Giorgio Bertin (artista)

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Giorgio Bertin (Candiana, 1939) è uno scultore, pittore e poeta italiano. Ideatore del riciclaggio artistico dei rifiuti, sintetizzato nel termine Garbart (da Garbage e Art).[1][2]

Giovanissimo, si reca a Parigi per il suo interesse verso l'arte contemporanea, in particolare degli impressionisti, e visita altri paesi d’Europa, dedicandosi al lavoro di decoratore e illustratore di grafica araldica. Al rientro in Italia, si sviluppa il suo interesse ecologico e artistico per i rifiuti abbandonati nelle periferie delle città, iniziando così la produzione delle prime sculture.

A metà degli anni '60 si trasferisce a Firenze per documentarsi sulla cultura figurativa rinascimentale. Agli inizi degli anni '70, si sposta per motivi di lavoro come entomologo per il Consiglio Nazionale delle Ricerche[3], in vari paesi d’Europa, Africa e Medio Oriente. Durante questo periodo, compie ricerche e studi comparati sulla composizione dei R.S.U. (Rifiuti Solidi Urbani) in rapporto ai regimi politici e ai rispettivi livelli economico-industriali. Giorgio Bertin, si recò a New York tra il 1981 e il 1982 per vedere e documentare lo smaltimento dei rifiuti della città, (si trattava allora della città con la maggiore produzione: 15.000 t/giorno ca.).

New York (anni '80)

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Scultura rappresentante una gallina, assemblata con RSU (Rifiuti Solidi Urbani)
Gallina estrogenata (1983)

Spinto dal suo interesse per le problematiche ambientali, nel 1981, (con alcuni collaboratori) con i permessi e l’appoggio logistico del Dipartimento di Sanità di New York (compresa una scorta per i distretti problematici), raccoglie un’ampia documentazione sull'espulsione (via terra e via fluviale) dei rifiuti dalla città fino agli inceneritori e alle discariche di Brooklyn e Staten Island.

Durante queste operazioni si accentua il suo interesse per le aree marginali: fasce di territorio dove vengono sepolti i rifiuti, che si estendono dalle estreme periferie delle grandi città fino al loro perimetro, dove discariche e inceneritori sono ancora in funzione.

Qui entra in contatto con gruppi di “recycling artists” e “street artist” non solo americani, ma provenienti da ogni parte del mondo: pittori, scultori e musicisti, gente di spettacolo, in gran parte senza dimora, che abita e si esibisce nelle “marginal zones” e nei “boroughs” abbandonati e in gran parte crollati. Le esibizioni, comunemente chiamate "exhibitions", sorta di esibizioni artistiche clandestine, chiamate anche T.A.EX. (Total Artistic EXhibitions), consistevano in libere espressioni (murales, pittura su supporti recuperati, scultura, recitazione, musica…) dei partecipanti. Gli edifici scelti facevano parte di strutture istituzionali, come scuole, tribunali, inceneritori in disuso, mattatoi, ancora praticabili;[4] si trattava di strutture molto grandi, in grado di contenere centinaia di opere e gli artisti che le producevano.[5]

opera in tecnica mista raffigurante facce
opera in tecnica mista eseguita durante una exhibition (1981-2)

Nel 1982 continua la sua attività poetica con il journal Spasmo Plus[6], che riporta foto e poesie del lavoro svolto a New York.[7][8]

Il rapporto con l'Arte povera

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Giorgio Bertin, al rientro in Italia, dopo l'esperienza americana, venne contattato da enti culturali, associazioni ecologiche e da esponenti dell'Arte povera. A suo parere l'Arte Povera non era abbastanza povera rispetto alla quantità di materiali rifiutati a disposizione, ritenendo anche che questo movimento non si rapportasse in modo adeguato alle problematiche ambientali.

Non si riconosceva (in questo sostenuto dagli ormai numerosi praticanti della Garbart, detti anche Garbartists), inoltre, negli enunciati dell'Arte Povera avulsi dalla decadenza culturale e sociale indotta dal consumismo. Infatti il motto del gruppo da allora divenne: "I rifiuti sono i fiori del male / del nostro tempo / e hanno tanto da raccontare / e da testimoniare"[9].

foto di interno di un edificio abbandonato parzialmente crollato, con affresco (rappresentante figure umane) su muro; circondato da macerie, ad esempio una ruota di una macchina
Affresco di una Exibition precedente di qualche anno lo scatto della fotografia (New York, 1981-2)

La Garbart nasce a New York negli anni 70 contestualmente alla Street art; con essa condivide i fermenti artistico-culturali sviluppatisi soprattutto nelle aree marginali, e nelle periferie, in parte abbandonate, di questa città. Una coabitazione che non impedisce, nel tempo, la formazione di modalità espressive sempre più distinte, ben identificabili anche nella diversità tecnica e nell'uso dei materiali, che nel caso dei garbartists sono, in gran parte riciclati.

La peculiarità espressiva della Garbart, si delinea via via, e poi si concretizza nell'esprimersi con materiali e oggetti progettati, prodotti, consumati e gettati dall'uomo; una modulazione espressiva implicitamente connessa al tempo in cui viene prodotta. Si basa infatti sul riciclaggio artistico dei rifiuti, ideato agli inizi degli anni 70 da Giorgio Bertin (motivato anche dalle nuove problematiche ambientali causate dal consumismo). Oggetti e materiali cambiano destinazione e anche il loro destino, possono diventare una scultura, un bassorilievo, anziché finire in discariche o inceneritori.[10] Successivamente, fenomeni assimilabili alla Garbart, (difficilmente documentabili in quanto poco indagati dalla critica ufficiale) oltre che negli USA, si riscontrano anche nelle aree marginali e di smaltimento delle più grandi città europee: Londra, Parigi, Berlino… dove schiere di garbartists si stanziano, dando il via agli "ateliers collettivi"; in seguito questa tendenza artistica viene accolta da Omar Calabrese nel perimetro semantico del Neobarocco.[11]

Il termine "Garbart" è stato creato da Gianmaria Mussio combinando le parole inglesi garbage (rifiuto) e Art (arte).[12]

Nel libro di poesie Percorsi è presente una poesia della poetessa Giovanna Bruco dal titolo Garbart.[13][14]

La Garbart, dice Giorgio Morales, assessore alla Cultura, poi sindaco, del Comune di Firenze[15], è l'arte dei rifiuti, ma non solo dei rifiuti, rivendica con pieno diritto la propria essenza di arte, combinandola con l'intenzione provocatoria di travalicarne i confini. La Garbart accetta e trasforma i rifiuti, non cerca di sublimarli ma di suggerire e provocare. Come Bertin scrive ne "La cultura dei rifiuti", un tempo l'arte celebrava la natura e la vita; oggi, invece, dobbiamo difenderle, e lui lo fa attraverso l'uso dei rifiuti. Ci costringe a riflettere sui rifiuti oltre i problemi tecnici e sociali della loro gestione, ponendo una questione più profonda: come affrontare la logica del consumo, dell'emarginazione e dei sottoprodotti indesiderati della tecnologia.[16]

Scultura ottenuta da una lettera R di una insegna e dal busto di un manichino femminile
Spinta tecnologica (1986)
Acrilico di un volto ottenuto con un disegno di auto e barca
Vacanziere n° 1 (1989)

La prima mostra personale di Bertin è a Firenze, alla Galleria di Marcello Innocenti con la presentazione di Gerhart Schroeder.[17][18]

Nel 1988, con il patrocinio del Comune di Firenze, della Provincia omonima e della Regione Toscana, gli viene offerto il Cortile della Dogana di Palazzo Vecchio per esporre oltre 100 opere prodotte dal 1967 al 1986. La mostra, ideata e coordinata dalle dottoresse Giovanna Bruco e Rita Albera, allestita dall’architetto Cristiano Toraldo di Francia, ha come titolo “Garbart, riciclaggi di Giorgio Bertin”.[19] Vista la grande affluenza di visitatori sia italiani che internazionali, tradottasi successivamente in richieste da parte di altre importanti città europee, viene iterata alla festa Nazionale dell’Unità a Campi Bisenzio dello stesso anno.

Nel 1992, nell’ambito delle manifestazioni culturali per la commemorazione del cinquecentenario del primo viaggio di Cristoforo Colombo (le Colombiadi), su incarico del Comune di Genova, Omar Calabrese organizza una mostra internazionale dal titolo "Caos e Bellezza: Immagini del Neobarocco". Insieme a Plessi, Mondino, Adami e altri, Bertin è invitato a partecipare con alcune opere.[20][21][22]

Premio Laura Nobile

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Lo stesso argomento in dettaglio: Premio Laura Nobile.

Nel 1993 Bertin è fra i cinque poeti premiati del Premio Laura Nobile, premio biennale nazionale patrocinato dall'università di Siena.[23]

La giuria, che fa il punto sulla poesia italiana al 1993, è composta da Pietro Cataldi, Andrea Zanzotto, Francesco Leonetti, Giulio Ferroni, Guido Guglielmi, Bianca Maria Frabotta e Sandro Briosi. È coordinata da Romano Luperini e presieduta da Luigi Berlinguer, all'epoca rettore dell'università di Siena.[24]

Successivamente continua la sua attività pittorica e poetica.[25]

  1. ^ Garbart - Riciclaggi di Giorgio Bertin, Casa Usher, 1988, p. 55.
    «Claudio Cantella: "Garbage, infatti, è il vocabolo inglese per indicare i rifiuti, ed è appunto dalla fusione di questa parola con art, arte, che nasce Garbart, da allora Garbart diventa sinonimo di Bertin e indica tutta al produzione artistica dell'autore a partire dal 1966"»
  2. ^ Filmato audio Enzo Antonio Cicchino, LO SCULTORE che ha mutato L'ABBANDONO in ARTE, su YouTube, 2021.
  3. ^ Museo civico di storia naturale di Milano., Museo civico di storia naturale di Milano e Società italiana di scienze naturali, Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, v.141(2000), Società Italiana di Scienze Naturali ; Museo Civico di Storia Naturale in Milano, 2000, p. 199. URL consultato il 22 giugno 2024.
  4. ^ Giorgio Bertin, L'uomo che si butta via, MnM Print, 2019, p. 161, ISBN 978-8894394450.
  5. ^ T.A.EX., in Panorama Mese, marzo 1984.
    «T.A.EX. (Total Artistic EXhibition) Esponente dell'espressionismo metropolitano, Giorgio Bertin visse a New York agli inizi degli anni ottanta, dove, con i permessi e l'aiuto del Dipartimento della Sanità, realizzò un documentario sulle varie fasi di espulsione dei rifiuti solidi urbani di questa città: raccolta, trasporto terrestre e fluviale negli inceneritori o interramento nei sanitary landfill (SPASMO-PLUS 1982 edizioni Stampa Alternativa Roma suppl. N.14276).

    Durante la sua permanenza a New York, partecipò più volte alla T.A.EX. (Total Artistic EXhibition): enormi esibizioni artistiche “clandestine” che si tenevano in grandi edifici abbandonati dell'estrema periferia newyorkese, nelle quali tutte le forme espressive erano ammesse.

    I materiali per l'arte figurativa: porte, finestre, legno, metallo, plastiche, cartone, erano in gran parte recuperati nelle aree circostanti agli edifici scelti per le esibizioni.

    Come si ricava anche da vari frammenti biografici, sembra che lo stesso Jean-Michel Basquiat abbia partecipato sia come musicista che come pittore a più di una di queste esibizioni. Questo è confermato sia dal graffitismo e dall'uso di materiali recuperati, nonché dalle sue commistioni espressive che lo accomunano indelebilmente agli elementi fondanti delle T.A.EX.

    Il termine Garbart, da "garbage" (rifiuti) e "arte", adottato da Giorgio Bertin per definire tutta la propria produzione artistica: pittura e scultura, è nato all'interno di questa esperienza unica e irripetibile.»
  6. ^ Giorgio Bertin, Spasmo-Plus, traduzione di Rita Weil, Bixby, Orlando Arango, Vicenza, Stampa alternativa, 1982.
  7. ^ Filmato audio Enzo Cicchino, SPASMO PLUS - "NEW YORK NEW YORK!" TRA I RIFIUTI SOLIDI URBANI libro di fotografia e poesia, su YouTube.
  8. ^ Giuliano Serafini, Recensione "Spasmo-plus", in Eco d'Arte, settembre 1983.
  9. ^ Giorgio Bertin, Anni di Cellophane, Ibiskos Ulivieri, 2021, ISBN 978-8832721676.
  10. ^ Omar Calabrese, Gerhart Schroeder e Claudio Cantella, Garbart: riciclaggi di Giorgio Bertin., La casa Usher., 1988.
  11. ^ Omar Calabrese, Caos e bellezza: immagini del neobarocco, 1. ed, Domus Academy, 1991, ISBN 978-88-7184-010-9.
  12. ^ Gianmaria Mussio, La società dei rifiuti di Giorgio Bertin, a cura di Prof G. Zecchi (corso di Igiene Edilizia), Istituto universitario di Architettura, Venezia, aprile 1984.
    «"The Garb Age/Letà del Garbo"»
  13. ^ Giovanna Bruco, Percorsi, 2022, pp. 45-46, ISBN 9788832722222.
    «garbart \ arte di una garbage \ garbata \ nauseante e poetica ...»
  14. ^ Garbart - Riciclaggi di Giorgio Bertin, La Casa Usherª ed., p. 62.
  15. ^ Mauro Bonciani, L’addio a Giorgio Morales, fu sindaco, su Corriere Fiorentino, 29 novembre 2020. URL consultato il 16 ottobre 2024.
  16. ^ Biografia, su Garbart. URL consultato il 15 giugno 2024.
  17. ^ FLORENCE ART GALLERY - FIRENZE, su florenceartgallery.com. URL consultato il 15 giugno 2024.
  18. ^ Gianni Dorigo | Galleria Immaginaria, su galleriaimmaginaria.com. URL consultato il 15 giugno 2024.
  19. ^ Omar Calabrese, Gerhart Schroeder e Claudio Cantella, Garbart: riciclaggi di Giorgio Bertin., La casa Usher., 1988, p. 4.
    «Ideazione e coordinamento: Giovanna Bruco; organizzazione: Rita Albera, consulenza: Claudio Cantella; allestimento: Cristiano Toraldo di Francia; responsabile della progettazione: Moreno Biagioni; Responsabile mostra: Daniela Romanelli; Foto del catalogo: Mauro Pocci»
  20. ^ Omar Calabrese, Caos e bellezza: immagini del neobarocco, 1. ed, Domus Academy, 1991, ISBN 978-88-7184-010-9.
  21. ^ Filmato audio Giovanna Bruco, Sculture di Giorgio Bertin (1960-1986), su YouTube.
  22. ^ Filmato audio Enzo Antonio Cicchino, sculture 1968-1986, su YouTube.
  23. ^ 5 [cinque] poeti del premio Laura Nobile; Giorgio Bertin, Paola Febbraro, Luca Ferrieri, Guido Mazzoni, Marco Munaro, collana Collana della rassegna biennale di poesia Laura Nobile, Milano, All'insegna del pesce d'oro di Vanni Scheiwiller, 1995, ISBN 978-88-444-1268-5.
  24. ^ Marco Corsi, Canone e Anticanone. Per la poesia negli anni Novanta (PDF), p. 46.
  25. ^ Anni di Cellophane - Italia Book Festival, su italiabookfestival.it. URL consultato il 17 giugno 2024.
  • I due lavori segnalati nella scultura, in Eco d'arte moderna, n. 66, Firenze, 1988.
  • Enrico Mannucci, La spazzatura racconta, in Panorama mese, n. 19, Arnoldo Mondadori, marzo 1984, p. 8.
  • Omar Calabrese, Garbart: riciclaggi di Giorgio Bertin, La Casa Usher, 1988.
  • Gianmaria Mussio, La società dei rifiuti di Giorgio Bertin - Corso di Igiene Edilizia - Prof. G. Zecchi, Venezia, Istituto Universitario di Architettura, 1984.

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