Rivolta albanese del 1911
Rivolta albanese del 1911 | |||
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Rappresentazione della rivolta ne "La tribuna illustrata" (aprile 1911) | |||
Data | 24 marzo 1911 – 4 agosto 1911 | ||
Luogo | Malësia, Vilayet di Scutari, Impero ottomano (l'attuale Montenegro orientale e l'Albania settentrionale) | ||
Esito | Vittoria albanese
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La rivolta albanese del 1911[1] (detta anche rivolta malissori) fu una delle tante rivolte albanesi nell'impero ottomano e durò dal 24 marzo al 4 agosto 1911 nella regione della Malësia.[2][3]
Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]Il quartier generale principale dei ribelli era a Podgorica e il re Nicola I del Montenegro fornì armi agli insorti[4] promettendo loro di offrire rifugio alle loro famiglie prima dell'inizio della rivolta.[5]
Sebbene sia il re Nicola che il principe Danilo assicurassero all'ambasciatore ottomano che avrebbero osservato "la più rigorosa neutralità", era ovvio che il Regno del Montenegro era coinvolto in questa rivolta. Il generale Vukotić fu responsabile della distribuzione delle armi ai ribelli.[6]
La strategia di Nicola era quella di fomentare i disordini nel nord dell'Albania e nel nord-ovest del Kosovo al punto da poter intervenire e annettere ulteriori territori al Montenegro.[7] La maggior parte degli studi contemporanei concorda sul fatto che questa rivolta fu sostenuta dal Montenegro.[8][9][10]
Nel febbraio 1911 venne fondato a Podgorica Il Comitato Nazionale Albanese,[11] che si riunì sotto la guida di Nikolla bey Ivanaj e Sokol Baci affinché si organizzasse una rivolta.[11]
La rivolta
[modifica | modifica wikitesto]Al fianco dei rivoltosi, le truppe montenegrine catturarono 12 soldati ottomani e li imprigionarono a Podgorica.[12]
Il primo serio tentativo del governo ottomano di reprimere la rivolta ebbe come risultato la battaglia di Deçiq. Terenzio Tocci radunò i capi mirditi il 26 aprile 1911 a Orosh, proclamò l'indipendenza dell'Albania e issò la bandiera albanese per la prima volta dopo la morte di Scanderbeg (secondo Robert Elsie), istituendo un governo provvisorio.[13] Shefqet Turgut Pasha rientrò nella regione con 8.000 soldati e proclamò la legge marziale offrendo un'amnistia a tutti i ribelli (ad eccezione dei capi malissori) qualora si fossero ritirati. Tocci fuggì dall'impero, abbandonando le sue attività.[14]
Il 14 maggio 1911 Shefqet Turgut Pascià ordinò alle sue truppe di impadronirsi di Dečić, la collina che sovrastava Tuzi.[15] Dopo quasi un mese di intensi combattimenti, i ribelli erano rimasti intrappolati e potevano solo scegliere tra morire combattendo, arrendersi o fuggire in Montenegro.[16] La maggior parte dei ribelli scelse quest'ultima opzione, facendo del Montenegro una base strategica.[17] Ismail Qemali e Tiranli Cemal bey giunsero in Montenegro dall'Italia, convincendo i ribelli ad attenersi al piano nazionalistico.[18][19] Il 12 giugno il governo ottomano annunciò prematuramente la fine della rivolta.[20]
Memorandum di Gerče
[modifica | modifica wikitesto]Su iniziativa di Ismail Qemali,[21] il 23 giugno 1911 si tenne nel villaggio montenegrino di Gerče un'assemblea tra i capi tribù della rivolta. La località diede il nome al Memorandum di Gërçe (a volte indicato come "Libro rosso" (Libri i Kuq) per il colore delle copertine[22]), una serie di richieste rivolte sia all'Impero ottomano che all'Europa (in particolare alla Gran Bretagna).[23] Questo memorandum fu firmato da 22 capi albanesi, quattro per ciascuna tribù tra Hoti, Gruda e Skrel, cinque dei Kastrati, tre dei Klementi e due dei Shale.[24]
Le richieste di memorandum includevano:[25]
- L'amnistia generale per tutti i ribelli
- Il riconoscimento dell'etnia albanese
- L'elezione dei deputati di etnia albanese al Parlamento ottomano secondo il sistema proporzionale
- Lo status ufficiale della lingua albanese sia a livello scolastico che amministrativo
- Il servizio militare per gli uomini di etnia albanese solo in Albania durante i tempi di pace
- La restituzione delle armi confiscate
- Il risarcimento per tutte le proprietà albanesi danneggiate dalle truppe ottomane
Il memorandum venne consegnato ai rappresentanti delle grandi potenze a Cettigne, in Montenegro.[26] Si trattava fondamentalmente di una risposta all'amnistia offerta dal comandante ottomano Shefqet Turgut Pasha.
Attività delle grandi potenze
[modifica | modifica wikitesto]Alla fine di maggio 1911 la Russia protestò contro le attività militari dell'esercito ottomano vicino al confine del Montenegro e inviò una nota al ministro degli Esteri ottomano.[27] L’Impero russo era parecchio disposto a risolvere la crisi perché temeva che l’Austria-Ungheria potesse aumentare la sua influenza in Montenegro e sfruttare la crisi per invadere e annettere l’Albania.[28] Anche Serbia e Italia credevano che l'Austria-Ungheria fosse responsabile della rivolta albanese, sospettando l'intenzione degli asburgici di intervenire nella regione.[29][30] L'ambasciatore britannico a Vienna respinse tali accuse.[31]
L'8 giugno il ministro degli esteri dell'Austria-Ungheria von Aehrenthal inviò una nota semiufficiale all'Impero ottomano[32] informando la Sublime porta di un eventuale intervento della corona asburgica qualora gli scontri non fossero cessati.[33] Anche i giornali cattolici di Vienna sollecitarono l'intervento austriaco in sostegno dei ribelli.[34]
Tentativi falliti di organizzare una rivolta nel nord e nel sud dell'Albania
[modifica | modifica wikitesto]Le rivolte albanesi nel periodo precedente la prima guerra balcanica furono organizzate principalmente nella regione della Malesia. Isa Boletini, uno dei leader degli insorti albanesi nel vilayet del Kosovo, si appellò agli albanesi del sud per unirsi ai ribelli kosovari.[35] I membri della Shoqëria e zezë për shpëtim ("Società nera per la salvezza") organizzarono delle rivolte armate nel sud[36] e istituirono comitati in diverse città, tra cui Coriza, Elbasan, Debar e Ohrid, tuttavia non riuscendo a mantenere il controllo su di essi perché ciascun comitato agì in maniera indipendente.[37]
Repressione della rivolta
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la battaglia di Deçiq il governo ottomano decise di adottare mezzi pacifici per reprimere la rivolta, perché i frequenti scontri con gli albanesi attirarono l'attenzione delle grandi potenze europee.[38]
L'11 giugno il sultano Mehmed V visitò Skopje, dove fu accolto con entusiasmo dalla popolazione locale insieme a due capi albanesi che giurarono fedeltà all'impero.[14] Il 15 giugno, data di commemorazione della battaglia della Piana dei Merli, il sultano visitò il luogo della storica battaglia accolto da 100.000 persone. Durante la sua visita al vilayet del Kosovo firmò un'amnistia generale per tutti i partecipanti alle rivolte albanesi del 1910 e 1911[14] Venne accolto dal coro del seminario serbo-ortodosso con canti turchi e il viceconsole Milan Rakić aveva radunato un folto contingente di serbi, ma molti albanesi boicottarono l'evento.[39]
I rappresentanti ottomani riuscirono a trattare separatamente con i leader albanesi nei vilayet del Kosovo e di Scutari[37] placando i malissori ("montanari") dell'Albania settentrionale con un compromesso firmato a Podgorica. I diplomatici ottomani promisero di soddisfare la maggior parte delle richieste albanesi, come l'amnistia generale, l'apertura di scuole di lingua albanese e la restrizione secondo cui il servizio militare doveva essere svolto solo nel territorio dei vilayet con una consistente popolazione albanese. Altre richieste includevano l'obbligo per i funzionari amministrativi di imparare la lingua albanese e il permesso del possesso di armi.[37]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]La rivolta del 1911 fomentò il sentimento nazionalista albanese perché dimostrò che era impossibile mantenere l’unità della popolazione dell’Impero ottomano anche nel caso di una comunità musulmana.[40] Il re montenegrino Nicola I compose la poesia Malisorski ustanak ( in serbo Малисорски устанак 1911?) in onore di questa rivolta.[41]
Bandiera
[modifica | modifica wikitesto]Nella primavera del 1911 il poeta Palok Traboini, allora segretario personale di Ded Gjo Luli portò in dono ai rivoltosi tre bandiere,[42] una delle quali fu spiegata per la prima volta presso la Chiesa di Traboini a Hot il 6 aprile 1911 da Kol Ded Gjoni, figlio di Ded Gjo Luli, e successivamente issata più volte dai suoi combattenti in cima al picco di Bratila.[43] Sulla bandiera era posto un pezzo di stoffa con la scritta "Flamuri i Liris", mentre sull'asta compariva la statuina di un'aquila con le ali battenti. La bandiera aveva le sembianze di un labaro, nello stile delle legioni romane.
L'unica prova rimasta della bandiera è una fotografia di Kel Marubi che è attualmente archiviata presso il Museo nazionale della fotografia di Scutari.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) R. J. Crampton, The Hollow Detente: Anglo-German Relations in the Balkans, 1911-1914, Thorndike Press, 1979, ISBN 978-0-86043-400-9. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Copia archiviata. URL consultato il 1º luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2011).«The uprising went on from 24 March 1911, to 4 August 1911.»
- ^ Treadway, 1983
«The Malësori Uprising of 1911»
- ^ Vickers, 1999
«... Podgorica became the headquarters of the insurgents, due to support the Albanians received from King Nicholas of Montenegro... who ensured they got the weapons...»
- ^ Kondis, 1977: ""The Malsor Uprising of 1911 and Greek-Albanian Negotiations in the United States for a Secret... Before the uprising King Nicholas of Montenegro had promised the Malsors arms and refuge for their families""
- ^ Treadway, 1983
«Nicholas assured the Ottoman ambassador that his government was observing "the strictest neutrality" while his eldest son claimed that "we Montenegrins most sincerely desire peace". Despite these denials, it became increasingly clear that Montenegro did have a hand in the new revolt. In particular general Vukotić aided the rebels by passing out weapons, which the Malsors used against Turks.»
- ^ Noel Malcolm, Kosovo: A short history, New York University Press, 1998, pp. 242, ISBN 0-8147-5598-4.«But his basic strategy, clearly, was the same as before: to stimulate unrest in northern Albania and north-western Kosovo, to the point where he could intervene and annex more territory for Montenegro.»
- ^ Études balkaniques, Édition de lA̕cadémie bulgare des sciences., 2002, p. 49.«In the opinion of foreign observers, reproduced in most of the contemporary studies, the Malesori uprising in the spring of 191 1 was inspired by Montenegro.»
- ^ Skënder Anamali, Historia e Shqipërisë, Vellimi 2, Akademia e Shkencave e RPS të Shqipërisë, Instituti i Historisë, 2004, p. 423.
- ^ Stavro Skendi, The Albanian National Awakening, Princeton University Press, 2015, p. 413, ISBN 9781400847761.
- ^ a b MALESIA.ORG :: MALESIA NË INTERNET - Histori, su malesia.org. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Treadway, 1983
«Montenegrin troops also captured twelve Turkish soldiers on their own initiative and took them to Podgorica»
- ^ 2004, ISBN 978-0-8108-4872-6, OCLC 52347600, https://books.google.com/books?id=haFlGXIg8uoC&q=%22independence+of+Albania%22&pg=PA444.«Tocci Torenzio....On 26 April 1911 he gathered the chieftains of Mirdita near Orosh and proclaimed independence of Albania, hoisting the Albanian flag for the first time after the death of Skanderbeg»
- ^ a b c Gawrych.
- ^ Treadway, 1983
«government called upon Shefqet Turgut Pasha...on 11 May he proclaimed martial law...On the third day however, the impatient general ordered his troops to seize the important hill of Dečić overlooking Tuzi.»
- ^ Treadway, 1983
«During the month of intense fighting...By the end of June the Catholic insurgents jointed by the powerful Mirdite clans, were trapped...They had but three choices left to them: to surrender, to die where they were or to flee across the border into Montenegro.»
- ^ Treadway, 1983
«Most chose the last option. Once again became a haven for large body of insurgent forces determined to make war on Ottoman Empire.»
- ^ Études balkaniques, Édition de lA̕cadémie bulgare des sciences., 2002, p. 49.«The memorandum adopted at a general assembly in Gerçë a month later doubtless bears the penmanship of Ismail Qemali, who arrived in Montenegro from Italy at the end of May.»
- ^ Gawrych, 2006
«Meanwhile Ismail Kemal and Tiranli Cemal Bey personally visited rebellious Malisors in Montenegro to encourage them to accept a nationalistic program.... The Ghegs of Iskodra had embraced nationalistic program.»
- ^ Treadway, 1983
«... the Turkish government prematurely announced on 12 June, that the revolt was over»
- ^ (SR) Антоније Исаковић, Косовско-метохијски зборник, Српска академија наука и уметности, 1990, ISBN 978-86-7025-105-2. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Stavro Skendi, The Albanian national awakening, 1878–1912, Princeton University Press, 1967, p. 417, ISBN 9780691650029.«The Gerche memorandum, referred to often as "The Red Book" because of the color of its covers»
- ^ Treadway, 1983.
- ^ Gawrych, 2006
«Twenty two Albanians signed the memorandum, including four each from the fises of Grude, Hoti and Skrel; five from Kastrati; three from Klement, and two from Shale»
- ^ Gawrych, 2006
«The demands included a guarantee of immunity from punishment for all Albanians, the recognition of "the national existence of Albanians",... selecting Albanian deputies ...according to the principle of proportional representation...Albanian language in ... schools, ...»
- ^ Đorđe Mikić, Austro-Ugarska i Mladoturci: 1908-1912, Institut za istoriju u Banjaluci, 1983, p. 273.«У исто време су Албанци емигранти у Црној Гори, на челу са Исмаилом Кемалом и Луибијем Гуракућијем, образложили своје захтеве под називом »Меморандум из Герче« или »Црвена књига« и предали их представницима великих сила на Цетињу.»
- ^ (EN) The American Review of Reviews, Review of Reviews, 1911. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Bridge, 1972
«...Russians so anxious to keep in touch... they were afraid that Austrians, if left to themselves might assume the role of sole protectors of Montenegro, or even exploit the crisis to invade and annex Albania.»
- ^ Treadway, 1983
«Serbia still blamed Aehrenthal for the "Albanian troubles" and Italy doubted the sincerity of the foreign ministers pledges of nonintervention in Albanian imbroglio.»
- ^ (SR) Kosta Todorov, олитичка история савремене бугарске Коста Тодоров, Štamparija "Sloga" D.G. Popoviča, 1938. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Treadway, 1983
«The British ambassador in Vienna, however, rightly discounted the possibility of Austrian government's having encouraged the rebellion in any way...»
- ^ Bridge, 1972
«...on 8 June the semi-official Fremdenblatt carried a summons to the Young Turks to put their house in order.»
- ^ Vickers, 1999
«Eventually, Austria Hungary,..., let the Porte know that she could no longer ignore the savage repression of the Catholic tribes and would have to take action if this continued.»
- ^ (EN) Leonard Bacon, Joseph Parrish Thompson e Henry Ward Beecher, The Independent, Independent Publications, incorporated, 1911. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Gazmend Shpuza, home.no, 1984, http://www.home.no/dukagjin/histori/Rilindja/Kreu%20XII.html .«Më 15 prill 1911 përfaqësues të Kosovës çuan në viset jugore thirrjen që Isa Boletini e kishte lëshuar disa kohë më parë (më 23 mars) nga malet e Shqipërisë, në të cilën thuhej: “»
- ^ Gazmend Shpuza, home.no, 1984, http://www.home.no/dukagjin/histori/Rilindja/Kreu%20XII.html .«Këtu u vendos të shpejtohej organizimi i çetave dhe në fillim të qershorit të niste kryengritja edhe në jug të vendit.»
- ^ a b c XXIII, su ermenji.org. URL consultato il 17 luglio 2024.
- ^ Akmeşe, 2005
«As perpetual clashes between Albanians and Ottoman government were attracting European attention, the Ottoman government turned to peaceful means.»
- ^ Noel Malcolm, Kosovo: A short history, New York University Press, 1998, pp. 244, ISBN 0-8147-5598-4.«...he was welcomed by the choir of the Serbian Orthodox Seminary, serenading him with Turkish songs; vice-consul Rakić had gathered a large contingent of Serbs, but the Albanians of many areas of Kosovo boycotted the event.»
- ^ Akmeşe, 2005.
- ^ Simpozijum oslobodilacki pokreti jugoslovenskih naroda od XVI veka do pocetka Prvog Svetskog Rata, Branko Bajid, 1976, p. 318.«Устанку Албанаца краљ Никола је посветмо спјев Малисорски устанак 1911...»
- ^ Petraq Pepo, Lufta për çlirim kombëtar në vitet 1878-1912″, 1962, pp. 447.
- ^ Kolec Traboini, Flamuri në Deçiq, Pantheon, 2012, ISBN 9789928140678, OCLC 872650770.
Bibliografia
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- George W. Gawrych, The Crescent and the Eagle: Ottoman Rule, Islam and the Albanians, 1874-1913, 2006, ISBN 1-84511-287-3.
- Miranda Vickers, The Albanians: a modern history, I.B.Tauris, 1999, pp. 63, 64, ISBN 978-1-86064-541-9.«... Podgorica became the headquarters of the insurgents, due to support the Albanians received from King Nicholas of Montenegro... who ensured they got the weapons...»
- Handan Nezir-Akmese, Birth of Modern Turkey: The Ottoman Military and the March to WWI, 2005, ISBN 978-1-85043-797-0, OCLC 60419120.
- Bridge, F. R, Austro-Russian confrontation, 1908 – 1914, in From Sadowa to Sarajevo: the foreign policy of Austria-Hungary, 1866–1914,, London, Boston, 1972, ISBN 978-0-7100-7269-6, OCLC 578378.
- Vladimir Stojančević, Srbija i Albanci u XIX i početkom XX veka: ciklus predavanja 10-25. novembar 1987, Srpska akademija nauka i umetnosti, 1990, ISBN 9788670250949.
- Basil Kondis, Balkan Studies, Institute for Balkan Studies, Society for Macedonian Studies., 1977.
- Copia archiviata. URL consultato il 1º luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2011).
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- James Tallon, The failure of Ottomanism: The Albanian Rebellions of 1909-1912, University of Chicago, 2012.