Vesuna

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Vesuna (Vĕsǔna), da non confondere con la dea celta Vesunna, è una dea della mitologia etrusca e italica.[1][2]

Lo specchio etrusco raffigurante Hercle, Fufluns, Vesuna e Svutaf (Walters Art Museum, Baltimora)
Riproduzione stampata del Bronzo di Antino (Museo Antinum)

L'unica immagine superstite di questa divinità è incisa su uno specchio etrusco ritrovato nel 1880 nei pressi di Orvieto, in località Fattoraccio di Castel Giorgio. Raffigurata alta e maestosa, come una menade estasiata e al contempo come una profetessa[3] accanto a Fufluns,[2] corrispettivo etrusco del dio greco Dioniso quindi di quello romano Bacco, è coperta con una pelle di cerbiatto.[3] Secondo l'etruscologo austriaco Ambros Josef Pfiffig, Vesuna è l'antica divinità della vegetazione, sostituendo nel culto etrusco la dea greca Arianna.[4] Secondo altri studiosi è la dea italica della fertilità, paragonabile per certi versi con Cerere e con Flora.[5]

Vesuna è citata nelle tavolette bronzee in lingua umbra Tabulæ Iguvinæ, databili probabilmente al III-II secolo a.C. , rinvenute a Ikuvium, città antica corrispondente alla contemporanea Gubbio.[2] Presso i Marsi è stata attestata nelle città antiche di Milonia e Antinum ("Vesona" o in lingua marsa "Vesune"). Ad essa è dedicata l'iscrizione del Bronzo di Antino, una delle principali fonti primarie di conoscenza della lingua marsa.[6][7]

  1. ^ Opuscula Romana, 31–32, C. W. K. Gleerup, 2006, p. 22.
  2. ^ a b c G. Bonfante e L. Bonfante, p. 210.
  3. ^ a b de Grummond e Simon, pp. 113–122.
  4. ^ de Grummond, pp. 123–127.
  5. ^ Licia Luschi, Una divinità italica: Vesuna, 1991, in Fucino 2001, 2001, pp. 348-360.
  6. ^ Cesare Letta, La società di Antinum e della Valle Roveto in età romana nella documentazione epigrafica, in Antinum e la Valle Roveto nell'antichità, atti del I convegno di archeologia (Civita d'Antino, 16 settembre 1990), Civita d'Antino, 1992, pp. 103-120.
  7. ^ Cesare Letta, Sandro D'Amato, Epigrafia della regione dei Marsi, (Monografie a supplemento degli atti del Ce.S.D.I.R., 7), Milano, Cisalpino-Goliardica, 1975.

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