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La crisi dei tre governatori (in inglese Three governors controversy) scoppiò nel dicembre 1946 nello Stato nordamericano della Georgia, allorché il governatore eletto Eugene Talmadge, che aveva vinto le elezioni locali appena tenutesi, morì improvvisamente prima di potersi insediare. La costituzione statale, da poco revisionata, presentava un vuoto normativo, e non indicava con chiarezza il metodo di successione in caso di decesso di un governatore eletto che non avesse ancora preso ufficialmente il potere. Per succedere a Talmadge si fecero avanti tre uomini: suo figlio Herman, candidato più votato alle elezioni dopo di lui e favorito per la nomina, poi il governatore uscente Ellis Arnall e il vicegovernatore eletto Melvin E. Thompson, ognuno forte dei propri argomenti.
Il degenerare degli avvenimenti fu il culmine delle polemiche legate alla figura di Eugene Talmadge, che tra gli anni 1930 e 1940 era stato uno dei politici americani più controversi. La conseguente crisi amministrativa spaccò la società georgiana e paralizzò lo Stato per più di due mesi, durante i quali ognuna delle fazioni commise numerose scorrettezze. Dopo settimane di stallo la situazione fu risolta per vie legali: nonostante l'Assemblea generale della Georgia avesse dichiarato Herman Talmadge legittimo governatore, nel marzo 1947 la Corte suprema georgiana dichiarò illegittimo il suo governo in favore di quello di Thompson, che divenne allora il governatore ufficiale. Fissata una tornata elettorale speciale per il 1948 per risolvere una volta per tutte la lotta di potere interna al Partito Democratico georgiano, Herman Talmadge sconfisse Thompson e fu ufficialmente eletto governatore, esercitando il potere fino al 1955. La crisi segnò il trionfo di Talmadge e dei suoi affiliati, per la maggior parte suprematisti bianchi sostenitori della segregazione razziale, che dominarono la Georgia per i decenni successivi.