Enea Venturi

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Enea Venturi (Malalbergo, 2 settembre 1888Bologna, 2 agosto 1963) è stato un imprenditore, pubblicista e politico italiano, ricordato soprattutto per le sue opere di bonifica idraulica e agraria.

Era figlio di Giuseppe Vittorio Venturi (1860-1936), proprietario di vasti latifondi nei comuni di Galliera, Malalbergo e San Pietro in Casale. [1][2] Prese parte alla Grande Guerra e ottenne il grado di capitano.

Gli anni del fascismo e delle bonifiche

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Dopo la guerra aderì al Fascio di combattimento bolognese, stringendo amicizia con Leandro Arpinati. Venturi rappresenta un caso di identificazione completa tra fascismo e agraria. Non si limita a finanziare lo squadrismo nelle azioni contro il Partito Socialista Italiano, ma prende parte egli stesso in prima persona alle azioni fasciste[3].

Il 21 novembre 1920, a capo di una squadra d'azione[4], partecipò agli scontri tra fascisti e Guardie Rosse che culminarono con la strage di Palazzo d'Accursio. Il mese successivo, era presente a Ferrara alla manifestazione che sfociò nell'eccidio del Castello Estense[5].

Alcuni dei fabbricati, ora semiabbandonati, della tenuta Vittorina a S. Vincenzo di Galliera (Bologna). A partire dagli anni Dieci del XX secolo, in essi si raccoglievano le macchine per la bonifica dei terreni. La tenuta fu di proprietà di Enea Venturi fino alla fine degli anni Quaranta.

Nel biennio 1921-1922, Venturi è considerato tra i principali animatori dello squadrismo a Galliera[6], all'epoca teatro di duri scontri tra socialisti e fascisti[7]. La sua carriera politica fu bruscamente interrotta nel 1933: infatti l'epurazione subìta da Leandro Arpinati nel maggio di quell'anno ebbe una ricaduta su tutto il suo entourage[8], e Venturi, in quanto 'arpinatiano', fu rimosso dalle cariche che ricopriva nel comune di Galliera e nella federazione fascista bolognese. Assieme al fratello Brenno Venturi (1885-1961), continuò a frequentare Arpinati quando questi fu in domicilio coatto a Malacappa di Argelato[9][10]. L'amicizia e la solidarietà con il gerarca caduto in disgrazia costarono a Brenno un fermo di polizia e un'ammonizione formale[11].

In quegli anni Enea Venturi proseguì l'attività di latifondista agricolo, completando la bonifica idraulica e agraria di duemila ettari di terreni adibiti a risaia. Adottò tecniche moderne di aratura, irrigazione e concimazione. I terreni che beneficiarono di questa attività furono le tenute "Ducato" e "Vittorina" nel territorio di Galliera[12].

«Dove pochi anni addietro non era che una bassa landa di scopeti, animata soltanto dal gracidare delle rane e dal volo degli acquatici, oggi è terreno ubertoso suscettibile di qualsiasi coltura ad alto rendimento.[13]»

A partire dal 1928 (per primo in Italia) intraprese l'allevamento della pecora Karakul[14], dalla quale si ricava la pelliccia Astrakan. Il suo allevamento divenne presto rinomato[15][16], ed è spesso citato come esempio di realizzazione della politica autarchica del regime[17].

Dagli anni Venti fino alla sua morte ricoprì numerose cariche in associazioni agricole, tra le quali il Consorzio della bonifica renana.

Il secondo dopoguerra

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Anche nel secondo dopoguerra si oppose con violenza alle rivendicazioni del movimento operaio[18]. L'8 aprile 1949, al culmine di un'agitazione che si protraeva da quasi venti giorni, fece intervenire le forze dell'ordine contro gli operai dei suoi possedimenti in sciopero[19]. Questo grave episodio, in cui rimasero feriti due scioperanti, fu oggetto di un'interrogazione parlamentare.[20] Causa dello sciopero era stato il rifiuto, da parte di Venturi, di dedicare alla coltivazione del riso i suoi terreni, destinando in questo modo molti braccianti alla disoccupazione.

Proprio a partire dal 1949, si hanno le testimonianze dell'esistenza a Galliera di un "covo di picchiatori fascisti"[21] da lui protetti e finanziati. Il 13 novembre questi aggredirono e ferirono un ex partigiano[22]. Il 10 marzo 1950, in occasione di un nuovo sciopero, nelle sue tenute avvenne uno scontro tra braccianti e crumiri da lui reclutati[23][24]. L'anno seguente il deputato Andrea Marabini dichiarò in Parlamento:

«l’agrario Enea Venturi [...] non nasconde la formazione di certe squadre volontarie. Costui fa addirittura esercitare queste squadre. In occasione di una festa del patrono, a Gal[l]iera si sono uditi numerosi spari. Non si trattava di mortaretti: erano 80 squadristi che sparavano i propri fucili dalle tenute o ai margini delle tenute di questo agrario. Con questi spari non si voleva festeggiare il patrono, ma si voleva fare opera di intimidazione contro i lavoratori. Questo agrario ha già avuto piena libertà di sparare contro braccianti e contadini.[25]»

Ancora nel 1953 un militante del P.C.I. di Galliera, riferendosi ad alcuni lavoratori dell'azienda Venturi, scrisse che queste persone erano "dominate dal terrore agrario"[26].

Nel corso degli anni Cinquanta, tuttavia, l'asprezza delle lotte sociali venne scemando, anche a causa di fenomeni come il progressivo declino della risicoltura emiliana e l'esodo di molte persone dalla campagna verso la città. Lo stesso Venturi iniziò a vendere molti dei suoi terreni, e le sue proprietà nel 1959 misuravano soltanto 150 ettari.

Morì a Bologna il 2 agosto 1963. Alla sua commemorazione funebre, Agostino Bignardi citò la frase catoniana: "Dagli agricoltori escono uomini fortissimi e soldati valorosi"[27].

È sepolto nel Chiostro VIII della Certosa di Bologna. Il monumento, opera dello scultore Pasquale Rizzoli[28], ospita anche le spoglie di Maria Dalle Donne e dista pochi metri dalla tomba di Giulio Giordani, l'avvocato nazionalista e consigliere comunale di minoranza che rimase ucciso il 21 novembre 1920, nella strage di Palazzo d'Accursio.

Pubblicazioni

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  • Enea Venturi, Risicoltura bolognese, estratto dal Volume III - nuova serie - degli annali della R. Accademia di Agricoltura di Bologna, Bologna, Tipografia Paolo Cuppini, 1943.
  • Enea Venturi, La pecora Karakul in Italia - allevamento e sua tecnica, terza edizione, Bologna, Soc. Tip. Mareggiani, 1946.
  1. ^ Bignardi 1958, pp. 38-40.
  2. ^ Luigi Zerbini, Illustrazione delle principali aziende agrarie del Bolognese, Bologna, Società Tipografica già Compositori, 1913.
  3. ^ Renato Zangheri, Bologna, Laterza, 1986, p. 142.
  4. ^ Onofri, p. 271 [1]
  5. ^ Enea Venturi ieri e oggi, in Il Progresso d'Italia, 15 novembre 1949, p. 2.
  6. ^ Galliera, in L'Assalto - settimanale della Federazione provinciale fascista, 7 gennaio 1922, p. 6.
  7. ^ Fulvio Simoni, San Pietro in Casale. Un secolo di storia, San Pietro in Casale, Comune di San Pietro in Casale, 1990.
  8. ^ Dalla Casa, pp. 265-281.
  9. ^ Ciò è testimoniato, tra gli altri, dalla figlia dell'ex gerarca. Cfr. Giancarla Arpinati, Malacappa. Diario di una ragazza. 1943-1945, Bologna, Il Mulino Intersezioni, 2004. Sia Giorgio Pini sia Agostino Bignardi ricordano anche che Arpinati, allora in difficoltà finanziarie, accettò un prestito dall'amico Venturi. Per la testimonianza di Pini cfr. Nazario Sauro Onofri, I giornali bolognesi nel ventennio fascista, p. 133.
  10. ^ Dalla Casa, pp. 269 e 457.
  11. ^ Dalla Casa, pp. 279 e 296. Assieme a Brenno furono fermati numerosi 'arpinatiani', alcuni dei quali furono anche inviati al confino.
  12. ^ Orlando, pp. 187-194.
  13. ^ Adolfo Giovanelli, La bonifica interna di "Valle Vittorina" in Galliera e San Pietro in Casale. Note di Adolfo Giovanelli, commissario prefettizio a Galliera, Bologna, Stabilimenti Poligrafici Riuniti, 1923, pp. 19-20.
  14. ^ Bignardi 1963, p. 6.
  15. ^ Nel suo allevamento di Galliera fu realizzato un documentario [2] Archiviato il 27 marzo 2016 in Internet Archive. dell'Istituto Luce.
  16. ^ Rivista di zootecnia: rassegna mensile di scienza e pratica zootecnica, Volume 17, 1940, p. 195.
  17. ^ A. Sirri, Contributo autarchico della zootecnia bolognese, in "Il comune di Bologna", agosto-settembre-ottobre 1939, p. 35. Sirri scrive: 'A proposito di ovini, va segnalato che la provincia di Bologna è forse quella che alleva attualmente il maggior numero di pecore Caracul, le produttrici delle famose pelliccie. Gli allevamenti bolognesi hanno fornito a tutta Italia molte decine di riproduttori.'
  18. ^ Probabilmente questo suo atteggiamento fu rafforzato dalle rappresaglie che colpirono i suoi amici e parenti nel 1945: il 22 aprile Leandro Arpinati fu ucciso a Malacappa, e il 23 luglio la stessa sorte toccò all'agricoltore Francesco Testoni di Galliera. Quest'ultimo era cognato di Enea Venturi. Il 7 luglio 1995 Il Resto del Carlino scrisse che "l'unico torto" di Francesco Testoni era stato quello di essere cognato di "un ex console della milizia fascista", avvalorando così l'ipotesi di una vendetta trasversale.
  19. ^ Due braccianti feriti in una carica della polizia, in L'Unità, 9 aprile 1949, p. 4.
  20. ^ Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - Seduta di lunedì 11 luglio 1949 [3].
  21. ^ Garuti, p. 27.
  22. ^ Sciopero a Bologna per l'aggressione di Galliera, in L'Unità, 15 novembre 1949, p. 1.
  23. ^ Severa lezione ai crumiri nelle campagne bolognesi, in L'Unità, 11 marzo 1950, p. 4.
  24. ^ Garuti, pp. 30-33.
  25. ^ Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - Resoconto della seduta pomeridiana di martedì 19 giugno 1951 [4].
  26. ^ Relazione dattiloscritta datata 27 giugno 1953 e conservata presso l'Istituto Gramsci dell'Emilia Romagna.
  27. ^ Bignardi 1963, p. 9.
  28. ^ Giuliana Lo Faro e Roberto Martorelli (a cura di), Certosa di Bologna. Arte e storia 3. Pasquale Rizzoli. Sculture del Novecento tra Accademia e Modernismo (cartina) (PDF), su Storia e Memoria di Bologna, Bologna, Grafiche Zanini, febbraio 2006.
  29. ^ Cfr. Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, anno 72°, n. 240 - 16 ottobre 1931, p. 5060.
  • Luigi Arbizzani, L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione. Volume terzo - Azione operaia, contadina, di massa, Bari, De Donato Editore, 1976.
  • Agostino Bignardi, Costruttori di terre, Bologna, Edizioni Bandiera, 1958.
  • Agostino Bignardi, In ricordo di Enea Venturi - commemorazione tenuta nella Giunta direttiva dell'Unione agricoltori di Bologna il 3-9-1963, Bologna, Tip. Il Resto del Carlino, 1963.
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il Mulino, 2013, ISBN 978-88-15-24529-8.
  • Maurizio Garuti (a cura di), Il popolo e la festa: sessant'anni di feste dell'Unità a Galliera (1946-2006), Bologna, Pendragon, 2006.
  • Nazario Sauro Onofri, La strage di Palazzo d'Accursio. Origine e nascita del fascismo bolognese. 1919-1920, Milano, Feltrinelli, 1980.
  • Federico Orlando, L'agricoltore, Firenze, Vallecchi, 1960.

Voci correlate

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