Si vis amari, ama
Si vis amari, ama (Se vuoi essere amato, ama) è un'espressione proverbiale, derivata da una massima di Ecatone di Rodi, usata da Seneca nelle Lettere morali a Lucilio (libro primo, lettera nona, paragrafo 6): essa mette in rilievo l'importanza della reciprocità in qualunque forma d'amore (e in particolare nell'amicizia).
«Quaeris quomodo amicum cito facturus sit? (...) Hecaton ait: "Ego tibi monstrabo amatorium sine medicamento, sine herba, sine ullius veneficae carmine: si vis amari, ama". Habet autem non tantum usus amicitiae veteris et certae magnam voluptatem sed etiam initium et comparatio novae.»
«Mi chiedi come si possa stringere presto un'amicizia? (...) Dice Ecatone: "Ti indicherò un filtro amoroso, senza pozioni, senza erbe, senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama." Non solo dalle amicizie sicure e di vecchia data si ricava grande piacere, ma anche dal cominciarne e dal procurarsene di nuove.»
Già citato nel poema Le opere e i giorni di Esiodo,[1] il proverbio "ama chi t'ama" fu ripreso da Francesco Petrarca nel componimento Mai non vo' più cantar com'io soleva del Canzoniere.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Ama chi t'ama, chi incontro ti viene, tu fattigli incontro; / e doni offri a chi doni t'offrì: a chi non dà, tu non dare. / Al generoso si dà, ma dar non si deve all'avaro. (Esiodo, Le opere e i giorni, 353)