Fatti di Bronte

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Fatti di Bronte
Data2-10 agosto 1860
LuogoBronte, Alcara Li Fusi
CausaInsurrezione contro i notabili borbonici (da parte degli insorti)
EsitoRepressione della rivolta da parte dei Garibaldini
Schieramenti
Comandanti
Perdite
31 rivoltosi o presunti tali fucilati in seguito a processo militare a opera dei garibaldini.Sconosciute27 persone tra notabili borbonici, loro famigliari e sostenitori a opera degli insorti
Voci di rivolte presenti su Teknopedia

I fatti di Bronte, noti anche come strage di Bronte o massacro di Bronte, sono un episodio del Risorgimento avvenuto a Bronte, in Sicilia, nell'agosto del 1860, durante la spedizione dei Mille.

In seguito a un'insurrezione popolare nei confronti dei nobili e della borghesia locale, della quale furono vittime sedici membri altolocati della città, le truppe garibaldine, comandate da Nino Bixio, furono chiamate a ristabilire l'autorità del governo di Garibaldi, compiendo gli arresti dei presunti colpevoli, ai quali seguì un processo sommario che portò alla condanna a morte, con conseguente esecuzione per fucilazione, di cinque brontesi ritenuti gli autori del massacro.

Un fatto analogo era avvenuto a circa 30 km da Bronte, in località Alcara Li Fusi, dove gli insorti massacrarono 11 persone con conseguente intervento garibaldino agli ordini del colonnello Interdonato [1], [2], il tribunale speciale condannò a morte 26 persone ritenute colpevoli. [3]

La spedizione dei mille

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione dei Mille.

Quando l'11 maggio del 1860 il generale Giuseppe Garibaldi sbarcò con i Mille nel porto di Marsala, sapeva benissimo che, per chiudere con successo la sua impresa, gli sarebbe stato assolutamente necessario l'appoggio e la partecipazione attiva dei siciliani. Riteneva che questo sarebbe avvenuto solo se fosse stato accolto non solo come il liberatore dalla tirannide borbonica, ma anche come colui che poteva dare le possibilità di far nascere una nuova società, libera dalla miseria e dalle ingiustizie. Con questo intento, il 2 giugno, aveva emesso un decreto nel quale prometteva soccorso ai bisognosi e la tanto attesa divisione delle terre;

Il malcontento della popolazione e la rivolta contro i notabili della città

[modifica | modifica wikitesto]

Nell'entroterra siciliano si erano, dunque, accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media borghesia e delle classi meno abbienti. A Bronte, sulle pendici dell'Etna, la contrapposizione era forte fra la nobiltà latifondista, tra i quali spiccava la Ducea di Nelson proprietà terriera della famiglia Nelson del Regno Unito, e la popolazione.

Il 2 agosto il malcontento popolare fu animato da diverse persone provenienti dai paesi limitrofi, tra i quali Calogero Gasparazzo,[4] e scattò la scintilla dell'insurrezione sociale. Fu così che vennero appiccate le fiamme a decine di case, al teatro e all'archivio comunale. Quindi cominciò una caccia all'uomo e ben sedici furono i morti[5] fra nobili, ufficiali e civili, tra cui anche il barone del paese con la moglie e i figlioletti, il notaio e un prete, prima che la rivolta si placasse.

Nino Bixio arrivò a Bronte dopo un lungo cammino, durante il quale incontrò gente terrorizzata scampata alle stragi e che implorava aiuto, scene che così venivano descritte:

«Case incendiate coi padroni dentro; gente sgozzata per le vie; nei seminari giovanetti trucidati a piè del vecchio Rettore; uno dell'orda è la che lacera coi denti il seno d'una fanciulla uccisa.»

  • Seguì un processo, svolto secondo il codice penale militare, come prescriveva la legge, che durò 3 giorni (dal 7 al 9 agosto), con 24 interrogatori, 3 perizie e 3 repertamenti sulle armi, perquisizioni (anche presso casa del Lombardo), 17 sopralluoghi sulle case incendiate o distrutte.
  • Secondo la storica Lucy Riall, le sentenze a carico del Lombardo e dei coimputati furono ingiuste: stando alle testimonianze rese nel processo a carico degli insorti (cominciato nel 1861), Lombardo cercò persino di frenare le violenze. Due imputati, Nunzio Samperi e Nunzio Ciraldo Frajano, presero parte alle manifestazioni ma nessuno dei due fu visto durante le azioni violente. Di Ciraldo, inoltre, si diceva avesse problemi mentali.[6]

«Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi»

All'alba del 10 agosto, i condannati vennero portati nella piazzetta antistante il convento di Santo Vito e collocati dinanzi al plotone d'esecuzione.

Nel racconto Libertà[7] inserito tra le Novelle rusticane di Giovanni Verga, viene ripreso il tema della strage, secondo Sciascia in chiave apologetica per Bixio e i garibaldini, e di accentuazione delle responsabilità dei rivoltosi: l'omissione della presenza storica dell'avvocato Lombardo, e soprattutto la trasformazione letteraria del "pazzo del paese" (tra i condannati a morte di Bixio) in "nano", per attenuare la gravità della condanna capitale di un innocente per giunta non in pieno possesso delle sue facoltà mentali.[8]

I fatti di Bronte sono citati anche da Carlo Levi che ne Le parole sono pietre descrive Bronte nel dopoguerra.

Cinematografia

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Giovanni Interdonato, su Enciclopedia Treccani-Dizionario biografico degli italiani.
  2. ^ INTERDONATO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 62, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
  3. ^ I 150 anni dalla Spedizione dei Mille, su Regione Sicilia.
  4. ^ Mario Musumeci, Sergio Toffetti, Da la presa di Roma a Il piccolo garibaldino..., Gangemi 2007, p.111
  5. ^ a b http://www.comune.bronte.ct.it/citta/cenni_storici/cenni_storici_fatti1860.htm
  6. ^ Lucy Riall, La rivolta. Bronte 1860, Milano, Editore Laterza, 2012, pp. 183-184.
  7. ^ [1]
  8. ^ Leonardo Sciascia, La «mistificazione» di Verga in nome dell'arte e della patria (Corriere della Sera, corriere.it, dall'introduzione del 1963 al libro «Nino Bixio a Bronte di B. Radice»).
  • Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille, 1891
  • Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte, introduzione di Leonardo Sciascia, S. Sciascia ed., Caltanissetta-Roma, 1963
  • Leonardo Sciascia, La corda pazza, Torino, Einaudi, 1970
  • Giovanni Verga, Libertà nelle Novelle rusticane, 1883
  • Benedetto Radice, Memorie storiche di Bronte, Bronte, ed. Banca Popolare, 1984
  • Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte: episodio della rivoluzione italiana del 1860 con diario e documenti inediti, Catania, Centro Studi il Confronto, 2000
  • N. Dell'Erba, La rivolta di Bronte. Centocinquanta anni fa la spedizione repressiva di Nino Bixio contro i contadini «comunisti», in "l'Unità", 5 dicembre 2010.
  • N. Dell'Erba, La rivolta di Bronte. Considerazioni critiche su un libro recente, in "Nuova Storia Contemporanea", marzo-aprile 2013, a. XVII, n. 2, pp. 83–96.
  • L. Riall, La Rivolta. Bronte 1860, Bari, Laterza, 2012

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]