Renzo Nanni

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Renzo Nanni (Livorno, 4 marzo 1921Aprilia, 1º aprile 2004) è stato un poeta e scrittore italiano.

Nanni è stato inserito da Giuliano Manacorda nella sua Storia della letteratura italiana[1]. Hanno recensito le sue opere, fra gli altri, Franco Manescalchi[2][3], Walter Siti[4] e Alberto Frattini[5].

Figlio di Alberto Nanni e di Tina Milazzo, si trasferisce ancora bambino da Livorno a Padova, dove conosce Fernando De Marzi. Nel 1939 si trasferisce poi a Roma, diventando amico di Vincenzo Ibba e Italo Borzi. Arruolato[6], partecipa alla campagna di Russia, della quale è uno dei pochi superstiti.

Dopo aver partecipato alla resistenza romana nelle file del Partito d'Azione, si laurea in lettere. Nel nuovo ambiente culturale romano del dopoguerra, stringe amicizia con Elio Filippo Accrocca, Ugo Reale e Giuliano Manacorda. Assieme al suo impegno politico nel PCI, si accentua il suo interesse per la poesia e per gli studi letterari: nel 1950 è 1° segnalato al Premio Chianciano, l'anno dopo è segnalato per l'Italia al Festival Mondiale della Gioventù a Berlino. In questi anni collabora a Rinascita, L'Unità, Mondo operaio, Lavoro Nuovo, Paese sera. Nel 1952 esce il suo primo volume di poesie, L'avvenire non è la guerra, stampato in 300 copie con disegni di Renato Guttuso[7]. Il volume è inserito nella rosa dei finalisti al Viareggio di quell'anno. Con questa opera, afferma Giuliano Manacorda,

«Viene in primo piano l'epos resistenziale, temperato dalla presenza di accenti civili o moralistico-descrittivi [...]. Il tema resistenziale si riconnette senza fratture alle lotte per il lavoro: la "guerra nostra" ora si è spostata nelle campagne di Calabria e di Sicilia, a Melissa, dove i lavoratori cadono negli scontri con le forze dello Stato, alla Sardegna dei pastori, alle fabbriche in sciopereo, ovunque è ancora tempo di "canti da gridare"»

Nanni pubblicherà il suo secondo libro di poesie solo venticinque anni dopo, nel 1977 nella raccolta Terra da amare, nel frattempo insegna italiano e storia negli istituti tecnici. A pochi anni di distanza l'uno dall'altro escono Braccia limitative e il mondo (1979), Minuscoli su pagina bianca, poemetto nel quale riprende, a quarant'anni di distanza, il tema della ritirata di Russia (1982), Fasi di luna (1989), Fuoripista (1996)[8], Una vita quasi un secolo (2003). Dopo la morte, vengono pubblicate le sue poesie giovanili scritte nel 1943 col titolo Questo me stesso. Nello stesso anno esce, a cura de “La vigna dei poeti”, il volume Omaggio a Renzo Nanni.

  • L'avvenire non è la guerra, ed. Il Canzoniere, Roma, 1952
  • Terra da amare, Vallecchi, Firenze, 1977
  • Braccia limitative e il mondo, Fermenti, Roma, 1979
  • Minuscoli su pagina bianca, Forum/Quinta generazione, Forlì, 1982
  • Fasi di luna, Lacaita, Manduria, 1989
  • Fuoripista, Caramanica, Marina di Minturno, 1996
  • Una vita quasi un secolo, Caramanica, Marina di Minturno, 2003
  • Questo me stesso, Caramanica, Marina di Minturno, 2005
  1. ^ a b G. Manacorda, Storia della letteratura italiana contemporanea, Editori Riuniti, Roma, 1965 [1]
  2. ^ Biobibliografia - Franco Manescalchi, su francomanescalchi.it. URL consultato il 10 marzo 2018.
  3. ^ Franco Manescalchi, La città scritta: da "Quartiere" alle "Giubbe Rosse" : la cultura della poesia del secondo Novecento a Firenze, Edifir, 2005 [2]
  4. ^ Walter Siti, Il neorealismo nella poesia italiana, 1941-1956, G. Einaudi, 1980 [3]
  5. ^ Maria Lanciotti, cit.
  6. ^ Il Ponte, La Nuova Italia., 1997, p. 127 [4]
  7. ^ Santino Salerno, A Leonida Repaci. Dediche dal '900, p. 90 [5]
  8. ^ recensione su Il Veltro, Società Dante Alighieri, p. 300, 1997 [6]

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