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Palazzetto Longobardo
Palazzetto Longobardo | |
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Palazzetto Longobardo di Ascoli Piceno | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Marche |
Località | Ascoli Piceno |
Coordinate | 42°51′26.89″N 13°34′18.91″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XIII secolo |
Il palazzetto Longobardo di Ascoli Piceno è un piccolo fabbricato medioevale di arte romanica, utilizzato come dimora, che non ha legami con il popolo dei Longobardi.
La sua composizione architettonica costituisce un palatium-turris, unico esempio cittadino perfettamente conservato della prima età comunale, che comprende il palazzo e dall'adiacente torre degli Ercolani.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio è stato elevato verso la metà del XIII secolo contemporaneamente alla torre degli Ercolani che si trova addossata al suo fianco destro. L'intero complesso è stato utilizzato come residenza da una famiglia nobile che si era trasferita ad Ascoli Piceno discendente forse dei bellicosi germani, ai quali il nome del palazzetto è legato. L'ipotesi è, comunque, assai remota e non riesce a giustificare l'aggettivo longobardo dovuto, si pensa, ad un'errata tradizione o all'aver confuso i periodi dell'alto ed il Basso Medioevo, quindi i Longobardi e l'età dei Comuni. A partire dagli anni cinquanta del XX secolo, il palazzetto ospita un Ostello della Gioventù.
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]Costruito con conci squadrati di travertino brunito, si mostra isolato su tre lati con la facciata aperta da un piccolo ingresso, che misura m. 1,32x1,77, una bifora e tre finestre.
Il prospetto del fianco è caratterizzato da un piano di piccole bifore.
Il vano di queste finestre ha una colonnina centrale dotata di base e sormontata da un capitello, l'archetto è ornato da un cordone a spirale. In origine le finestrature erano chiuse dall'interno con sportelli lignei.
Sugli stipiti, ricavati da grosse pietre, vi sono bassorilievi che riproducono scene di caccia e figure di animali (II bifora).
Rami e fronde di alloro (III e V bifora).
Una delicata spirale orla il ciglio della III, IV e V bifora.
Nella parte superiore, sia della facciata che del fianco, compresa tra le finestre ed il tetto, corre una fascia di abbellimento decorata da una treccia a due linee, realizzata in tempi diversi da differenti lapicidi. Questo lascia presumere che l'edificio sia stato soggetto a lavori di ampliamento.
Il suo aspetto attuale è stato conferito dagli interventi conservativi e di restauro che si sono succeduti negli anni dal 1910 al 1960.
L'interno
[modifica | modifica wikitesto]Il piano basso del palazzetto era utilizzato come ricovero per gli animali e magazzino, invece il piano superiore per spazio abitativo. La ripartizione degli ambienti era costituita da divisori di legno.
Galleria d'immagini
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Bifore del fianco sinistro
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Bifora sopra l'ingresso e treccia in bassorilievo
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte,"Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei, Grafiche STIG, Modena, 1983, pp. 163;
- Le Trame del Romanico, Tesori Medioevali nella Città del Travertino, Provincia di Ascoli Piceno - Assessorato alla Cultura, FastEdit di Acquaviva Picena, 2007, pp. 125–126;
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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