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Lettera Trichet-Draghi
La lettera Trichet-Draghi (conosciuta anche come lettera della BCE all'Italia) è una corrispondenza riservata con cui, il 5 agosto 2011, i vertici entranti e uscenti della Banca centrale europea indirizzarono al Governo italiano una serie di richieste volte a condizionare il sostegno europeo all'Italia a drastiche misure di risanamento economico.
Antefatto
[modifica | modifica wikitesto]Nonostante l'avvenuta approvazione di misure economiche proposte dal Governo - con la Legge 30 luglio 2010, n. 122 e con la Legge 15 luglio 2011 n. 111 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) - il 4 agosto 2011 lo spread (divaricazione di valore) BTP-Bund decennali aveva toccato i 389 punti, nell'ambito della crisi finanziaria globale del 2007 e la successiva crisi strutturale italiana del 2011.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il 5 agosto 2011, al culmine di una drammatica crisi delle borse europee e un forte ampliamento del differenziale tra i tassi sui titoli italiani e quelli tedeschi (spread), il governatore uscente della BCE, Jean Claude Trichet, e quello in pectore, Mario Draghi, scrivevano una lettera riservata al governo italiano, all'epoca presieduto da Silvio Berlusconi, indicando una serie di misure da attuarsi al più presto.[1] All'ottemperanza di tali misure veniva implicitamente condizionato il sostegno della BCE, attuato attraverso l'acquisto massiccio di titoli di Stato italiani sul mercato secondario.
Tale iniziativa ha rappresentato un'assoluta novità[2] e, per alcuni, una forte ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano.[3][4]
Misure richieste
[modifica | modifica wikitesto]La lettera specificava le misure ritenute urgenti per evitare il collasso del Paese e dell'Euro. I punti elencati erano[5] i seguenti.
- Misure significative per accrescere il potenziale di crescita, aumentando la concorrenza, particolarmente nei servizi, migliorando la qualità dei servizi pubblici, ridisegnando i sistemi regolatori e fiscali affinché fossero più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
- «Piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. [...] in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala. [...] riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende»
- Revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro.
- Misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
- Ulteriori misure di correzione del bilancio che anticipassero di un anno la prevista riduzione di deficit, aumentando i tagli di spesa, intervenendo per ridurre la spesa pensionistica e riducendo gli stipendi del pubblico impiego.
- Clausola di riduzione automatica del deficit.
- Stretto controllo sull'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e delle spese delle autorità regionali e locali.
- Misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese, rendendo sistematico nelle amministrazioni pubbliche l'uso degli indicatori di performance, particolarmente nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione.
- Misure per abolire o fondere organi amministrativi intermedi (come le Province), azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Stante la gravità della situazione, la lettera richiedeva che le misure di cui ai punti 1 e 2 fossero intraprese quanto prima con decreto-legge, convertito in legge dal Parlamento entro fine settembre.
La lettera proseguiva ritenendo appropriata una riforma costituzionale che rendesse più stringenti le regole di bilancio.
Pubblicazione della lettera
[modifica | modifica wikitesto]Secondo quanto riportato da Renato Brunetta, allora Ministro della Pubblica Amministrazione, il contenuto della lettera fu anticipato a Berlusconi, su indicazione di Mario Draghi, da Daniele Franco, allora alla Banca d'Italia. [6]
Venerdì 5 agosto 2011 (giorno stesso della lettera), a borse chiuse, Berlusconi e Tremonti convocarono una conferenza stampa per spiegare una manovra straordinaria per l'Italia. A seguito di questa conferenza stampa, i giornali iniziarono a parlare di una lettera segreta della BCE inviata al governo italiano.
Andrea D'Ambra (presidente dell'associazione Generazione attiva) chiese alla BCE di poter vedere quella lettera e la BCE gli rispose il 7 settembre 2011 (risposta pubblicata da il manifesto il 9 settembre 2011): "Ci dispiace, la lettera deve rimanere segreta". Il 29 settembre 2011, uno scoop del Corriere della Sera rivelò questa lettera[7] all'opinione pubblica.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La lettera della Bce all'Italia che ha infiammato il dibattito politico
- ^ La lettera da Francoforte che ha cambiato l'Italia - Il Sole 24 ORE
- ^ Elido Fazi, La terza guerra mondiale?, Fazi Editore.
- ^ Giulio Tremonti, Uscita di sicurezza, Rizzoli.
- ^ «C'è l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita» - Corriere della Sera
- ^ Che cosa lega Draghi, Franco e Brunetta su StartMagazine
- ^ L'articolo originale del 29 settembre 2011, su corriere.it. URL consultato il 30 settembre 2011 (archiviato il 30 settembre 2011).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Testo lettera sul Corriere della Sera del 29/9/2011, su corriere.it.
- La Merkel e Sarkozy ridono di Berlusconi (23/10'11)