Castello di Morcote
Castello di Morcote | |
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Ubicazione | |
Stato attuale | Svizzera |
Città | Morcote |
Indirizzo | Castello 2, 6922 Morcote |
Coordinate | 45°55′33.23″N 8°54′49.7″E |
Informazioni generali | |
Costruzione | XII secolo-XV secolo |
Condizione attuale | In rovina |
Informazioni militari | |
Termine funzione strategica | 1513 (invasione dei Confederati Svizzeri) |
Occupanti | Confederati Svizzeri |
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La costruzione del castello di Morcote[1] iniziò nel XII secolo. La costruzione, tuttavia, subì importanti modifiche nel XV secolo, anche per effetto di numerosi passaggi di mano, conquiste e riconquiste. Ad iniziare il secolo più travagliato della storia del castello fu lo scambio avvenuto il 16 settembre 1416 fra Filippo Maria Visconti e Loterio Rusca: il secondo cedette al primo la Val Chiavenna ottenendo in cambio il castello, che nel 1445 fu però espugnato da Franchino Rusca. Nel corso dello stesso anno, però, i comaschi ne ripresero il controllo e lo affidarono alla Repubblica ambrosiana. Il castello, però, fu nuovamente espugnato dai Sanseverino, che nel luglio del 1467 ne presero possesso e lo consegnarono a Bianca Maria Sforza. Un messo di Milano, nel prenderne possesso, prese nota degli armamenti: «Molto l'ha fornita de munitione et instrumenti da offendere et da difendersi», scrisse, parlando del castello come di «una superba e gagliarda fortelizia»[2]. Il Ducato di Milano ne fece il cuore della rete che difendeva la regione del Sottoceneri[3], e per renderla inespugnabile inviò l'ingegnere Benedetto Ferrini, che vi si presentò a gennaio o a febbraio del 1479. Tre anni dopo, comunque, Ettore Rusca, inviato come messo del Ducato, annotò che la fortezza era particolarmente robusta[4]. Dopo che il castello era passato di nuovo nelle disponibilità dei Sanseverino nel 1484, nel 1512 fu conquistato dalla Confederazione Elvetica, che il 9 maggio 1513 ne dispose la dismissione: «Tutto quello che si trova nel Castello di Morcò fosse da trasportarsi a Lugano e quindi lasciato diserto»[5].
Dopo la distruzione operata dagli elvetici rimangono le fondamenta di una torre quadrata, la cinta perimetrale, un torrione circolare, un rivellino e tracce del ponte levatoio.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894. p. 219-232.
- Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 319, 437-438, 582.
- Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991.
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