Festino dell'Assunta

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Festino dell'Assunta o
Apoteosi della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo
Tiporeligiosa locale
PeriodoDal 14 al 16 agosto
Celebrata aNovara di Sicilia
ReligioneCattolicesimo
Oggetto della ricorrenzaAssunzione della Vergine Maria in Cielo
Tradizioni religioseOfferta della cera, processioni
Tradizioni profaneLuminarie, altre
Tradizioni culinariecalia e simenza
Data d'istituzione?c.
Altri nomiÛ Fistinu î menzagustu

Il Festino dell'Assunta, altrimenti noto come Û Fistinu î menzagustu e la quinquennale ricorrenza dell'Apoteosi dell'Assunta,[1] sono delle feste religiose popolari tipiche della cittadina di Novara di Sicilia.

Û Fistinu î menzagustu

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Con cadenza annuale si effettua il Festino che comprende:

Processione dell'Assunta

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Epoca normanna - sveva

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In provincia di Messina la letteratura epica attraverso le opere del Placido Samperi, Giuseppe Buonfiglio e Caio Domenico Gallo, indica il Gran Conte Ruggero[2] quale promotore dei festeggiamenti dell'Assunta. L'ingresso trionfale del conquistatore nella città dello Stretto[3] accompagnato dallo sventolio di vessilli, tra i quali in testa, lo stendardo consegnato da Papa Niccolò II a L'Aquila nel 1059, investendo il Normanno del Regno di Sicilia contro i Saraceni.[4] Sullo stendardo campeggiava l'immagine dell'Assunta, sotto la cui egida, patrocinio, protezione, ebbe inizio il processo di ricristianizzazione dell'isola.

La devozione verso la Vergine nel comprensorio novarese si incrementa e rafforza nel XII secolo, con l'arrivo dell'abate Ugo, inviato in Sicilia da Bernardo di Chiaravalle, a guidare un gruppo di monaci cistercensi, ordine che annovera la figura dell'Assunta come pilastro portante dell'istituzione religiosa.

Epoca borbonica

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Nel 1764, fu commissionata dal reverendo Girolamo Sofia allo scultore napoletano operante a Messina Filippo Colicci l'attuale statua lignea raffigurante l'Assunta per il duomo di Santa Maria Assunta.[5]

Grazie agli appunti dell'antropologo Giuseppe Pitrè, studioso di costumi e documentatore di tradizioni siciliane, è possibile ricostruire alcune edizioni storiche caratterizzate da segnali avversi, nello specifico di avvisi interpretati come presagi di futuri eventi funesti. Infatti l'inclemenza del tempo e l'eventuale spegnimento dei ceri devozionali erano visti come indici dai quali trarre gli auspici per l'anno a venire.

  • 15 agosto 1847. Condizioni meteorologiche avverse e vento impetuoso spensero tutte le torce: triste presagio alla rivoluzione del 1848.[6]
  • 15 agosto 1853. Rientro a lumi spenti: premonizione dell'epidemia di colera del 1854.[6]
  • 15 agosto 1879. Rientro a lumi spenti: nel mese di gennaio 1880 si verificarono piogge torrenziali nel comprensorio e in tutta la provincia, con effetti alluvionali devastanti.[6]

Epoca contemporanea

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Dopo il divieto vescovile degli anni quaranta, a parte l'eccezione per il 1951, grazie ad un permesso speciale, dato in occasione della chiusura dell'Anno Santo, i 15 simulacri non sono tornati più in processione.

Nel 2000, anno giubilare, grazie all'interessamento di don Enrico Ferrara, arciprete, nonché alla lungimiranza dell'arcivescovo Giovanni Marra, hanno riportato alla ribalta la solenne Apoteosi di Maria.

Edizione 2018

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  • 15 08 2018. Alle ore 21:45 dopo una pioggia insistente, ha avuto inizio la processione.

Edizione 2019

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Edizione 2020

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  • 15 08 2020. Causa restrizioni dettate per il contenimento e contrasto della pandemia COVID-19 non ha avuto luogo l'Apoteosi con le statue dei Santi tanto meno la solenne processione. Il simulacro della Madonna Assunta e stato esposto alla venerazione dei fedeli collocato sull'abituale fercolo, elemento disposto su carrello trainato da un limitato numero di portatori.

La traslazione della vara sulla soglia del tempio è avvenuto per il tempo stimato, sulla base delle trascorse processioni.

  • "Â scinnuda da Madonna". L'ultima domenica di luglio, avvolta in un lenzuolo la statua è deposta dalla nicchia della cappella abituale.
  • "Â Madonna ô so logu". Il primo di agosto, la statua collocata sul fercolo è intronizzata con una piccola cerimonia processionale interna. La vara staziona in prossimità dell'ultima campata della navata sinistra, per la consueta chinnicea.
  • "Processione dell'Assunta". Il giorno di Ferragosto, secondo tradizione, si procede con la predisposizione dei ceri con la caratteristica forma piramidale, ogni ordine è suddiviso da nastri multicolori. La statua è abbigliata con i tantissimi gioielli, "ex voto", dono dei fedeli nei secoli, infine l'intera vara è addobbata con composizioni floreali.
Alla messa riservata ai numerosi portatori, segue l'accensione delle circa 150 candele. A fine celebrazione tutti i portatori si dispongono in cerchi concentrici, genuflessi intonano il commovente canto dell'Ave Maris Stella, al termine del quale il rituale prevede gli attesi tre colpi di martello sul bracciolo come segnale d'inizio. Nel frattempo la brigata di componenti si colloca sotto le assi munita di adeguate protezioni atte ad ammortizzare e distribuire uniformemente il peso sulle spalle. Alle acclamazione del capovara rispondono con ritmati e decisi Evviva sollevando e facendo avanzare dondolando il pesante fercolo.
  • "Â ballada da Madonna". Tre passi avanti e due indietro caratterizzano l'andamento della vara, che eccetto in duomo e durante i tragitti nelle piazzette che prevedono la sosta, percorre un itinerario costituito da un continuo alternarsi di saliscendi.
Tra le navate riecheggiano le acclamazioni:

"E come Madre Celeste", "Evviva".
"E come Regina degli Angeli", "Evviva".
"E per la Protettrice di Novara", "Evviva".

Un continuo crescendo finché la vara raggiunge e oltrepassa la soglia del portale. Tra il rumore assordante degli spari di moschetteria, il continuo scampanio e l'esecuzione degli inni bandistici, ha inizio il percorso esterno che prevede due soste prolungate:
Piazzale dell'Abbazia. Al termine della sosta sono recitale le litanie lauretane. Giochi pirotecnici segnalano la ripresa della processione che prevede il passaggio dinanzi alla chiesa dell'Annunziata e rasenta il ponte di San Sebastiano caratterizzato dalla galleria di luminarie.
Piazza Bertolami. Sosta prolungata nella piazza ubicata sulla strada provinciale 185 che si innesta con la strada che conduce al duomo: Via Duomo. Al termine della sosta sono recitate le litanie. A luminarie spente è eseguito uno spettacolare sparo di fuochi artificiali. Segue il lentissimo rientro in duomo, gran parte dei fedeli anticipano il fercolo senza mai voltare le spalle all'icona.
Rientro. L'ingresso è contraddistinto dal sovrapporsi di acclamazioni accompagnato dallo sventolio di fazzoletti bianchi. L'epilogo è commovente, gli stessi occhi radiosi e luminosi che hanno accompagnato tutte le fasi della giornata, si velano di lacrime. I tre colpi di martelletto sul bracciolo, che hanno segnalato le alzate e le abbassate della vara nel corso della processione, marcano la fine del percorso. La pesante struttura, con un ultimo sussulto, è adagiata sul pavimento. L'assalto dei fedeli segnala la distribuzione della cera fusa, i più fortunati portano a casa qualche fiore degli addobbi.

Apoteosi dell'Assunta

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Festino 2019.

Ogni lustro è effettuata l'Apoteosi dell'Assunta che raggruppa le due processioni, la prima delle quali è accompagnata in forma solenne da ben 15 simulacri. Il 2015 è l'ultimo anno in cui è stato riproposto l'evento, la riproposizione avrà luogo nel 2020.

Ogni 5 anni per l'Apoteosi dell'Assunta accompagnano la statua della Vergine i simulacri di: San Rocco, San Gregorio Magno, San Sebastiano Martire, San Francesco d'Assisi, Santa Rosalia Vergine, Sant'Antonio Abate, Santa Caterina d'Alessandria, San Francesco di Paola, Sant'Antonio di Padova, San Marco Evangelista, San Giorgio Megalomartire, San Filippo d'Agira, San Michele Arcangelo, San Giuseppe, Sant'Ugo Abate Cistercense (in passato anche San Lorenzo e San Silvestro i cui simulacri si sono guastati nel tempo e non più rifatti).

Teoria di Santi

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I simulacri dei 15 santi[7] al tramonto del 14 agosto sono processionalmente condotti in duomo di Santa Maria Assunta dalle rispettive congreghe e confraternite, un tempo nei loro sacchi da babbaluci, e dai devoti.[7] Sono rappresentati angeli (San Michele Arcangelo), i martiri (Santa Caterina d'Alessandria, San Sebastiano, San Giorgio), gli evangelisti (San Marco), gli abati (Sant'Antonio Abate e Sant'Ugo cistercense), i confessori (San Rocco, San Francesco di Paola, Sant'Antonio da Padova e San Filippo d'Agira), i papi (San Gregorio Magno), le vergini (Santa Rosalia) ed erano presenti il patrono d'Italia (San Francesco d'Assisi) e lo sposo di Maria (San Giuseppe).

Rispettando la gerarchia, l'antichità della chiesa d'appartenenza e l'importanza della confraternita rappresentata, prendono parte alla processione precedendo nell'ordine il fercolo della Vergine.[8]

In passato anche le statue:

Galleria d'immagini

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San Rocco di Montpellier, San Gregorio Magno, San Sebastiano Martire, San Francesco d'Assisi, Santa Rosalia Vergine, Sant'Antonio Abate, Santa Caterina d'Alessandria.


San Francesco di Paola, Sant'Antonio di Padova, San Marco Evangelista, San Giorgio Megalomartire, San Filippo d'Agira, San Michele Arcangelo, San Giuseppe e Gesù fanciullo.


Vara di Sant'Ugo Abate Cistercense

  1. ^ Giuseppe Pitrè, pp. 176-180.
  2. ^ Giuseppe Pitrè, pp. XXV.
  3. ^ Caio Domenico Gallo, p. 37.
  4. ^ Giuseppe Pitrè, pp. XXXV.
  5. ^ Touring Club Italiano, pp. 916 e 917.
  6. ^ a b c Giuseppe Pitrè, p. 178.
  7. ^ a b Giuseppe Pitrè, p. 176.
  8. ^ Giuseppe Pitrè, p. 177.

Altri progetti

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