Indice
Critiche a Microsoft
Numerose sono le critiche a Microsoft, riguardanti vari aspetti delle sue politiche di commercio e pratiche di lavoro; le accuse più importanti avanzate a Microsoft sono di corruzione di istituti, imposizioni "furbe" di copyright, pratiche di lavoro quali la ritenzione forzata degli impiegati, profit lock-in, pubblicità ingannevoli.
Profit lock-in
[modifica | modifica wikitesto]Sin dalle sue origini Microsoft si è definita come una compagnia-piattaforma e contemporaneamente ha compreso l'importanza di attirare a sé programmatori di terze parti. Per fare ciò ha creato numerosi strumenti di sviluppo e corsi formativi, nonché dato ai programmatori esterni la possibilità di accedere alle proprie interfacce di programmazione (Windows API). Benché l'ubiquità dei software Microsoft che ne risulta permetta agli utenti di beneficiare delle esternalità di rete (a vantaggio sia del produttore che dell'utente finale), i critici denunciano quella che loro considerano la strategia dell'«abbraccia, estendi ed estingui» («embrace, extend and extinguish»):[1] Microsoft più volte ha pubblicamente supportato l'uso di standard proposti da diverse organizzazioni (quali il W3C o l'IETF), per poi estenderli e farsi proprietario di tali estensioni, cosicché lo standard originario (per la troppa concorrenza dell'estensione Microsoft) cessa di essere utilizzato, estinguendosi.[2][3][4][5][6] Solo per fare un esempio, recentemente Microsoft ha ottenuto l'approvazione dall'ISO (International Organization for Standardization) delle proprie specifiche OOXML (Office Open XML), riuscendo così in un nuovo tentativo di controllo degli standard.[7][8][9][10]
I software Microsoft sono inoltre presentati come una "scelta" sicura per i manager nel campo dell'information technology che acquistano software per le proprie aziende. In una nota interna per il consiglio di amministrazione Microsoft sullo sviluppo del C++, Aaron Contorer ha affermato:[11]
«L'interfaccia di programmazione Windows è talmente ampia, approfondita e funzionale che la maggior parte dei venditori indipendenti di software sarebbero pazzi a non farne uso. È inoltre talmente incorporata nei codici di programmazione di numerose applicazioni Windows che si è creato un ingente costo di conversione per chi volesse utilizzare un differente sistema operativo... È questo costo di conversione che ha dato ai programmatori la pazienza di stare con Windows nonostante tutti i nostri errori, i nostri driver non funzionanti, il nostro alto TCO (costo totale di proprietà), la nostra mancanza a volte di un'attrazione visiva e molte altre difficoltà [...] I programmatori costantemente prendono in considerazione altre piattaforme informatiche, [ma] il lavoro necessario per lo spostamento risulta essere così ampio che sperano che noi miglioriamo Windows, piuttosto che essere spinti a cambiare piattaforma. In poche parole, senza questa esclusiva interfaccia detta Windows API, saremmo morti già da molto tempo.»
Imposizione di copyright
[modifica | modifica wikitesto]Quando la Microsoft scoprì che il suo primo prodotto, Altair BASIC, era largamente soggetto a pirateria informatica, il fondatore Bill Gates redasse la famosa Lettera aperta agli hobbisti, in cui accusò apertamente molti hobbisti di aver trafugato il software in oggetto. La lettera di Bill Gates suscitò diverse risposte: una parte degli hobbisti obiettò all'accusa, mentre un'altra parte di essi tagliò corto patteggiando un risarcimento.[12] Il disaccordo sulla questione della facoltà di registrare i software ancor oggi continua, portato avanti soprattutto dai movimenti che supportano il software libero: Microsoft sostiene che il software libero disponibile sotto licenza GPL sarebbe «potenzialmente virale»[13][14], e la stessa licenza GPL sarebbe una «licenza virale» che «infetta» il software proprietario e costringe i suoi sviluppatori a rendere disponibili al pubblico sorgenti coperte da copyright.[15]
I cosiddetti Halloween Documents, una serie di memoranda interni alla Microsoft trapelati a partire dal 1998 e riguardanti le strategie a proposito dei software open source, rivelano che alcuni addetti Microsoft percepiscono i software open source (in particolare Linux) come una crescente minaccia per la posizione di Microsoft sul mercato dei software. Gli Halloween Documents ammettono che talune parti Linux sarebbero superiori alle corrispettive e contemporanee parti disponibili su Microsoft Windows e delineano una strategia di «demercificazione di protocolli e applicazioni».[2][3][4][5][16]
Un altro punto di dibattito della critica riguarda il fatto che la Microsoft userebbe le distribuzioni shared source per estrapolare i nomi degli sviluppatori che hanno utilizzato il codice sorgente Microsoft: i critici ritengono che tali sviluppatori potranno un giorno essere oggetto di querele se mai parteciperanno allo sviluppo di prodotti della concorrenza.[17] Questo problema è stato reso noto da pubblicazioni di numerose organizzazioni, tra cui l'American Bar Association e la Open Source Initiative.[18]
Oltretutto, sin dagli anni Novanta, Microsoft è stata accusata di mantenere nascoste o segrete le API: le interfacce dei software dell'azienda sarebbero tenute segrete al fine di ottenere un vantaggio competitivo sul mercato;[19][20] gli impiegati Microsoft hanno tuttavia ampiamente negato ciò.[21][22]
Licenze
[modifica | modifica wikitesto]Un frequente reclamo nei confronti di Microsoft proviene da quanti hanno intenzione di acquistare un computer senza una copia di Windows preinstallata e – di conseguenza – senza dover pagare una cifra extra per la licenza, o perché vi si voglia installare un altro sistema operativo, oppure perché un'altra licenza era già stata acquistata altrove. Microsoft, infatti, da sempre invita gli OEM (Original Equipment Manufacturers, ovvero i produttori di apparecchiature con componenti originali) a fornire al mercato computer con Windows preinstallato[23], visto che tale sistema operativo è il più diffuso al mondo[24] e numerosi sarebbero i vantaggi anche per il consumatore che in tal modo non deve faticare ad installare il sistema operativo dopo l'acquisto dell'hardware. Dal punto di vista economico, non è facile stabilire quale sia il prezzo che gli OEM pagano a Microsoft per le licenze, dal momento che il prezzo di tali licenze cambia a seconda degli sconti fatti alle varie OEM e poiché non sono molti i computer che le OEM forniscono senza Windows; nel 2009 Microsoft ha dichiarato che, su un computer del valore di 1000 dollari, il "peso" della licenza per le OEM sarebbe di 50 dollari (il 5%)[25]. Questo aumento del prezzo del computer dovuto all'aggiunta di una licenza Windows è stato chiamato da coloro che criticano questo sistema "Windows tax" (la tassa Windows).[26][27] L'associazione consumatori italiana ADUC ha segnalato all'Unione Europea questa situazione, invitandola a prendere provvedimenti affinché la scelta se installare Windows o meno spetti al consumatore.[28][29]
Benché sia teoricamente possibile ottenere un computer con sistema operativo diverso da Windows o senza sistema operativo, nella pratica tutti i maggiori venditori di computer continuano ad abbinare Microsoft Windows ai propri hardware. Nel 1998 la sentenza dell'antitrust statunitense contro Microsoft ha stabilito che:[30]
«uno dei modi con cui la Microsoft combatte la pirateria è avvertendo gli OEM che verrà loro aumentato il prezzo per le licenze Windows a meno che limitino drasticamente il numero di computer che vendono senza un sistema operativo preinstallato. Nel 1998 tutti i maggiori OEM hanno aderito a questa restrizione.»
La Microsoft ha talvolta tentato di fissare i prezzi delle proprie licenze basandosi sul numero di computer venduti dagli OEM (e nel numero venivano inclusi anche i computer venduti senza Windows installato); ma ben presto è giunta la proibizione di questa pratica grazie ad un apposito decreto.[26] D'altro canto nel 2010 la Microsoft ha dichiarato che i suoi accordi con gli OEM per la distribuzione di Windows sono non-esclusivi e gli OEM sono liberi di distribuire computer con differenti sistemi operativi o senza alcun sistema operativo preinstallato.[25] La Microsoft non provvede a eventuali rimborsi per le licenze Windows vendute tramite gli OEM: secondo l'accordo di licenza con l'utente di Windows 7, la possibilità di ricevere un rimborso per il sistema operativo è infatti determinata dal produttore del computer su cui Windows è installato:[31]
«Ad eccezione di un eventuale rimborso che il produttore o l'installatore potrebbe fornire, il licenziatario non ha diritto a ottenere il risarcimento per eventuali altri danni, inclusi i danni consequenziali, speciali, indiretti, incidentali o relativi alla perdita di profitti.»
Pratiche di lavoro
[modifica | modifica wikitesto]Mentre ai lavoratori stabili della Microsoft vengono riservati i migliori trattamenti dell'azienda, un largo numero di altri lavoratori è escluso da tali privilegi. Le pratiche di lavoro recriminate sono soprattutto l'uso di lavoratori assunti per anni con contratti precari (senza che peraltro possano godere di cure mediche in caso di necessità), l'uso di tecniche di ritenzione forzata dei lavoratori (per cui l'impiegato viene, con contratti legali, forzato di fatto a rimanere alle dipendenze dell'azienda), così come l'uso di tradizionali misure atte alla riduzione dei costi per l'azienda: dal taglio dei benefici medici, alla mancanza di salviette nei bagni dei lavoratori.[32]
Storicamente la Microsoft è stata anche accusata di sovraccaricare di lavoro i propri impiegati, inducendoli in molti casi addirittura al burnout nell'arco di pochi anni di lavoro all'interno dell'azienda. La Microsoft per questo motivo è stata spesso definita come una "sfruttatrice di velluto" (Velvet sweatshop), espressione coniata nel 1989 in un articolo del Seattle Times[33] e successivamente utilizzata da alcuni degli stessi lavoratori per descrivere la propria azienda.[34]. Questa definizione deriva dal fatto che la Microsoft provvede praticamente ad ogni cosa per i suoi dipendenti all'interno del luogo di lavoro, ma in cambio li sovraccarica a tal punto che potrebbero esserci danni per la loro salute. Per esempio: sebbene le zone ristoro all'interno dei luoghi di lavoro offrano diversi prodotti gratuiti e molti uffici contengano persino palestre e docce, tuttavia la Microsoft è stata accusata di trattenere i propri lavoratori per troppe ore, dando loro un carico di lavoro spropositatamente ampio. Numerosi libri si sono dedicati a descrivere questo "sfruttamento di velluto".[35]
Corruzione di istituti e pubblicità ingannevoli
[modifica | modifica wikitesto]I critici hanno più volte asserito che la Microsoft avrebbe elargito finanziamenti a Think tank (circoli di esperti) e organizzazioni commerciali - quali l'Alexis de Tocqueville Institution (AdTI - gruppo statunitense di esperti di sfera conservatrice che produce ricerche sulle politiche aziendali e statali), l'Independent Institute (il corrispettivo liberale dell'Alexis de Tocqueville Institution) e l'Americans for Technology Leadership (ATL - coalizione di compagnie e organizzazioni che si occupano di tecnologia, le quali hanno più volte sostenuto la necessità di limitare i poteri dei governi su quanto concerne la tecnologia) - al fine di spingerle a dare un sostegno giuridico all'azienda. La stessa ATL, durante il processo di antitrust del 1998, ha spedito ai procuratori generali di 19 stati degli USA un sondaggio in cui pretende di dimostrare loro che «il pubblico crede che i procuratori generali dovrebbero indirizzare le loro energie verso casi più importanti del caso Microsoft».[36] Anche l'Independent Institute, durante lo stesso processo, ha fatto la sua parte mandando alle redazioni del New York Times e del Washington Post annunci a pagina piena da pubblicare, in cui si difende la Microsoft, la quale si è scoperto poi essere stata la finanziatrice di tale campagna pubblicitaria.[37] A sua difesa e a difesa della Microsoft, l'Independent Institute ha poco dopo pubblicato (nel 1999) il libro Winners, Losers & Microsoft: Competition and Antitrust in High Technology.[38]
In una pubblicazione presente nel bollettino dell'Alexis de Tocqueville Institution del 2002, si asserisce che «il software open-source potrebbe costituire un bersaglio per i terroristi».[39][40][41] Lo stesso bollettino tuttavia non menziona le modalità con cui il terrorismo potrebbe prender di mira il software open source, dichiarando soltanto che tale software sarebbe più esposto a buchi nella sicurezza rispetto ai software proprietari;[39][42] in particolare il documento si scaglia contro il software a licenza GPL affermando che sarebbe non vantaggioso.[43] Nel 2004 l'Alexis de Tocqueville Institution ha reso nota una relazione - raccolta poi in un libro pubblicato successivamente - in cui asserisce che Linus Torvalds avrebbe creato il suo sistema operativo Linux basandolo su MINIX e dunque, di fatto, avrebbe plagiato parti di quest'ultimo.[44][45] Nella smentita arrivata pochi giorni dopo dal creatore stesso di MINIX, Andrew Stuart Tanenbaum, vi è tuttavia il rifiuto categorico delle tesi della Alexis de Tocqueville Institution.[46][47]
Dal canto suo la Microsoft, per difendersi dalle accuse di aver influenzato a proprio favore tali associazioni, ha ammesso di finanziare diversi Think tank ed istituti (oltre all'AdTI anche l'American Enterprise Institute, il Cato Institute, il Center for Strategic and International Studies e l'Heritage Foundation) sottolineando però il fatto che ad ognuno di questi è garantita l'indipendenza: nessuna ricerca particolare verrebbe dunque direttamente finanziata dalla Microsoft.[41]
Nell'agosto del 2004, l'inglese Advertising Standards Authority (ASA - autorità che si occupa di controllare le pubblicazioni a scopo pubblicitario) ha ordinato alla Microsoft di bloccare la pubblicazione di annunci stampati in cui si reclamava che il costo totale del possesso di un server Linux sarebbe dieci volte maggiore di quello di Windows Server 2003. Il paragone considerava il costo dell'hardware e poneva Linux in svantaggio perché se ne supponeva l'installazione su un hardware più costoso ma meno efficace se paragonato a quello utilizzato per il software Windows.[48]
Il 22 gennaio 2007 Rick Jeliffe (programmatore australiano celebre per aver abbondantemente collaborato nella stesura di importanti linguaggi di programmazione e standard per il web) ha reso noto nel suo blog[49] che un impiegato Microsoft gli avrebbe offerto dei soldi in cambio di poter apportare alcune correzioni negli articoli di Teknopedia riguardanti Office Open XML. L'allora portavoce della Microsoft Catherine Brooker infatti aveva già criticato l'articolo di Teknopedia sul formato OOXML di essere stato «pesantemente scritto» da impiegati IBM che supportavano il principale rivale di Microsoft Office, un'accusa tuttavia priva di evidenze. Jeliffe ha accettato i soldi dalla Microsoft e si è giustificato dicendo che non sarebbe stato «ingaggiato per fare propaganda ma per correggere gli errori che individuavo». Non si è fatta attendere neanche la risposta di Jimmy Wales, fondatore della Wikimedia Foundation, il quale ha definito la proposta della Microsoft immorale.[50][51]
Nel 2011 il sito web di recensioni Moneylife.in ha reso noto che nella recensione del Nokia Lumia 800 sarebbero stati postati due commenti anonimi, in realtà scritti l'uno da un impiegato Nokia e l'altro da un impiegato Microsoft, che accusavano la recensione del sito di essere basata solamente sui requisiti tecnici del prodotto, senza che l'autore abbia «mai messo un dito sul telefono».[52]
Blacklist di giornalisti
[modifica | modifica wikitesto]Numerosi giornalisti hanno pubblicamente accusato la Microsoft di essere stati inseriti in una sorta di "lista nera" dei giornalisti scomodi, cosicché gli è stato negato ogni accesso alle informazioni riguardanti i prodotti del colosso dell'informatica. Così si sono espressi i due giornalisti John C. Dvorak[53] e Mary Jo Foley[54]:
«In the 1980s, the company was notorious for keeping Nixonian lists regarding journalists on a whiteboard showing which were "Okay," "Sketchy," or "Needs work." Some believed that those in the last category would be the target of the company in an effort to get them fired. I myself was on a Microsoft blacklist for some totally unknown reason and was not allowed any information about an early version of Windows, apparently because I was considered uncooperative. I only found out about this because of documents unearthed during the discovery process of the Comes v. Microsoft lawsuit in Iowa. [...] threats from the company did manage to get me removed as a licensed columnist in PC Magazine Italy.»
«Negli anni Ottanta la compagnia era nota per detenere liste di giornalisti, sullo stile di quelle di Nixon, scritte su una lavagna che indicavano quali fossero "Okey", "Imprecisi" o "Da lavorarci su". Qualcuno credeva che quelli nell'ultima categoria sarebbero stati bersagli della compagnia in uno sforzo per farli licenziare. Io stesso ero su una lista nera della Microsoft per qualche ragione totalmente sconosciuta e non mi fu permesso di ottenere alcuna informazione riguardo ad una vecchia versione di Windows, apparentemente perché ero considerato non collaborativo. Si è scoperto ciò solo grazie a dei documenti scovati durante le indagini del processo intentato dalla Comes nei confronti della Microsoft in Iowa. [...] minacce dalla compagnia sono riuscite a farmi rimuovere dal mio posto di editorialista di PC Magazine Italia.»
«[I was] blacklisted by Microsoft for writing a story based on an internal memo penned by Mark Lucovsky (now with Google, ironically) that acknowledged 63,000 bugs were still left in Windows 2000 when the product [was] shipped. I was barred from executive interviews at the Windows 2000 launch as a result of my story. My "punishment" lasted for a few years. Certain Windows execs refused to speak to me or meet with me for ages because of that story. I believed, and still believe, that I was just doing my job as a reporter.»
«[Sono stata] inserita in lista nera dalla Microsoft per aver scritto una storia basata su una nota interna redatta da Mark Lucovsky (ora con Google, per ironia della sorte) in cui si ammetteva che erano stati lasciati 63˙000 bug in Windows 2000 nel momento in cui il prodotto è stato lanciato. Come risultato di questa vicenda mi è stato negato l'accesso tra gli intervistatori durante il lancio di Windows 2000. La mia "punizione" è durata per alcuni anni. Certi dirigenti Microsoft si sono rifiutati di parlarmi o incontrarmi per anni, a causa di quella storia. Credevo, e lo credo ancora, di star facendo soltanto il mio lavoro di reporter.»
Censure in Cina
[modifica | modifica wikitesto]La Microsoft (come anche la Google, Yahoo, Cisco, AOL, Skype e altre compagnie) ha cooperato con il governo cinese nel realizzare un efficace sistema di censura della rete internet.[55][56][57] Numerosi avvocati a difesa dei diritti umani, come quelli della Human Rights Watch, e gruppi mediatici come Reporter Senza Frontiere hanno criticato le compagnie, rilevando per esempio che è «ironico che compagnie la cui esistenza dipende dalla libertà di informazione ed espressione abbiano preso la parte della censura».[58]
Collaborazione con la NSA nella sorveglianza del web
[modifica | modifica wikitesto]Stando ai documenti fatti trapelare dal The Guardian[59] e dal Washington Post[60] nel giugno 2013, la Microsoft sarebbe stata la prima compagnia a partecipare al programma di sorveglianza PRISM,[61][62][63] circostanza poi confermata da funzionari di governo.[64] Il programma autorizza il governo statunitense all'accesso segreto ai dati di cittadini di altre nazioni ospitati su server di compagnie statunitensi senza bisogno di alcun mandato. La Microsoft ha dal canto suo negato la sua partecipazione a questo programma.[65][66][67]
Nel luglio del 2013 il quotidiano statunitense The Guardian ha reso noto che i documenti trapelati mostrano che:[68]
- La Microsoft avrebbe aiutato l'NSA ad eludere la propria crittografia per intercettare le web chat tenute su Outlook.com e dato ad essa accesso non cifrato ad Outlook.com nonché alle caselle mail di Hotmail;
- La Microsoft avrebbe autorizzato l'NSA all'accesso ai dati degli utenti del servizio di Cloud computing SkyDrive;
- Dopo l'acquisto di Skype da parte della Microsoft, l'NSA avrebbe triplicato l'ammontare delle videochat intercettate dal PRISM.
In una dichiarazione la Microsoft ha affermato che l'azienda «fornisce dati dei propri clienti solo se richiesto da processi legali»[68]
Controversie nei confronti di omosessuali
[modifica | modifica wikitesto]La Microsoft ha ricevuto alcune critiche a riguardo di alcune posizioni prese in merito all'omosessualità: gli utenti Xbox Live sono infatti tenuti a non usare la parola "gay" nel proprio profilo giocatore (neppure se questa parola dovesse essere parte del cognome) e a non fare in alcun modo riferimento all'omosessualità (anche nel caso in cui il giocatore stesso sia omosessuale). Questo perché la compagnia considera il riferimento all'omosessualità un «contenuto di natura sessuale» o comunque «offensivo» per altri utenti e dunque inopportuno.[69][70][71] Successivamente all'espulsione di "Teresa", una giocatrice lesbica che è stata oggetto di scherno da parte di altri utenti per il fatto che fosse omosessuale, questa politica nei confronti dell'omosessualità è stata da più parti ampiamente condannata. Stephen Tolouse, un anziano signore membro del team di sviluppo del prodotto Xbox Live, ha poi fatto chiarezza dichiarando che «l'accenno a qualunque orientamento sessuale [...] non è permesso nei profili utente» e che si stava valutando come fare in modo che siano evitate scorrette interpretazioni della norma.[72] Anche le azioni della GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) hanno avuto il loro peso nella controversia: l'associazione ha fatto sì che la Microsoft si impegnasse di lì in avanti a difendere i diritti delle comunità LGBT.[73]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Deadly embrace, in The economist, 30 marzo 2000. URL consultato il 26 settembre 2013.
- ^ a b Will Rodger, "Intel exec: MS wanted to 'extend, embrace and extinguish' competition", in ZDNet, 8 novembre 1998. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2006).
- ^ a b Pamela Jones, "Expert Testimony of Ronald Alepin in Comes v. Microsoft - Embrace, Extend, Extinguish", in Groklaw News, 8 gennaio 2007. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2019).
- ^ a b Jonathan Erickson, "Embrace, Extend, Extinguish: Three Strikes And You're Out", in Dr.Dobb's Portal, 22 luglio 2001. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2013).
- ^ a b Brian Livingston, "Is Microsoft's change in Kerberos security a form of 'embrace, extend, extinguish'?", in InfoWorld, 15 maggio 2000. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2007).
- ^ "Abbraccia, estendi, estingui". Il testo di una mail interna di Microsoft illumina sulle strategie dell'azienda, in Applicando magazine, 4 aprile 2000. URL consultato il 26 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2014).
- ^ ISO accetta come standard il formato OOXML, in ldenews.info, 4 aprile 2008. URL consultato il 26 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2014).
- ^ Pamela Jones, "How to Get Your Platform Accepted as a Standard - Microsoft Style", in Groklaw News, 17 febbraio 2008. URL consultato il 12 luglio 2013.
- ^ OOXML, la tempesta dopo il sole, in Punto Informatico, 4 aprile 2008. URL consultato il 26 settembre 2013.
- ^ Valerio Mariani, Iso e Ooxml, i pareri della comunità open, in La Stampa, 2 aprile 2013. URL consultato il 26 settembre 2013.
- ^ Matt Hines, Dawn Kawamoto, "EU report takes Microsoft to task", in CNET, 22 aprile 2004. URL consultato il 20 settembre 2013.
- ^ Bill Gates, "A Second and Final Letter", in START-UP Gallery: Computer notes, aprile 1976. URL consultato il 14 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2012).
- ^ John Lettice, "Open source terror stalks Microsoft's lawyers", in The Register, 25 giugno 2001. URL consultato il 20 settembre 2013.
- ^ Open source e GPL. In un nuovo attacco alla licenza GPL e al free software, il CTO Microsoft ammette il suo odio viscerale per tutto ciò che sa di free. Ma non nasconde il suo amore per l'open source, in Università di Camerino web site, 7 marzo 2002. URL consultato il 26 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016). (originariamente pubblicato su Punto-informatico.it)
- ^ Phil Albert, "The EULA, the GPL and the Wisdom of Fortune Cookies", in Linux Insider, 6 giugno 2004. URL consultato il 20 settembre 2013.
- ^ Eric S. Raymond, "Halloween Document 8", in catb.org. URL consultato il 20 settembre 2013.
- ^ Raymond: è la Shared Source il vero virus, in Punto Informatico, 4 luglio 2001. URL consultato il 26 settembre 2013.
- ^ Mark H.Webbink, "Open Source Software - A Legal Framework" (PDF), in Abanet.org, 2 aprile 2004. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2009).
- ^ Consumer Federation of America and Consumers Union, "Competitive Processes, Anticompetitive Practices and Consumer Harm in the Software Industry" (PDF), su consumerfed.org, 25 gennaio 2005. URL consultato il 20 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2008).
- ^ Joel Spolsky, "How Microsoft Lost the API War", in Joel on Software, 13 giugno 2004. URL consultato il 17 luglio 2013.
- ^ Ken Henderson, The Guru's Guide to SQL Server Architecture and Internals, 2003.«Contrary to what some people believed at the time, SQL Server 6.5 made no use of hidden APIs to reach the scalability levels it achieved»
- ^ Chris Pratley, "Word Myths and Feedback", in Chris Pratley's OneNote Blog, 28 aprile 2004. URL consultato il 17 luglio 2013.«I also detected another old saw about hidden advantages or undocumented APIs that somehow made Word better than competing apps. The reality on this is so counter to the conspiracy it is astounding. The Office team barely talks to the Windows team»
- ^ John Lettice, "MS: it's (nearly) illegal to buy PCs without Windows", in The Register, 28 novembre 2000. URL consultato il 20 luglio 2013.
- ^ Erik Möller, "Microsoft's Dirty OEM-Secret", in Kuro5hin, 23 ottobre 2001. URL consultato il 20 luglio 2013.
- ^ a b Emil Protalinski, OEMs pay Microsoft about $50 for each copy of Windows, in ArsTechnica, 16 settembre 2009. URL consultato il 20 luglio 2013.
- ^ a b Jeremy Reimer, Dell goes Ubuntu; “Windows tax” is $50 according to pricing, in ArsTechnica, 25 maggio 2007. URL consultato il 20 luglio 2013.
- ^ Charlie Demerjian, Cost of Windows tax calculated, in The Inquirer, 3 marzo 2007. URL consultato il 20 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2010).
- ^ Claudia Moretti, Marco Pieraccioli, PC senza Windows? - Esposto Ue, in ADUC.it (Associazione per i Diritti di Utenti e Consumatori), 1º febbraio 2008. URL consultato il 20 luglio 2013.
- ^ ADUC muove contro la "tassa Microsoft", in MegaLab.it, 25 gennaio 2011. URL consultato il 26 settembre 2013.
- ^ Atti della corte antitrust statunitense contro la Microsoft, su justice.gov. URL consultato il 20 luglio 2013.«One of the ways Microsoft combats piracy is by advising OEMs that they will be charged a higher price for Windows unless they drastically limit the number of PCs that they sell without an operating system pre-installed. In 1998, all major OEMs agreed to this restriction.»
- ^ "Microsoft Software License Terms: Windows 7 Professional" (PDF), su download.microsoft.com. URL consultato il 30 luglio 2013.
- ^ "Troubling Exits At Microsoft", in Bloomberg Businessweek, 25 settembre 2005. URL consultato il 30 luglio 2013.
- ^ Paul Andrews, "Inside Microsoft - A 'Velvet Sweatshop' or a High-Tech Heaven?", in The Seattle Times, 23 aprile 1989. URL consultato il 30 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2012).
- ^ "Editor's note, MSJ August 1997", in Microsoft System Journal. URL consultato il 30 luglio 2013.
- ^ Tra questi citeremo solo: James Wallace, Jim Erickson, Hard Drive: Bill Gates and the Making of the Microsoft Empire, Harpercollins, 1993, p. 448, ISBN 978-0887306297.
- ^ Dan Carney, Microsoft's All-Out Counterattack, in Bloomberg Businesweek, 15 maggio 2000. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Joel Brinkley, Microsoft Covered Cost of Ads Backing It in Antitrust Suit, in The New York Times, 18 settembre 1999. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ Stan J. Liebowitz, Stephen E. Margolis, "Winners, Losers & Microsoft: Competition and Antitrust in High Technology", Independent Institute, 1999, p. 288, ISBN 978-0945999805. URL consultato l'8 agosto 2013.
- ^ a b Kenneth Brown, Opening the Open Source Debate (PDF), su parrhesia.com, giugno 2002. URL consultato il 28 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2014).
- ^ Open Source Software May Offer Target for Terrorists, According to Study by Alexis de Tocqueville Institution's Committee for the Common Defense, in Wayback Machine, 24 giugno 2002. URL consultato il 28 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2002).
- ^ a b Robert Lemos, Linux makes a run for government, in CNET, 16 agosto 2002. URL consultato il 28 agosto 2013.
- ^ Thomas C. Greene, MS-funded think tank propagates open-source lies, in The Register, 10 giugno 2002. URL consultato il 28 agosto 2013.
- ^ È il capitolo VI del documento, intitolato Is the GPL Cost-Beneficial?, a spiegare in che modo un software open source potrebbe non arrecare alcun beneficio economico.
- ^ Kenneth Brown, Samizdat: And Other Issues Regarding the 'Source' of Open Source Code (PDF), su angelfire.com, novembre 2003. URL consultato il 29 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2019).
- ^ Gregory Fossedal, Torvalds claim to "invent" Linux. Probably false, says new study, in AdTI release, 14 maggio 2004. URL consultato il 29 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2004).
- ^ Andrew Stuart Tanenbaum, Some Notes on the "Who wrote Linux" Kerfuffle, Release 1.5, in University of Amsterdam web site, 20 maggio 2004. URL consultato il 29 agosto 2013.
- ^ Matt Loney, Report on Linux origins falls at the starting gate, in ZDNet, 20 maggio 2004. URL consultato il 29 agosto 2013.
- ^ Susan Kuchinskas, Microsoft Ordered to Pull Anti-Linux Ad, in IT Business Edge, 26 agosto 2004. URL consultato il 29 agosto 2013.
- ^ Rick Jeliffe, An interesting offer: get paid to contribute to Teknopedia, in O'Reilly XML.com - blog di Rick Jeliffe, 22 gennaio 2007. URL consultato il 1º settembre 2013.
- ^ Veruska Anconitano, Microsoft paga Jelliffe per "correggere" Teknopedia, in Windows Mania, 25 gennaio 2007. URL consultato il 26 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2008).
- ^ Brian Bergstein, Microsoft offers cash for Teknopedia edit, in NBC NEWS, 23 gennaio 2007. URL consultato il 1º settembre 2013.
- ^ Charles Arthur, Nokia and Microsoft fingered over comments on adverse Lumia review, in TheGuardian, 19 dicembre 2011. URL consultato il 2 settembre 2013.
- ^ John C.Dvorak, Microsoft, the Spandex Granny, in PCMAG.com, 17 luglio 2007. URL consultato il 2 settembre 2013.
- ^ Robert McLaws, Mary Jo Foley: The Exit Interview, in Windows Now, 20 settembre 2006. URL consultato il 3 settembre 2013.
- ^ Race to the Bottom - Corporate Complicity in Chinese Internet Censorship, in Human Rights Watch web site, 10 agosto 2006. URL consultato il 3 settembre 2013.
- ^ La Cina censura internet con l'aiuto di Microsoft, Yahoo e Cisco, in AsiaNews.it, 9 gennaio 2006. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ Censura – Rapporto di Amnesty International contro Microsoft, Google e Yahoo per la censura Internet in Cina, in Virtual Blog News, 20 luglio 2006. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ China: Internet Companies Aid Censorship - Legislation and Code of Conduct Needed to Ensure Ethical Business Practices, in Human Rights Watch web site, 11 agosto 2006. URL consultato il 3 settembre 2013.
- ^ Glenn Grennwald, Ewen MacAskill, NSA Prism program taps in to user data of Apple, Google and others, in The Guardian, 7 giugno 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
- ^ Barton Jellman, Laura Poitras, U.S., British intelligence mining data from nine U.S. Internet companies in broad secret program, in The Washington Post, 6 giugno 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
- ^ Antonino Caffo, Snowden: "Microsoft lavorava a stretto contatto con la NSA", in Panorama web site, 12 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ Peter Dazeley, Getty Images, La Microsoft ha collaborato con la Nsa, in Internazionale web site, 12 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ Datagate, nuove accuse a Microsoft: "Ha dato all'Nsa le 'chiavi' di chat e Skype", in laRepubblica.it, 11 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ Charlie Savage, Edward Wyatt, Peter Baker, U.S. Confirms That It Gathers Online Data Overseas, in The New York Times, 6 giugno 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
- ^ Frederic Lardinois, Google, Facebook, Dropbox, Yahoo, Microsoft, Paltalk, AOL And Apple Deny Participation In NSA PRISM Surveillance Program, in Tech Crunch, 6 giugno 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
- ^ Datagate, Microsoft smentisce collaborazione con Nsa, in CorriereComunicazioni.it, 17 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ Giacomo Dotta, Datagate, così Microsoft collabora con la NSA, in Webnews, 12 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2013.
- ^ a b Glenn Greenwald, Ewen MacAskill, Laura Poitras, Spencer Ackerman e Dominic Rushe, Microsoft handed the NSA access to encrypted messages, in The Guardian, 12 luglio 2013. URL consultato il 16 settembre 2013.
- ^ Leigh Alexander, "theGAYERGamer" Gets Xbox Live Ban, Microsoft Explains, in Kotaku, 14 maggio 2008. URL consultato il 19 settembre 2013.
- ^ Leigh Alexander, Microsoft Explains "Gaywood" Ban, in Kotaku, 21 maggio 2008. URL consultato il 19 settembre 2013.
- ^ Meg Marco, Identifying Yourself As A Lesbian Gets You Banned On XBOX Live, in Consumerist, 25 febbraio 2009. URL consultato il 19 settembre 2013.
- ^ Luke Plunkett, Microsoft Looking To Change Xbox Live Sexual "Discrimination", in Kotaku, 26 febbraio 2009. URL consultato il 19 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2013).
- ^ Justin Cole, XBOX LIVE, HOMOPHOBIA, AND ONLINE GAMING POLICY, in GLAAD blog, 26 febbraio 2009. URL consultato il 19 settembre 2013 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- James Wallace, Jim Erickson, Hard Drive: Bill Gates and the Making of the Microsoft Empire, Harpercollins, 1993, p. 448, ISBN 978-0887306297.
- Stan J. Liebowitz, Stephen E. Margolis, Winners, Losers & Microsoft: Competition and Antitrust in High Technology, Independent Institute, 1999, p. 288, ISBN 978-0945999805.
- Klaus Werner, Hans Weiss, I crimini delle multinazionali, Newton Compton Editori, 2010, p. 333, ISBN 978-8854117693.