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Discussione:Crisi di Agadir
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Che origine ha l'episodio di "Madame Jonina"? Non sono riuscito a trovare questo nome da nessuna parte in rete, a parte in pagine che citano piú o meno pedissequamente questo articolo di Teknopedia. Delio.mugnolo (msg) 06:36, 4 giu 2013 (CEST)
- Secondo Michael Balfour, il biografo di Guglielmo II di Germania, tale Madame Jonina era una signora della quale "gli storici sono discordi sull'esatto modo in cui gli elementi russi, montenegrini e francesi fossero in lei mescolati." Attraverso la divulgazione pilotata di una lettera d'amore di Kiderlen a tale Madame Jonina, lo stesso ministro fece intendere alla Francia che la Germania era pronta ad entrare in guerra. L'esistenza di Madame Jonina è provata dal fatto che la coppia andò in vacanza in Svizzera sconfinando perfino in territorio francese, a Chamonix, dove alla stazione trovò ad accoglierla il prefetto inviato da Caillaux. (pag. 412 della fonte citata che a sua volta per quest'ultimo particolare cita il libro di Caillaux Agadir).--Xerse (msg) 22:11, 4 giu 2013 (CEST)
Integrazioni senza fonti
[modifica wikitesto]Trasferisco qui un'integrazione alla voce quasi completamente senza fonti o con fonti non puntuali.
Corsa d'Africa
[modifica wikitesto]La Corsa d'Africa[1] fu un processo che andò dal 1881 (l'anno in cui la Francia proclamò il suo protettorato sulla Tunisia[2]) al 1914 (l'anno in cui scoppiò la prima guerra mondiale), durante il quale le principali nazioni europee - come Francia e Gran Bretagna, e in misura minore, Germania, Portogallo, Italia, Belgio e Spagna[3] - si spartirono quasi tutto il territorio africano, imponendo governi coloniali e protettorati sfruttando le risorse naturali. La colonizzazione europea portò all'introduzione di nuove infrastrutture e alla crescita economica nei settori di interesse coloniale, ma al costo di sfruttamento e opposizione delle popolazioni africane, con effetti che ancora oggi influenzano i rapporti socio-economici e politici di molti Paesi africani.
Mentre in precedenza era stato applicato l'imperialismo "informale" o "indiretto" caratterizzato dalla superiorità militare ed economica, intorno alla seconda metà dell'Ottocento emerse sempre di più l'imperialismo "formale" o "diretto"[4].
La Corsa d'Africa fece parte di un processo più ampio: il nuovo imperialismo, un periodo nel quale le potenze europee, gli Stati Uniti e il Giappone espansero i loro imperi coloniali per lo più in Europa e in Asia[5]. Ciò è da distinguere dall'imperialismo moderno (1402-1815) che riguardò la colonizzazione di territori in Siberia e nelle Americhe.
La Conferenza di Berlino (o chiamata anche Conferenza sul Congo) (1884-1885), convocata per regolare la colonizzazione e il commercio in Africa, segnò l'inizio formale della spartizione del continente. Da lì, ogni potenza iniziò a occupare territori, spesso con la forza, provocando conflitti sia tra le potenze europee che con le popolazioni e tribù locali. Al termine di questo processo, l'Africa risultò divisa in Stati indipendenti entro confini in gran parte tracciate dalle ex potenze coloniali.
Marocco indipendente
[modifica wikitesto]Fin dall'inizio del XIX secolo, il Sultanato del Marocco rimase indipendente sotto alla dinastia degli Alawiti, che governava il Paese sin dal XVII secolo. I sultani marocchini tentarono di modernizzare il Paese per resistere alle pressioni esterne, promuovendo riforme militari ed amministrative, tuttavia, l'ammodernamento risultò parziale e limitato a causa delle tensioni interne e in parte per la mancanza di risorse. La guerra ispano-marocchina del 1859-1860, che culminò con la vittoria spagnola e il riconoscimento della sovranità territoriale spagnola su Ceuta, Melilla e la provincia di Ifni, fece evidenziare la debolezza militare del sultanato.
Nel corso dell'Ottocento Francia e Spagna si affermarono nel Maghreb. Ora vediamo quali erano i loro interessi territoriali sul Marocco a inizio XX secolo:
- La Francia, che cominciò a conquistare l'Algeria già a partire del 1830, vedeva il Marocco come una naturale estensione del proprio potere coloniale[6];
- La Spagna, che già possedeva le città portuali di Ceuta e Melilla, s'interessò naturalmente alla parte settentrionale prossime allo stretto di Gibilterra.
In Marocco, tutte le principali potenze europee possedevano le loro aziende, patti commerciali e interessi. Per esempio, le aziende di armi tedesche e francesi si contendevano continuamente i ricchi giacimenti minerari e il relativo commercio di armi[7][8]. A un certo punto ciò portò a uno scontro diplomatico aspro tra Impero Tedesco e Francia.
Crisi di Tangeri
[modifica wikitesto]Nel 1905 scoppiò la Crisi di Tangeri, detta anche prima crisi marocchina, e rappresentò un momento di forte tensione internazionale. La Francia tentò di estendere la sua influenza anche sul Sultanato del Marocco, formalmente indipendente ma strategicamente rivelante per il controllo del Mediterraneo e del Nordafrica, ma molto instabile tanto che nel 1902 fu vicino al collasso a causa di rivolte interne. La Germania, per contrastare l'espansione francese e difendere i propri interessi sostenne apertamente l'indipendenza marocchina. Il Cancelliere tedesco Bernhard von Bülow «sembrò necessario rammentare a Parigi l'esistenza dell'Impero Germanico»[9]. Il 31 marzo 1905 l'imperatore tedesco Guglielmo II attraccò a Tangeri con la nave di linea Hamburg e dichiarò il proprio appoggio al sultano Mulay'Abd al-'Aziz, opponendosi alle mira francesi. Il Kaiser non si decise volentieri a questa visita, dato che ci vide un atto politico di una certa gravità[10].
Questa crisi diplomatica cessò con la Conferenza di Algeciras (1906) in cui si riunirono tutte le principali potenze europee col tentativo di porre fine alle dispute tra Francia e Germania in Marocco. Fu stabilito che alla Spagna e alla Francia fosse affidata la gestione delle forze di polizia, delle frontiere, delle dogane, e della Banca di Stato del Marocco[11]. Questo nuovo concordato rappresentò una sconfitta politica significativa per la Germania, dato che dovette accettare la parziale ingerenza francese negli affari del Paese nordafricano.
Ribellione marocchina
[modifica wikitesto]Alla luce di queste nuove condizioni per il Marocco, Bou Hmara, un pretendente al trono del Marocco nel periodo 1902-1909[12], fu in grado di estendere i suoi interessi nella parte orientale del Marocco, in particolare nella città di Oujda e nei suoi sobborghi, così il sultano Mulay Abd al-Hafiz chiese alla Francia di intervenire militarmente per occupare Oujda. Hubert Lyautey usò un evento di scarso significato, cioè l'assassinio del dottor Emile Mauchamp[13], come pretesto per l'occupazione di Oujda e della regione orientale nel 1907, che portò alla rivolta delle tribù del Marocco orientale[14]. Questi eventi influiranno sulla scelta di Mulay Abd al-Hafiz di abdicare a favore di suo fratello Yusuf ben al-Hasan al trono del Marocco dopo il Trattato di Fès nel 1912. Nel marzo 1911, la rivolta arrivò alla capitale del sultanato Fès.
La Francia, sostenendo di voler prevenire una vera guerra civile e di rafforzare l'autorità del sultano, intervenne: Il 21 maggio 1911 le truppe francesi, sotto il comando del generale Charles Émile Moinier, si diressero verso il Marocco e occuparono Fès e Rabat[15] con la giustificazione di dover anche proteggere le vite e le proprietà europee. Il sultano negò di aver chiesto aiuto per non inimicarsi le tribù locali, ma ciò nonostante, si mostrò grato per la soppressione delle rivolte dirette contro di lui.
Durante l'azione francese, anche la Spagna iniziò a mettere in allerta le truppe, dato che vedeva i propri interessi minacciati dalla presenza militare francese. Il 5 giugno divisioni spagnole occuparono Larache e Ksar El Kebir[16].
Bibliografia
[modifica wikitesto]- Guglielmo II, Memorie dell'Imperatore Guglielmo II scritte da lui stesso, Milano, Fratelli Trevas, 1923.
- (EN) David Lloyd George, War memoirs of David Llyod George, Vol. 1 (di 2), Londra, Odhams Press, 1938. Edizione italiana Memorie di guerra, Vol. 1 (di 3), Milano, Mondadori, 1933-1935-1938.
- (EN) Winston Churchill, The World Crisis, Vol. 1 (di 6), Londra, Thornton Butterworth, 1923–1931. Seconda edizione italiana Crisi mondiale e Grande Guerra 1911-1922, Vol. 1 (di 4), Milano, Il Saggiatore, 1968.
- (EN) Michael Balfour, The Kaiser and his Times, New York-Londra, W. W. Norton, 1964-1972, ISBN 0-393-00661-1. Edizione italiana Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, Il Saggiatore, 1968.
- (DE) Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten: Von der Marokko-krise bis zum Abschied, Vol. 2, Berlino, Ullstein Verlag, 1930. Edizione italiana Memorie: Dalla crisi marocchina alle missioni da Cancelliere, traduzione di L. Emery, Vol. 2, Milano, Mondadori, 1931.
- (EN) Susan Gilson Miller, A history of modern Morocco, New York, Cambridge University Press, 2013, ISBN 978-1-139-62469-5, OCLC 8555022840.
- (ES) José Luis Comellas, La guerra civil europea: 1914-1945, Madrid, Ediciones Rialp., 2010, ISBN 9788432138225, OCLC 851099026.
- (EN) Ross E. Dunn, The Bu Himara Rebellion in Northeast Morocco: Phase I, Vol. 17, Middle Eastern Studios, 1981.
- (EN) Niall Ferguson, The Pity of War, Londra-New York, Allane Lane, 1998, ISBN 0-713-99246-8. Edizione italiana La Verità taciuta, Milano, Corbaccio, 2002, ISBN 88-7972-404-5.
- (DE) Luciano Canfora, August 1914. Oder: Macht man Krieg wegen eines Attentats?, Neue Kleine Bibliothek, 2010, ISBN 9783894384401.
- (DE) Helmut M. Müller, Gernot Dallinger, Hans-Georg Golz, Heike Kruger, Mathias Münter-Elfner, Gerhard Baum, Schlaglichter der Weltgeschichte, Bonn, Bundeszentrale für politische Bildung, 1992, ISBN 3-89331-146-7.
- (DE) Emily Oncken, Panthersprung nach Agadir. Die deutsche Politik während der Zweiten Marokkokrise 1911, Düsseldorf, Droste, 1981, ISBN 3770005929.
- (DE) Golo Mann, Deutsche Geschichte des 19. und 20. Jahrhunderts, 1964. Edizione italiana Storia della Germania moderna 1789 - 1958, Garzanti, 1978, ISBN 8811690102.
- (DE) Johannes Lepsius, Albrecht Mendelssohn Bartholdy, Friedrich Thimme, Die Große Politik der europäischen Kabinette 1871–1914., Berlino, 1922-1927.
- (DE) Hans H. Hildebrand, Albert Röhr, Hans-Otto Steinmetz, Die deutschen Kriegsschiffe, Vol. 5, Koehlers, 1983, ISBN 3-7822-0456-5.
- (DE) Suraiya Faroqui, Geschichte des Osmanischen Reiches, C. H. Beck, 2006. Edizione italiana L'impero ottomano, traduzione di Lea Nocera, Il Mulino, 2018, ISBN 978-3406723957.
- (FR) Catherine Coquery-Vidrovitch, Petite histoire de l'Afrique, La Découvert, 2010. Edizione italiana Breve storia dell'Africa, Il Mulino, 2011.
- Bruna Bagnato, L'Europa e il mondo: origini, sviluppo e crisi dell'imperialismo coloniale, Firenze, Mondadori Education, 2006, ISBN 88-00-86054-0.
- (EN) Wm. Roger Louis, The Ends of British Imperialism: The Scamble for Europe, Suez and Decolonisation, Londra, I. B. Tauris, 2006, ISBN 978-1-84511-347-6.
- (DE) Klaus Wernecke, Der Wille zur Weltgeltung. Außenpolitik und Öffentlichkeit im Kaiserreich am Vorabend des Ersten Weltkrieges, Düsseldorf, Droste, 1970.
- ^ chiamata in inglese scamble for Africa, traducibile in "zuffa per l'Africa".
- ^ Faroqui, p. 117
- ^ Catherine Coquery-Vidrovitch, p. 158
- ^ Bagnato, p. 117
- ^ Wm. Roger Louis, p. 910
- ^ Dal sultanato alla monarchia: fondamenti ideologici e simbolici del Marocco post-coloniale, su journals.openedition.org.
- ^ Der Panthersprung nach Agadir (PDF), su lkgeschi.wordpress.com.
- ^ Die Zeit, n. 27, 30 giugno 2011, p. 24., su zeit.de.
- ^ Bülow, Vol. 2, p. 109
- ^ Guglielmo II, pp. 96-97
- ^ La Banca Statale del Marocco (Banque d'État du Maroc - BEM) iniziò a operare nel 1907. Fu fondata con capitale internazionale, con la partecipazione di Francia, Spagna e altre nazioni europee, sotto la supervisione internazionale.
- ^ Susan Gilson Miller
- ^ Emile Mauchamp, su memoireafriquedunord.net.
- ^ Ross E. Dunn, Vol. 17, pp. 31-48
- ^ Bulletin de la Société de géographie commerciale de Paris, su gallica.bnf.fr.
- ^ José Luis Comellas