 1915-1916 nell'incanto dei monti del Lagorai, Robert Musil, paesaggio dell' anima, 1915-1916 in den Bergen der Lagorai: eine innere Landschaft, Trento, Euroedit, 2010.
- Alessandro Fontanari e Massimo Libardi, Musil en Bersntol: la grande esperienza della guerra in Valle dei Mocheni, Palù del Fersina, Istituto Culturale Mocheno, 2012, ISBN 9788890689536.
- Robert Musil, La Valle incantata, Trento, Tipografia Alcione, 1986, ISBN 8834201523.
- Robert Musil, Diari: 1899-1941, Torino, Einaudi, 1980, ISBN 8806511106.
- Karl Corino, Robert Musil: eine Biographie, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg, 2003, ISBN 3498008919.
Le tracce visibili
[modifica | modifica wikitesto]Escursioni
[modifica | modifica wikitesto]- Lucio Fabi, Tre giorni sugli altipiani: itinerari trentini della Grande guerra, Udine, Gaspari, 2001, ISBN 8886338562.
- Alessandro Fontanari e Massimo Libardi, Musil en Bernstol: la grande esperienza della guerra in Valle dei Mocheni, Palù del Fersina (TN), Istituto Culturale Mocheno, 2012, ISBN 9788890689536.
- Aldo Forrero, Guida lungo la fronte astro-ungarica e italiana degli altipiani di Folgaria (Vielgereuth) Lavarone (Lafraun) Luserna (Lusern) Vezzena (Vesan) e Tonezza del Cimone, Calliano (TN), Manfrini, 1990.
- Luca Girotto e Franco Gioppi (a cura di), Itinerari della grande guerra in Valsugana Orientale e Tesino, Comune di Borgo Valsugana (TN), Comune di Borgo, 2007.
- Eugen E Hüsler, Attraverso le Dolomiti su vecchi sentieri di guerra: 30 spettacolari escursioni su sentieri storici, Bolzano, Athesia, 2012, ISBN 9788882667788.
- Walther Schaumann, La grande guerra 1915/18: storia e itinerari nella località della guerra, Bassano del Grappa (VI), Ghedina & Tassotti, 1984, ISBN 8876910069.
- Touring Club Italiano, Sui campi di battaglia: il Trentino, il Pasubio, gli altipiani: guida storico-turistica, Milano, Touring Club Italiano, 1937(IVa edizione).
- Paolo Volpato, Ortigara: guida storico-escursionistica; itinerari di Mario Busana, Bassano del Grappa (VI), Itinera progetti, 2013, ISBN 9788888542539.
Archeologia della Grande Guerra
[modifica | modifica wikitesto]- Progetto grande guerra: tutela e valorizzazione dei beni architettonici: esperienze a confronto, Atti del convegno tenuto a Lardaro (TN) nel 2005, Trento, Provincia autonoma di Trento Soprintendenza per i beni architettonici, 2008.
- Paolo Bortot, I forti del Kaiser: opere corazzate nel Sud-Tirolo italiano: 1990- 1915, Bassano del Grappa (VI), Tassotti, 2005, ISBN 8876911812.
- Luca Girotto, 1866- 1918: soldati e fortezze tra Asiago e il Grappa: storia ed immagini dello sbarramento Brenta- Cismon dal Risorgimento alla prima guerra, Novale di Valdagno (VI), Rossato, 2002, ISBN 888130080X.
- Luca Girotto, Il “Trincerone” di Grigno: una “Linea Maginot di Valsugana”: 1915- 1917: costruzione, vita di guerra, decadenza e rinascita dello “sbarramento di Val Brenta a Grigno”, Primolano di Cismon del Grappa, Associazione culturale Tagliata della Scala.
- Luca Girotto, L'ultima strada dell'impero: “die Baricata-Strasse” la starda della Barricata: dal Brenta alla Marcesina, 1913-1918: progettazione, vicende costruttive, abbandono e rinascita di una delle più alternative opere di ingegneria stradale di montagna intraprese tra 1913 e 1918 dai reparti tecnici dell'esercito austroungarico, Scurelle (TN), Silvy, 2013, ISBN 9788897634379.
- Leonardo Malatesta, La guerra dei forti: dal 1870 alla Grande Guerra le fortificazioni italiane e austriache negli archivi privati militari, Chiari (BS), Nordpress, 2003.
- Leonardo Malatesta, Lo sbarramento austriaco della Valsugana: dai forti dell'800 allo Sperre Grigno, Salò (BS), Museo storico del Nastro Azzurro, 2012.
- Franco Nicolis, Gianni Ciurletti e Armando De Guio (a cura di), Archeologia della Grande Guerra: atti del convegno internazionale 23/24.06.2006 Luserna, Trento – Archeology of the great war: proceedings of the international conference, Trento, Provincia autonoma di Trento. Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici. Settore beni archeologici, 2011.
I musei
[modifica | modifica wikitesto]- Lucio Fabi (a cura di), I musei della Grande Guerra: guida: dall'Adamello a Caporetto con la collaborazione della Società Storica per la Guerra Bianca, Rovereto (TN), Osiride.
- Luca Girotto e Fulvio Alberini (a cura di), Guida alla Mostra permanente della grande guerra in Valsugna e sul Lagorai, Borgo Valsugana (TN), Comune di Borgo Valsugana, 2007.
- Anna Pisetti e Donato Riccadonna (a cura di), Guida ai musei della Grande Guerra in Trentino, Rovereto (TN), Museo storico italiano della guerra.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Paolo Monelli
- Le scarpe al sole (film)
- Fronte italiano (1915-1918)
- Battaglia di Caporetto
- Un anno sull'Altipiano
- Marter
- Valsugana
- Caldonazzo
- Trento
- Castello del Buonconsiglio
- Franzensfeste
- Castello di Salisburgo
- Sigmundsherberg
- Baviera
- Cronaca
- Trentino Alto Adige
- Prima Guerra Mondiale
- Paratassi
- Stile nominale
- Discorso indiretto libero
- Sequenza narratologica
- Frammentismo
- Narratore
- Focalizzazione
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Le Scarpe al sole
- Le Scarpe al sole, libreria militare
- Approfondimenti sulla figura di Paolo Monelli
- Immagine di Paolo Monelli
- Paolo Monelli a casa Bellonci per il premio Strega
- Paolo Monelli e Alberto Moravia
- Prima guerra mondiale (Treccani.it)
- Prima guerra mondiale (dizionario di storia)
- Trentino Alto Adige
- La Grande Guerra in Trentino
- Il Trentino e la Grande Guerra
- I musei della Grande Guerra in Valsugana e Lagorai
- Trentino Cultura ( Grande Guerra)
- Il popolo scomparso: il Trentino, i trentini nella prima guerra mondiale
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