Discussione:Sistema di numerazione greco

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Lo zero ellenistico

[modifica wikitesto]

Ho una discreta conoscenza della storia della matematica, e non ho mai sentito parlare dell'uso dello zero in ambiente ellenistico: altro che trattato da "molti storici della matematica"!

A me la storia puzza di ricerca originale: comunque invito Utente:Diablo, che ha aggiunto la sezione, a portarci le fonti che ha usato. -- .mau. ✉ 10:19, 20 gen 2006 (CET)[rispondi]

Aggiungo che l'unico punto "non wikipedico" dove ho trovato scritto di "zero ellenistico" è questo che però rifiuta in toto la tesi :-) -- .mau. ✉ 13:19, 20 gen 2006 (CET)[rispondi]

Aspettate: l'articolo non l'ho scritto io, nemmeno in minima parte, perciò non so se sia plausibile o meno. Il mio compito era solamente quello di unificare le pagine, trattandosi di numerazione greca l'ho riportato qui. Spero di essermi chiarito. Diablo 16:52, 20 gen 2006 (CET)[rispondi]

ti ricordi da dove hai preso la pagina da unire? -- .mau. ✉ 18:28, 20 gen 2006 (CET)[rispondi]

Lo zero ellenistico

[modifica wikitesto]

copio qui la sezione tolta dalla pagina per mancanza di fonti sicure. -- .mau. ✉ 20:30, 21 gen 2006 (CET)[rispondi]


Molti storici della matematica suppongono che lo zero nella sua forma attuale sia stato portato in India dalla cultura ellenistica (e spesso Ellenismo per questi storici significa "ideologicamente" Grecia), giacché questo segno lo ritroviamo già nei papiri ellenistici del III sec a.C. e poi in Claudio Tolomeo nel 150 d.C.

Addirittura alcuni studiosi (come L. Russo) ipotizzano che quella "greca" sia stata una sorta di anticipazione interrotta ben più consapevole della presunta "scoperta" indiana. In questa sede non entreremo in questa polemica storiografica che rinviamo a dopo, quando tratteremo del ruolo dell'India in questa articolata storia delle cifre. Quello che è importante discutere in questa sede è l'origine del segno attuale che sta per lo zero, è cioè il tondino vuoto.

Per alcuni l'origine è acronimica, nel senso che 0 starebbe per la "o" (ο) di oudén (gr, "niente") tanto è vero che in epoca bizantina, quando "niente" era reso più spesso con medén il simbolo utilizzato era la "Mi" greca (μ).

A questa tesi Neugebauer obietta che se fosse stato così ci sarebbe stata confusione tra "o" intesa come zero e "o" intesa come 70 nel sistema alfabetico-numerico greco. A questa obiezione di Neugebauer si è controbiettato che anche in altri casi il rischio di confusione è stato ugualmente corso: sia Diofanto per designare un segno che indicasse una separazione tra le decine di migliaia ed i numeri più piccoli (monas), sia astronomi contemporanei di Archimede, per designare i gradi (moira) hanno utilizzato lo stesso segno e cioè la Mi con l'omicron sovrapposto che può indicare anche il numero 700.000. Un'altra ipotesi sull'origine del segno è quella che esso rappresenterebbe la forma grafica della traccia lasciata sulla sabbia da un ciottolo (psephos) appena tolto.

A questa polemica si possono fare alcune osservazioni:

  • La distinzione tra moira, monas e il numero 700.000 è più facile di quella tra zero e 70.
  • In un sistema dove la posizione della cifra non conta nulla, il simbolo conta moltissimo, ed è quindi essenziale che non si confonda con altri.
  • La distinzione tra zero e 70 non conta nulla se lo zero viene utilizzato solo nella numerazione sessagesimale (in quanto 70 in tal caso è graficamente 60+10) e/o se zero costituisca solo un segno di interpunzione o indicante l'assenza del numero, ma non un numero determinato (ipotesi corroborata dalla natura fortemente decorativa delle sue rappresentazioni grafiche, dall'utilizzo della tecnica "archeologica" e "crittografica" dell'acronimico e proprio dall'utilizzo quasi esclusivamente astronomico e "sessagesimale" di questo segno)

È possibile formulare un'altra ipotesi sull'origine del segno:

  1. Inizialmente fu coniato in ambito neo-babilonese un segno per distinguere i diversi ordini numerici, segno che poi servì per indicare l'assenza di elementi in un ordine numerico interposto tra altri due ordini.
  2. Nel momento in cui fu usato un segno di interpunzione, in Egitto (è questa l'ipotesi) analogamente fu usato l'ideogramma della bocca (‘r) o il segno ieratico dell'apostrofo che indicavano il segno di frazione (e quindi anche di divisione e di separazione grafica)
  3. Da questi due segni derivano il tondino e l'apostrofo o il punto usati per scopi simili in ambito greco-ellenistico.
  4. Il termine moira simboleggiato da "Mo" ed indicante "grado" (oggi non a caso simboleggiato da "°") vuol dire significativamente "parte assegnata" e rinvia all'ideogramma egizio suddetto (frazione).
  5. I Greci forse non hanno aggiunto niente alle intuizioni precedenti che non rientri nelle sortite felici di un ricco sistema di interazioni culturali.