Indice
Rhynchocyon petersi
Toporagno elefante di Peters | |
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Rhynchocyon petersi | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Superordine | Afrotheria |
Ordine | Macroscelidea |
Famiglia | Macroscelididae |
Genere | Rhynchocyon |
Specie | R. petersi |
Nomenclatura binomiale | |
Rhynchocyon petersi Bocage, 1880 | |
Areale | |
Areale geografico |
Il toporagno elefante di Peters (Rhynchocyon petersi Bocage, 1880)[2] anche noto come sengi rosso e nero[1] o toporagno elefante di Zanj[3], è una delle 17 specie di toporagno elefante che si trovano solo in Africa.[2] Questa specie è originaria delle fitte foreste montane e di pianura del Kenya e della Tanzania.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Come altri membri del genere Rhynchocyon, il toporagno elefante di Peters è una specie relativamente grande, con adulti che misurano in media circa 28 centimetri (11 pollici) di lunghezza, per un peso di 450-700 grammi (1,0-1,5 libbre). A differenziarli dalle altre specie, è la vistosa colorazione del mantello: la testa, le spalle e il ventre sono di colore bruno-rossastro, mentre il resto del corpo è nero, con riflessi bluastri.[1]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Il toporagno elefante di Peters è originario delle fitte foreste montane e di pianura del Kenya e della Tanzania. Le foreste montane dell'arco orientale sono habitat critici per questa specie.[5] La riserva forestale di Chome, in Tanzania, è un habitat isolato e in gran parte indisturbato per questi animali,[5] tuttavia la densità di popolazione nell'area di Chome è significativamente inferiore rispetto alle aree circostanti, che ospitano circa 2700 individui, che si ritiene sia il risultato di migrazioni limitate e/o attività umane illegali.[5]
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Dieta
[modifica | modifica wikitesto]La dieta di questo piccolo ma vorace mammifero consiste di insetti, come coleotteri, termiti e millepiedi, che scova usando la sua piccola proboscide per scandagliare il terreno e la sua lingua per percepire il loro odore.[6]
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Come la maggior parte dei toporagni elefante, vive in coppie monogame, che insieme difendono un territorio di circa un ettaro.[7][8] I loro nidi vengono solitamente costruiti a livello del terreno,[8] con foglie secche,[3] spesso alla base degli alberi.[5]
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Una volta la specie era elencata dalla Lista Rossa IUCN come Vulnerabile, ma da allora è stato cambiato in uno stato di Rischio minimo.[9] Tuttavia, secondo quanto riferito, il numero di individui in natura è in calo; la specie sarebbe minacciata dalla grave frammentazione delle foreste e dal degrado ambientale dovuto all'espansione umana, oltre che alla caccia per il mercato della bushmeat.[9]
In zoo
[modifica | modifica wikitesto]Diversi zoo hanno iniziato ad allevare questo toporagno elefante, di cui tredici in Europa,[10] come gli zoo di Lipsia, Rotterdam, Praga[11] e Wrocław, così alcuni zoo negli Stati Uniti come gli zoo di Philadelphia, National Zoo di Washington e Cincinnati, dove nel 2001 si è registrata la prima riproduzione di questi animali in cattività.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Rathbun, G. B. & T. M. Butynski. 2008. Rhynchocyon petersi. In: IUCN 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2012.2. Downloaded on 04 June 2013.
- ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Rhynchocyon petersi, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, 85, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ a b Norbert J. Cordeiro, Nathalie Seddon, David R. Capper, Jonathan M. M. Ekstrom, Kim M. Howell, Isabel S. Isherwood, Charles A. M. Msuya, Jonas T. Mushi, Andrew W. Perkin, Robert G. Pople e William T. Stanley, [175:noteas2.0.co;2 Notes on the ecology and status of some forest mammals in four Eastern Arc Mountains], in Journal of East African Natural History, vol. 94, n. 1, 2005, pp. 175–189, DOI:10.2982/0012-8317(2005)94[175:noteas]2.0.co;2.
- ^ G. Rathbun. (1984). Elephant-shrews, Order Macroscelidea. In : MacDonald (ed), The Encyclopedia of Mammals. Facts on File Publications, New York: 730-735.
- ^ a b c d Stephanie Coster e David O. Ribble, Density and cover preferences of Black-and-rufous elephant-shrews (Rhynchocyon petersi) in Chome Forest Reserve, Tanzania, in Belgian Journal of Zoology, vol. 135, 2005, pp. 175–177.
- ^ J. Kingdon, The Kingdon Field Guide to African Mammals, Academic Press, 1997, pp. 142–152.
- ^ C. D. Fitzgibbon e G. B. Rathbun, Surveying Rhynchocyon elephant-shrews in tropical forest, in African Journal of Ecology, vol. 32, 1994, pp. 50–57, DOI:10.1111/j.1365-2028.1994.tb00554.x.
- ^ a b G. B. Rathbun, The social structure and ecology of elephant-shrews, in Journal of Comparative Ethology, vol. 20, 1979, pp. 1–77.
- ^ a b M. Hoffmann, N. Burgess, and F. Rovero. (2016). Rhynchocyon petersi. The IUCN Red List of Threatened Species 2016: e.T19708A21286959. https://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2016- 1.RLTS.T19708A21286959.en
- ^ Rhynchocyon petersi, su: www.zootierliste.de
- ^ Prague ZOO exhibits new elephant shrews
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Hoffmann, M., Burgess, N. & Rovero, F. 2016, Rhynchocyon petersi, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- (EN) Colin Groves, Rhynchocyon petersi, in D.E. Wilson e D.M. Reeder (a cura di), Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
Altri progetti
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