Utente:SoloTitano/Prova4

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La Repubblica di San Marino è un piccolo Stato dell’Europa meridionale. San Marino rappresenta l’unico esempio italiano di città-stato indipendente, del tipo di quelle fiorenti nell'età comunale, sopravvissuta all’unificazione del Paese.

Le prime testimonianze di insediamenti umani nella zona del territorio sammarinese sono datate nel Neolitico, intorno al 5000-4000 a.C. Risale invece all'età del bronzo l'ascia bronzea ritrovata presso il castello di Casole, nei pressi di San Marino.

L'espansione delle culture villanoviana ed etrusca è documentata anche nel territorio della Repubblica di San Marino dato che la località di Verucchio era uno dei maggiori centri di queste civiltà nell'Emilia-Romagna. Alcuni reperti archeologici, in particolar modo sepulture e resti abitativi, sono stati rinvenuti nelle località Castellaro di Casole, Santa Mustiola, Fiorentino e sulle pendici del Monte Titano. I ritrovamenti etruschi invece si concentrano nella località di Casole dove sono stati rinvenuti anche dei vasi nel 1930.

La torre Cesta o Fratta

Con il declino della civiltà etrusca, il territorio sammarinese venne inglobato per la prima volta nel territorio romano. Nel 289 a.C. venne donfata la colonia di Ariminum, ovvero l'attuale Rimini mentre pochi anni più tardi (222 a.C.) tutta la Gallia Cisalpina era sotto il controllo di Roma.Sotto l'imperatore Augusto l'Italia fu divisa in 11 regioni e la città di Ariminum e l'area sammarinese furono inglobati nella regio VIII, l'Aemilia.

Sono stati ritrovati molti resti della civiltà romana nel territorio sammarinese ad esempio alcune tombe a Fiorentino, Castellaro, Chiusa e sul Monte Titano mentre sono state rinvenute delle monete a Montegiardino. Alcuni di questi reperti si possono trovare nelle sale del Museo di Stato di San Marino.

La pax romana, instaurata da Augusto, ha consentito lo sviluppo di alcuni insediamenti agricoli in tutte le regioni dell'Impero compreso il territorio rimimese e sammarinese. Secondo Gino Zani sulla più alta vetta del Titano esisteva già una torre di vedetta di forma cilindrica. Sempre secondo lo storico questa torre

«ricordava certamente da lontano l'aspetto di uno di quei recipienti con coperchio portati nei misteri dionisiaci da sacerdoti per conservare e nascondere ai profani gli oggetti sacri per il rito del tempio, chiamati appunto 'cistae misticae»

Da qui il nome Cista che si sarebbe evuoluto nell'attuale Cesta, ma l'ipotesi non rileva un consenso generale.

La leggenda sulla fondazione

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Lo stesso argomento in dettaglio: San Marino (santo).

La leggenda di San Marino

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San Marino al lavoro

La leggenda narra che Marino, scalpellino originario dell'isola di Arbe in Dalmazia, venne nel 257 d.C. in Italia, insieme a San Leo, per la ricostruzione delle mura di Rimini e per sfuggire alla persecuzione contro i Cristiani iniziata dall'imperatore Diocleziano.

Gli scalpellini giunti a Rimini, furono inviati per tre anni sul Monte Titano per estrarre e lavorare la roccia, in seguito Marino tornò a Rimini dove rimase per dodici anni e tre mesi e si dedicava al lavoro materiale e professava la parola del Signore.

Giunse però dalla Dalmazia una donna che dichiarava essere la sua legittima sposa e, dopo aver cercato invano di sedurlo, si rivolse alle autorità romane. Marino decise di fuggire da Rimini, risalì la valle del fiume Marecchia, il Rio San Marino e giunse al suo primo rifugio, la grotta della Baldasserona.

Dopo un anno passato nel rifugio, venne scoperto da alcuni allevatori che diffusero la notizia del ritrovamento. La donna si recò ancora dal Santo, che si chiuse nel suo rifugio senza cibo per sei giorni. Al sesto giorno la donna abbandonò il suo progetto, ritornò a Rimini dove confessò di aver agito contro un Santo, e quindi contro il Signore. Marino abbandonò dunque il suo rifugio, risalì il Monte Titano e costruì una piccola cella ed una chiesa dedicata a San Pietro.

Un uomo però, tale Verissimo figlio della vedova Felicissima, proprietaria del terreno su cui sorgeva il monte, protestò contro la presenza del Santo. Marino pregò il Signore di tenere sotto controllo il ragazzo, che in quell'istante cadde a terra paralizzato. Felicissima chiese allora perdono al Santo, in cambio della sua conversione e battesimo ed un appezzamento di terra dove Marino avrebbe voluto essere seppellito. Verissimo ritrovò dunque piene facoltà e cinquantatrè suoi familiari si convertirono.

Il vescovo di Rimini, Gaudenzio, convocò Leo e Marino per esprimere riconoscenza, consacrando anche il primo sacerdote e il secondo diacono. Al ritorno da Rimini, la leggenda vuole che, Marino trovò un orso che aveva sbranato l'asino, suo compagno di lavoro. Marino allora comandò all'animale di sostituirsi all'asino nei pesanti ed umili lavori per il resto della vita.

Mentre a Rimini si accendeva una nuova persecuzione, Marino morì sul Monte Titano, secondo la leggenda, il 3 settembre dell'anno 301 Prima che lasciasse la vita terrena, sempre secondo la tradizione, Marino chiamò a sè gli abitanti dell'insediamento nato sul Titano e pronunciò le parole:

«Relinquo vos liberos ab utroque homine»

ossia "Vi lascio liberi dall'uno e dall'altro uomo (l'imperatore e il papa)", parole che sono il fondamento dell'indipendenza della Repubblica, salvaguardata nel corso dei secoli.

Obiezioni sulla veridicità della leggenda

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Giosuè Carducci

La leggenda di San Marino è un misto di realtà storica e racconti fantastici. La leggenda ci viene trasmessa dalla "Vita Sancti Marini", testo agiografico redatto verso la fine dell'anno 900. Sono presenti però altre versioni della vita del Santo ed alcune di queste presentano numerose differenze con la leggenda tradizionale.

Molto probabilmente il Santo è vissuto molti anni dopo il III secolo, mentre la famosa frase "Relinquo vos liberos ab utroque homine" è certamente frutto di una concezione medievale del potere, non certo del III-IV secolo.

Fu di questo parere anche Giosuè Carducci quando pronunciò nel 1894 il discorso per l'inaugurazione del nuovo Palazzo pubblico di San Marino:

«Le supreme parole Relinquo vos liberos ab utroque homine (Liberi io vi lascio dall’un uomo e dall’altro) non le poté Marino aver pronunziate: troppo era aliena l’idea barbarica del doppio feudalesimo nell’impero e nella chiesa dal concetto della romanità pur cristiana del secolo quarto: ma verissime elle sonavano nel decimo o undecimo quando al santo moriente le diede lo scrittore qual si fosse della sua vita e degli atti»

Tuttavia la leggenda è diventata fondamentale per la storia e l'indipendenza della piccola Repubblica nel corso degli anni.

L'Alto Medioevo

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Le prime invasioni

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Con la caduta dell'Impero Romano le vicende erano destinate a cambiare radicalmente, a tal punto che gli anni che vanno dal 500 al 1000 circa prende il nome di secoli bui o Alto Medioevo.

A questo periodo, caratterizzato dalle prime invasioni barbariche, risale un documento, la Vita sancti Severini, datato 511 e scritto da un monaco di nome Eugippio, il quale narra di un altro monaco che avrebbe soggiornato nel monastero sul monte Titano.

«qui quondam in Monasterio Montis cui vocabulum est Titas super Ariminum commoratus...»

Alcuni storici dell'Ottocento affermavano che in quegli anni la comunità d San Marino era già autonoma mentre la maggior parte degli storici attuali è concorde nell'affermare che il documento segnali solo la presenza di un monastero religioso sul Monte.

Gli Ostrogoti

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Qualche anno dopo una nuova ondata di barbari, gli Ostrogoti, proclamarono l' insediamento del loro regno. Segni della presenza gota sono stati rinvenuti nel territorio sammarinese, in particolar modo un corredo funebre di una nobildonna ritrovato nei pressi di Domagnano alla fine dell'Ottocento.

Dai Longobardi alla Donazione Pipiniana

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Con l'avvento dei Longobardi l'Italia risultò essere spaccata tra i possedimenti longobardi e quelli bizantini. I papi di quegli anni, stretti nella morsa dei due territori, decisero di chiedere aiuto ai Franchi i quali sconfissero i Longobardi tra il 754 e il 756. Papa Stefano III (conosciuto anche come Stefano II, a causa di una controversia sulla numerazione dei papi di nome Stefano) prese allora possesso dei territori che prendono il nome di Donazione Pipiniana, ossia l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli comnprendenti Romagna, Umbria e Marche.

Nella Donazione Pipiniana compare tra altri luoghi, il castellum Sancti Marini: si tratta della prima autentica attestazione dell'esistenza di un castello sul Monte Titano. Secondo lo storico Paul Aebischer:

«la presenza di San Marino [...] è normale poichè questo elenco rivolge particolare attenzione ai nomi delle piazzeforti che fiancheggiano le vie d'accesso alla Pentapoli e all'Esarcato.»

Il Placito Feretrano

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L'imperatore Ottone I
Lo stesso argomento in dettaglio: Placito Feretrano.

Il Placito Feretrano è il nome di un manoscritto (35 x 65 cm) redatto il 20 febbraio 885 e considerato importantissimo per la storia della Repubblica di San Marino.

Si tratta di un resoconto di un processo civile che coinvolgeva Deltone, vescovo di Rimini, e Stefano, abate del monastero sul monte. L'accusa di Deltone era l'ingiustificato possesso da parte dell'abate di territori appartenenti alla diocesi. Siccome però il vescovo non riuscì a portare prove a sostegno della sua tesi, la sentenza risultò favorevole a Stefano.

Con il Placito Feretrano venne dimostrata per la prima volta l'indipendenza del territorio sammarinese, sia dalla diocesi di Rimini sia da quello del Montefeltro

Il documento è centro di alcune discussioni fra studiosi. Alcuni sostengono che esso attesti l'inizio dell'indipendenza sammarinese, altri affermano che si tratta di un documento creato appositamente dal monastero, altri ancora discutono circa la forma verbale e giuridica nonchè la validità del Placito.

Altri due documenti attestano la presenza di una comunità organizzata sul Monte Titano: si tratta di un diploma del Re d'Italia, Berengario II (26 settembre 951) e un diploma dell'imperatore tedesco Ottone I, datato 962.

Il Basso Medioevo

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Nel 1100 il comune di San Marino acquistò dai conti di Montefeltro il castello di Pennarossa per 300 ducati d'oro mentre nel 1170 acquistò metà del castello di Casoole (l'altra metà fu comprata nel 1253) e Fiorentino .

Nel 1125 il Papa Onorio II confermò a Pietro, Vescovo di Montefeltro, la proprietà della plebem Sancti Marini cum castello et pertinentibus suis omnibus e perciò i vescovi feretrani risultavano essere non solo i rappresentanti del Papa ma anche i signori del castello: San Marino dipendeva dal Montefeltro.

Nel 1243 Guittone di Cerreto dichiarò di rinunciare alla riscossione dei pedaggi da lui imposti a chi si recava a San Marino, in cambio di una somma di 15 libbre ravennate, concedendo la piena facoltà di riscossione al Vescovo di Montefeltro Ugolino ed ai due consoli, Filippo da Sterpeto e Oddone Scarito, ossia i primi due capitani reggenti di cui si è a conoscenza. Si tratta perciò del primo testo che documenti la costituzione di un comune a San Marino.

Al 1295 risale invece il più antico statuto, ossia l'atto formale nel quale sono racchiusi i principi alla base della vita politica, di San Marino a noi pervenuto. Esso contiene alcune norme sull'elezione dei Capitani, il loro giuramento, le pene previste per vari illeciti ed altre disposizioni come ad esempio alcune riguardanti la manutenzione delle vie pubbliche.

Nel mezzo delle accese lotte fra guelfi e ghibellini, San Marino, pur essendo comune, si allea con il Montefeltro per cercare di liberarsi dal vescovo. Dopo circa un secolo, quando i papi si trasferiscono ad Avignone, San Marino toglie la residenza al vescovo. Nel 1351 il vescovo Peruzzi perde anche San Leo, la sua sede ed allora San Marino gli concede l'ospitalità in cambio però dovette firmare l'atto che affrancava i sammarinesi dal vincolo feudale.

Il cardinale Egidio Albornoz tentò un'azione di riconquista dei territori della Chiesa, ma San Marino, per una complicata rete di mosse strategiche, restò indipendente.

Dopo tre lunghe guerre tra i Malatesta di Rimini e i Montefeltro di Urbino, a cui erano alleati i sammarinesi e il Papa Pio II, il 30 dicembre 1460 il pontefice riconobbe la conessione in feudo dei territori conquistati da San Marino ai Malatesta mentre il 21 settembre 1462 a Fossombrone riconobbe il dominio dei castelli di Montegiardino, la corte di Fiorentino, il castello di Serravalle ed un territorio, che fu acquisito infine da Verucchio , che consentiva l'accesso al mare.

Nel 1463 il Papa confermò ufficialmente il trattato di Fossombrone con una bolla pontificia. Il territorio sammarinese, a cui si era aggiunto anche Faetano, da quel momento non ha più subito modifiche nel corso degli anni.