Sulla filosofia delle università
Sulla filosofia delle università (Über die Universitäts-Philosophie[1]) è un breve pamphlet di Arthur Schopenhauer contenuto nell’opera Parerga e Paralipomena, una raccolta di brevi saggi pubblicata, dopo numerosi rifiuti di diversi editori, presso il libraio-editore A. W. Hayn nel novembre 1851 a Berlino.
Nel breve saggio, Schopenhauer si scaglia contro i filosofi, in modo particolare Hegel, i quali più che essere al servizio della libera ricerca sono eterodiretti da interessi prosaici quali il successo e il potere. La filosofia in quanto istituzione perde la sua libertà e si pone al servizio di interessi più alti come lo Stato e la Chiesa.
Schopenhauer è critico nei confronti dell’insegnamento della filosofia nelle università. Nel 1829 nei suoi Adversaria scriveva:
Per la filosofia non ci potrebbe essere niente di meglio che l’abolizione di tutte le cattedre. Con ciò si eviterebbe il peggiore degli inconvenienti, e cioè quelli che cercano la verità collidano con quelli che cercano solo un tozzo di pane, la cui politica e i cui intrighi non potrebbero mai aiutare la filosofia, ma solo danneggiarla in più modi. La filosofia è per teste eccezionali. Solo il vero genio può promuoverla: l’uomo dozzinale la rovina, non appena vi aggiunge una sola parola di suo.[2]
Contenuto dell'opera
[modifica | modifica wikitesto]I limiti della filosofia come professione
[modifica | modifica wikitesto]Sin dalle prime righe del suo breve saggio Schopenhauer evidenzia la contrapposizione tra la filosofia come professione e la filosofia come libera ricerca. I "filosofi da università" sono condizionati dal governo e dalla religione di Stato in quanto, quest'ultimo, non permetterebbe uno scostamento dal conformismo politico, culturale e religioso. Nonostante tali restrizioni e condizionamenti "i filosofi da università rimangono di buon umore, perché la loro vera e propria serietà sta nel procurarsi onorevolmente un'onesta entrata per sé, la moglie e i figli, e nel godere inoltre di una certa considerazione presso la gente"[3]. Ad eccezione di Kant, rientrano in questa categoria filosofi come Fichte, Schelling e, soprattutto, Hegel i quali vengono aspramente criticati nel loro tentativo di scambiare la filosofia non "con ciò che è possibile sapere" ma con ciò che si "può" e si "deve" credere, legandola indissolubilmente all'autorità e alla religione di stato "come il cane è incatenato al muro"[4]. I filosofi "di professione" vivono in un "ovile filosofico" incapaci di libera ricerca e di confronto costruttivo con altre speculazioni filosofiche. Un altro ostacolo alla ricerca più autentica è la necessità per filosofi cattedratici di fare continuamente sfoggio delle loro erudizione, all'effetto che questa può avere sugli interlocutori e sugli studenti, ad ottenere l'approvazione dei superiori. Spesso per diffondere la loro visione del mondo si questi si uniscono in circoli e pubblicano su riviste le loro opere, divulgandole come degne di valore
La polemica antihegeliana
[modifica | modifica wikitesto]Schopenhauer, per definire il pensiero hegeliano, usa spesso espressioni colorite come "pagliacciata filosofica", "chiacchierata vuota e assurda" di cui si nutrono le "teste di rapa", seguita "dal suo grande esercito di mercenari"[5]. Dopo aver appurato la perfetta coincidenza tra lo Stato etico hegeliano e la celebrazione dello stato prussiano, Schopenhauer si chiede quanto questa filosofia "applicata", definita anche "filosofia canocchia imposta dall'alto", possa avere relazioni con la filosofia "pura" che cerca la verità.
A un professore di filosofia non viene assolutamente in mente di esaminare se un sistema nuovo che è venuto fuori sia o non sia vero, ma considera subito solo se esso possa accordarsi con le dottrine della religione di stato, con le intenzioni del governo o con le idee dominanti del momento.[6]
Secondo Schopenhauer il motto dei "mercanti di cattedre prezzolati" è: primun vivere, deinde philosophari. Essi hanno monopolizzato e "ammaestrato" l'attenzione del pubblico con le loro dottrine e per questo ottengono lauti compensi. E poiché il pubblico non possiede gli strumenti speculativi per analizzarle, approfondirle e criticarle, crede ciecamente e passivamente ai "maestri del ramo". Filosofi come Hegel, per nascondere l'inconsistenza dei loro pensieri e per impressionare l'interlocutore, utilizzano lunghe catene di ragionamenti o neologismi pseudodotti.
Mi riferisco allo scaltro stratagemma di scrivere in maniera oscura, cioè incomprensibile, dove la finezza vera e propria sta nel disporre i propri vaniloqui in modo che il lettore debba credere che, se non li capisce, la colpa è sua, mentre colui che scrive sa benissimo che ciò dipende da lui stesso, non avendo per l'appunto da comunicare nulla di veramente comprensibile, cioè di chiaramente pensato.[7]
Ciò che è più temuto dalle "teste mediocri", "ottuse contro lo spirito e l'intelligenza" è la visibilità dei veri pensatori, il talento e il merito che potrebbero oscurarli. Secondo Schopenhauer filosofie come quella hegeliana hanno contribuito a deformare le menti di generazioni di giovani, a privarli dell'apporto critico della ragione perché adulatori del sistema hegeliano che scambiano per l'unica grande filosofia
la desolata e vuota verbosità ha disciolto e affogato la loro forza intellettuale[8]
Verità e filosofia
[modifica | modifica wikitesto]Alla verità e indispensabile l'atmosfera della libertà.[9]
Il vero filosofo non può contemporaneamente servire due padroni: lo Stato e la verità. Schopenhauer infatti definisce la libertà come "nuda" in quanto non possiede nulla da distribuire se non se stessa e per sostenere l'alto valore della ricerca filosofica indipendente cita il Protagora di Platone in cui quest'ultimo critica i sofisti per aver guadagnato con gli insegnamenti filosofici. La ricerca filosofia non può essere un mestiere e non può imporsi per interesse e per guadagno e produrre opere mediocri avvelenando "lo spirito dell'epoca". Viceversa i veri filosofi come Aristotele, Epicuro, Bruno, Spinoza, Hume e Kant hanno avuto riconoscimenti tardivi per l'innovazione e il coraggio del loro apporto speculativo. I veri filosofi hanno come obiettivo la comprensione fine a se stessa, tramite continue riflessioni. Non utilizzano stratagemmi nell'elaborazione delle loro produzioni filosofiche per renderle oscure e incomprensibili, i veri filosofi, invece, inducono "il loro lettore a pensare proprio ciò che essi stessi hanno pensato".
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Schopenhauer, Arthur 1788-1860 Verfasser, Über die Universitäts-Philosophie, ISBN 978-3-936345-15-5, OCLC 723242030. URL consultato il 25 aprile 2022.
- ^ Arthur Schopenhauer, Der handschriftliche Nachlass, hersg. von Arthur Hüscher, München 1985, citata in Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università a cura di Anacleto Verrecchia, 1992, TEA, Firenze.
- ^ Cfr. Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.39
- ^ Cfr. Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p. 42
- ^ Cfr. Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.44
- ^ Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.49
- ^ Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.65
- ^ Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.71
- ^ Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, p.52
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Arthur Schopenhauer, Über die Universitäts-Philosophie, ISBN 978-3-936345-15-5, OCLC 723242030
- Arthur Schopenhauer, Sulla filosofia da università, a cura di Anacleto Verrecchia, 1992, TEA, Firenze
- Arthur Schopenhauer, La filosofia delle università, Piccola Biblioteca Adelphi, 1992, ISBN 9788845909436
- Arthur Schopenhauer, La filosofia delle università, a cura di G. Papini, 2008, Carabba editore, ISBN 8863440026
- Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, Milano 1981 e 1998 (collana "gli Adelphi") ISBN 9788845914225
- Leonardo Ceppa, Schopenhauer diseducatore. Sul rovesciamento del positivismo in superstizione, Marietti, Casale Monferrato 1983
- Arthur Hübscher, Arthur Schopenhuaer: un filosofo contro corrente, Mursia, Milano 1990
- Giuseppe Invernizzi, Invito al pensiero di Schopenhauer, Mursia, Milano 1990
- Christopher Janaway, Self and world in Schopenhauer's philosophy, Clarendon Press, Oxford-New York 1989
- Rüdiger Safranski, Schopenhauer e gli anni selvaggi della filosofia, Longanesi, Milano 2004
- Edouard Sans, Schopenhauer, Xenia, Milano 1999
- Icilio Vecchiotti, Introduzione a Schopenhauer, Laterza, Bari 2005
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Arthur Schopenhauer
- Parerga e Paralipomena
- Il mondo come volontà e rappresentazione
- Ascesi
- Noluntas
- Pessimismo cosmico